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Travolto da un improvviso panico, diede un colpo al comunicatore da polso. — Roic! Roic, rispondi!

Passarono almeno tre strazianti secondi prima che Roic rispondesse: — Milord?

— Dove sei?… no, non importa. Lascia qualunque cosa tu stia facendo e vai da Lady Vorkosigan, e resta con lei. Riportala a bordo… — Si fermò prima di dire della Kestrel. Sarebbe stata al sicuro, lì? A quel punto, un bel po’ di gente doveva già sapere dove trovare un Vorkosigan. Forse l’unico posto sicuro sarebbe stato a bordo della Prince Xav, magari a distanza di sicurezza dalla Stazione, e circondata da truppe… La migliore gioventù di Barrayar, che il cielo ci protegga… — No, rimani lì fino a che non ti richiamo.

— Milord, ma che succede?

— Qualcuno ha cercato di rivettarmi al muro. No, non venire qui — soffocò la nascente protesta di Roic. — Il tizio è scappato, e sta già arrivando la polizia quad.

Due quad in uniforme su flottanti stavano entrando nell’atrio proprio mentre parlava. Diretto dal gesticolare dell’impiegato dell’albergo, uno di loro fluttuò agilmente sopra la balconata; l’altro si avvicinò a Miles.

— Ora devo sbrigarmela con questa gente — concluse Miles. — Non allarmare Ekaterin, ma non perderla di vista. Chiudo.

Alzò gli occhi e vide Dubauer che si raddrizzava con il volto molto tirato. L’ermafrodita, con la mano ancora premuta sulla guancia, era visibilmente scosso. Miles si voltò verso di lui: — Le mie scuse, onorevole erm. Avrei dovuto avvertirla di non stare troppo vicino a me.

Dubauer per un attimo schiuse le labbra, stupito. — Credo che voi due onorevoli persone mi abbiate appena salvato la vita. Ma cos’è che mi ha colpito?

Miles allora capì che non si era ferito cadendo a terra. Si chinò e raccolse un rivetto, tra le centinaia sparsi tutto in giro. — Uno di questi. Sanguina ancora?

L’ermafrodita tolse il fazzoletto dalla guancia. — No, credo di no.

— Ecco, lo tenga come souvenir. — Gli porse il piccolo proiettile d’ottone. — Ma vorrei il mio fazzoletto. — Ekaterin lo aveva ricamato a mano proprio per lui.

— Oh… — Dubauer ripiegò il fazzoletto per coprire la macchia di sangue. — Oh, certo, e molte grazie. Lo farò pulire e glielo farò riavere.

— Non è necessario, onorevole erm. Ci penserà il mio personale.

Il betano tentò un cortese rifiuto. — Oh, no… la prego.

Miles pose termine alla discussione togliendoglielo dalle mani, e se lo mise in tasca. Aveva incontrato un sacco di gente diffidente, ma nessuno che si scusasse di sanguinare. Dubauer, proveniente dalla Colonia Beta dove il crimine era raro ed evidentemente non abituato alla violenza, era sull’orlo di una crisi di nervi.

Una ansiosa poliziotta quad arrivò con il suo flottante.

— Che diavolo è successo qui? — chiese, accendendo con uno scatto un registratore.

Bel cominciò a descrivere l’incidente. Era calmo, razionale ed esauriente come era sempre stato durante la sua carriera con i dendarii, il che probabilmente prese in contropiede sia la donna, sia la piccola folla di testimoni che le premeva attorno. Con grande sollievo di Miles, nessun altro era stato colpito, a parte qualche piccola ferita di striscio provocata dalle schegge di marmo che erano rimbalzate da per tutto. Il tizio poteva non avere avuto una mira impeccabile, ma per fortuna non aveva nemmeno provocato una strage. E questo era un bene per la Sicurezza della Stazione Graf, e anche per Miles… ì suoi figli avrebbero potuto trovarsi orfani ancor prima di nascere. Anche se il suo testamento aveva le dimensioni di una tesi di laurea con tanto di note, all’improvviso pensò che era inadeguato allo scopo.

— Era un quad o un terricolo? — chiese la poliziotta a Bel.

Bel scosse la testa. — Non potevo vederlo perché era dietro la balconata. A dire il vero non sono nemmeno sicuro che fosse un maschio.

