Non ci sono parole per descrivere l’estasi. In precedenza, avevo conosciuto tutto il rapimento che poteva dare uno stupro. Ma avevo preso quelle vittime nella parvenza perfetta dell’amore. Il sangue sembrava più caldo nella loro innocenza, più ricco nella loro bontà.
Poi li guardai mentre dormivano insieme nella morte. Quella notte non avevano trovato una protezione nella cattedrale.
E compresi che la mia visione del Giardino Selvaggio era stata vera. C’era un significato nel mondo, sì, e c’erano leggi e inevitabilità: ma riguardavano solo l’estetica. E nel Giardino Selvaggio quegli innocenti dovevano finire tra le braccia del vampiro. Del mondo si possono dire mille altre cose; ma soltanto i princìpi estetici possono trovare una conferma, e sono le sole cose che rimangono immutabili.
Ero pronto a ritornare a casa, adesso. E mentre uscivo nella prima mattina, compresi che si era dissolta l’ultima barriera fra il mio appetito e il mondo.
Nessuno era al sicuro da me, ormai, per quanto fosse innocente. E questo includeva i miei cari amici del teatro di Renaud, e includeva il mio amato Nicki.
13.
Desideravo che se ne andassero da Parigi. Volevo che i cartelloni venissero tolti e le porte chiuse. Volevo che il silenzio e il buio regnassero nel teatrino dove avevo conosciuto la felicità più grande della mia vita di mortale.
Neppure una dozzina di vittime innocenti per notte sarebbe bastata a impedirmi di pensare a loro e a dissolvere dentro di me quella smania. Ogni via di Parigi conduceva alla loro porta.
Mi sopraffece la vergogna quando pensai che li avevo spaventati. Come avevo potuto far loro una cosa simile? Perché dovevo dimostrare a me stesso, con tanta violenza, che non avrei più potuto essere uno di loro?
No. Avevo comprato il teatro di Renaud. L’avevo trasformato nella vetrina del boulevard. Ora l’avrei chiuso.
Loro, comunque, non sospettarono. Credettero alle giustificazioni semplici e stupide di Roget: ero appena tornato dal caldo delle colonie tropicali, e il buon vino di Parigi mi aveva dato alla testa. E profusi molto denaro per riparare al danno.
Solo Dio sa cosa pensavano veramente. Comunque la sera dopo ripresero le rappresentazioni regolari, e senza dubbio il pubblico sofisticato del Boulevard du Temple attribuì all’episodio una dozzina di spiegazioni ragionevoli. Sotto gli ippocastani c’era una lunga coda.
Nicki era il solo che non voleva saperne. Aveva cominciato a bere parecchio e rifiutava di tornare al teatro e di studiare musica. Insultava Roget quando andava a parlargli. Frequentava i locali peggiori e si aggirava da solo, di notte, per le vie più pericolose.
Bene, pensavo, abbiamo questo in comune.
Roget mi riferì tutto mentre io camminavo avanti e indietro, a una certa distanza dalla candela accesa sul suo scrittoio. Il mio viso era una maschera per i miei veri pensieri.
«Per quel giovane, il denaro non significa molto, Monsieur», disse Roget. «Ne ha avuto molto per tutta la vita, mi ha detto. E ha detto certe cose che mi turbano, Monsieur. Non mi piacciono.»
Roget sembrava il personaggio di una filastrocca per bambini, con il berretto di flanella e la veste da camera, e i piedi nudi perché l’avevo svegliato ancora una volta nel cuore della notte e non gli avevo lasciato neppure il tempo di mettere le pantofole e di pettinarsi.
«Che cosa dice?» chiesi.
«Parla di stregoneria, Monsieur. Dice che possedete strani poteri, e cita la Voisin e la Chambre Ardente, un vecchio caso di stregoneria avvenuto ai tempi del Re Sole, la strega che preparava filtri e veleni per certi membri della Corte.»
«Chi può credere a simili assurdità al giorno d’oggi?» Ostentavo la massima sorpresa. In realtà, però, mi sentivo rizzare i capelli.
«Monsieur, dice cose molto feroci», continuò Roget. «Dice che la vostra razza, così si esprime, ha sempre avuto accesso a grandi segreti. Continua a parlare di un luogo della vostra cittadina, chiamato luogo delle streghe.»
