«Difficile trovare un brav’uomo in tempi di crisi» sentenziò a denti stretti Michelle.
«Comincio a rendermene conto» rispose Dorothea con sorprendente sincerità.
Bailey si intromise. «È stato drogato, Dorothea. Ho parlato con i medici dell’ospedale e dicono che è sotto l’influsso di qualche potente narcotico.»
D’un tratto Dorothea parve spaventata. «È proprio quello che non riesco a spiegarmi. Devo… devo confessarvi che quando Savannah ha iniziato a bussare alla porta di casa, mi sono svegliata con la mente completamente annebbiata. Non mi sento ancora del tutto presente.»
Bailey la fissò con sospetto e disse: «Non ha accennato a niente di tutto ciò quando siamo venuti qui stamattina».
Dorothea fu pronta a ribattere. «È accaduto tutto così in fretta. Savannah era in uno stato pietoso, Sally era morta e io non riuscivo a svegliare Eddie. Dio, era una specie di incubo.»
«A che ora Savannah si è presentata alla porta?» domandò Bailey.
«Poco dopo le otto. Ricordo di aver guardato l’orologio nell’ingresso.»
«Che cosa aveva mangiato o bevuto Eddie ieri sera?»
«Abbiamo cenato insieme. Nulla di insolito. Un goccio di vino dopo cena, poi è andato nel suo studio qui accanto a dipingere. Io invece ho sistemato un po’ di scartoffie nel mio ufficio qui a casa.»
«Possiamo vedere gli avanzi della cena e della bottiglia di vino?» chiese Bailey.
«Non è rimasto niente. Penso che la bottiglia di vino sia ancora da qualche parte qui in giro.»
«Prima che me ne vada le sarei molto grato se mi facesse vedere dov’è» disse Bailey.
Dorothea assunse un’espressione di sfida. «Che cosa sta cercando di dimostrare precisamente?»
Baley le riservò un’occhiata gelida. «Che in un modo o nell’altro ieri sera a Eddie è stato somministrato qualcosa per metterlo completamente fuori combattimento, al punto che non si è ancora del tutto ripreso. Deve averlo assunto senza saperlo.»
«Be’, non ho la più pallida idea di come possa essere avvenuto» ribatté Dorothea scaldandosi.
«Si calmi. Fa parte del mio lavoro fare ipotesi. A proposito: gli stupefacenti che ha comprato da Kyle… ne ha ancora qualcuno qui?»
«Non so… non sono sicura. Posso guardare.»
«No. Le dirò che cosa ho intenzione di fare: le farò perquisire la casa. Questo le crea qualche problema?»
Dorothea si alzò, un po’ incerta sulle gambe. «Penso che prima dovrei consultarmi con il mio avvocato.»
Anche Bailey si alzò. «Benissimo, faccia pure. Nel frattempo farò immediatamente richiesta di un mandato. Farò piantonare la porta da uno dei miei agenti, giusto nel caso qualcosa di importante decida di squagliarsela. E possiamo controllare i tubi di scarico e il sistema fognario, perciò possiamo trovare qualsiasi prova che per caso sia stata eliminata. Si consideri in isolamento, come per una malattia infettiva.»
«Le sue insinuazioni sono ridicole!» strillò Dorothea. «Non ho ucciso Sally né drogato mio marito.»
«Peccato che non abbiamo ancora il referto definitivo sulla morte di Kyle Montgomery. In tal caso avremmo potuto arrestarla immediatamente. Sarebbe stato un ottimo alibi per lei.»
Bailey uscì di casa mentre Dorothea fissava King con un’aria da far pietà. «Sean, che cosa mi sta succedendo?» King si slanciò in avanti e l’afferrò prima che crollasse sul pavimento. L’adagiò sul divano.
Poi si voltò verso Michelle. «Vai a prendere dell’acqua.»
Michelle uscì di corsa e King tornò a occuparsi di Dorothea. La donna gli si aggrappò al braccio.
«Dio santo, mi sento così male. Ho la testa che mi si spacca a metà e lo stomaco sottosopra.»
«Faccio venire subito Mason a occuparsi di lei.»
Dorothea gli strinse il braccio con maggiore forza. «Io non ho fatto niente, Sean. Mi deve credere.»
Michelle tornò dalla cucina con un bicchiere d’acqua e Dorothea lo bevve d’un fiato.
«Mi crede, vero?» disse in tono implorante.
