«Che cosa significa… se io decidessi di bere il loro sangue?» chiesi. «Come potrei decidere di non farlo?»
«È qualcosa su cui dobbiamo riflettere, tutti e due», disse Marius. «E c’è sempre la possibilità che loro non ti permettano di bere.»
Rabbrividii al pensiero di quelle braccia che scattavano per colpirmi, mi scagliavano a distanza di venti piedi, forse addirittura attraverso il pavimento di pietra.
«Lei ti ha detto il suo nome, Lestat», riprese Marius. «Credo che ti lascerà bere. Ma se prenderai il suo sangue, diventerai ancor più resistente di quanto tu lo sia ora. Poche gocce ti rafforzeranno; se te ne darà di più, se te ne darà una misura piena, allora diffìcilmente ci sarà al mondo, dopo, una forza capace di distruggerti. Dovrai essere ben certo di volerlo.»
«Perché non dovrei volerlo?» chiesi.
«Vorresti ridurti a una brace consunta e continuare a vivere nella sofferenza? Vorresti essere trafitto mille volte da pugnali o crivellato da colpi di pistola e continuare a vivere, ridotto a un involucro lacerato, incapace di difendersi? Credimi, Lestat, può essere terribile. Potresti dover subire addirittura il sole e continuare a vivere, ustionato in modo da diventare irriconoscibile, e augurarti di essere mille volte morto, come se lo auguravano i vecchi dèi in Egitto.»
«Ma non guarirò più in fretta?»
«Non è certo. No, senza un’altra infusione del suo sangue mentre sarai menomato. Il tempo, con la sua misura costante di vittime umane, oppure il sangue degli antichi… questi sono gli elementi restauratori. Ma potresti rimpiangere di non essere morto. Pensaci. Rifletti con calma.»
«Cosa faresti, al mio posto?»
«Berrei da Coloro-che-devono-essere-conservati, naturalmente. Berrei per diventare più forte, più prossimo all’immortalità. Implorerei in ginocchio Akasha di permetterlo, e mi butterei fra le sue braccia. Ma è facile dire queste cose. Lei non mi ha mai colpito. Non me l’ha mai proibito, e io so che voglio vivere per sempre. Sarei pronto a sopportare di nuovo il fuoco. Sopporterei il sole, e ogni altra sofferenza, pur di continuare. Forse tu non sei altrettanto sicuro di desiderare l’eternità.»
«La desidero», dissi. «Potrei fingere di pensarci, fingere di essere saggio e di soppesare le possibilità. Ma… diavolo, non riuscirei a ingannarti, vero? Tu sapevi già quale sarebbe stata la mia risposta.» Marius sorrise.
«Allora, prima che te ne vada scenderemo nella cappella e lo chiederemo umilmente, e vedremo che cosa dirà.»
«E per il momento, hai altre risposte?» chiesi.
Mi accennò di continuare.
«Ho visto i fantasmi», dissi. «Ho visto i demoni infestanti che hai descritto. Li ho visti invasare mortali e abitazioni.»
«Non ne so più di te. Molti spettri sembrano semplici apparizioni, ignari d’essere osservati. Non ho mai parlato a uno spettro, e nessuno di loro mi ha mai parlato. In quanto ai demoni infestanti, che cosa possono aggiungere all’antica spiegazione di Enkil, che impazzano perché non hanno corpo? Ma vi sono altri immortali assai più interessanti.»
«Chi sono?»
«Ve ne sono almeno due in Europa che non hanno mai bevuto sangue. Possono aggirarsi in piena luce non meno che nell’oscurità, hanno corpi e sono fortissimi. Sono identici agli uomini. Ce n’era uno nell’antico Egitto, conosciuto nella corte come Ramses il Dannato sebbene non fosse affatto dannato, a quanto io posso dire. Il suo nome fu cancellato da tutti i documenti reali dopo la scomparsa. Sai che gli egizi avevano quella consuetudine: cancellavano il nome per cercare di uccidere l’essere. E non so cosa sia stato di lui. Gli antichi rotoli non lo dicono.»
«Armand ne ha parlato», dissi io. «Armand ha parlato di certe leggende secondo le quali Ramses era un antico vampiro.»
