Alla fine del sentiero di assi, siamo scesi sulla spiaggia, proseguendo in direzione sud. Ho guardato di nuovo l’hotel. Pareva lontano chilometri. Fissandolo, ho preso una decisione improvvisa, dura: non mi sarei arreso troppo facilmente.
— È inutile che continuiate a stringermi le braccia — ho detto. — Non scappo. — Nel mio tono, o così speravo, c’era tutta la mia amara delusione.
— È vero. Non scappi — ha commentato Al. Mi ha lasciato andare il braccio. Jack, invece, no. Ho aspettato, irrequieto. Dopo un altro minuto, anche lui ha lasciato ricadere la mano.
Nello stesso istante, io mi sono lanciato in avanti e mi sono messo a correre con tutta la mia velocità. Ero convinto di udire, da un secondo all’altro, l’esplosione della pistola di Jack, di essere raggiunto dall’impatto di un proiettile alla schiena. — No, Jack! — ha urlato Al, e io ho capito che i miei timori erano giustificati. Ho corso con tutta la potenza delle mie gambe, sollevandole il più in alto possibile; sapendo che la mia era un’occasione concreta di fuga, visto che loro erano tanto più corpulenti di me.
Ho tenuto gli occhi puntati in avanti. Avevo paura di guardare indietro. Non c’era una sola meta visibile: non una casa, un segno di vita. Ho cominciato a piegare leggermente sulla sinistra, nella speranza di percorrere un ampio semicerchio e di tornare, poco per volta, verso l’hotel. Mi è parso di sentire passi che mi inseguivano, ma non ne ero certo. E nessuno aveva sparato. La speranza si è riaccesa.
È morta all’istante quando qualcosa, da dietro, mi ha centrato alle gambe e io sono precipitato a faccia in giù nella sabbia. Alzando la testa, ho visto Jack sopra me. Con una bestemmia soffocata, ha cercato di assestarmi un pugno, e io ho alzato il braccio sinistro per parare il colpo. Ho boccheggiato di dolore quando la sua mano mi ha centrato il braccio: sembrava di pietra. Qualche altro pugno del genere, e mi sarei ridotto a un ammasso sanguinolento, privo di conoscenza.
Poi l’uomo più anziano gli è balzato addosso. Prima di potermi tirare un altro pugno, Jack è stato sollevato da terra e scaraventato via. Il mio sollievo è stato breve: Al si è chinato su me e mi ha afferrato per la giacca. Mi sono ritrovato in piedi e ho visto il suo braccio ritrarsi. Ho tentato di deviare il colpo, ma la forza dell’impatto ha spostato violentemente il mio braccio. Il palmo aperto della sua mano mi ha percosso la guancia, scavando un solco di dolore accecante nell’occhio e nella mascella. — Adesso “basta” — ha detto Al. Mi ha scrollato come un adulto scrollerebbe un bambino, con una forza incredibile. — Un altro scherzo del genere e ti uccidiamo.
Mi ha sbattuto a terra e si è girato per affrontare la carica di Jack. Lo ha fermato con ridicola facilità. — Lascialo a me! — ha urlato Jack, furibondo. — Lascialo a me! — Io mi sono rialzato, mezzo cieco. L’uomo più anziano ha continuato a tenere a bada l’altro, cercando di calmarlo. — Vacci piano, ragazzo — gli ha detto. — Rallenta il sangue.
Allora non avevano intenzione di uccidermi. Scoprirlo adesso non faceva che peggiorare le cose. Se lo avessi saputo prima, avrei aspettato un’occasione migliore per liberarmi. Dopo quello che avevo fatto, non mi avrebbero più dato la minima possibilità.
L’uomo più giovane ha smesso di divincolarsi solo quando l’altro gli ha ricordato di essere il capo, e che Jack avrebbe fatto meglio a non dimenticarlo. Pochi attimi dopo, mi avevano afferrato di nuovo per le braccia e mi trascinavano sulla spiaggia. Le dita di Jack mi martoriavano ferocemente la carne, ma non mi sono lamentato. A denti stretti, ho chiesto all’uomo più anziano cosa volesse fare di me.
— Ti uccideremo — ha risposto Jack. — Sarai più morto di un pesce all’amo.
— No, Jack — ha ribattuto Al, in tono quasi stanco. — Non sono uomo da omicidi, e lo sai.
