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«Non vedo come avrebbe potuto evitare di finire sepolto là sotto», osservò Matt. «Hal? Hal, sono Matt.»

Silenzio.

«Proviamo a cercarlo, Matt.»

Raggiunsero quell’ammasso e tolsero un paio di pietre, poi si guardarono e scrollarono, impotenti, le spalle. Se era sepolto lì sotto, non avrebbero risolto nulla scavando, tranne che esaurire se stessi.

«Era una persona buona», disse infine Matt. «Strambo ed eccentrico, ma un uomo veramente buono. Era tanto gentile con mia madre, e… e mi voleva un sacco di bene.»

«Lo so.»

«Non riesco proprio a crederci. Hal? Dannazione, Hal, rispondimi! Sono Matt!»

Lei gli mise le braccia al collo e lo strinse a sé.

«Stevenson e quegli altri bastardi la pagheranno», borbottò Matt.

Nikki non aveva voglia di sottolineare l’evidenza, cioè che in quel momento le loro probabilità di sopravvivere per farla pagare a qualcuno erano molto remote.

«Senti», propose invece, «andiamo da quella ragazza.»

La polvere sembrava essersi adagiata un poco, rendendo il raggio di luce più efficace. La ragazza era là, a sei, sette metri di distanza, supina, ancora priva di sensi. Aveva undici o dodici anni, lunghi capelli color grano. Il suo viso stretto e deforme, una volta, forse, carino, era sporco e pieno di lividi. Matt la stava visitando più a fondo di quanto avesse fatto prima, quando udì un gemito provenire dalla sua destra. Videro un uomo, supino, semicosciente, sepolto dalla vita in giù. La testa dondolava lateralmente e di tanto in tanto agitava inutilmente le braccia verso le pietre frastagliate che lo immobilizzavano.

«Oh, mio Dio, guarda!» esclamò Nikki.

A tre metri da quell’uomo, da un pila enorme di pietre, sporgeva la parte inferiore di un corpo, stivali da lavoro e tuta. Non molto distante, a faccia in su, solo parzialmente sepolto nei detriti, un altro uomo, privo di coscienza ma vivo. Nikki corse da lui, lasciando momentaneamente Matt al buio.

«Oh, no, Matt! Svelto!» gridò, posando a terra la torcia per liberare da sassi e polvere i due uomini. «È un altro di quelli.»

Matt corse da lei, prese la torcia e s’inginocchiò. Il viso impolverato dell’uomo era sfigurato da neurofibromi. Sulla ventina, aveva una profonda ferita e un livido sulla gola dove, con ogni probabilità, era stato colpito da una pietra. Respirava a fatica e si sentiva uno stridore: quel rumore da pertosse prodotto quando l’aria viene inspirata oltre una grossa ostruzione. «Allora?» chiese Nikki.

«Maledizione, non so che dire, tranne che è un miracolo che qualcuno di noi sia ancora vivo. Questa caverna doveva diventare una fossa comune per tutti. Per ora almeno ci sono un morto e tre persone, mio zio, Vinny e Carabetta, disperse. Per quanto ne sappiamo, tre persone sono prive di sensi. Quell’uomo che si sta agitando laggiù pare gravemente ferito e questo respira male.» Matt infilò la mano nel taschino al fianco dell’uomo e tirò fuori un sottile portafogli che conteneva una patente. «Colin Morrissey», lesse. «Ventidue anni. Di Wells.» «Dov’è?»

«A una cinquantina di chilometri a sud di qui.» «In breve, ne abbiamo due con neurofibromi. Pensi ve ne siano altri?»

«Non mi sorprenderebbe, anche se ancora non riesco a capire il senso di tutto ciò. Una cosa, però, la so. Abbiamo una limitata quantità d’aria colma di esalazioni tossiche e una misera fonte di luce con batterie che dureranno un’ora o un minuto.»

«Brutta situazione», commentò Nikki. «Dobbiamo trovare dell’altra luce. Se la tua torcia si spegne prima che noi si sia riusciti a escogitare qualcosa, siamo finiti. Dobbiamo trovare la mia.»

«Non pensi che sarebbe meglio cercare di aiutare prima quel povero ragazzo?»

«Hai ragione.»

«Vediamo se riusciamo a liberarlo. È più sveglio degli altri. Dopo decideremo se aiutare gli altri o cercare la tua torcia.»

