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«Grimes.»

L’immagine mentale di Ellen era stata quella di un uomo più vecchio di Wes Streeter e più giovane di Ed Curran. Andy Griffith.

«Capo Grimes, mi chiamo Ellen Kroft. Chiamo dalla stazione di polizia di Glenside, nel Maryland, dove vivo, su insistenza del facente veci di capo della polizia di qui. Alcuni giorni fa, un uomo è entrato in casa mia e ha minacciato me e la mia famiglia se non avessi fatto qualcosa che lui voleva. Ritengo che l’uomo sia di Tullis, la cittadina vicino alla sua. Si chiama Sutcher, Vinyl Sutcher. Può dedicarmi qualche minuto?»

«Cerchiamo sempre di avere il tempo per i nostri vicini del Maryland», rispose Grimes.

La storia tronca che raccontò a Bill Grimes includeva i suoi sospetti concernenti l’epidemia di febbre di Lassa e il modo in cui era riuscita a ottenere il nome di Sutcher dalla lista dei passeggeri.

Il Vinny Sutcher che il capo della polizia rammentava non si adattava molto bene alla descrizione di Ellen. Da ciò che ricordava, e Bill ammise di non essere del tutto certo di stare pensando alla stessa persona, Sutcher era un tipo robusto, ma non alto e non aveva alcuna cicatrice sopra il labbro. Era un taglialegna che di tanto in tanto faceva la guardia del corpo e che viveva nella città vicina. Grimes ricordava di averlo visto brevemente circa un anno fa, dopo che aveva spintonato un uomo che l’aveva tamponato a un semaforo, ma non come si fosse risolto l’incidente, anche se non pensava che fossero mai state presentate accuse formali.

Se fosse venuta a Belinda, l’avrebbe incontrata volentieri, avrebbe annotato il suo resoconto e le avrebbe riferito tutte le informazioni che fosse riuscito a raccogliere su quell’uomo, inclusa una fotografia, se Sutcher era stato arrestato. E se le prove presentate da lei fossero state sufficientemente interessanti, avrebbe di certo contattato l’FBI e li avrebbe aiutati a compilare un mandato di cattura.

«Le do il numero del mio cellulare, casomai vi fossero problemi», aveva soggiunto.

«E io le do il mio.»

Erano da poco passate le due quando Ellen fece un’ampia curva su una strada di montagna e scorse per la prima volta Belinda, una cittadina da cartolina postale, annidata in un’ampia valle a est di una serie di dolci colline. Al di là delle colline, nell’azzurro del cielo pomeridiano, si stagliavano i dirupati monti Allegheni. Erano passate più di tre ore da quando era partita da casa, ma il viaggio senza soste, con CD di Carly Simon e Natalie Cole che si alternavano con quelli di Lyle Lovett e Sinatra, le era parso molto più breve.

Per tutto il viaggio aveva pensato molto a Rudy. Non la sorprendeva certo che Rudy avesse detto e fatto tutte le cose giuste per non farla sentire in colpa per avere aperto la lettera trovata nel cassetto. Ora doveva soltanto esaminare i suoi sentimenti, cercando sotto il duraturo affetto della loro amicizia la scintilla di passione che, anche a sessantatré anni, desiderava avere. Rudy l’amava sinceramente, di questo non dubitava affatto. Era inoltre un uomo con cui lei avrebbe potuto invecchiare. La questione su cui rimuginava mentre imboccava Main Street era se lui fosse o no l’uomo con cui ringiovanire.

All’incontro con il capo della polizia Grimes mancavano ancora tre ore e, a parte una ciambella dolce e il caffè che aveva portato in un thermos, non aveva mangiato nulla da quando era partita da Glenside. Il malessere da sbornia era passato quasi del tutto, ma il voto che aveva fatto sul bere al mattino sarebbe durato, sperava, per sempre. Pensò di attraversare Belinda e di raggiungere Tullis, solo per vedere come era quel paese, ma il Belinda Diner, un tipico ristorante al limitare della città, era troppo invitante per ignorarlo. Il locale era quasi vuoto. Una cameriera di mezza età ma dall’aria competente in jeans e T-shirt stava servendo due anziane donne in un séparé e due uomini brizzolati in un altro.