— Allora cosa farete? — ho domandato io.
— Ti impediremo di tornare all’hotel — mi ha informato Al. — Finché il treno non sarà partito.
— È questo che vi ha ordinato Robinson?
— Mi pare che quel gentiluomo si chiamasse così, sì. — Al ha annuito. — E ringrazia lui se ti risparmiamo la vita. È stato chiarissimo. Non dobbiamo farti del male, ma semplicemente tenerti lontano dall’hotel per un certo numero di ore. — Un risolino disgustato. — E non ti avremmo fatto niente, se tu non avessi continuato a resistere. Ma è la gioventù, immagino. Anche il mio Paul era identico.
Non ha aggiunto altro. Mi sono chiesto come mai Robinson avesse dato istruzioni tanto precise per la mia vita, quando sembrava desiderare solo la mia morte. Avevo sbagliato un’altra volta nel giudicarlo? Ho scacciato l’idea. Comunque, che importanza aveva? Perdere Elise non era meno che perdere la vita. Vero, avevo letto che si era fermata all’hotel, ma potevo scommettere tutto su quello? Aveva senso che si fermasse da sola, dopo la partenza della sua compagnia? Aveva senso che sua madre, e soprattutto Robinson, la lasciassero lì? Robinson si sarebbe preso tanto disturbo solo per abbandonare Elise all’hotel?
Inoltre, la mia improvvisa scomparsa l’avrebbe spinta a pensare che me n’ero andato come ero arrivato: in modo misterioso, inesplicabile. L’idea che Robinson mi avesse fatto rapire non poteva venirle in mente. Sarebbe partita con la compagnia teatrale. Era l’unico comportamento logico. Il che lasciava a me una sola soluzione, guadagnare soldi a sufficienza per raggiungerla a New York, soluzione che mi appariva un problema insormontabile. Quale lavoro non avrebbe richiesto mesi per permettermi di racimolare i soldi per il viaggio in treno da un capo all’altro del paese? E in quei mesi, Elise poteva cambiare idea su di me. Per non parlare dell’eterna sensazione (ormai quasi una convinzione) che, per un certo tempo, la mia presa sul 1896 si sarebbe limitata all’hotel e agli immediati dintorni. Se temevo di perdere la presa con l’hotel ancora alle spalle, come avrei osato allontanarmi di migliaia di chilometri? A quel punto, che alternativa mi restava? Scriverle e sperare che lei tornasse? Robinson avrebbe tenuto sotto controllo tutta la corrispondenza. Elise non avrebbe mai visto la mia lettera.
Mi sono scosso quando Al ha detto: — Ci siamo. — Ho scorto più avanti la sagoma bassa e scura di una baracca. — Questa sarà casa tua per le prossime ore, Collier — mi ha informato Al.
— E per l’eternità — ha mormorato Jack. Mi sono girato a guardarlo, scioccato.
— Cosa c’è? — ha chiesto Al.
Jack non ha risposto. — Vuole uccidermi — ho detto io.
— Nessuno ti ucciderà — ha ribattuto Al.
“Però è Jack che ha la pistola”, ho pensato. E se il suo desiderio di uccidermi fosse stato così forte da spingerlo ad assassinare Al per soddisfarlo? “Una tragica lite fra ladri”, ho pensato. Di nuovo, un ridicolo melodramma; di nuovo, una raggelante realtà.
Avevamo raggiunto la baracca. La porta ha cigolato robustamente quando Al l’ha aperta, spingendomi dentro. Ho barcollato e ritrovato l’equilibrio. Il mio occhio sinistro ha trasmesso una scarica di dolore. Dentro c’era un buio pesto. Per un attimo, ho pensato di mettermi a cercare sul pavimento qualcosa con cui colpirli. Ma c’era sempre la pistola nella tasca di Jack. Un attimo dopo si è acceso un fiammifero, e la fiamma ha spruzzato un bagliore tremolante sulle loro facce: facce di uomini che avevano avuto esistenze dure e ne erano stati irrimediabilmente induriti.
Al ha estratto una candela di tasca, avvicinato il fiammifero allo stoppino; poi ha sistemato la candela in mezzo alla sporcizia del pavimento. La fiamma è diventata lunga e gialla; la luce è cresciuta. Mi sono guardato attorno. Niente finestre, solo pareti di legno crepato.