Un turista terricolo e la cameriera quad che lo stava servendo chiarirono che si era trattato di un quad, che subito dopo si era dileguato giù per un corridoio con il suo flottante. Il turista era sicuro che fosse un maschio, ma la cameriera, ora che glielo chiedevano, era meno convinta.

Miles con un piede spinse di lato la rivettatrice, e chiese a Beclass="underline"  — È difficile far passare una cosa del genere attraverso un posto di blocco della Sicurezza della Stazione?

— Se lo portava un quad, nessuno ci avrebbe fatto caso.

— Pensi che sia di produzione locale? Sembra nuovo.

— Sì, è una marca proveniente dalla sezione Sanctuary. Fanno ottimi utensili.

— Il primo compito per Venn, allora, è di scoprire da dove proviene, e a chi è stato venduto.

— Oh, sì.

Miles si sentiva girare la testa in una strana combinazione di euforia e terrore. L’euforia era dovuta in parte all’adrenalina, una dipendenza familiare e pericolosa, e in parte al fatto che a sparargli contro era stato un quad. Ciò gli forniva un ottimo pretesto per controbattere ai continui accenni di Greenlaw sulla brutalità barrayarana. Così, anche i quad potevano sparare per uccidere, eh? Solo che lo facevano male… Poi ricordò Solian, e si rimangiò il pensiero. Già, sempre che non sia stata Greenlaw a predisporre l’attacco. Ecco, quella sì che era teoria paranoide. La mise da parte per riesaminarla quando avesse avuto la testa più lucida. Dopo tutto, almeno un paio di centinaia di persone, fra quad e turisti, e tutti i passeggeri galattici della sua flotta, sapevano che quel mattino sarebbe venuto lì.

Arrivò una squadra medica quad, e alle loro calcagna… ehm, a ruota, il Capo Venn che venne immediatamente sommerso da descrizioni eccitate dello spettacolare attacco contro l’Ispettore Imperiale. Solo Miles rimase calmo, e ascoltava con cupo divertimento.

Il divertimento era invece un’emozione decisamente assente dal volto di Venn. — È stato colpito, Lord Ispettore Vorkosigan?

— No. — È il momento di mettere una buona parola… più tardi potrei averne bisogno. — Grazie ai riflessi del portomastro Thorne. Se non fosse stato per lui, l’Unione degli Habitat Liberi ora sarebbe davvero nei pasticci.

Un eccitato chiacchierio sorse tutto intorno, e un paio di persone descrissero l’eroica difesa del dignitario straniero da parte di Bel, che gli aveva fatto scudo col suo corpo. Bel rivolse una breve, scintillante occhiata a Miles, ma lui non riuscì a capire se di gratitudine o del contrario. Il modesto schernirsi del portomastro non fece che fissare nella mente dei testimoni la convinzione del suo eroismo, cosa che costrinse Miles a sopprimere un sorriso.

Uno dei poliziotti quad, che si era gettato all’inseguimento dell’assalitore, tornò e si fermò di scatto davanti al Capo Venn per riferire: — L’ho perso, signore. Abbiamo messo tutto il personale di turno sull’allerta, ma non abbiamo la sua descrizione fisica.

Tre o quattro persone cercarono di porre rimedio a quella mancanza, con descrizioni vivide e contrastanti.

Bel, che ascoltava, s’incupì. Miles gli diede leggermente di gomito. — Be’?

Bel scosse la testa e rispose mormorando: — Per un momento mi è sembrato che fosse qualcuno che ho incontrato di recente, ma quello era un terricolo, e quindi… no, non può essere.

Miles tentò di mettere a fuoco quello che in quei brevi istanti gli era parso di vedere. Era un tizio con i capelli chiari, pelle chiara, un corpo massiccio, età indefinita, probabilmente maschio… il che avrebbe potuto descrivere diverse centinaia di quad sulla Stazione Graf. In pratica non sarebbe stato nemmeno sicuro di riconoscerlo tra altri individui. Inoltre la cameriera e il suo cliente non erano sicuri di quando fosse arrivato, anche se pensavano che si trovasse lì almeno da un paio di minuti, come in attesa che qualcuno salisse le scale. Un qualcuno che si fosse attardato nella riunione con i passeggeri. Ed era esattamente quello che Miles aveva fatto.