«Qualsiasi posto le garbi», gridò la cameriera allegramente.

Ellen prese una copia del Montgomery County Weekly Bugle da una rastrelliera e la portò in un séparé d’angolo, lontano dagli altri clienti. Ordinò il polpettone della casa e si mise a leggere la pagina di cronaca, come faceva sempre quando leggeva il giornale di una qualsiasi cittadina, compresa la sua. Un cane che abbaiava… un forestiero furtivo… una lite… un cervo investito da un camion… un tumulto… un distributore di bibite distrutto… una paziente rapita. Inserite tra due dozzine di notizie della polizia vi erano due righe sul rapimento di una paziente dell’ospedale da un’ambulanza. Ellen trovò l’articolo che parlava di quel crimine in prima pagina e lesse il succinto resoconto, finché non arrivò la cameriera con il pranzo.

«Che cos’è questa storia del rapimento?» chiese Ellen.

La cameriera scrollò le spalle. «Nessuno lo sa», rispose con un accento piacevole. «Ho sentito dire che è stato il suo medico. Il dottor Rutledge. La paziente era lei stessa una dottoressa. Ora è scomparsa ed è scomparso pure lui. Forse era diventata per lui un’ossessione e non riusciva più a vivere senza di lei. E così assolda un paio di delinquenti per portarla via, poi si comporta come se niente fosse.»

«E io che pensavo di essere arrivata in una cittadina addormentata. Medico rapisce paziente. Sembra una miniserie televisiva.»

«Povero dottor Rutledge. Non è più stato lui da quando, alcuni anni fa, è morta sua moglie. È un gran bravo dottore, comunque, da ciò che ho sentito. Se mai fossi dovuta andare da un medico, avrei scelto lui. Allora, cosa la porta qui?»

«Io… ho un appuntamento d’affari. Certo che questa è una splendida città.»

«Grazie, lo pensiamo anche noi. L’appuntamento è qui a Belinda?»

«In realtà, no», rispose Ellen, dopo avere riflettuto se valeva la pensa cercare di determinare dove viveva Vinny Sutcher. «È in una città chiamata Tullis.»

«Perbacco, è proprio la prossima città. Più o meno parte di Belinda.»

Ellen consultò un blocco che tirò fuori dalla sua borsa.

«Deep Woods Road», disse, leggendo l’indirizzo ricavato dalla lista dei passeggeri.

«Mai sentita nominare», ammise la cameriera.

«Io sì», gridò uno dei due vecchi, seduti a quattro o cinque séparé di distanza. «Prenda Main Street fino a Tullis. Attraversi poi tutta la città, svolti a sinistra in Oak, quindi si diriga verso le colline per circa tre chilometri. Dovrà cercare una strada in ghiaia, non credo ci sia un cartello, ma su alcune cassette per la posta c’è scritto Deep Woods.»

«Grazie», gridò Ellen.

«Belinda Road è la continuazione di Main Street fino a Tullis», spiegò la cameriera. «Giri a destra uscendo dal parcheggio e continui diritto. Vedrà un piccolo cartello per Tullis.»

«Quel posto non si merita niente di più grande», sghignazzò il ficcanaso.

La sua battuta fece ridacchiare il suo compagno di tavolo e le due signore nel séparé vicino.

Ellen, abituata a simili ristoranti, non si sorprese nel trovare il polpettone encomiabile e il purè di patate e il sugo adeguatamente casalingo. Lasciò una buona mancia e uscì nel sole del tardo pomeriggio. Mancavano ancora due ore all’appuntamento con Grimes. Da quando il vecchio ficcanaso le aveva indicato la via per Deep Woods Road, non aveva pensato ad altro, spinta dalla rabbia e dalla curiosità di dare almeno un’occhiata a Vinyl Sutcher. Se era come Grimes l’aveva descritto, doveva ricominciare da capo con la lista dei passeggeri. Se la memoria di Grimes fosse stata labile, se lei fosse riuscita a stabilire che la grossa testa di Sutcher presentava una faccia piatta e una cicatrice caratteristica, sarebbe stata sul punto di ottenere una dolce, succulenta vendetta. Doveva solo essere prudente e restare in macchina. Tutto ciò che voleva era dare un’occhiata a quell’uomo o almeno al posto in cui viveva.