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Non risposi.

«Neppure tu provi l’impulso di rivelare queste cose», mi disse con fare suadente.

E invece sì, pensai. Sentii le sue dita sul dorso della mia mano. Pensavo al mio breve passato… il teatro, le fantasie fiabesche. Ero paralizzato dalla tristezza.

«Tu senti il peso della solitudine e della mostruosità», disse Marius. «E sei impulsivo e portato alle sfide.»

«È vero.»

«Ma che importanza avrebbe rivelare qualcosa ad altri? Nessuno può perdonare, nessuno può redimere. Pensarlo è un’illusione puerile. Rivelati e sarai annientato: e che cosa avrai ottenuto? Il Giardino Selvaggio inghiottirà i tuoi resti nella vitalità pura e nel silenzio. Dove sono la giustizia o la comprensione?»

Annuii.

Sentii la sua mano chiudersi sulla mia. Si alzò in piedi, e mi alzai anch’io, riluttante ma docile.

«E tardi», disse docilmente. I suoi occhi erano colmi di compassione. «Abbiamo parlato abbastanza per ora. E io devo andare tra la mia gente. Ci sono guai nel villaggio vicino, come temevo. Mi porteranno via tutto il tempo fino all’alba; e poi ancora domani sera. Forse sarà domani dopo mezzanotte che potremo riprendere a parlare…»

Si distrasse di nuovo. Abbassò la testa e ascoltò.

«Sì, devo andare», disse. Ci scambiammo un abbraccio tranquillo.

E, sebbene desiderassi andare con lui per vedere cosa sarebbe accaduto al villaggio e come avrebbe risolto i problemi, desideravo anche tornare nella mia stanza e guardare il mare, e dormire.

«Al risveglio avrai fame», disse Marius. «Avrò una vittima per te. Pazienta fino al mio arrivo.»

«Sì, certo…»

«E domani, mentre mi attendi, fa’ ciò che vuoi in questa casa. Gli antichi rotoli sono nelle custodie, in biblioteca. Puoi guardarli. Gira per tutte le stanze. Ma non devi avvicinarti al santuario di Coloro-che-devono-essere-conservati. Non devi scendere la scala da solo.»

Annuii.

Volevo chiedergli un’altra cosa. Quando andava a caccia? Quando beveva? Il suo sangue mi aveva sostentato per due notti, forse più. Ma quale sangue sosteneva lui? Aveva preso una vittima in precedenza? Sarebbe andato a caccia ora? Avevo il sospetto crescente che non avesse più lo stesso bisogno di sangue che avevo io e che, come Coloro-che-devono-essere-conservati, avesse incominciato a bere sempre meno. Desideravo disperatamente sapere se questo era vero.

Ma mi stava lasciando. Il villaggio lo chiamava. Uscì sulla terrazza e poi scomparve. Per un momento pensai che fosse andato a destra o a sinistra, oltre la porta. Poi arrivai alla porta, e la terrazza era deserta. Mi accostai alla balaustrata, guardai giù e vidi la macchia di colore della sua giacca, molto più in basso.

Quindi possiamo attenderci tutto questo, pensai: non avremo più bisogno di sangue, i nostri volti perderanno gradualmente ogni espressione umana, potremo muovere gli oggetti con la forza della mente e potremo praticamente volare. E una notte, fra migliaia d’anni, staremo nel silenzio assoluto come Coloro-che-devono-essere-conservati? Quante volte, quella notte, Marius era parso simile a loro? Per quanto tempo restava immobile quando non c’era nessuno?

E cosa significava per lui il mezzo secolo durante il quale io avrei dovuto vivere quella vita mortale al di là dell’oceano?

Mi voltai e riattraversai la casa per tornare nella camera da letto che mi era stata assegnata. Sedetti a guardare il mare e il cielo fino a che spuntò la prima luce. Quando aprii il piccolo nascondiglio del sarcofago, vi trovai fiori freschi. Misi La maschera d’oro e i guanti e mi stesi nella bara di pietra. Sentivo ancora il profumo dei fiori mentre chiudevo gli occhi.

Si stava avvicinando il momento. La perdita della conoscenza. E al limitare del sogno sentii ridere una donna. Rise leggermente, a lungo, come se fosse felice e stesse conversando; e un attimo prima di piombare nell’oscurità, vidi la sua gola bianca mentre rovesciava la testa all’indietro.