«La mia razza!»
«Siete un aristocratico, Monsieur», disse Roget. Era un po’ imbarazzato. «Quando un uomo è in collera come Monsieur de Lenfent, certe cose possono diventare importanti. Ma non riferisce i suoi sospetti ad altri. Li confida a me solo. Dice che voi comprenderete perché vi disprezza: avete rifiutato di spartire con lui le vostre scoperte. Sì, Monsieur, le vostre scoperte. Continua a parlare della Voisin, delle cose che esistono tra cielo e terra e che non hanno spiegazioni razionali. Dice che ora sa perché piangeste nel luogo delle streghe.»
Per un momento non ebbi il coraggio di guardare Roget. Era un meraviglioso stravolgimento della realtà: tuttavia centrava la verità con esattezza. Era magnifico e del tutto irrilevante. A modo suo Nicki aveva ragione.
«Monsieur, voi siete l’uomo più generoso…» disse Roget.
«Vi prego…»
«Ma Monsieur de Lenfent dice cose fantastiche, cose che non dovrebbe dire di questi tempi. Dice di avervi visto trapassato da una pallottola che avrebbe dovuto uccidervi.»
«La pallottola mi ha mancato», dissi. «Roget, non insistete. Fateli allontanare tutti da Parigi, tutti.»
«Allontanarli? Ma avete speso tanto denaro per quel teatro…»
«E con ciò? Che importanza ha?» dissi io. «Mandateli a Londra, al Drury Lane. Offrite a Renaud una somma sufficiente per comprarsi là un teatro. E poi potrebbe andare in America… San Domingo, New Orleans, New York. Provvedete, Monsieur. La spesa non ha importanza. Chiudete il mio teatro e fateli partire!»
E allora la sofferenza e la smania spariranno, no? Smetterò di vederli raccolti fra le quinte intorno a me, non penserò più a Lelio, il giovane provinciale che vuotava i secchi d’acqua sporca ed era felice.
Roget sembrava intimidito. Cosa provava a lavorare per un pazzo ben vestito che lo pagava tre volte più del normale purché dimenticasse il buon senso?
Non lo saprò mai. Non saprò mai più cosa significa essere umani in qualunque forma e in qualunque modo.
«In quanto a Nicolas», dissi, «lo persuaderete ad andare in Italia, e vi dirò come dovrete fare.»
«Monsieur, sarà un’impresa persino persuaderlo a cambiarsi d’abito!»
«Questo sarà più facile. Voi sapete che mia madre è gravemente malata. Bene, inducetelo ad accompagnarla in Italia. È la soluzione ideale. Potrà studiare musica in un conservatorio di Napoli, dove dovrebbe andare mia madre.»
«Sì, le scrive spesso… le è molto affezionato.»
«Appunto. Convincetelo che mia madre non si deciderà mai a partire senza di lui. Date tutte le disposizioni. Monsieur, dovete farlo. Nicolas deve lasciare Parigi. Vi do tempo fino al termine della settimana e, quando tornerò, voglio sentirmi dire che è partito.»
Naturalmente, chiedevo molto a Roget. Ma non mi veniva in mente un’altra soluzione. Nessuno avrebbe creduto alle idee di Nicki sulla stregoneria; questo non mi preoccupava. Ma ora sapevo che, se non avesse lasciato Parigi, avrebbe finito per impazzire a poco a poco.
Le notti passavano e ogni ora io lottavo con me stesso per non andare a cercarlo, per non rischiare un ultimo incontro.
Attendevo: sapevo bene che stavo per perderlo per sempre e che non avrebbe mai conosciuto le ragioni di ciò che era successo. Io, che un tempo mi ero scagliato contro la mancanza di significato dell’esistenza, lo cacciavo senza spiegazioni, ed era un’ingiustizia che avrebbe potuto tormentarlo sino alla fine dei suoi giorni.
Meglio questo della verità, Nicki. Forse ora capisco un po’ meglio tutte le illusioni. E se riuscirai a indurre mia madre a recarsi in Italia, se ci sarà ancora un po’ di tempo per lei…
Intanto, potevo vedere con i miei occhi che la Casa di Tespi era chiusa. In un caffè vicino, sentii parlare della partenza della compagnia per l’Inghilterra. Quella parte del mio piano, almeno, si era realizzata.