Tacqui. Dovevo ammettere che aveva ragione. Ma non volevo perdere ciò che vedevo nella mortalità con la mia immaginazione. E sapevo che il mio amore per i mortali era legato al fatto che non avevo paura di loro.
Marius distolse gli occhi. Era nuovamente distratto, in atteggiamento d’ascolto. Poi tornò a dedicarmi la sua attenzione.
«Lestat, non ci restano più di due o tre notti», disse in tono triste.
«Marius!» mormorai, e trattenni le parole che mi salivano alle labbra.
La mia unica consolazione era la sua espressione; mi sembrava che non fosse mai apparso neppure lontanamente inumano.
«Non sai quanto desidero che tu resti», disse. «Ma la vita è là fuori, non qui. Quando ci ritroveremo ti dirò di più; ma per ora hai tutto ciò che ti è necessario. Devi andare in Louisiana e accompagnare tuo padre fino al termine della sua vita, e imparare da questo tutto il possibile. Io ho visto legioni di mortali invecchiare e morire. Tu non ne hai visto nessuno. Ma credimi, mio giovane amico: desidero disperatamente che tu resti con me. Non sai quanto lo vorrei. Ti prometto che ti troverò quando verrà il momento.»
«Ma perché non posso ritornare da te? Perché devi andartene da qui?»
«È venuto il momento», disse Marius. «Ho regnato abbastanza a lungo su questa gente. Comincio a destare sospetti e inoltre queste acque sono frequentate dagli europei. Prima di venire qui, ero nascosto nella città di Pompei, sepolta dal Vesuvio; e i mortali hanno cominciato a scavare tra le rovine e mi hanno costretto a fuggire. Ora la storia si ripete. Devo cercare un altro rifugio più remoto e sicuro. Sinceramente, non ti avrei portato qui se avessi avuto intenzione di restare.»
«Perché?»
«Lo sai. Non posso permettere che tu o altri conosciate l’ubicazione di Coloro-che-devono-essere-conservati. E questo mi porta a una cosa molto importante: le promesse che devi farmi.»
«Come vuoi», dissi. «Ma che cosa posso essere in grado di darti?»
«Questo, molto semplicemente. Non devi mai dire ad altri ciò che ti ho detto. Non parlare mai di Coloro-che-devono-essere-conservati. Non riferire mai le leggende dei vecchi dèi. Non dire agli altri che mi hai visto.»
Annuii. Me l’aspettavo: ma sapevo che avrebbe potuto rivelarsi molto difficile.
«Se rivelerai anche una sola parte», continuò Marius, «ne seguirà un’altra, e ogni volta che il segreto di Coloro-che-devono-essere-conservati verrà ripetuto, crescerà il pericolo che vengano scoperti.»
«Sì», dissi. «Ma le leggende, le nostre origini… E i figli che creerò?»
«No. Come ti ho detto, se ne racconterai una parte, finirai per dire tutto. Inoltre, se i novizi sono figli del dio cristiano, se sono avvelenati com’era Nicolas dalla nozione cristiana del peccato originale e della colpa, le vecchie leggende avranno solo il potere di esasperarli e deluderli. Per loro sarà un orrore inaccettabile. Il caso, gli dèi pagani in cui non credono, le tradizioni che non capiscono. Bisogna essere pronti per questa conoscenza, per quanto sia scarsa. Ascolta piuttosto con attenzione le loro domande e digli ciò che devi per farli contenti. E se scoprirai di non poter mentire con loro, non dire nulla. Cerca di renderli forti come oggi sono forti gli uomini senza dio. Ma ricorda le mie parole: le vecchie leggende, mai. Quelle sono mie, e io solo posso raccontarle.»
«Che cosa mi farai, se le racconterò?» chiesi. Mi guardò sorpreso. Perse la compostezza per quasi un secondò, poi rise.
«Sei il più dannato degli esseri, Lestat», mormorò. «Il fatto è che posso farti tutto ciò che voglio, se le racconterai. Lo sai, senza dubbio. Potrei calpestarti come Akasha calpestò l’Anziano. Potrei darti fuoco con il potere della mia mente. Non voglio proferire queste minacce: voglio che tu torni a me. Ma non voglio che questi segreti vengano conosciuti. Non voglio che una banda d’immortali mi piombi di nuovo addosso come avvenne a Venezia. Non voglio essere noto alla nostra specie. Non dovrai mai, di proposito o per caso, mandare qualcuno a cercare Coloro-che-devono-essere-conservati. O Marius. Non dirai mai il mio nome ad altri.»
