«Salve, Freddy», lo salutò Hal. «Sei pronto a diventare il Numero Uno in quel tuo ente?»
«Non sono certo che questa sia una grande idea», ribatté Carabetta. «A che serve il fucile?»
«Vogliamo essere pronti per ogni situazione», spigò Hal. «Non prevedo guai, ma, se ce ne fossero, almeno potremo negoziare da un punto di forza.»
«Quel fucile è il punto di forza?»
«In realtà, verrà con noi anche un altro uomo, una guardia del corpo professionista. Credimi, Fred, non c’è nulla di cui preoccuparsi.»
«Entrare, osservare, forse raccogliere alcuni campioni di materiale e uscire. Questo è tutto ciò che vogliamo da lei», s’intromise Matt.
«Io… devo parlarti, Hal, in privato», disse Carabetta.
«Parli con me», replicò Matt con decisione, intuendo ciò che l’uomo voleva discutere con Hal. «Questo è il mio progetto. Venga, andiamo in un posto tranquillo.»
«La camera da letto padronale sarà perfetta», disse Hal.
Heidi, l’altra metà di Hal, era andata a trovare sua madre per una settimana. Matt guidò Carabetta in quella lussuosa camera che presentava una zona ammobiliata con poltrone e divani confortevoli, un alto soffitto con travi a vista e una finestra panoramica che dava sul lago. Lo notò fissare la stanza da bagno in cui vi era una parete di roccia da cui scendeva una cascata d’acqua direttamente in una grande vasca. Hal spiegava quella magnifica camera da letto ripetendo sempre la stessa frase: «Le tasse universitarie che non ho dovuto mai pagare». Matt intuì i pensieri di Carabetta.
Di più.
«Allora», esordì, «che c’è?»
Carabetta si raddrizzò e fissò Matt con aria di sfida.
«C’è che tutta questa faccenda è molto più complicata di quanto mi avete fatto credere. E ora ci sono armi e… e guardie del corpo e agenti di sicurezza che potrebbero o no comparire mentre siamo là.»
«E?»
«E io non penso che quello che avete pagato valga il rischio che corro.»
Matt represse uno scatto. Senza Carabetta non avevano niente.
«Quanto?» chiese.
Carabetta sbirciò di nuovo oltre la porta del bagno.
«Altri cinquemila», rispose rapidamente.
Hal non aveva rivelato nei dettagli quale era stato il suo accordo, ma da qualcosa che aveva detto, Matt aveva arguito che si trattava di circa quindicimila dollari. E ora Carabetta ne voleva altri cinquemila. Ventimila dollari, niente male per il lavoretto di una notte. A Matt venne in mente il suo anemico conto in banca da cui poteva prendere cinquemila dollari, ma nulla di più. Poi gli apparvero davanti Armand Stevenson, Blaine LeBlanc, Robert Crook, che non voleva essere chiamato Bob, e gli agenti della sicurezza che l’avevano portato fuori dagli uffici della miniera e che poi avevano tentato di uccidere i fratelli Slocumb. Infine, c’era Bill Grimes.
«Cinquemila e non un centesimo in più», accettò.
«Mi aspetto di venire pagato subito, domattina. Niente soldi, nessuna azione da parte mia qualsiasi cosa troviamo stanotte», ribatté Carabetta.
Onori proprio la tua professione, avrebbe voluto dire Matt. «Avrà i suoi soldi», disse invece.
Tornarono nel soggiorno dove, con un cenno, Matt fece capire a Hal che la questione era risolta. Indicò poi a Nikki di uscire nel corridoio, dove l’abbracciò per un attimo, quindi la baciò leggermente sulla bocca.
«Grazie», disse lei. «Stavo proprio pensando che era passato troppo tempo. Allora, quanti soldi ha cercato di cavarti?»
«Non solo cercato», rispose Matt. «Quell’uomo è un essere spregevole.»
«Sarà anche spregevole, ma serve ai nostri scopi.»
«Continua a ricordarmelo. Come ti senti?»
«Nervosa, forse un po’ spaventata. E tu?»
«Più adirato che altro, credo, per mio padre, per tutti quegli altri minatori, per tutte le umiliazioni che ho dovuto sopportare solo perché cercavo di fare la cosa giusta. Senti», continuò, chiaramente alla ricerca delle parole adatte, «tu potresti benissimo restare qui e aspettare il nostro ritorno.»
