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«Ho di nuovo trovato nella pattumiera la colazione e il pranzo che ti avevo preparato. Se non ti va la mia cucina, non hai che da dirmelo. Non è che mi offenda.»

Nella sua migliore imitazione di Humphrey Bogart King disse: «Ehi, angelo, non dovresti sprecare il tuo tempo in cucina. Non è nel tuo stile».

Michelle sorrise e ribatté: «Ringrazia almeno Dio per i piccoli piaceri».

«Detto questo, il tonno in scatola dell’altra sera era veramente buono.»

«Se viene da te è un complimento eccezionale.»

«Ti dirò una cosa: il prossimo pasto lo cucineremo insieme. Conosco un paio di trucchi che posso anche mostrarti.»

«D’accordo, affare fatto.»

«Come va il braccio?»

«Come avevo detto io: è soltanto un graffio.»

Mentre viaggiavano con la capote abbassata lungo le tortuose strade di campagna in quella splendida serata, sotto un cielo punteggiato di stelle, Michelle gli lanciò un’occhiata ammirata e osservò: «Anche tu sei tirato a lucido».

«Come Eddie Battle, anch’io so darmi una ripulita all’occorrenza.» King sorrise per mostrarle che stava scherzando.

«Siamo gli unici ospiti?»

«Sì, dato che sono stato io a proporre di trovarci.»

«Tu? Perché?»

«È arrivato il momento di sederci tranquillamente e di discutere a fondo di questo caso, e io rifletto molto meglio davanti a una bottiglia o due di buon vino.»

«Sei sicuro di non voler soltanto scampare a un’altra cena a casa mia?»

«Lungi da me un pensiero simile.»

La casa era immensa e antica, con un interno magnificamente decorato.

Harry andò a riceverli all’ingresso e li condusse in biblioteca, dove, a dispetto della tiepida serata, un accogliente fuoco bruciava nel caminetto. L’anziano avvocato indossava un elegante completo a quadretti con tanto di gilè. Un garofano era appuntato all’occhiello della giacca. Servì loro l’aperitivo, poi si accomodarono su un morbido divano di pelle lievemente consumata di fronte al caminetto. Il divano aveva tutta l’aria di aver sorretto i posteriori di almeno cinque generazioni.

Harry levò il bicchiere. «Un brindisi ai miei due buoni amici.» Bevvero insieme, poi Harry aggiunse, dopo aver osservato Michelle: «E davvero, credo che un altro brindisi sia d’obbligo». Levò un’altra volta il bicchiere. «A una delle donne più adorabili che io abbia mai incontrato. Michelle, stasera sei straordinariamente bella.»

Michelle sorrise e lanciò un’occhiata a King. «Ah, se solo sapessi cucinare!»

King fece per ribattere qualcosa, ma parve ripensarci e si affrettò a sorseggiare il suo cocktail.

«Che posto affascinante» esclamò Michelle, ammirando intorno a sé gli scaffali di legno pregiato e tarlato a parete intera, costruiti su misura e carichi in bell’ordine di quelli che avevano tutta l’aria di essere antichi tomi.

Lo sguardo di Harry seguì il suo da una libreria all’altra. «Naturalmente è infestata di fantasmi, proprio come dovrebbe essere un’antica dimora che ha visto la luce del diciottesimo secolo.»

«Fantasmi?»

«Oh, sì. In tanti anni ho assistito a numerose apparizioni. Penso che diversi spettri siano clienti regolari. Da quando sono tornato qui, mi sono sentito in dovere di conoscerli bene, visto e considerato che in un futuro non troppo remoto anch’io entrerò a far parte della loro compagnia.»

«Ti mancano ancora un bel po’ di anni, Harry» commentò King.

«Che cosa faremmo senza di lei?» disse Michelle, facendo tintinnare il suo bicchiere di whisky contro il bicchiere di bourbon di Harry.

«Prima ancora che l’altro ramo della famiglia Lee stesse costruendo la sua fortezza a Stratford Hall, il mio ramo stava edificando con mattoni e calce questa casa.» Harry controllò il suo orologio da taschino. «Calpurnia serve in tavola alle sette e mezzo in punto. Questo ci concede qualche minuto di tempo per parlare prima di cena, sebbene sia certo di poter indovinare l’argomento principale della cena.»

