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L’università non ne era stata affatto compiaciuta, e dopo averle dato il permesso le aveva negato i fondi, cosicché Valentine s’era vista costretta a usare il suo denaro per trovare un vascello e l’equipaggiamento. Era stato in quell’occasione che aveva conosciuto Jakt, un giovanotto alto e biondo, erede di una delle numerose famiglie che tenevano in mano la pesca dello skrika. Da buon marinaio Jakt aveva un formidabile disprezzo per i topi di università: parlando con gli studenti di lei li chiamava «skraddare», e alle loro spalle usava termini ancor peggiori. Aveva pronosticato a Valentine una rapida morte per fame e stenti, e lasciandola sull’isola s’era accaldato molto, dicendosi certo che da lì a una settimana avrebbe dovuto tornare a recuperare le loro salme. Invece la giovane donna e i suoi studenti, pur spellandosi mani e ginocchia, avevano resistito per tutto il periodo programmato, costruendosi anche un villaggio di solide capanne. Ma soprattutto il seminario era stato entusiasta e creativo, e al loro ritorno gli studenti avevano sbalordito l’università producendo una notevole serie di articoli e saggi storici penetranti e di eccellente fattura.

Il risultato di ciò era che nella comunità studentesca di Reykjavik adesso Valentine aveva sempre centinaia di aspiranti per i venti posti di ciascun söndring estivo. Ma la cosa più importante per lei era Jakt. Il giovane non aveva un’istruzione particolare, tuttavia era molto ferrato nelle tradizioni createsi su Trondheim. Era in grado di pilotare un’imbarcazione lungo tutta la zona equatoriale del pianeta senza bisogno di carte geografiche. Conosceva tutto sugli icebergs e sulle zone dove si poteva contare sul ghiaccio sottile. Sembrava sentire a naso dove gli skrika si sarebbero riuniti a danzare, e aveva un intuito unico su come dislocare i suoi cacciatori per catturarli quando uscivano dal mare per addentrarsi nelle coste dirupate. Non c’era vento o tempesta che potesse coglierlo di sorpresa, e Valentine aveva dovuto ammettere che nessuna situazione lo trovava impreparato.

A trovarlo impreparato era stata lei. Quando il pastore luterano (non un calvinista) li aveva uniti in matrimonio ambedue erano parsi agli invitati più sorpresi che felici. Eppure erano felici. E per la prima volta da quando avevano lasciato la Terra Valentine s’era sentita realizzata, in pace, a casa. Questo era il significato della bambina che ora cresceva dentro di lei. Le peregrinazioni erano finite. Ed era stata grata a Ender per averla capita, per essersi reso conto, senza bisogno di parlarne, che Trondheim era la conclusione della loro odissea millenaria, l’ultima tappa della carriera di Demostene. Come gli ishäxa, anche lei aveva trovato il modo di affondare le radici nel ghiaccio di quel pianeta e trarne il nutrimento che il suolo fertile di altre terre non le aveva dato.

La bambina scalciò con forza, strappandola dai suoi ricordi. Si guardò attorno e vide Ender che veniva verso di lei lungo l’orlo del molo, avvolto nel suo leggero abito sportivo di pelliccia. Capì subito perché aveva con sé la borsa da viaggio: intendeva unirsi al söndring. Si chiese se dovesse esserne contenta o no. Ender sapeva come mettere gli altri a loro agio, ma non poteva celare il genio che aveva nell’intuire la natura umana. La maggior parte degli studenti lo avrebbero trascurato, se così lui voleva, ma i migliori, quelli che lei sperava capaci di sviluppare punti di vista personali, avrebbero invece inevitabilmente seguito il sottile e inevitabile influsso che emanava da lui. Il risultato sarebbe stato positivo, certo. Dopotutto lei stessa aveva un gran debito con le capacità formative del fratello. Ma la cosa sarebbe emersa da Ender, non dalla maturazione degli studenti. Questo avrebbe dunque inficiato lo scopo particolare del sóndring.

