Era uno di quei polpettoni destinati a occupare le menti e a impedire loro di pensare. Tuttavia Raven seguì le quattro puntate con l’avidità di chi va matto per quel genere di spettacoli. Alla fine, il cattivo veniva punito e la virtù trionfava. Nell’ultima scena un simbolico stivale schiacciava un simbolico millepiedi.
Al termine dello spettacolo, Raven sospirò annoiato e andò a trovare Kayder.
L’uomo che andò ad aprirgli la porta era un essere normale, che somigliava a un pugile suonato. Aveva il naso schiacciato e le orecchie che sembravano di cartapecora. Indossava un maglione grigio.
— C’è Kayder?
— Non so — mentì l’uomo. — Vado a vedere. — Socchiuse gli occhi per osservare meglio il visitatore. — Chi devo annunciare?
— David Raven.
Quel nome non disse niente all’uomo che si allontanò lungo il corridoio, continuando a ripetere mentalmente il nome, come se fosse troppo difficile da ricordare. Tornò dopo qualche minuto.
— Potete passare.
Facendo dondolare le braccia lungo i fianchi, fece strada fino alla parte posteriore della casa.
— Il signor Raven — annunciò con voce rauca, e scomparve.
Era lo stesso studio, con gli stessi mobili e la stessa scrivania, ma tutte le piccole scatole erano scomparse. Kayder si alzò e rimase incer to se porgergli la mano o no. Alla fine indicò una poltrona.
Raven si mise a sedere e distese le gambe.
— Così, Sammy ce l’ha fatta. Ha ottenuto il suo quarto d’ora di celebrità — disse.
— Sono stato condannato soltanto al pagamento delle spese. Cento crediti. Comunque, posso dire di essermela cavata a buon mercato. — Kayder fece una leggera smorfia. — Il vecchio buffone seduto nel suo scranno di giudice ci ha tenuto a dire che dichiarazioni come la vostra non mi potranno salvare nel caso ripetessi lo stesso reato.
— Forse Sammy lo ha seccato esagerando nel mettere in risalto il suo colpo di scena — disse Raven. — Comunque, è finito tutto bene.
— Già — si protese in avanti fissando negli occhi Raven. — E adesso siete venuto a riscuotere.
— Un’astuta deduzione espressa in modo un po’ troppo crudo — disse Raven. — Diciamo che sono venuto a darvi una leggera strizzata.
Kayder aprì rassegnato un cassetto. — Quanto?
— Quanto cosa?
— Denaro.
— Denaro? — ripeté Raven, incredulo. — Credete proprio che voglia quattrini? — E alzò gli occhi al soffitto.
Kayder richiuse il cassetto con rabbia. — Sentite, voglio sapere una cosa. A un certo punto avete voluto mettermi nei guai, e subito dopo siete venuto a salvarmi. Perché?
— I momenti erano diversi.
— Davvero? In che senso?
— Prima c’era un conflitto, voi eravate un pericolo ed era consigliabile togliervi di mezzo. Poi il conflitto è terminato, o stava per terminare, ed era inutile farvi finire sotto chiave.
— Così, sapete che la guerra è finita?
— Sì. Avete ricevuto ordini in proposito?
— Infatti — ammise Kayder con una certa acidità. — E non mi piacciono. — Allargò le braccia in un gesto di impotenza. — Devo essere sincero con voi. Non ho altra possibilità, dato che potete leggermi i pensieri. Non mi piace questa improvvisa rinuncia al conflitto, ma non posso farci niente. Tutto il movimento clandestino sta andando a rotoli.
— Ed è la cosa migliore. Voi stavate combattendo per un governo autonomo… ammesso che la dittatura segreta di un uomo possa chiamarsi governo autonomo.
— Wollencott era un condottiero nato, ma non aveva la grinta del dittatore.
— Non ne aveva bisogno — disse Raven. — Tutta la grinta gliela forniva Thorstern.
Kayder spalancò gli occhi sorpreso. — Che c’entra Thorstern in tutto questo?
— Lo conoscete?
