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(Un ubriaco che era riuscito ad entrare in un bidone della spazzatura e adesso non ce la faceva più ad uscire, con il cappello a cilindro di sghimbescio sulla testa, il naso rosso che lampeggiava come un’insegna pubblicitaria, gli occhi strabuzzati in un’espressione di blanda stupefazione.)

No, non così, fece Blaine. Ero solo disteso sotto l’albero, morto al mondo. Il dottore è convinto che c’è qualcosa che non va, in me…

E c’è.

Sì, ma non è quello che pensa lui…

E Godfrey Stone stava dicendo, tranquillamente, amichevolmente, con un sorriso che era per metà di sollievo e per metà di preoccupazione: «Il solito guaio, eh? Troppi liquori, immagino. Sai benissimo che il dottore ti aveva detto…»

«Oh, che diavolo!» protestò Blaine. «Soltanto un bicchierino o due. Non abbastanza per…»

«Zia Edna sembrava impazzita,» disse Harriet. «Ha immaginato che ti fosse successo chissà che cosa. Sai che è speciale, lei, per preoccuparsi. Era convinta che questa volta te ne fossi andato per sempre.»

Godfrey! Godfrey! Oh, mio Dio, tre anni…

Calma, Shep. Adesso non è il momento. Dobbiamo tirarti fuori di qui.

«Conoscete quest’uomo?» fece il dottore Wetmore. «È un vostro parente?»

«Non siamo parenti,» disse Stone. «Solo amici. Sua zia Edna è una nostra…»

«E va bene, andiamo,» disse Blaine.

Stone lanciò al dottore un’occhiata interrogativa, e Wetmore annuì.

«Fermatevi all’accettazione,» disse, «e ritirate il certificato di dimissione. Telefonerò giù io. Vorranno i vostri nomi.»

«Certo,» disse Stone. «La ringrazio moltissimo.»

«Tutto a posto, allora.»

Blaine si soffermò sulla soglia e si voltò verso il dottore.

«Mi dispiace,» fece. «Non le avevo detto la verità. Non ne sono molto orgoglioso, vede.»

«Tutti noi,» disse il dottore, «abbiamo dei momenti di cui non possiamo andare orgogliosi. Lei non è l’unico.»

«Arrivederci, dottore.»

«Arrivederci,» disse Wetmore. «Si riguardi.»

Poi si avviarono per il corridoio, tutte e tre insieme.

Chi c’era in quell’altro letto? chiese Stone.

Un certo Riley.

Riley!

Un camionista.

Riley! Era lui che eravamo venuti a cercare. Ti abbiamo trovato per caso.

Stone si fermò, si girò a mezzo, per ritornare indietro.

È inutile, disse Blaine. È morto.

E il suo camion?

Fracassato. È uscito di strada.

«Oh, Godfrey!» gridò Harriet.

Stone scosse il capo.

«Inutile.» disse. «Inutile.»

Ehi, ma che cosa succede?

Ti racconteremo tutto, Ma prima andiamocene di qui.

Stone afferrò Blaine per un braccio e lo trascinò via.

Una cosa soltanto. Cosa c’entra Lambert Finn in tutta questa faccenda?

«Lambert Finn,» disse Stone, usando la voce, «è l’uomo più pericoloso che esista oggi al mondo.»

XIX

Non credi che dovremmo andare avanti ancora un pò?» chiese Harriet. «Se quel dottore si insospettisce…»

Stone fece sterzare la macchina nel viale.

«E perché dovrebbe insospettirsi?»

«Comincerà a riflettere. Penserà a quello che è successo a Shep e continuerà a chiedersi se è proprio tutto vero. In fin dei conti, la nostra storiella faceva acqua da tutte le parti.»

«Per essere una storiella inventata sul momento, mi è sembrato che abbia funzionato a dovere.»

«Ma siamo soltanto a quindici chilometri dalla città.»

«Voglio tornare indietro, questa notte. Devo cercare di scoprire che fine ha fatto il camion di Riley.»