«Capisco», dissi.
«Davvero? Oppure devo minacciarti? Devo avvertirti che la mia vendetta può essere terribile? Che la mia punizione includerebbe anche coloro ai quali hai rivelato i segreti? Lestat, ho distrutto altri della nostra specie che erano venuti a cercarmi. Li ho distrutti semplicemente perché conoscevano le vecchie leggende e conoscevano il nome di Marius e non avrebbero mai desistito dalla ricerca.»
«Non lo sopporto», mormorai. «Non lo dirò a nessuno, mai. Lo giuro. Ma ho paura di ciò che gli altri possono leggere nei miei pensieri, è naturale. Temo che possano attingere le immagini dalla mia mente. Armand lo poteva. E se…»
«Puoi nascondere le immagini. Sai come fare. Puoi irradiare altre immagini per confonderli. Puoi chiudere la tua mente. È un’arte che già conosci. Ma basta con le minacce e gli ammonimenti. Per te provo amore.»
Per un momento non risposi. La mia mente balzava a ogni sorta di possibilità proibita. Finalmente parlai:
«Marius, non provi mai il desiderio di dire tutto a tutti quelli della nostra specie? Voglio dire, far conoscere a tutti noi l’esistenza dei nostri simili, e chiamarli tutti a raccolta?»
«Buon Dio… No, Lestat. Perché dovrei farlo?» Sembrava sinceramente sconcertato.
«Allora potremmo possedere le nostre leggende, riflettere sugli enigmi della nostra storia, come fanno gli umani. Potremmo scambiarci le esperienze e condividere il potere…»
«E unirci per usarlo come hanno fatto i Figli delle Tenebre, contro gli uomini?»
«No… non così.»
«Lestat, nell’eternità le congreghe sono molto rare. In maggioranza i vampiri sono diffidenti e solitari e non amano gli altri. Non hanno più di uno o due compagni scelti con cura, di tanto in tanto, e proteggono i loro terreni di caccia e la loro intimità come io proteggo i miei. Non vorrebbero unirsi, e se vincessero l’ostilità e i sospetti che li dividono, la loro convocazione finirebbe in battaglie terribili e lotte per la supremazia come quelle che mi furono rivelate da Akasha e che accaddero migliaia di anni fa. In fondo siamo essere malefici. Siamo assassini. È meglio che quanti si alleano su questa terra siano mortali, e che si uniscano in nome del bene.»
Accettai ciò che mi diceva: mi vergognavo delle mie debolezze e della mia impulsività. Tuttavia un altro campo di possibilità mi stava già ossessionando.
«E i mortali, Marius? Non hai mai desiderato rivelarti a loro e raccontare l’intera storia?»
Anche questa volta sembrò sconcertato dall’idea.
«Hai mai desiderato che il mondo sapesse di noi? Per il meglio o per il peggio? Non ti è mai sembrato preferibile alla continuazione dell’esistenza segreta?»
Abbassò gli occhi per un momento e appoggiò il mento sulla mano. Per la prima volta percepivo una comunicazione di immagini che giungevano da lui, e sentivo che mi permetteva di vederle perché non era certo della risposta. Ricordava, con una forza rievocativa così potente che faceva apparire fragili i miei poteri. Ricordava i primi tempi, quando Roma governava ancora il mondo e i suoi anni erano ancora più o meno quelli di una vita umana normale.
«Tu ricordi che avresti voluto dirlo a tutti», mormorai. «Rivelare il segreto mostruoso.»
«Forse», disse Marius, «all’inizio c’era la smania disperata di comunicare.»
«Sì, comunicare», dissi io: Mi piaceva quella parola. E ricordai la notte lontana sul palcoscenico, quando avevo tanto spaventato il pubblico parigino.
«Ma fu all’inizio», disse lentamente Marius parlando a se stesso. Gli occhi erano socchiusi e remoti, come se scrutasse i secoli passati. «Sarebbe una follia. Se l’umanità si convincesse, ci annienterebbe. Non voglio essere annientato. Questi pericoli e queste calamità non mi affascinano.»