E tuttavia lei non avrebbe detto di no alla sua richiesta di partecipare. Sapeva benissimo che le sarebbe piaciuto averlo accanto. Per quanto amasse Jakt, sentiva molto la mancanza dell’intimità che prima de! matrimonio c’era stata fra lei e Ender. Le sarebbero occorsi anni per arrivare a un’identica comprensione, a un identico legame intellettuale con suo marito. Jakt lo intuiva, e talvolta ne soffriva, anche se era lontano dal voler competere con il cognato per la devozione della donna che aveva sposato.

— Ehi, Val! — la salutò lui.

— Ehi, Ender. — Quando non c’era nessuno a portata di orecchio lei era libera di chiamarlo così, ignorando il pensiero che il resto dell’umanità aveva trasformalo il suo nome in un epiteto spregiativo.

— Che farai, se la coniglietta deciderà di uscire dalla tana in pieno söndring?

Lei sorrise. — Il suo paparino l’avvolgerà in una pelle di skrika, poi io le canterò le più melense ninnananne nordiche. E i miei studenti finalmente capiranno che alla base della storia umana c’è il semplice fatto della riproduzione.

Per un poco risero insieme. E ad un tratto Valentine capì, senza sapere come, che Ender non intendeva unirsi al söndring, che aveva riempito la borsa per lasciare Trondheim, e che non era venuto per invitarla a seguirlo ma a dirle addio. Gli occhi le si empirono di lacrime, e una sofferenza indicibile le strappò un gemito. Lui la abbracciò strettamente, con più affetto e dolcezza che mai anche se adesso l’addome rigonfio di Valentine rendeva goffo ed esitante quel gesto.

— Credevo che saresti rimasto — ansimò lei. — Finora hai sempre rifiutato ogni chiamata.

— Ce n’è una che non posso ignorare.

— Potrei avere la bambina durante il söndring, ma non su un altro mondo, lo sai. — Lo sguardo di Ender le disse che non aveva inteso chiederle di partire.

— La piccola avrà i capelli d’oro e una pelle di neve — disse lui. — Sarebbe disperatamente fuori posto su Lusitania, fra tutte quelle chiome brune di brasiliani.

Dunque si trattava di Lusitania. Valentine seppe subito perché andava!à. L’assassinio dello xenologo da parte dei maiali, diramato all’ora di cena da un notiziario, aveva colpito molto l’ambiente universitario di Reykjavik. — Tu non sai quel che stai facendo!

— Già. Non del tutto.

— Ti rendi conto di cosa accadrebbe se la gente sapesse che Ender è sul pianeta dei maiali? Ti crocifiggerebbero!

— Mi avrebbero crocifisso anche qui, se non fossi tu la sola a conoscere i miei tristi segreti. Promettimi che non parlerai.

— Via di che utilità potrai essere? Quell’uomo sarà morto da decenni quando tu arriverai là.

— I miei clienti sono sempre già piuttosto freddi allorché la loro elegia è pronta per essere recitata. Un Araldo itinerante non arriva mai per tempo sulla scena.

— Non immaginavo che avrei potuto perderti di nuovo.

— Ma io sapevo che avevamo già cominciato a separarci il giorno in cui ti sei innamorata di Jakt.

— Allora avresti dovuto dirmelo! E io non lo avrei fatto!

— È per questo che non te l’ho detto. Ma non è vero, Val. Lo avresti amato lo stesso. E io so che questo è bene. Non eri mai stata così felice. — Le guardò l’addome e sorrise. — I cromosomi dei Wiggin aspettavano che tu li mettessi al lavoro. Ti auguro di averne una dozzina.

— Qui ti ritengono impudica se ne sforni quattro, selvaggia se raggiungi i cinque, e quando arrivi a sei mandano un tecnico a ripararti gli schermi televisivi. — Valentine tornò seria e si domandò come poteva barcamenarsi con quel sòndering: lasciare che gli studenti andassero intanto senza di lei, cancellare tutto, o rimandarlo a dopo la partenza di Ender?