Fermò la macchina davanti alla palazzina che portava la scritta "Amministrazione".

«Vuoi dire che hai intenzione di infilare la testa in un cappio,» disse Harriet.

L’uomo che fino a un attimo prima stava spazzando i gradini si avvicinò.

«Benvenuti,» disse cordialmente. «Possiamo fare qualcosa per voi?»

«Ha due châlets comunicanti?»

«Sì, li abbiamo,» disse l’uomo. «Ha visto che bella stagione?»

«Sì, un tempo veramente splendido.»

«Magari presto si metterà al freddo. Da un giorno all’altro. È autunno avanzato. Mi ricordo che una volta nevicava spesso, in questo periodo e…»

«Ma quest’anno no,» disse Stone.

«No, quest’anno no. Mi stava dicendo che voleva due châlets comunicanti.»

«Se non le dispiace.»

«Vada avanti, sempre diritto. Numeri 10 e 11. Io vado a prendere le chiavi e vi raggiungo.»

Stone fece sollevare dolcemente la macchina sui getti d’aria e la guidò lungo il viale. Altre macchine stavano parcheggiate accanto alle villette. C’era della gente occupata a scaricare dei bauli. Altri stavano seduti sulle sdraio, nei piccoli patii. In fondo al viale, quattro uomini piuttosto anziani stavano giocando a lanciare i ferri di cavallo.

La macchina si fermò davanti al numero 10 e si abbassò gentilmente fino a terra.

Blaine scese e aprì la portiera ad Harriet.

Ed era molto piacevole, pensò, era quasi come essere a casa, stare insieme a quei due… quei due che aveva perduto e che adesso erano di nuovo con lui. Qualunque cosa potesse accadere, era di nuovo insieme ai suoi amici.

Il motel sorgeva sull’altura affacciata sopra al fiume, e dal punto in cui s’erano fermati, poteva vedere l’ampio paesaggio verso nord e verso est… le colline brune e calve, e l’erosione delle gole e dei burroni boscosi che scendevano verso la valle del fiume, dove una linea irregolare di boschi orlava la corrente color cioccolata che procedeva tortuosamente, come se non avesse una meta precisa, come se non riuscisse a decidere dove voleva andare; e lasciava dietro di sè tracce ben visibili della sua indecisione, pozze isolate e stagni e bracci zigzaganti e folli, eccentrici nel loro corso ancora più del grande fiume.

C’era una sensazione di pulito, di familiare, in quello spettacolo, che colpiva l’immaginazione. C’era un alito di freschezza, e il senso dello spazio.

Il gestore arrivò trotterellando lungo il viale, facendo tintinnare un paio di chiavi. Aprì le porte e le spalancò.

«Troverete tutto in perfetto ordine,» disse. «Ci teniamo moltissimo. Tutte le finestre hanno le imposte, e le serrature sono della marca migliore. Negli armadietti troverete un assortimento completo di segni cabalistici e di talismani portafortuna. Una volta li installavamo noi, ma poi ci siamo accorti che i clienti preferiscono scegliere da soli quelli che considerano più efficaci.»

«È un pensiero veramente molto gentile,» disse Stone.

«Fa piacere,» disse il gestore, «starsene tranquilli, al riparo dai pericoli.»

«Dice bene, amico,» fece Stone.

«E là di fronte abbiamo anche un ristorante…»

«Ci andremo subito,» disse Harriet. «Io sto per morire di fame.»

«Potete fermarvi lungo la strada,» disse il gestore, «per firmare il registro.»

«Certamente,» disse Harriet.

L’uomo le porse le chiavi e si avviò lungo il viale, salutando con inchini e cenni del capo, in atteggiamento di gaia ospitalità, gli occupanti degli altri châlets.

«Entriamo,» disse Stone.

Tenne la porta aperta per fare passare Harriet e Blaine, poi entrò a sua volta e chiuse l’uscio dietro di sè.