15.

Appena aprii gli occhi ebbi un’idea. Spuntò già formata, e subito mi ossessionò, tanto che mi accorgevo appena della sete e del bruciore nelle mie vene.

«Vanità», sussurrai. Ma l’idea aveva una sua bellezza affascinante.

No, era meglio non pensarci. Marius mi aveva detto di stare lontano dal santuario, e inoltre sarebbe tornato a mezzanotte, e allora avrei potuto esporgli l’idea. E avrebbe potuto… che cosa? Scuotere tristemente la testa.

Avanzai nella casa. Tutto era come la notte precedente, con le candele accese, le finestre aperte sullo spettacolo della luce morente. Non mi sembrava possibile che presto dovessi andarmene, e che non sarei mai tornato e che anche Marius avrebbe abbandonato quel luogo straordinario.

Ero depresso, infelice. Ma c’era l’idea.

Non volevo farlo in sua presenza, ma in silenzio e in segreto in modo da non sentirmi ridicolo.

No. Non farlo. Dopotutto, non servirà a nulla. Non succederà nulla quando lo farai.

Ma perché no, se è così? Perché non farlo subito?

Rifeci il giro, attraverso la biblioteca e le gallerie e la sala piena d’uccelli e di scimmiette e le altre camere dove non ero ancora entrato.

Ma l’idea mi rimase nella mente. E la sete mi tormentava, mi rendeva più impulsivo e irrequieto, un po’ meno capace di riflettere su tutto ciò che mi aveva detto Marius, su ciò che poteva significare con l’andare del tempo.

Marius non era in casa. Questo era certo. Avevo girato tutte le stanze. Dove dormiva era un segreto, e sapevo che c’erano anche passaggi nascosti per entrare e uscire dalla casa.

Ma riscoprii abbastanza facilmente la porta della scala che conduceva a Coloro-che-devono-essere-conservati. E non era bloccata.

Mi fermai nel salotto dalle pareti tappezzate e i mobili lucidi, e guardai l’orologio. Erano appena le sette di sera, e mancavano cinque ore al suo ritorno. Cinque ore di sete bruciante. E l’idea… l’idea.

Non decisi di agire. Voltai le spalle all’orologio e m’incamminai per tornare nella mia camera. Sapevo che prima di me centinaia d’altri avevano avuto idee simili. E Marius aveva descritto assai bene l’orgoglio che aveva provato quando aveva pensato di poterli destare, dì riuscire a farli muovere.

No. Voglio farlo anche se non accadrà nulla… e sarà così. Voglio scendere laggiù, solo, e farlo. Forse tutto questo ha qualcosa a che vedere con Nicki. Non lo so. Non lo so!

Andai nella mia camera e, nella luce incandescente che saliva dal mare, aprii la custodia del violino e guardai lo Stradivari.

Non sapevo suonare, naturalmente: ma noi siamo imitatori eccezionali. Come aveva detto Marius, possediamo una concentrazione e un’abilità assolutamente superiori. E avevo visto Nicki farlo molto spesso.

Tesi l’archetto e strofinai i crini con il pezzetto di resina, come aveva sempre fatto lui.

Appena due notti prima non avrei sopportato l’idea di toccare lo strumento. Sarebbe stata una tortura.

Lo tolsi dalla custodia e lo portai con me attraverso la casa, come l’avevo portato a Nicki tra le quinte del Teatro dei Vampiri; e, senza più pensare alla vanità, corsi verso la porta della scala segreta.

Era come se mi attirassero, come se io non avessi una volontà. Marius non contava più, ormai. Nulla aveva importanza, se non discendere gli stretti gradini di pietra sempre più in fretta, passando davanti alle piccole finestre piene di spruzzi marini e della luce della prima sera.

Il mio entusiasmo diventò così forte e totale che mi fermai all’improvviso e mi chiesi se nasceva davvero dentro di me. Ma era assurdo. Chi poteva avermelo messo in testa? Coloro-che-devono-essere-conservati? Quella era la vanità autentica; e inoltre, quegli esseri sapevano che cos’era quello strano, delicato strumento di legno?