«D’accordo. Una volta che ci siamo orientati, spegni la tua e spostiamo le pietre al buio.»

L’uomo, robusto e tendente alla calvizie, si mise a gridare appena Nikki e Matt l’ebbero liberato dalle pietre. Entrambi capirono quanto era grave la sua situazione. Bacino, addome, inguine, gambe, spina dorsale, muscoli, oltre alle fratture e alle ferite interne, c’era la possibilità di una morte improvvisa, di solito provocata dal rilascio di coaguli formatisi nelle gambe ferite.

Dopo avere rimosso sufficienti detriti da liberarlo, l’uomo iniziò a parlare. Il suo balbettio carico di invettive era confuso, ma decisamente arrabbiato.

«Fottuti doppio giochisti… muori, muori… Tracy… ti amo, Tracy… non riesco a muovermi… bastardi… fottuti traditori…»

«Ehi, calmati, amico», lo esortò Matt. «Calmati. Siamo medici, siamo qui per aiutarti. Nikki, puntami la luce sulla faccia, forse servirà.»

Passò un altro minuto, durante il quale prima Matt poi Nikki cercarono di comunicare con quell’uomo incoerente. Alla fine ci riuscì Nikki. Gli tenne la mano sotto la testa e chiese a Matt di illuminare sia il suo viso sia quello della vittima.

«Sono la dottoressa Solari», disse dolcemente. «Mi capisce?»

«Dottoressa», mormorò l’uomo.

«Sì. Come si chiama?»

«Mi chiamo… Sid», rispose lentamente, scuotendo la testa come per rischiararla.

«Sid, che è successo? Come è finito qui?»

«Mi hanno ingannato… quei bastardi…»

Nikki gli sollevò leggermente la testa e gli tolse ancora un po’ di polvere dal viso. Lui reagì al suo tocco. Smise di muovere la testa e la fissò.

«Sid, che lavoro fa? Chi l’ha ingannata?»

«Lei è… veramente un medico?»

«Sì.»

«Le mie gambe… credo di non sentirle più.»

Matt esaminò entrambe le gambe dell’uomo, quindi fissò Nikki e scrollò la testa cupamente.

«La visiteremo e faremo tutto ciò che possiamo», lo rassicurò Nikki.

«Co… cosa è successo?»

«C’è stata un’esplosione, siamo in una caverna dove depositavano sostanze chimiche. Le entrate sono bloccate. Chiunque abbia fatto questo voleva ucciderci, ma il soffitto non è crollato. E così siamo qui. Abbiamo solo questa torcia elettrica, che possiamo accendere di tanto in tanto. Mi capisce?»

«Ci sono… un sacco di torce… Grandi.»

«Cosa?» esclamarono all’unisono Nikki e Matt.

«L’armadio dall’altra parte del… fiume. Guanti, torce elettriche, maschere antigas, cassette del pronto soccorso, attrezzi.»

Sid cominciò a tossire in modo spasmodico. Nikki lo sollevò e lo appoggiò contro il suo ginocchio, badando a non muovere la zona attorno alla vertebre del basso torace, dove pareva che la spina dorsale fosse schiacciata o recisa.

«Chi è lei?» domandò Nikki.

«Io qui… faccio il guardiano. Tommy… Dov’è Tommy?»

Nikki lanciò un’occhiata verso la parte inferiore del corpo che sporgeva da sotto una tonnellata di pietre. Sid seguì il suo sguardo.

«Oh, merda! Oh, no! Bastardi bugiardi. Figli di buona donna. Aveva un figlio piccolino.»

«L’hanno ingannata quelli della miniera?» chiese ansioso Matt.

«No», rispose Sid. «È stato Grimes… quel fottuto Grimes, e altri tipi.»

«Per che cosa l’hanno pagata?»

«Per guardare dall’altra… parte, mentre lavoravano qui dentro. Credevo che stessero semplicemente… seppellendo tutto a causa di quei due che erano stati qui la settimana scorsa… Nessuno ha detto niente a proposito della presenza di qualcuno qui, mentre esplodeva… specialmente non la nostra presenza… Ci hanno iniettato qualcosa per farci svenire e ci hanno lasciati qui a… Dottore, le mie gambe. Deve aiutarmi.»

Lì vicino, la ragazza e Colin Morrissey cominciarono a lamentarsi ad alta voce.