Il comunicatore di Carl ronzò e Virginia disse: — Dubitavi della mia prognosi?
— Quel blowout è arrivato un po' presto, non credi?
— No. Dopotutto io tratto probabilità, signore, non faccio predizioni. Se vuoi, perché non chiami Lefty d'Amario? Lui può controllare i miei calcoli.
In qualche modo l'antico pizzicore lo percorreva ancora, quando quella fragranza civettuola le riempiva d'arpeggi la voce. — D'accordo, non sto facendo rimostranze. Non c'è bisogno che tu t'impermalisca. Stai controllando quei misuratori di logoramento che Jeffers ha impiantato dappertutto?
— Certamente. Mi avanza sempre un nanosecondo o due.
— E…?
— Piccoli tremori qua e là. Qualche piccola faglia lungo il Pozzo Due. Niente di cui preoccuparsi.
— Magnifico. Hai informato il capitano Cruz?
— Sei tu il capitano, Carl. Tutti continuano a dirtelo, anche se la cosa non ti piace.
— Non l'ho chiesto io, questo lavoro.
— Nessun altro potrebbe gestire quello che sta per arrivare.
Carl avvertì un empito improvviso della rabbia di un tempo. — Quello che sta per arrivare è la morte, Virginia.
— Non conosco niente del genere. — La sua voce era compassata, circospetta.
— Hai fatto tu stessa le simulazioni.
— Macinare numeri non è la realtà. Io dovrei ben saperlo, non è vero, amico Carl? Potrebbero esserci varianti nelle matrici delle relazioni incrociate.
— Non raccontarmi storie. Halley sfiorerà il Sole troppo da vicino. L'unico interrogativo è se friggeremo o bolliremo quando questa montagna di ghiaccio andrà in pezzi.
— Ci sono molti fattori imprevedibili. Ma anche delle misure che possiamo adottare.
Carl aveva costeggiato regolarmente il fianco d'una galleria, controllando automaticamente se ci fossero crepe. Quest'ultima osservazione lo fece fermare. — Cosa possiamo fare?
— Convogliare verso l'interno parte del calore in superficie, per attenuare parzialmente l'insorgere delle tensioni dovute ai differenziali di temperatura. In altre parole, dovete invertire il sistema di scorrimento verso l'esterno, diffondendo il calore di superficie nel ghiaccio più freddo che sta in basso.
— E se il ghiaccio interno dovesse vaporizzarsi? Le pressioni…
— Lo sfiateremo. Contribuirà a schermarci dal Sole.
— Ah. — Sentì risvegliarsi la speranza. — Come mai non l'hai detto prima?
— Ci ho appena pensato. Sono soltanto una macchina.
Debolmente, Carl sentì il sommesso borbottio della risacca, il sussurro degli alisei, il lontano rombo dell'addensarsi della burrasca sull'oceano. Il mondo metaforico di Virginia all'interno della rete. Da qualche parte, una voce rise: — Ke Pii mai nei kekai!
Così, in qualche modo aveva compagnia. Sorrise. — Senti, indirò una riunione. Dovremmo esaminare…
Virginia scoppiò a ridere. — Sempre lo stesso vecchio Carl. Un minuto prima ti lamenti di tutto. Ma basta darti un problema su cui lavorare, e… tombola!
Carl arrossì. Virginia aveva sempre posseduto l'arcana capacità di precederlo d'una mossa. Si spinse lungo la galleria che conduceva a casa.
— C'è tempo in abbondanza per calcolare l'ingegneria del problema, capitano. Continua pure con le tue faccende. — Quella risatina argentea gli risuonò ancora negli orecchi. — Lani ti sta aspettando.
E lo stava infatti aspettando. Lo abbracciò in silenzio, e poi rotearono entrambi pigramente nel mezzo della stanza, dimentichi di tutto. Carl si era finalmente impadronito dell'arte di mettere da parte gli affari, una volta tornato nel piccolo alloggio, e questa volta lo fece di nuovo, anche se le implicazioni delle ultime osservazioni di Virginia erano enormi. Fu tentato di dirlo a Lani, ma poi si trattenne. Fra loro, nell'arco dei decenni, la speranza era stata attizzata fin troppe volte, soltanto per venir soffocata dalla brutale certezza di qualche spietato fatto astronomico. Così, bandì del tutto quell'irritante coro di pensieri e, semplicemente, la baciò.
— Càspita! — alitò lei, profondamente. — Piuttosto torrido per essere a mezzogiorno, particolarmente dopo una notte tanto dura…
— Facciamo del nostro meglio.
— Sono di turno fra poco. Facciamo un rapido pranzo.
— Magnifico. — Carl si lanciò verso la loro minuscola cucina, resa funzionale soltanto perché potevano usare le pareti e il soffitto.
— C'è il tabulato sulla tua stampante, a proposito — si ricordò Lani, prendendo un po' della salsa usata per i legumi brasati e il pollo-muto della sera prima. — Da Virginia.
— Oh?
Scalciò per avvicinarsi alla stampante. Di solito veniva usata soltanto per i casi di emergenza o per divertirsi, non per le faccende ordinarie della nave.
Era una poesia:
Carl studiò la poesia, corrugando la fronte. — Sta migliorando.
Lani di avvicinò e la lesse lentamente. — Tutte le volte, rimango di nuovo sorpresa. Virginia è davvero là dentro, da qualche parte.
Carl scosse la testa. — Non è da nessuna parte, in realtà. È dappertutto. Il sistema si è espanso molto al di là dei banchi di JonVon. Adesso è Halley.
Lani si girò e l'abbracciò. — Siamo tutti Halley.
Carl respirò l'aromatico, caldo muschio che emanava da lei, e sentì che i vecchi dolori si allentavano. Perché mai ho impiegato tanto tempo a capire che questa brava donna poteva essere un intero mondo per me? E se non me ne fossi mai accorto?
Sentiva Virginia intorno a loro tutti, sentiva l'intera comunità di Halley come una matrice intrecciata nell'antico ghiaccio. Non erano più sepolti dentro, venuti lì soltanto per usufruire di un passaggio. Niente percell. Niente ortho. Erano una nuova, assediata società, un nuovo modo, per un primate versatile, di estendersi oltre, di essere più di quello che era. Non erano semplicemente al centro dell'antico ghiaccio morto, erano il cuore stesso della cometa.
— Sì, suppongo che lo siamo — dichiarò.
VIRGINIA
Era uno spettacolo che gli umani non avevano mai contemplato prima, e molto probabilmente non avrebbero mai più visto. Il costante martellare dei lanciatori per più di trent'anni aveva alterato l'orbita della montagna di ghiaccio che cadeva verso l'interno, spostando i punti focali di quell'ellisse schiacciata. L'orbita della Terra si teneva aggrappata al Sole deviando dalla forma d'un cerchio perfetto meno del due per cento. Ma l'eccentricità di Halley era stata del novantasei per cento ancora prima che le macchine degli uomini cominciassero la loro persistente sgomitata. Adesso la curva si stringeva sempre più al passare d'ogni ora, portando un'estate bruciante. Halley non si era mai tuffata così vicina all'erodente Caldo.