Miro annuì. — E Pipo?
— Pipo rivelò ai maiali la sua scoperta: che la Descolada, da cui gli umani erano stati uccisi, era parte della loro normale fisiologia. Disse che i loro corpi potevano controllare una cosa che invece sterminava noi. Mandachuva disse alle mogli che ciò significava che gli umani non erano semidei onnipotenti, che in certe cose eravamo più deboli dei maiali, che a rendere gli umani superiori a loro non erano doti intrinseche (come le nostre dimensioni, o il cervello, o il linguaggio) ma soltanto il fatto casuale che la nostra evoluzione tecnica era cominciata prima della loro. Disse che quando i maiali avessero acquisito la nostra scienza noi non avremmo avuto più nessun potere su di loro. La grande scoperta di Mandachuva fu dunque che i maiali erano potenzialmente uguali agli umani. Ecco ciò che le mogli premiarono. Non l’informazione di Pipo che fu il prologo a questa scoperta.
— Così, tutti e due…
— I maiali non volevano uccidere né Pipo né Libo. In entrambi i casi era un maiale ad aver meritato l’onore di passare alla terza vita. La sola ragione per cui Pipo e Libo morirono fu che non se la sentirono di prendere un coltello e uccidere un amico.
Miro doveva aver scorto la sofferenza sul volto di Ender malgrado il suo sforzo per nasconderla, perché fu alla sofferenza di lui che rispose. — Tu… — disse, — tu puoi uccidere chi vuoi, invece.
— È un dono con cui sono nato — disse sottovoce Ender.
— Hai ucciso Human perché sapevi che questo gli avrebbe dato una vita nuova e migliore?
— Sì.
— E io?
— Tu? — Ender lo fissò. — Si. Mandarti via da qui sarà quasi come averti ucciso.
— Anch’io per una vita nuova e migliore?
— Non lo so. Già ora riesci ad andare al cesso più velocemente di qualsiasi albero.
Miro rise. — Così ho pur sempre un vantaggio sul povero Human, vero? Io sono un vecchio tronco ambulante. E nessuno è costretto a prendermi a bastonate per farmi parlare. — Poi la sua espressione tornò triste. — Con la differenza che lui può avere diecimila figli.
— Non sperare di rimanere scapolo tutta la vita — disse Ender. — Potresti non avere questa fortuna.
— Spero d’essere sfortunato, allora — disse Miro. Poi, dopo una pausa di silenzio: — Araldo?
— Chiamami Ender.
— Ender, Pipo e Libo sono morti per niente, dunque?
Ender capì che la vera domanda era: anch’io sto sopportando questo per niente? — Loro non furono capaci di uccidere — rispose. — Ci sono ragioni peggiori per morire.
— E che mi dici di qualcuno — insisté Miro, — che non riesca ad uccidere, che non riesca a morire, e che non riesca neppure a vivere?
— Non ingannare te stesso — disse Ender. — Un giorno o l’altro farai tutte e tre le cose.
Miro partì il mattino dopo. Al decollo della navetta ci furono lacrime e abbracci. Per settimane, in seguito, Novinha non poté passare davanti alla camera del figlio senza provare una stretta al cuore. Anche se era stata pienamente d’accordo con Ender su ciò che era meglio per Miro, la sua assenza la faceva soffrire. E questo indusse Ender a chiedersi se i suoi genitori avessero patito tanto dolore quando lui era stato portato via di casa, alla Scuola di Guerra. Sospettava di no. Loro non avevano mai sperato nel suo ritorno. Ora amava già i figli di un altro uomo più di quanto i suoi genitori avessero amato lui. Che fosse una sorta di vendetta per il loro disinteresse nei suoi confronti? Comunque avrebbe mostrato loro, con tremila anni di ritardo, come doveva comportarsi un padre. Monsignor Peregrino li unì in matrimonio nella cattedrale, con una cerimonia molto intima. Novinha dichiarò che, secondo i suoi calcoli, era ancora abbastanza giovane da poter avere altri sei figli. Se facevano in fretta. E quello era un compito in cui nessuno dei due difettava di buona volontà.