— Tutti i Venusiani lo conoscono. È uno dei sette uomini più influenti del pianeta.
— Il più forte di tutti — lo corresse Raven. — Infatti pensa che Venere dovrebbe essere sua proprietà personale. Aveva comperato Wollencott anima e corpo, fino al momento in cui gli ha ridato la libertà.
— Gli ha ridato la libertà? Volete dire… — Kayder comprese all’istante. Si irrigidì sulla poltrona e tamburellò con le dita sul tavolo. Dopo qualche secondò disse: — Può anche darsi. Non ho mai conosciuto Thorstern personalmente. Però sapevo del suo carattere duro e ambizioso. Se Wollencott prendeva direttive da qualcuno, questa persona poteva benissimo essere Thorstern. — Corrugò la fronte. — Non l’avevo mai sospettato. Evidentemente si teneva ben nascosto.
— Infatti.
— Thorstern, eh? — Fissò Raven attentamente. — Allora, perché si è sbarazzato di Wollencott?
— Thorstern è stato convinto a smettere la guerriglia contro la Terra e a dedicarsi ad attività più legali. Così Wollencott, utile fino a poco prima è diventato un legame imbarazzante. E Thorstern ha un suo modo particolare per liberarsi dei legami scomodi.
— Non vorrei credere a una cosa simile — disse Kayder con risentimento — ma debbo accettarla. Tutto concorda.
— La vostra mente dice qualcosa di più — osservò Raven. — Dice che l’organizzazione anti-terrestre si è divisa in piccoli gruppi. Voi temete che uno di questi gruppi, per ingraziarsi le autorità, finisca col tradire gli altri. Pensate che ci sia troppa gente a conoscenza di quanto stava accadendo.
— Correrò il rischio — disse Kayder. — Il tradimento è una partita che può essere giocata da entrambe le parti. Ho la coscienza meno sporca di molti altri.
— Avete sulla coscienza un ipnotico che si chiama Steen?
— Steen? — Kajder guardò Raven sorpreso. — Non sono mai riuscito a prenderlo. È scappato a bordo della Star Wraith, qualche giorno dopo la vostra partenza a bordo del Fantôme. In quel periodo avevo qualcosa di molto più importante a cui pensare. Non ricordate?
— Ricordo.
— Non ho mai saputo cosa gli sia successo.
— È morto… lentamente.
— Anche Haller! — rispose Kayder con improvviso vigore.
— In due modi diversi. Haller ha voluto morire. Ed è morto rapidamente.
— Non vedo la differenza. Sono cadaveri tutti e due.
— La differenza non sta nella loro condizione ultima — spiegò Raven con serietà — ma nella velocità con cui è avvenuto il passaggio. Una volta avevate il desiderio di ridurmi a scheletro. Se fosse stata una cosa rapida, mi sarei messo a ridere. Ma se vi foste divertito a prolungare le sofferenze, allora avrei potuto anche risentirmi.
Kayder spalancò gli occhi per la sorpresa ed esclamò: — È la cosa più pazza che mi sia mai capitato di sentire.
— È pazzo anche questo tris di pianeti su cui viviamo.
— D’accordo, ma…
— Inoltre — riprese Raven, senza far caso all’interruzione — non avete ancora sentito quello che devo dirvi. Non sono venuto per fare inutili chiacchiere.
— L’avete già detto. Volete qualcosa, ma non si tratta di denaro.
— Io vi ho fatto un favore. Ora ne voglio uno da voi.
— Ci siamo! — disse Kayder, muovendosi a disagio. — Cosa volete?
— Che uccidiate Thorstern, qualora se ne presenti la necessità.
— Cosa? Sentite, voi mi avete salvato, anche se non so da cosa. Il massimo sarebbero stati sette anni di carcere, ma mi avrebbero potuto anche condannare a una pena di sei mesi. Diciamo quindi che mi avete risparmiato sei mesi di carcere… Pensate che valgano un omicidio?
— Non avete ascoltato attentamente le mie parole. Ho detto: qualora se ne presenti la necessità. Allora non sarebbe un omicidio… ma una esecuzione sommaria.