I controlli e la vista che si godeva dall'ampio schermo di plexolega erano piacevoli ed era bello trovarsi in quel posto, a guardare il susseguirsi di informazioni incomprensibili. Gli schermi del ponte erano più grandi di quelli delle altre cabine.
— A che velocità arriva il vento? — le chiese.
— Trecento, quattrocento chilometri. Forse anche di più. Nessuno ci fa molto caso, a meno che non sia in arrivo una navetta di rifornimento.
— Credevo che, vivendoci, fosse una cosa a cui fare sempre caso.
— Appunto. Noi non ci viviamo sopra: la superficie di Longtunnel non è abitabile.
— Vivete in strutture sotterranee?
— Vedrai. — Fece un cenno verso i dati. — Segui il faro di navigazione e basta.
— Va bene — ma non si mosse.
Clarity attese ancora qualche istante. — Non andiamo alla navetta? — chiese alla fine.
— Naturalmente. — Si alzò. — Sto solo controllando le ultime cose.
Per quanto amasse vedere nuovi mondi e incontrare gente nuova, avvertiva sempre una fitta di rimpianto tutte le volte che doveva lasciare il Teacher. In un universo di follia, era il suo unico rifugio: sempre pronto, sempre confortante.
Scesero compiendo una stretta curva attorno all'emisfero settentrionale, dirigendosi verso l'unico radiofaro. Poiché non c'erano altri veicoli in orbita, non fu necessario richiedere l'autorizzazione, e Clarity gli aveva assicurato che non c'erano altri velivoli di stanza sul pianeta.
— Questo significa che il nostro arrivo verrà notato non solo dai tuoi amici e dalle autorità portuali, ma anche da qualunque contatto i tuoi rapitori abbiano stabilito qui sul posto.
— Puoi sempre impacchettarmi di nuovo per la consegna — rispose lei con un sorriso.
— Vero. Però questa volta con nastri e fronzoli. — Studiò gli strumenti della navetta. — A quest'ora potrebbero aver smesso di cercarti, o potrebbero aver concentrato tutti i loro sforzi su Alaspin.
— L'ultima ipotesi è possibile, ma non la prima. — Il suo viso aveva un'espressione seria. — Non credo che quella gente si arrenda su nulla.
Il piccolo shuttle vibrò entrando nell'atmosfera turbolenta, sballottato qua e là dai venti d'alta quota. Nonostante i compensatori, ringraziarono entrambi il fatto di portare le cinture di sicurezza. Le folate rabbiose si scontravano l'una contro l'altra, trattando l'intruso con rude indifferenza. Pip e Scrap si erano arrotolati attorno ai due sedili vuoti e si tenevano stretti.
I fulmini preoccupavano Flinx più del vento. Ne cadevano in continuazione, sia tra nuvola e nuvola che tra le nuvole e la superficie. La navetta venne colpita due volte, ma l'unico danno fu un'ala leggermente bruciacchiata.
— È sempre così? — Il rombo insistente dei tuoni si udiva anche all'interno dello shuttle perfettamente insonorizzato.
— Così dicono i climatologi. Non vorrei essere nei loro panni per tutto l'oro del mondo: devono stare vicino alla superficie e uscire di tanto in tanto all'esterno per controllare gli strumenti.
Era mezzogiorno, ora locale, ma quando finalmente emersero dall'ultimo strato di nubi, era scuro come al mattino presto. I lampi continuavano a saettare tutto intorno. Flinx era contento di non dover fare altro che restarsene seduto e aspettare mentre il cervello della nave conversava ad altissima velocità con il computer di atterraggio del pianeta. Le due macchine, con molta calma, stabilivano l'angolo di avvicinamento e di discesa, la velocità di atterraggio, la direzione del vento e delle correnti e i mille altri dettagli vitali per portare a terra sani e salvi due fragili essere umani. Nonostante gli sforzi delle due macchine, il piccolo velivolo sobbalzava e rollava.