Prima del matrimonio, tuttavia, vi furono due episodi degni di nota. In un giorno d’estate, Ela, Ouanda e Novinha presentarono a Ender i risultati delle loro ricerche e speculazioni, dettagliati il più possibile, sul ciclo vitale e sulla struttura sociale dei maiali, maschi e femmine, e la ricostruzione dei loro probabili schemi di vita prima che la Descolada li legasse per sempre agii alberi che, fin’allora, erano stati soltanto il loro habitat. Ender poté capire meglio chi fossero i maiali, e specialmente chi fosse stato Human prima del suo passaggio alla vita di luce.
Visse con la tribù per una settimana, mentre scriveva la Vita di Human. Mandachuva e Mangia-Foglie lessero il manoscritto, lo discussero, e lui lo corresse e ne fece una seconda stesura. Quando finalmente fu pronto, invitò tutti quelli che lavoravano con i maiali: la famiglia Ribeira, Ouanda e le sue sorelle, i numerosi operai che avevano portato i prodigi della tecnica nella foresta, i monaci-insegnanti dei Figli della Mente, monsignor Peregrino e il sindaco Bosquinha, e lesse loro il libro. Non era lungo, e un’ora fu sufficiente. S’erano riuniti sul pendio della collina, dove l’albero di Human era già un solido arbusto alto tre metri e quello di Rooter li rinfrescava con la sua ombra nella calura pomeridiana.
— Araldo — commentò il vescovo, — lei mi ha quasi persuaso a diventare un uomo di lettere.
Altri, meno propensi all’eloquenza, non trovarono molto da dire, né allora né in seguito. Ma da quel giorno in poi seppero chi erano i maiali, proprio come i lettori della Regina dell’Alveare avevano imparato a capire gli Scorpioni, e come i lettori dell’Egemone avevano compreso cosa fosse l’uomo nella sua interminabile ricerca della grandezza, alle prese con il proprio isolamento e la rivalità degli altri.
— È per questo che ti ho chiamato qui — gli disse Novinha. — Un tempo sognavo di scrivere questo libro. Ma farlo era compito tuo.
— È una storia a cui ho partecipato più a fondo di quanto avrei voluto — disse Ender. — Ma anche tu hai realizzato il tuo sogno, Ivanova: è il lavoro fatto da te che ha portato a questo libro. E siete stati tu e i tuoi figli a fare di me un uomo più completo e capace di scriverlo.
Lo firmò, come aveva firmato gli altri: l’Araldo dei Defunti.
Jane registrò il libro e lo distribuì via ansible attraverso gli anni-luce per i Cento Mondi. Ad esso accluse il testo del Trattato, e le riprese fatte da Olhado alla cerimonia del passaggio di Human alla piena luce. Lo trasmise a una gran quantità di banche dei dati e di archivi privati, e fece in modo che la gente ne conoscesse l’esistenza e lo leggesse. Copie di esso furono spedite ovunque sotto forma di corrispondenza da computer a computer, e quando il Consiglio della Federazione ne fu informato era già troppo tardi per poterlo ritirare dalla circolazione.
Tentarono comunque di farlo passare per un manoscritto apocrifo e di screditarlo: le immagini altro non erano che un filmato crudamente realistico, le analisi del testo rivelavano che non poteva essere opera dello stesso autore degli altri due libri, le registrazioni ansible confermavano che non poteva esser stato trasmesso da Lusitania, pianeta notoriamente tagliato fuori dalla rete ansible. Alcuni credettero alle dichiarazioni del Consiglio. Alla maggior parte della gente la cosa non importava. Molti, a cui la Vita di Human era parsa assai interessante, non ebbero però l’animo di accettare i maiali come ramans.
Altri invece li accettarono, e lessero di nuovo in pubblico le accuse che Demostene aveva scritto qualche mese addietro, e cominciarono a chiamare «Il Secondo Xenocidio» la flotta già partita alla volta di Lusitania. Era un nome irritante quanto incisivo. E nei Cento Mondi non c’erano abbastanza prigioni da contenere tutti quelli che osavano sussurrarlo, scriverlo, gridarlo. La Federazione Starways aveva creduto che la guerra sarebbe cominciata quando le loro astronavi avrebbero raggiunto Lusitania. Invece la guerra aveva già preso inizio, e si prospettava dura. Ciò che l’Araldo dei Defunti aveva scritto era creduto vero da molta gente, ed essi erano pronti ad accettare i maiali come ramans, e a chiamare assassino chiunque volesse puntare le armi contro di loro.