«Mettiamola in questo modo: le credo tanto quanto credo a chiunque in questo momento.»
Uscendo di casa, Williams, King e Michelle notarono a breve distanza Bailey intento a confabulare con uno dei suoi agenti, indicandogli l’abitazione. Si diressero verso di lui.
«Caspita, hai lasciato Dorothea a briglia cortissima, Chip» disse Williams.
«Non sapevo che meritasse anche solo di muovere un passo» ribatté l’agente dell’FBI.
«Per lei è stata una mattinata particolarmente traumatica, per non parlare degli ultimi giorni.»
«Se tutto questo è opera sua, perché dovrei dispiacermi per lei?»
«Pensi davvero che abbia drogato suo marito e poi sia sgusciata fuori e abbia ucciso Sally?» domandò King.
«Penso che sia altamente probabile che abbia narcotizzato Eddie e che qualcun altro abbia ucciso Sally mentre Eddie non era cosciente. Le scuderie sono abbastanza vicine alla loro abitazione, e in caso di colluttazione, o se Sally fosse riuscita a lanciare delle urla, Eddie avrebbe potuto sentire e accorrere in suo soccorso. Narcotizzato com’era questa possibilità era esclusa.»
«E con chi pensi che sia in combutta Dorothea in tutta questa faccenda?»
«Se lo sapessi, probabilmente ce ne potremmo andare tutti a casa.»
«E il movente per uccidere Sally?»
«Lei ne sapeva molto di più di quello che aveva confidato a chiunque, compreso te. Ha detto di essere l’alibi di Junior. Be’, abbiamo soltanto la sua parola, perché è uscita allo scoperto solo dopo che Junior è morto. Lui non può confermarlo. Dunque, supponiamo che Sally non fosse con lui la notte del furto. Supponiamo che stesse aiutando qualcuno a introdursi di nascosto nella villa, o che lo stesse facendo lei stessa. Ci avete pensato?»
«In questo caso, perché sarebbe venuta fuori con quella storia sulla notte di sesso con Junior?» domandò Williams.
Fu King a rispondere. «Perché questo forniva a lei un alibi per il furto.»
«Esattamente» disse Bailey, fulminando con un’occhiata trionfante il capo di polizia.
«In effetti non è un’ipotesi tanto malvagia, Chip» concesse King.
«Grazie. Anch’io ho i miei momenti.» Bailey salì sulla sua auto e si allontanò.
73
Intorno alle tre del pomeriggio, finalmente Eddie cominciò a riprendersi.
Williams, Bailey, King e Michelle si erano riuniti tutti nella sua camera d’ospedale. Eddie alzò gli occhi dal letto, pallido in volto, agitato e scarmigliato. Remmy era seduta accanto al figlio; gli stringeva forte una mano e gli passava sulla fronte una pezzuola bagnata. «Santo cielo, Eddie, non spaventarmi più così.»
«L’idea non è di certo stata mia» ribatté Eddie con voce molto affaticata.
«Che cosa ti ricordi di ieri sera?» domandò King.
«Io e Dorothea abbiamo cenato insieme, discutendo dei recenti avvertimenti. Nel pomeriggio ero stato a lungo nello studio del nostro avvocato.»
«Perché tua moglie non è venuta con te a parlare con il legale?» chiese bruscamente Michelle.
«Lo avrei voluto anch’io, ma lei non se l’è sentita. Per quanto possa sembrare pazzesco, penso che sia convinta che se fa finta di niente, tutto passerà. Comunque dopo cena mi sono ritirato nel mio studio, a schiarirmi le idee e distrarmi da tutti questi pensieri deprimenti.» Prima di proseguire Eddie guardò di sottecchi Michelle. «Più o meno intorno a mezzanotte sono rientrato in casa e sono salito in camera da letto per andare a coricarmi. Dorothea era ancora sveglia. Cioè, era molto sveglia, se capite cosa intendo» aggiunse, visibilmente imbarazzato.
Remmy sbuffò. «Mi sembra incredibile, date le circostanze. Ma ho rinunciato a cercare di capire tua moglie anni fa.»
«Andava anche a me e non solo a lei, è chiaro?» precisò Eddie in tono aspro a sua madre. Il suo sguardo, tuttavia, restò incollato su Michelle. «Immagino sia stata una sorta di mentalità da assedio al forte, diciamo. Ma ammetto che il momento era strano.»