«Calpurnia?» domandò Michelle.

«È la mia cuoca e governante; una signora deliziosa che è al mio servizio da anni. La scoprii quando ero giudice alla Corte suprema di Richmond, e ha benignamente accettato di restare al mio servizio e seguirmi fin qui. Senza Calpurnia sarei completamente perduto.»

Sorseggiò il suo bourbon, posò il bicchiere e intrecciò in grembo le dita delle mani, con un’espressione improvvisamente molto seria.

«Dobbiamo risolvere questo caso, e alla svelta. Non è che la gente smetterà di essere ammazzata solo perché lo desideriamo noi.»

«Lo so» disse King. Si alzò in piedi e si piazzò di fronte a Harry e Michelle, con la schiena rivolta al fuoco. «Ho riflettuto a lungo sugli ultimi avvenimenti, non avendo molto altro da fare mentre mi riprendevo dalla brutta esperienza con il monossido di carbonio. Dunque, finora ci sono stati ben otto omicidi.» King alzò le dita della mano. «Ma voglio discutere solo di cinque di essi, almeno per ora. E intendo cominciare da Rhonda Tyler.»

«La ballerina» disse Harry.

«La prostituta.»

«Sei sicuro?» osservò Michelle.

«L’ho chiesto a Lulu. La Tyler era una di quelle che avevano optato per la soluzione “paga extra”.»

«Di cosa si tratta?» domandò Harry incuriosito.

«Di una piccola attività collaterale dell’Aphrodisiac. Ora però è stata smantellata.»

Harry annuì con espressione attenta. «Ho sempre sospettato una cosa del genere. Voglio dire, non si può lasciare che degli uomini guardino delle ragazze nude che servono loro alcolici a tutto spiano, e non aspettarsi che qualcuno non voglia qualcosa in più oltre a giocare al voyeur.»

«Giusto. Quindi Rhonda era una prostituta. È per questo che è stata uccisa?»

Michelle azzardò una risposta. «Be’, le prostitute probabilmente sono la categoria numero uno di vittime dei serial killer.»

«Esatto. Perciò abbiamo a che fare con un serial killer “normale”, che ha scelto di cominciare con questa “classica” categoria di vittime, oppure c’è sotto qualcos’altro?»

«Che cosa intendi dire, Sean?» chiese Harry.

«Voglio dire, Rhonda Tyler era un simbolo o la sua morte nasconde un movente più personale?»

«Come possiamo rispondere con quel poco che sappiamo?» disse Michelle.

«Permettetemi di rispondervi alla domanda con un’altra domanda. Bobby Battle potrebbe aver goduto dei servizi extra forniti da Rhonda Tyler? La ragazza lavorava all’Aphrodisiac prima che Bobby avesse l’ictus. Si sapeva che Bobby frequentava abbastanza regolarmente il club, anche se Lulu è stata alquanto vaga in merito all’ultima volta che l’aveva visto là.»

«Non avevo preso in considerazione questo punto di vista» disse Harry con calma. «Ma ammettiamo che ci andasse a letto. Perché questo la renderebbe un bersaglio per il nostro killer, insieme ad almeno altre quattro persone che apparentemente non hanno nessun legame tra di loro?»

«E se qualcuna delle altre vittime avesse dei legami con Bobby Battle?»

«Per esempio?»

Fu Michelle a rispondere. «Sean ritiene che Steven Canney fosse figlio illegittimo di Bobby. Sua madre aveva lavorato per Battle e probabilmente era stata ingravidata da quest’ultimo, e pensiamo che Roger Canney stesse ricattando Bobby. Riteniamo anche che Bobby potrebbe essere stato implicato nella morte della signora Canney tre anni e mezzo fa, cioè esattamente quando il ricatto ha avuto inizio.»

«Mio Dio!» esclamò Harry.

«Ma, Sean…» intervenne Michelle. «Anch’io ci ho riflettuto a fondo. Bobby che aveva delle relazioni sentimentali alla luce del sole, che andava a letto con le prostitute… Se quello che dici è vero, perché avrebbe dovuto preoccuparsi che venisse a galla la verità su un figlio illegittimo? Perché avrebbe permesso di essere ricattato per un’avventura sessuale?»