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«Junior» le disse per rompere il silenzio. «Sei venuta a parlarmi di Junior?»

Sally emise un lungo sospiro e cominciò. «Ero con lui quando avvenne il furto.»

King rimase basito. «Lo hai aiutato a penetrare nella villa?»

«No! Non a Casa Battle. A casa di Junior, quella nuova, quella che si stava costruendo da solo.»

«Sicché non è stato lui a commettere il furto con scasso?»

«Non avrebbe potuto. Siamo rimasti là insieme dalle otto di sera alle quattro di mattina. E dista un’ora buona di macchina da Casa Battle.»

«Per quale motivo eri con Junior nella sua nuova casa?»

Sally bevve un sorso di tè e si appoggiò allo schienale, rossa in viso, con le guance ancora rigate di lacrime recenti. «Oddio, stento a credere che ti sto raccontando queste cose.»

«Sally? Perché eri con lui?»

«Ci eravamo conosciuti quando lavorava dai Battle. Suppongo… suppongo che entrambi ci sentissimo molto soli.»

«Avevi una tresca amorosa con Junior?»

«Non è come credi, proprio per niente!» rispose con veemenza Sally.

«Allora dimmelo tu com’era» ribatté King con calma serafica.

«Eravamo solo amici. All’inizio, cioè. Stavamo bene, insomma.» Sally depose la tazza di tè e si sporse in avanti. «Mi aveva detto che quella sera avrebbe lavorato alla casa per tutta la notte. Sua moglie aveva la notte libera ed era con i bambini. Andai là, lo sedussi e facemmo l’amore. Là. Ecco. Te l’ho detto.»

«Tu hai sedotto lui?»

Sally parve offesa. «Non sono sempre in jeans e coperta di merda di cavallo, Sean. Mi ero ripulita ed ero vestita in modo molto sexy. Naturalmente quando mi vide arrivare restò molto sorpreso. Ma gli chiarii senza ombra di dubbio cosa volevo.»

«Ma pensavo che Junior amasse veramente Lulu.»

«Infatti era così, ma dopotutto era un uomo e io non indossavo pressoché niente, così era molto difficile respingermi. Volevo solo fare del sesso, senza tante richieste e impegni di sorta. E da quello che mi aveva raccontato, era da un pezzo che Lulu non gli prestava molta attenzione. Notte e giorno era sempre al lavoro in quel club.»

«E così trovasti Junior pronto, bendisposto e capace?»

«Mettiamola così: non sarebbe stato fisicamente in grado di commettere quel furto con scasso. Per la miseria, quando abbiamo finito io riuscivo a malapena a camminare.»

King alzò una mano per interromperla. «Okay, okay, non mi servono altri particolari.»

Sally si asciugò gli occhi. «Il fatto è che mi piaceva davvero. So che era grande e grosso e con un’aria da duro, ma sotto la scorza era davvero una pasta d’uomo.»

«Perché non hai detto niente quando Junior è stato arrestato?»

«Me l’aveva proibito! Disse che preferiva andare in prigione pur di evitare di farlo sapere a Lulu.»

«D’accordo, credo di poterlo capire. Che altro?»

«È tutto. Al funerale di Bobby Battle ho trovato il momento adatto per sgattaiolare via e andare a pregare sulla tomba di Junior. Credevo che nessuno mi avesse visto.» Sally abbassò lo sguardo sul tavolo. «Tutto questo dovrà venire a galla per forza?»

«Forse no, ora che Junior è morto e Remmy si è convinta della sua innocenza. E credo che non ci sia nessun motivo di rovinare il ricordo che Lulu ha di suo marito.»

«Lui l’amava, Sean. Io sono stata la sua sola avventura. Una storia brevissima. Nient’altro.» Sally soggiunse con un filo di voce quasi impercettibile: «Immagino che non sarò mai nulla di più per nessuno».

Dopo che Sally se ne fu andata, King pensò per un attimo di telefonare a Michelle, ma alla fine decise di aspettare l’indomani mattina. Era stata una lunga giornata estenuante. Andò a coricarsi.

