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Ma F. Lloyd, che avrebbe dovuto essere a trecento chilometri da Wrightsville, stava appostato dietro un salice piangente ai margini della proprietà dei Wright. Ellery Queen ebbe un attimo di trepidazione. Che cosa aveva detto Patricia l’ultima volta? “Frank ha preso la cosa molto in tragico.” E Frank Lloyd era un uomo pericoloso. Ellery si nascose a sua volta dietro un albero e raccolse un sasso nel momento in cui Jim e Nora sbucavano dalla porta di cucina per salire sul tassì. Ma il salice piangente continuò a piangere e non appena la macchina scomparve Lloyd uscì dal nascondiglio e si allontanò attraverso i boschi.

Patricia Wright salì la scalinata della casa di Ellery martedì sera, dopo le nozze e disse con finta allegria:

«A quest’ora gli sposini sono sull’Atlantico.» «Al chiar di luna, con le mani in mano.» Pat sospirò ed Ellery si sedette accanto a lei sul dondolo.

«Come mai non si gioca a bridge questa sera?» chiese Ellery dopo una pausa.

«Oh, la mamma è esausta. Si è messa a letto domenica sera e non si è ancora alzata. Papà, poveretto, si aggira per la casa con aria smarrita e si gingilla con gli album dei francobolli. Non si era reso conto… del tutto… di ciò che significa perdere una figlia.»

«Ho notato che sua sorella Lola…»

«Lola non ha voluto venire alle nozze. La mamma era andata a invitarla. Non ne parliamo.»

«E di che cosa dobbiamo parlare, allora?»

«Parliamo di lei» mormorò Pat.

«Di me?» Ellery era stupito. Poi scoppiò a ridere. «Le rispondo subito di sì.»

«Come? Via, Ellery, non è possibile che sappia…»

«So benissimo quel che deve dirmi. Suo padre si trova in un dilemma. Nora si è appena sposata. Questa casa affittata a me, era destinata in origine a lei, per cui sta pensando…»

«Oh, Ellery, lei è un vero tesoro! Quel pusillanime di mio padre non sapeva proprio che cosa fare, e allora ha incaricato me di parlarle. Effettivamente Jim e Nora vorrebbero venire a abitare qui al ritorno dal viaggio di nozze. Chi mai poteva immaginare che le cose andassero in questo modo? Però non è giusto che lei…»

«È giustissimo!» l’interruppe Ellery. «Sono disposto a sgomberare subito.»

«Oh, no!» ribatté Patricia. «Lei ha un contratto per sei mesi, sta scrivendo un romanzo e non abbiamo il diritto di sfrattarla così sui due piedi. Papà è desolato.»

«Sciocchezze!» disse ancora Ellery. «Posso aspettare fino a sabato a sloggiare? Immagino che sua madre vorrà rimettere la casa a nuovo. Lascerò Wrightsville data la scarsità degli alloggi…»

«Oh, che sciocca!» esclamò Pat. «Dimenticavo la cosa più importante.» Si alzò dal dondolo e si stiracchiò. «Papà e mamma mi incaricano di dirle che .ei sarà nostro ospite, e che potrà restare in casa nostra finché vorrà. Buona sera!»

Scomparve lasciando il signor Queen di ottimo umore, sotto il porticato della casa del malaugurio.

VII

Vigilia d’Ognissanti: la maschera

Jim e Nora ritornarono dal viaggio di nozze a metà ottobre. Avevano un colorito da hawaiani.

«Credevamo di trovare una folla ad aspettarci alla stazione» disse Jim al suocero, ridendo.

«In questi giorni la gente ha ben altro da pensare, Jim. Domani c’è la leva militare.»

«Oh, me n’ero dimenticato!»

«Anch’io» disse Nora. «Ora dovrò occuparmi delle nostre truppe.»

Durante tutto il tragitto, rimase aggrappata al braccio di Jim.

«La città è in subbuglio» disse Hermione. «Nora, hai un aspetto magnifico!»

Era vero.

«Sono aumentata di peso» annunciò la sposina.

«Come va la vita coniugale?» domandò Carter Bradford.

«Sposatevi e vedrete!» ribatté Nora. «Sai, Patricia, sei più bella che mai!»