C'era poca luce, appena quanto bastava per permettere a Flinx di guardare fuori dal visore. Il terreno era assai poco promettente: svettanti picchi rocciosi, una rete frastagliata di valloni e sporgenze, vegetazione malsana che si abbarbicava tenace alle rocce esposte al vento o si nascondeva nei pochi luoghi riparati, cercando di evitare di venir risucchiata dalle raffiche onnipresenti. Cadeva una pioggia sottile.
Mentre scendevano sempre più bassi e vicini a quel paesaggio minaccioso, Flinx si sforzò di cogliere una luce, un edificio, qualunque cosa che indicasse che stavano atterrando nel posto giusto.
All'improvviso, i motori della navetta ruggirono, gettandolo contro lo schienale e con le cinture che premevano forte contro il petto e le gambe. Poi la navetta si sollevò inclinandosi e Flinx ebbe una rapida visione di luci blu allineate nel buio. Questo fu tutto: niente campo d'atterraggio, né hangar o pozzi di lancio, né nessun altro dei mille annessi e connessi che facevano parte di un normale porto delle navette.
— Manovra di avvicinamento — disse la voce del computer risuonando metallica nella cabina che rollava e beccheggiava.
— Perché un'altra volta? — chiese Flinx.
— Troppo vento. Il Controllo Atterraggio ha annullato la nostra iniziale discesa. Sto girando in cerchio.
— E se anche questa volta c'è troppo vento?
— Continueremo a girare finché il Controllo Atterraggio non ci autorizza. Nel caso che il livello di carburante scendesse troppo, ritorneremo automaticamente alla base per il rifornimento.
Questo significava che avevano carburante a sufficienza solo per due tentativi, e Flinx lo sapeva. Il Teacher non portava molto carburante di riserva per la navetta, e normalmente si riforniva ad ogni atterraggio. Adesso era troppo tardi per desiderare dei serbatoi di riserva.
Compirono una virata tanto stretta che quasi strappò le ali dalla fusoliera a forma di trapezio. Questa volta l'avvicinamento fu molto più morbido, perché la velocità del vento era scesa sotto i cento chilometri orari per pochi preziosi istanti.
Clarity parlava per nascondere il nervosismo. — Sei in buoni rapporti con tutti i computer?
— Cerco di essere amico del maggior numero possibile di intelligenze. E ci sono un mucchio di esseri umani che non si meritano quell'appellativo. Questo volo ti innervosisce, vero?
— Certo che mi innervosisce! — esclamò seccata. — Ma è l'unico modo per arrivare e partire da Longtunnel. L'ho fatto una mezza dozzina di volte e continuo a farlo.
— Un altro modo per dire che le probabilità non sono ancora diventate sfavorevoli.
— Nonostante tu sia un giovanotto affascinante, a volte sai essere molto deprimente.
— Mi spiace.
Sotto di loro brillarono le luci blu e la navetta puntò direttamente in direzione della prima. Stavano volando più bassi delle montagne. L'insediamento e il porto erano stati costruiti in una profonda valle circondata da alti picchi. Al riparo dal vento, pensò lui. Chissà com'erano i venti di superficie fuori dalla protezione delle montagne.
Quando finalmente toccarono terra, emise un sospiro di sollievo. La navetta si sollevò una prima volta, presa nel vortice di una folata, poi atterrò definitivamente, mentre il computer invertiva la spinta dei motori per frenare. Quando i motori tacquero, udirono chiaramente il rumore del vento e dei tuoni.
Alla loro sinistra apparve una luce verde che lampeggiava insistente. La navetta girò su se stessa per intercettare un altro radiofaro, che loro non potevano vedere.
— Buon atterraggio — Clarity stava già slacciando le cinture.
— Buono? — Flinx era più scosso di quanto volesse ammettere. — Questo è un posto infernale.
— Pieno di possibilità, altrimenti nessuno di noi sarebbe qui.
— Com'è l'aria?
— Respirabile… se non ti scaraventa a terra. Ricorda sempre che qualunque atterraggio su Longtunnel è un buon atterraggio. Avremmo anche potuto non atterrare per niente.