— Io non sono ancora morto! — replicò lui senza voltarsi.
— So che lei sta andando su Lusitania! Io… so chi è lei!
Allora ne sai più di me, si disse Ender con un sospiro. Ma accelerando il passo s’accorse di tremare, malgrado il sole alto e le tre maglie che si era messo indosso per tener fuori il freddo. Non aveva mai notato quanta emotività vi fosse in Plikt, ma intuendo che la ragazza lo identificava con una sorta d’immagine paterna, o aveva disperatamente bisogno di qualcosa che era in lui, si sentì spaventato. Gli anni erano scivolati via senza che lui stringesse veri rapporti umani con nessuno, a parte sua sorella Valentine e, naturalmente, i defunti per cui parlava. Tutta la gente che aveva significato qualcosa per lui era morta da un pezzo. Lui e Valentine se li erano lasciati indietro secoli prima, interi mondi prima.
L’idea di mettere radici nel gelido suolo di Trondheim gli apparve improvvisamente detestabile. Cosa voleva Plikt da lui? Non aveva importanza; lui comunque non poteva dargliela. Come osava pretendere qualcosa, quasi che lui le appartenesse? Ender Wiggin non apparteneva a nessuno. Se la ragazza avesse saputo chi lui era in realtà, lo avrebbe guardato con ripugnanza. Lo Xenocida. Oppure, al contrario, lo avrebbe venerato come il Salvatore dell’Umanità. Ender non aveva dimenticato il periodo in cui la gente osannava ancora il suo nome, e fra i due estremi non sapeva quale detestare di più. Adesso tutti lo conoscevano solo per il suo ruolo, solo con il nome di Speaker, Talman, Falante, Spieler, o comunque chiamassero gli Araldi dei Defunti nella lingua della loro città o nazione o mondo.
Non voleva che gli altri sapessero chi era. Non apparteneva a loro né alla razza umana. Lui seguiva una diversa via e apparteneva a qualcun altro. Non agli esseri umani. E neppure ai sanguinari maiali. O questo era ciò che credeva.
CAPITOLO TERZO
LIBO
Dieta osservata: soprattutto macios, i vermi dalla pelle lucida che vivono fra i tralci di nerdona sulla corteccia degli alberi. A volte li abbiamo visti masticare steli di capim. Talvolta (incidentalmente?) ingeriscono foglie di nerdona insieme ai vermi.
Non li abbiamo mai visti mangiare nient’altro. Novinha ha analizzato le tre sostanze commestibili (macios, steli di capim, foglie di nerdona) e i risultati sono stati sorprendenti. O i pequeninos non hanno bisogno di troppe proteine diverse, o significa che patiscono una cronica insufficienza alimentare. La loro dieta è poverissima di elementi base. Il contenuto di calcio è così basso che c’è da chiedersi se le loro ossa sfruttano il calcio come le nostre.
Pure ipotesi: dal momento che non possiamo prelevare loro campioni di tessuto, la nostra conoscenza dell’anatomia e fisiologia dei maiali si limita a quanto abbiamo ricavato dalle immagini del corpo vivisezionato dell’individuo chiamato Rooter. Per quanto fosse poco, appaiono alcune incongruenze. Ad esempio la lingua, così fantasticamente agile che i maiali possono riprodurre ogni suono emesso dall’uomo e una quantità di altri, deve pur essersi evoluta così per qualche scopo. Forse per scovare insetti nella corteccia degli alberi, o in fori della roccia. Ma se pure un antico progenitore dei maiali si nutriva a questo modo, certo oggi loro fanno diversamente. E i cuscinetti cornei all’interno delle caviglie e delle ginocchia, grazie ai quali si arrampicano o talvolta si appendono ai rami a testa in giù. Perché li hanno sviluppati? Per sfuggire a qualche predatore? Ma su Lusitania non esiste un predatore abbastanza grosso da preoccuparli. Per salire a frugare nella corteccia in cerca di insetti? Questo giustificherebbe anche la loro lingua, ma dove sono gli insetti? Gli unici insetti sono i succiamosche e i pulador, ma non si trovano nella corteccia degli alberi e comunque i maiali non li mangiano. I macios sono piuttosto grossi, restano alla superficie della corteccia e possono essere raccolti tirando, giù da terra, i tralci di nerdona. I maiali non hanno neppure bisogno di arrampicarsi su un albero per mangiare.