«Non lo è. Ma non credetti ciò che leggevo di lui fino a che non vidi gli altri con i miei occhi. Tuttavia non ho comunicato con loro; li ho soltanto visti, e hanno avuto paura di me e sono fuggiti. Li temo perché si muovono sotto il sole. E sono potenti ed esangui, e chi sa cosa potrebbero fare? Ma può darsi che tu viva per secoli e secoli senza vederli.»
«Ma quanto sono antichi? Quanto tempo è passato?»
«Sono molto antichi; probabilmente sono vecchi quanto me. Non lo so. Vivono come uomini ricchi e potenti. E forse ce ne sono altri; forse hanno modo di propagarsi. Non ne sono sicuro. Una volta Pandora disse che c’era anche una donna. Ma io e Pandora eravamo in completo disaccordo sul loro conto. Pandora diceva che erano stati ciò che noi eravamo, erano antichi, e avevano cessato di bere come hanno cessato di farlo la Madre e il Padre. Io non credo che fossero mai stati ciò che siamo. Sono qualcosa di diverso, e non hanno sangue. Non riflettono la luce come noi. L’assorbono. Sono appena un poco più scuri dei mortali. E sono forti. Forse non li vedrai mai, ma te lo dico per metterti in guardia. Non devi mai lasciare che sappiano dove giaci. Possono essere più pericolosi degli umani.»
«Ma gli umani sono davvero pericolosi? Io ho trovato che è molto facile ingannarli.»
«Sono pericolosi, naturalmente. Gli umani potrebbero sterminarci se capissero veramente che cosa siamo. Potrebbero darci la caccia di giorno. Non sottovalutare mai questo loro vantaggio. Anche in questo le leggi delle vecchie congreghe avevano una loro saggezza. Non parlare mai, mai ai mortali di noi. Non dire mai a un mortale dove dormi o dove dorme un altro vampiro. È una pazzia credere di poter controllare i mortali.»
Annuii, sebbene per me fosse molto difficile temere i mortali. Non li avevo mai temuti.
«Anche il Teatro dei Vampiri a Parigi», continuò Marius, «nonostante le più semplici verità sul nostro conto. Gioca sul folklore e sulle illusioni, e il pubblico si lascia ingannare completamente.»
Mi rendevo conto che era vero, e che persino nelle sue lettere Eleni mascherava i significati e non usava mai i nostri nomi completi. Quella segretezza mi opprimeva come sempre. Ma mi stillavo il cervello cercando di ricordare se avevo mai visto gli esseri privi di sangue… Per la verità, avrei potuto scambiarli per vampiri anomali.
«C’è un’altra cosa che devo dirti sul conto degli esseri soprannaturali», continuò Marius. «Quale?»
«Non ne sono certo, ma ti dirò ciò che penso. Sospetto che quando veniamo bruciati, quando veniamo completamente distrutti, possiamo tornare in una forma diversa. Non parlo di reincarnazioni umane: non so nulla del destino delle anime degli uomini. Ma noi viviamo in eterno e penso che ritorniamo.»
«Perché dici così?» Non potei fare a meno di pensare a Nicolas. «Per lo stesso motivo che induce i mortali a parlare di reincarnazione. Vi sono quelli che affermano di ricordare altre vite. Vengono a noi come mortali e affermano di sapere tutto di noi, di essere stati dei nostri e chiedono di riavere il Dono Tenebroso. Pandora era una di loro. Sapeva molte cose e la sua conoscenza non aveva spiegazioni, se non forse il fatto che l’aveva immaginata o l’aveva tratta dalla mia mente senza rendersene conto. È una possibilità, l’esistenza di mortali che ricevono i nostri pensieri.
«Comunque sia, non sono molti. Se sono vampiri, sicuramente sono alcuni dei tanti che sono stati distrutti. Gli altri, forse, non hanno la forza di ritornare. O non vogliono. Chi può saperlo? Pandora era convinta d’essere morta quando la Madre e il Padre erano stati esposti al sole.»
«Buon Dio! Rinascono come mortali e vogliono ridiventare vampiri?»
Marius sorrise.
«Tu sei giovane, Lestat, e ti contraddici. Cosa pensi veramente che sarebbe, essere di nuovo mortale? Pensaci, quando rivedrai tuo padre.»