«Vuoi dire starmene sdraiata sul divano e guardare un programma di televendite mentre voi uomini ve ne andate a saldare i conti con la gente della miniera e forse con l’uomo che ha rapito me e ucciso Joe? Non mi farei mai scappare un’occasione del genere.»
«Io ho solo…»
«Mi hai appena baciata», lo interruppe Nikki. «Questo vuole dire che vengo con voi. Voglio inoltre assicurarmi che ne uscirai tutto d’un pezzo. Ma tu e io abbiamo una faccenda incompiuta da portare a termine, quando tutto questo sarà finito.»
Malgrado la bellezza e le piacevolezze sensuali della casa di Hal, la morte tremenda di Joe Keller era ancora troppo fresca. Avevano passato la notte abbracciati, a parlare e a toccarsi e a sapere che presto, molto presto, sarebbero diventati amanti. Il bacio di Matt, questa volta, fu molto meno inibito. Nikki gli rispose piantandogli le unghie nella nuca.
«Andrà tutto bene», mormorò, mentre si staccavano. «Andrà tutto bene.»
Pochi minuti dopo, un paio di fari squarciarono l’oscurità del viale d’accesso di Hal.
«Questo deve essere il nostro protettore», osservò Matt, indicando l’esterno. «Come l’hai trovato, zio?»
«So che mi consideri puro come un giglio e privo di difetti», rispose Hal, «ma la verità è che, dopo avere passato quasi tutta la mia vita da queste parti, conosco alcune persone. Proprio come te, anch’io ho le mie piccole relazioni nella valle. Ho parlato con un amico che se ne intende di queste cose. Ha accettato di trovarmi ciò di cui avevamo bisogno e, poche ore dopo, mi ha telefonato quest’uomo.»
«Chi potrebbe trovare una migliore raccomandazione di questa», ridacchiò Matt. «Sai almeno come si chiama?»
«Lo saprò. Ricorda, nipote, non abbiamo assunto quest’uomo per sfrondare il rododendro.»
«Capito.»
I due colpi alla porta furono come due spari, molto più forti di quelli di Carabetta. Hal spalancò la porta e tutti videro un uomo le cui spalle riempivano quasi il vano e la cui testa massiccia toccava quasi l’infisso orizzontale. L’uomo salutò con un cenno della testa ed entrò nella stanza. La sua enorme testa e la faccia piatta e stretta ricordarono a Matt il cattivo di un cartone animato di Dick Tracy. Aveva un grosso livido e una escoriazione in via di guarigione sopra l’occhio destro, e un cerotto quadrato gli copriva una qualche ferita sulla guancia sinistra.
Chissà se l’uomo che ha ammazzato Keller assomiglia a questo, stava pensando Matt.
«Sutcher», si presentò l’uomo. «Vin Sutcher.» Il suo nome faceva rima con butcher, macellaio.
Hal e Matt avevano deciso di parcheggiare in uno dei piccoli spazi all’inizio di una serie di sentieri. Da lì, avrebbero camminato per circa ottocento metri verso il crepaccio su un terreno che, secondo Hal, Carabetta, l’anello fisicamente debole della spedizione, sarebbe riuscito a superare senza troppa fatica. La galleria che portava alla caverna era forse un’altra storia, ma Matt era certo che ci fosse abbastanza spazio per quell’uomo, anche nei passaggi più stretti. Partirono con due macchine, Hal con la sua Mercedes assieme a Nikki e Carabetta, nella Grand Cherokee Matt e Vin Sutcher.
Matt si meravigliò nello scoprire che l’uomo era colto, aveva letto molto ed era disposto a parlare della sua vita e della sua professione. Sutcher aveva avuto una borsa di studio per la Penn State University, grazie alle sue doti di giocatore di football, ma si era rotto un ginocchio e aveva lasciato gli studi dopo il secondo anno. Per un certo tempo aveva venduto automobili e poi assicurazioni. Alla fine, grazie alla sua stazza e alla sua disponibilità a menare le mani, aveva trovato un impiego in un’agenzia che forniva guardie del corpo a divi del rock e di tanto in tanto anche a star del cinema. Viaggiava di continuo, ma aveva scelto una dimora nelle colline a ovest di Belinda come casa base, perché in quella zona la caccia e la pesca erano fantastiche e gli era sempre piaciuta la riservatezza. Era stato un caso che fosse in zona quando l’amico di Hal gli aveva telefonato.