Ipotesi di Libo: la lingua e la capacità di salire sugli alberi si sarebbero evoluti in un ambiente diverso, con possibilità dietetiche assai più varie, insetti inclusi. Ma qualcosa (un’era glaciale? Migrazioni? Epidemie?) ha causato un mutamento ambientale. Niente più insetti della corteccia, ecc. La circostanza avrebbe potuto estinguere tutti i grossi predatori. Questo significherebbe anche perché vi sono così poche specie viventi su Lusitania, malgrado le favorevoli condizioni climatiche. Il cataclisma potrebbe essere recente (mezzo milione di anni fa?) visto che l’evoluzione non ha ancora avuto modo di modificare le specie sul nuovo ambiente.
È una semplice ipotesi, poiché nell’ambiente attuale non esiste alcuna ragione pressante per un’evoluzione dei maiali. Non si trovano in competizione con niente. La nicchia ecologica in cui si sono adagiati potrebbe essere occupata da ghiri o scoiattoli. Perché l’intelligenza si è evoluta in una situazione dove nulla giustifica la sua necessità? Ma inventare un cataclisma per spiegare perché i maiali hanno una dieta così monotona e povera è probabilmente eccessivo. Il Rasoio di Occam farebbe a fettine questa metodologia.
Non appena il sindaco Bosquinha giunse alla Stazione Zenador, la faccenda fu subito tolta dalle mani di Libo e di Novinha. Bosquinha aveva l’attitudine al comando, e i suoi modi non lasciavano molto spazio alle proteste o alle discussioni. — Tu aspetta qui — disse a Libo, quando si fu resa conto della situazione. — Dopo aver avuto la tua chiamata ho subito mandato l’Arbitro a informare tua madre.
— Dobbiamo riportare qui il suo corpo — disse Libo.
— Ho già incaricato alcuni vostri vicini di casa. Ci penseranno loro — disse la donna. — E monsignor Peregrino sta facendo i preparativi per il funerale.
— Voglio andare anch’io! — insisté lui.
— Libo, devi capire che dovranno prendere fotografie. Di ogni particolare.
— Non sono forse stato io a dirle questo? È necessario, per il rapporto alla Federazione.
— Sì, ma è meglio che tu non sia presente, Libo. — La voce di Bosquinha s’era fatta autoritaria. — D’altra parte, bisogna che sia tu a stendere il rapporto. Dobbiamo avvertire Starways il più presto possibile. Te la senti di scriverlo adesso, quando hai ancora i fatti chiari in mente?
La donna non aveva torto. Soltanto Libo e Novinha potevano dare una testimonianza diretta, e prima si fossero tolti quel pensiero meglio sarebbe stato. — Ci penserò io — annuì Libo.
— Novinha dovrà aggiungere il suo resoconto. Scrivete due rapporti separati, senza consultarvi. Non devono esservi critiche da parte dei Cento Mondi.
Il computer era già pronto alla trasmissione, e i loro rapporti partirono via ansible non appena li ebbero firmati, errori, correzioni e tutto. Su tutti i Cento Mondi ogni studioso di xenologia avrebbe letto con il cuore in gola le frasi di Libo e di Novinha riportate dalla videostampa. A molti l’ansible avrebbe fornito direttamente il rapporto, su video o stampato o per audio. A ventidue anni luce di distanza Andrew Wiggin avrebbe saputo della morte di João «Pipo» Figueira Alvarez e ne avrebbe parlato ai suoi studenti prima che il corpo dello xenologo fosse trasportato all’interno del recinto, a Milagre.
Quando volse le spalle al computer Libo si trovò immediatamente circondato dalle autorità della colonia. Con angoscia crescente Novinha non poté far altro che guardare, mentre l’ottusa invadenza di quella gente incrementava la sofferenza del giovane. Il peggiore di tutti fu il vescovo Peregrino, il quale si spinse a dichiarare che i maiali erano animali senz’anima e che perciò non si poteva parlare di omicidio, dato che dal punto di vista legale e religioso il padre di Libo era stato aggredito da delle bestie. Novinha dovette sforzarsi di non saltargli in faccia. Stava dicendo che Pipo aveva dedicato la vita a studiare degli ammali? E che perciò la sua morte era risultata dalla volontà di Dio? Ma per amore di Libo si trattenne. Il giovane s’era però seduto in presenza del vescovo, e senza avergli baciato l’anello, e dopo aver cupamente annuito alle sue parole finì per interromperlo con un gesto d’insofferenza che il religioso finse di ignorare benevolmente.