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Quel che intendeva era chiaro, e lo capì anche Nyla, ma ciò che chiese fu: — Precisa le date.

Lui scosse le spalle. — L’analisi del Dr. DeSota fu, suppongo, la prima dimostrazione inequivocabile che esistevano davvero effetti-quanta del genere già suggerito da Schroedinger. Questo accadde nel 1977. E fu ciò che mi spinse a specializzarmi in quel ramo di studi. Poi lui ed Elbert Gillespie scoprirono l’esistenza dei crononi, nel 1979, e pochi mesi dopo svilupparono il prototipo per osservare oltre la barriera. Infine, come ho detto, io passai nel Paratempo Gamma.

Tacque, in attesa. Nyla strinse pensosamente le palpebre. — Dove hai pensato bene di restare. Dopodiché hai disertato — constatò.

— Io li ho aiutati — la corresse lui. — E non ero obbligato a stare là in eterno, le pare?

— Avrai modo di aiutare anche noi — sorrise lei, di nuovo tutta sesso e caldi lampi nello sguardo.

— No, aspetti un momento! — obiettò lui. — Io… forse ci potrei provare, certo, ma… guardi questo vostro registratore! Se è il meglio che potete fare, non possedete neppure lontanamente la tecnologia di base. Io ho bisogno di mezzi tecnici con cui lavorare. Capisce?

Lei annuì dolcemente. — Che ne dici di tutte le risorse del governo degli Stati Uniti? — E quando lo vide accigliarsi: — Lo hai già fatto per… come li hai chiamati? La gente di Gamma, no?

— Ma mi hanno minacciato di morte, se non avessi… — S’interruppe, lanciandole un’occhiata nervosa.

Lei sorrise, e per qualche istante gli lasciò assaporare quel sorriso. Poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato: si alzò e andò a sedersi sul bracciolo della sua poltrona, cingendogli il collo con un braccio e premendoglisi addosso come una gatta. Se prima avevo sospettato che sotto i vestiti non avesse nulla, ora ne fui certo. Gli solleticò un orecchio. — Noi non minacciamo — disse, suadente. Vidi Douglas roteare gli occhi per la stanza: un animale in trappola, a cui veniva offerta un’esca. — Al contrario — continuò lei in un languido sussurro. — Offriamo ricompense. Oh sì, tesoro, ricompense. E sarà mio privilegio ricompensarti personalmente in tutti i modi che potrò.

Riuscivo quasi a sentire l’odore degli ormoni che schizzavano fuori dalla sua pelle.

E ci riusciva anche il Larry Douglas locale. — Puttana — sussurrò, così piano che potei appena sentirlo benché fosse seduto sul letto al mio fianco. — Lo sai a cosa mira? È ambiziosa, la vecchia Nyla, ecco cos’è. Vuole usare questa faccenda per arricchirsi e uscire dall’FBI, per salire sulla cima della piramide. E quando avrà questo povero figlio di buona donna nel suo letto gli farà fare tutto quello che vuole… credimi, io lo so!

Tacque, perché Moe ci stava guardando storto.

Ma per me aveva parlato anche troppo. Deglutii un groppo di saliva che la rabbia mi rese amaro come il fiele. Pazzesco! Io ero geloso! Ero geloso di quel topo di fogna seduto accanto a me, così follemente che l’impulso di saltargli alla gola mi fece fremere. E tutto questo perché? Perché s’era portato a letto quest’altra Nyla.

Allucinante.

Stavo vivendo nelle mie stesse allucinazioni. Lo sapevo, e non me ne importava nulla. Se fosse bastato un pensiero per dargli fuoco avrei riso ferocemente sul rogo delle sue carni. E non solo lui: quello a cui Nyla stava sussurrando paroline all’orecchio… specialmente lui! Tutti quelli come lui. Il mio odio stava dilagando verso ciascuno degli altri Larry Douglas, detestabili doppioni, stupide controfigure, compreso il mio vecchio conoscente e compagno di bevute, Sua Eccellenza l’ambasciatore sovietico, l’Onorevole Lavrenti Yosifovitch Djugashvili.

