Era ancora stupito dal fatto che quella tecnica, appresa leggendo seduto sul water, gli avesse permesso di salvare una vita. Che cosa avrebbe detto la banda di Harvard?
«Ehi, dottore?» domandò Lyle.
«Sì?»
«Se non hai intenzione di usare l’altro preservativo, posso riaverlo?»
Lynette Marquand si vantava di essere, e sono parole sue, precisa, puntuale e prevedibile. In compagnia di persone giuste avrebbe aggiunto, con una strizzatina d’occhi, appassionata. Per cinque giorni alla settimana, a meno che non fosse in vacanza, si alzava alle quattro e mezzo del mattino ed era nel suo ufficio, nell’ala destra della Casa Bianca, alle cinque. Al sabato dormiva fino alle sei, e alla domenica fino alle sette, a meno che suo marito non avesse bisogno del suo affetto prima di fare colazione e andare a messa. Questo mercoledì mattina, una giornata piovosa in tutto il distretto di Columbia, nel suo libro degli appuntamenti era annotato un solo nome, quello della dottoressa Lara Bolton.
Lynette provava solo sentimenti tiepidi verso quasi tutti i ministri di suo marito, ma la Bolton faceva eccezione. Alta più di un metro e ottanta, nera, il ministro della Sanità e dell’assistenza umanitaria era stata rappresentata da più di un vignettista politico come una cicogna e, con il suo stretto accento bostoniano, era un facile bersaglio per gli imitatori del Saturday Night Live.
Lara Bolton, come sempre in tailleur blu scuro, bussò ed entrò nell’ufficio di Lynette alle cinque e un quarto precise.
«Ebbene, Lara» esordì Lynette dopo che il ministro si era versata una tazza di caffè decaffeinato da una caraffa, «il mio staff ha una persona in meno.»
«Hai fatto la cosa giusta. Janine Brady ha partecipato a lungo a questo gioco. Non è tanto sprovveduta da garantire che una votazione sarà unanime senza avere controllato e ricontrollato.»
«E così, come siamo messi ora?»
«Sembra che Ellen Kroft abbia dei seri dubbi sull’Omnivax.»
«Dannazione.»
«È la rappresentante dei consumatori, per cui è impossibile che uno qualsiasi dei nostri sovvenzionatoli farmaceutici possa esercitare su di lei una pressione qualsiasi.»
«Era stato consultato uno dei miei prima che venisse designata?»
«Odio dirlo, ma era stata consultata proprio Janine Brady. Ma, Lynette, lo sono stata anch’io. La Kroft sembrava assolutamente innocua, un simbolo offerto dalla gente del PAVE. Nessuno di noi si aspettava una cosa simile.»
«E allora?»
«Il nostro uomo nel comitato, Poulos, mi ha detto che si sta occupando del problema. Ritiene che si possa fare qualcosa.»
«Varrebbe la pena che la incontrassi io?»
«Puoi provarci, ma ho saputo che ha dato un contributo di cinquanta dollari per la campagna elettorale di Harrison e che questa volta lo ha aumentato a settantacinque.»
«Oh, fantastico. Negli ultimi sondaggi siamo sotto di tre punti. Jim conta molto sull’Omnivax per risalire. E qui abbiamo una fautrice di Harrison che minaccia di mandare tutto a monte.»
«Se la Kroft non cambiasse idea, daremmo a tutta la faccenda un aspetto politico, dato che lei è una ben nota sostenitrice di Harrison.»
«Questo non ci ridarà i tre punti.»
«Lo so.»
«Che cosa mi dici dei nostri programmi per la prima inoculazione?»
«Ci siamo, Lynette. Abbiamo due donne qui a Washington che dovrebbero partorire al momento giusto, per cui i neonati avranno quattro giorni di vita quando noi saremo pronti. Entrambe sono in cura presso il centro sanitario locale di Anacostia ed entrambe sperano che i loro figli siano i primi a ricevere l’Omnivax.»
«Gravidanze normali?»
«Nessun problema.»
«Conosciamo il sesso dei nascituri?»
Lara Bolton sorrise. «Gentile first lady, avevi detto che volevi una bambina; qualsiasi mamma sceglieremo, avrai la tua bambina.»