Fuori della casa galleggiante l’uomo aveva osservato Sally partire. Era ricorso al microfono-spia che aveva installato all’interno della houseboat per ascoltare l’intera conversazione avvenuta tra i due. Rimase a guardare la houseboat mentre l’ultima luce veniva spenta. Avrebbe aspettato che Sean King dormisse della grossa, dopo di che gli avrebbe fatto un’ultima visita.

67

Michelle era tornata direttamente a casa, aveva fatto un po’ di kick boxing con il pesante sacco da allenamento che teneva appeso in cantina, aveva riposto della biancheria lavata e stirata e aveva addirittura pulito a fondo la cucina. Poi aveva fatto una doccia calda e stava pensando di andarsene a letto quando d’un tratto si era sentita parecchio irrequieta. Le tornavano in mente di continuo i diversi omicidi. C’era qualcosa di cui non si erano accorti? King aveva ipotizzato che la signora Canney non fosse morta in un incidente stradale, che fosse stata assassinata. In questo caso, da chi?

Con tutti questi pensieri che le ronzavano in mente, decise di andare a farsi un giro in macchina. Era una cosa che l’aiutava sempre a schiarirsi le idee. Passò davanti all’agenzia. Posteggiò ed entrò in ufficio, con l’idea di andare a rivedere l’enorme mole di appunti sull’inchiesta che teneva in un grosso faldone sulla sua scrivania, giusto per vedere se qualcosa le avrebbe fatto scattare qualche molla.

Mentre attraversava la piccola anticamera dell’ufficio notò sulla scrivania della loro segretaria part-time gli appunti di alcuni messaggi telefonici. Ce n’era uno per King da parte di un certo Billy Edwards. Il nome le suonava familiare, ma non riusciva a rammentare chi fosse. Il prefisso era quello di Los Angeles. In California era ancora tardo pomeriggio, così decise di telefonare. Una cosa che la irritava parecchio lavorando con King era che il suo socio aveva la tendenza a tenere le informazioni tutte per sé, con una riservatezza incredibile, anche a spese sue. Chiamò Edwards. Al terzo squillo qualcuno rispose al telefono.

«Billy Edwards?»

«Esatto. Con chi parlo?»

«Michelle Maxwell. Sono la socia di Sean King a Wrightsburg, Virginia. Sean l’aveva chiamata?»

«Sì. Lo avevo giusto richiamato in giornata, però senza trovarlo.»

«In questo momento è fuori e ha chiesto a me di ricontattarla.»

«Per me va benissimo. Dunque, volevate sapere del periodo in cui ero al servizio della famiglia Battle?»

In quell’istante il nome le fece scattare qualcosa, e Michelle si ricordò di lui. Billy Edwards era il meccanico della collezione di pregiate auto d’epoca di Bobby Battle. Era stato licenziato in tronco il giorno dopo l’aspro alterco tra Bobby e Remmy, quello che Sally Wainwright aveva involontariamente sentito.

«Esatto» si affrettò a dire Michelle. «Abbiamo sentito che fu licenziato così su due piedi.»

Edwards rise. «Sbattuto fuori con un calcio nel culo e senza preavviso.»

«Da Bobby Battle?»

«Il solo e unico. Ho sentito in TV che è morto. È così?»

«Sì. Le disse per quale motivo la licenziava?»

«Macché. Ma non ce n’era bisogno. Non c’entrava niente con il mio lavoro, questo lo so per certo. Ora, ammetto di essermela presa parecchio per come andarono le cose, ma il grand’uomo mi trattò bene. Mi versò una bella liquidazione e mi diede una lettera di referenze dannatamente ben scritta, che mi servì per trovare alla svelta un altro lavoro nell’Ohio presso un altro riccone con una collezione di auto di lusso persino più vasta di quella di Bobby.»

«Buon per lei. Senta, abbiamo saputo che la sera prima che lei fosse licenziato Bobby e Mrs Battle ebbero un diverbio nell’ex fienile.»

«Remmy Battle, già, che peperino di donna, ragazzi! Me lo lasci dire: quei due si eguagliavano alla perfezione, come Godzilla che fa a testate con King Kong.»

«Concordo. Ma non seppe nulla di questo litigio?»

«No. Voi come lo avete saputo?»

«Mi dispiace ma non posso dirglielo. È un’informazione confidenziale.»