E per me fonte di costante meraviglia vedere fino a che punto di pazzia può arrivare un individuo sano di mente.

Avevo la testa cosi satura di rabbia e di gelosia che non notai subito l’espressione di Nyla. S’era raddrizzata, corrugando le sopracciglia, e guardava fuori dalla finestra. — Moe — ordinò, — chiudi quelle dannate tendine. Non voglio che tutto il mondo stia a curiosare qui dentro!

— Capo — protestò lui, — nessuno verrebbe a guardare cosa…

— Chiudile! — E tornò a volgersi, di nuovo tutta un sorriso, all’uomo che ormai reagiva con l’aria di un beota alla sua seduzione.

E mi sentii ribollire il sangue.

Era ossessionante. Ciò che volevo era prendere quella femmina e possederla li, in quel momento, e uccidere chiunque si fosse messo fra me e lei. I miei pensieri erano un tale garbuglio che quasi non notai il lieve click uscito dal nulla. L’impercettibile rumore era appena scivolato sulla superficie della mia mente allorché Moe, nel voltare le spalle alle tende chiuse, si piegò in avanti e cadde, rovinando sul grosso registratore. Tornai alla realtà soltanto nel vedere Nyla che balzava in piedi sbigottita, il volto contratto da un improvviso spavento. Aprì la bocca per gridare…

Ci fu un altro click.

Anche Nyla si abbatté al suolo, come una marionetta dai fili spezzati. La luce si rifletté su un sottile oggetto metallico, una minuscola freccia, che le sbucava dalla camicetta sulla spalla destra.

Paralizzati dallo stupore ci fissammo l’un l’altro. Ma le confuse domande che mi roteavano nella mente non tardarono ad avere una risposta, perché sentii un soffio d’aria spostata simile a quello di una porta che si apre, e d’un tratto, davanti a me, ci fu un altro sogghignante me stesso. Quell’altro me stesso che indossava la strana tuta piena di tasche. — Salve. Come va? — Ci rivolse un cenno del capo. — Qua, datemi una mano a toglierla di mezzo.

I Douglas furono più svelti di me a ubbidirgli; per quanto sbalorditi si alzarono e spostarono dal centro del pavimento la giovane donna priva di sensi. Appena in tempo. L’aria vibrò a un’altra silenziosa onda di pressione, e un alto oggetto metallico di forma cilindrica si materializzò nella stanza. — State calmi, per favore — ordinò il nuovo Dominic. Aprì un pannello del cilindro, manovrò qualcosa che stava all’interno e poi alzò gli occhi, in attesa.

Uno scintillante ovale fatto di pura tenebra apparve davanti a noi.

— Sembra che funzioni — commentò lui con una scrollata di spalle. Stava sorridendo. E mi accorsi di rispondere al sorriso: chiunque fosse, qualunque cosa si proponesse, probabilmente rappresentava un miglioramento della mia attuale situazione. Girò un’occhiata per la stanza. — È meglio non perdere tempo — disse. — Però credo che ci converrà portare questi due con noi. Fate passare per prima la ragazza.

Stavolta mi affrettai a dare una mano, sebbene non fosse un grande sforzo per noi quattro portare il corpo inerte di Nyla attraverso l’ovale. Mi causò tuttavia un brivido arcano… non il fatto di vederla sparire centimetro per centimetro, ma il sentire la presenza di mani invisibili che la sollevavano e la attiravano dall’altra parte.

Il gorilla fu un lavoro più duro. Ma eravamo sempre in quattro, senza contare l’aiuto di quelle mani al di là dell’ovale. — Adesso voialtri — ordinò il Dominic in tuta. Ubbidimmo: il Dominic sempliciotto con meraviglia, il Douglas scienziato a denti stretti, il Douglas topo di fogna reprimendo lo spavento. E da ultimo io, con la pelle d’oca e spingendo cautamente avanti un piede per esplorare il terreno.

Era notte fonda, ma potenti lampade squarciavano il buio. Stavo al centro di una piattaforma di legno, e due uomini in abiti borghesi mi presero subito per le braccia. — Spostatevi da qui, per favore — disse uno di loro, e tornò a voltarsi verso il punto dov’ero emerso.