«Sarà un grande spettacolo, Lara. Ascoltami bene, ci sono tre punti in gioco in questa faccenda, forse più.»
«Forse più», ripeté il ministro.
12
Il viaggio di Nikki da Boston a Belinda fu cupo, introspettivo, ricco di musica, country-western, jazz, musica classica e ogni genere di musica folcloristica bluegrass. Oltre ai due album di Kathy Wilson, aveva altre cassette in cui l’amica accompagnava cantanti di fama, parecchi dei quali cantavano canzoni scritte da lei. Kathy suonava in modo straordinario numerosi strumenti, ma soprattutto il mandolino, e Nikki non aveva sentito nessun altro suonarlo come lei.
Ciò che aveva spinto Nikki ad acquistare la Saturn era stato il suo impianto audio, sorprendentemente potente in tutti i registri. Fece buona parte del viaggio con il volume al massimo e il tettuccio aperto. Il sedile posteriore e il bagagliaio erano stipati di libri, vestiti, stereo, oggetti personali e strumenti di Kathy, compreso il suo bene di maggior valore, un mandolino Gibson F-5, fabbricato, si vantava di raccontare a chiunque l’ascoltasse, conoscesse o no i mandolini, da Lloyd Loar.
La giornata, come quella precedente, pur splendente, non era troppo afosa. Nikki aveva trascorso la notte in un motel Best Western appena fuori Harrisburg in Pennsylvania, ed era ripartita sul presto per poter arrivare a Belinda almeno un’ora prima della funzione funebre. Tra la musica e le sue riflessioni sulla vita e la morte di Kathy Wilson, le centinaia di chilometri erano passate senza che se ne accorgesse.
L’autopsia eseguita da Joe Keller su Kathy aveva rivelato ben poco. Il cervello, almeno a un primo esame, sembrava normale. Nessun tumore, nessun vecchio colpo, nessuna malformazione vascolare o occlusioni, nessuna cicatrice, in breve nessuna spiegazione della trasformazione psicologica invasiva che alla fine l’aveva uccisa. Le sezioni microscopiche del cervello sarebbero state pronte per la lettura entro oggi o domani, ma Nikki non s’aspettava molto né da quello né dall’esame tossicologico del sangue.
Secondo l’ironica saggezza medica, gli internisti sapevano tutto, ma non facevano nulla; i chirurghi non sapevano niente, ma facevano tutto; i patologi, infine, sapevano tutto, ma un giorno troppo tardi. Nel caso di Kathy, il vecchio detto non avrebbe potuto essere più lontano dalla realtà. Anche dopo il più esauriente esame autoptico, si sarebbero ritrovati tra le mani solo domande, con poche valide risposte.
Neppure gli spaventosi neurofibromi avevano rivelato qualcosa. La prima impressione di Joe sulle protuberanze che coprivano il volto e il cuoio capelluto di Kathy era che fossero caratteristiche di quella malattia, di cui era ignota la causa, a parte la probabilità che fossero provocate da qualche mutazione o altro fattore genetico. Aveva assicurato Nikki che non si sarebbe dato per vinto e che avrebbe chiesto il consiglio di qualche altro patologo e provato alcune speciali tecniche di colorazione. Ma, per il momento almeno, le domande che restavano senza risposta erano come promesse non esaudite.
Nikki aprì a metà il finestrino e aspirò la fragrante aria degli Appalachi. Aveva visitato in lungo e in largo gli Stati Uniti, aveva disceso il fiume Colorado attraverso il Grand Canyon su un gommone, aveva girato con la mountain bike i parchi nazionali Bryce, Zion e Yosemite e aveva trascorso almeno una settimana in città come New Orleans, Chicago e San Francisco. Questa era la prima volta che andava nel West Virginia. Anche se solo dall’autostrada, la zona era straordinariamente selvaggia e bella, con boschi fitti e lussureggianti, e in gran parte intatti. Un infinito numero di torrenti e fiumi s’insinuava sotto la strada, intorbidendosi dopo lunghi tratti di acque chiare o serpeggiando attraverso verdi distese verso montagne lontane e semibuie. Cascate che altrove sarebbero state un’attrazione, erano semplicemente… lì. Attraversando quella regione, le fu facile capire la passione per la natura che si intuiva nella musica di Kathy.