«È una parola sposarsi» brontolò Carter. «Finché c’è quello scribacchino in casa Wright…»

«Concorrenza sleale?» domandò Jim.

«In casa!» esclamò Nora. «Mamma, non mi hai scritto nulla!»

«Era il meno che potessimo fare, Nora» spiegò Hermione. «Il signor Smith ha rinunciato spontaneamente ai diritti che aveva per contratto.»

«È una brava persona» osservò John. «M’avete portato dei francobolli?»

Nel momento in cui la macchina di famiglia imboccava il viale della villa, Nora spalancò gli occhi.

«Jim, guarda

La casetta accanto alla maestosa villa dei Wright luccicava sotto il sole d’ottobre. Era stata pitturata di fresco, in bianco con le imposte rosse.

«È bella davvero!» esclamò Jim. Nora gli sorrise e gli strinse la mano.

«Vedrete l’interno!» dichiarò Hermione sorridendo.

«Tutto è pronto per ricevere i colombi» intervenne Pat. «Nora, sprizzi gioia da tutti i pori!»

«Sono così felice!» mormorò Nora con le lacrime agli occhi. Abbracciò il padre e la madre, poi trascinò via il marito per andare ad esplorare l’interno della casa che, a parte la breve permanenza del signor Queen, era rimasta vuota per tre anni angosciosi.

Ellery aveva preparato la valigetta per un breve viaggio, alla vigilia del ritorno degli sposi, e aveva preso il treno di mezzogiorno. Date le circostanze gli era parso opportuno scomparire, e Pat disse che questo dimostrava la sua delicatezza. Ritornò il 17 ottobre e costatò che in quella che era stata la casa del malaugurio regnava una grande allegria.

«Dobbiamo ringraziarla tanto per aver rinunciato a questa casa, signor Smith» disse Nora.

«E il suo viso raggiante è la mia ricompensa. Dov’è lo sposo?»

«È andato alla stazione per ritirare alcune casse. Prima di ritornare a Wrightsville, aveva spedito i libri e gli indumenti che teneva nel suo appartamento di New York. Tutto è rimasto al deposito bagagli da allora. Oh, eccolo. Jim, hai trovato la tua roba?»

Jim scese dal tassì di Ed sul quale casse e valige erano accatastate insieme con un baule. Ed e Jim portarono dentro ogni cosa. Ellery osservò che lo sposo novello aveva un ottimo aspetto. Jim, stringendogli la mano, lo ringraziò per ciò che aveva fatto. Nora avrebbe voluto che il signor Smith rimanesse a colazione, ma il signor Smith rise e disse che avrebbe approfittato dell’invito quando Nora e Jim avessero finito di sistemarsi. Uscì mentre Nora diceva:

«Dove metteremo tutta questa roba, Jim?»

E Jim rispondeva:

«Ci si rende conto di possedere molti libri soltanto quando si è costretti a imballarli. Ed, queste casse bisognerà portarle in cantina.»

Ellery ebbe un’ultima visione di Jim e Nora nelle braccia l’una dell’altro, e sorrise. Se c’era un malaugurio tra quelle mura, era ben nascosto davvero.

Ellery si mise a lavorare al suo romanzo con energia. A parte le ore dei pasti rimaneva per giornate intere all’ultimo piano che la signora Wright aveva messo interamente a sua disposizione. Nella casa, si udiva il ticchettio della sua macchina per scrivere fino ad ore impossibili.

Vedeva raramente Jim e Nora. Tuttavia durante le ore dei pasti teneva le orecchie ben aperte per sentire se non vi fosse qualche “dissonanza” nei discorsi di famiglia. Ma Jim e Nora sembravano felici. Alla banca, Haight aveva trovato uno studio con una scrivania nuova su cui troneggiava una targa di bronzo con l’incisione: “J. Haight — Vice-Presidente”. I vecchi clienti della banca andarono, uno dopo l’altro, a porgergli i loro auguri e a chiedere notizie di Nora. I conoscenti affluivano anche alla casetta. Le signore della Collina andavano spesso a far visita a Nora la quale elargiva tè e sorrisi. Gli occhi penetranti delle visitatrici scrutavano negli angoli in cerca di polvere e di dispiaceri, ma tutte quelle indagini finivano in delusione e Nora si divertiva un mondo. Hermione era orgogliosa della figliola sposata.