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Venn si avvicinò nel suo flottante, guardò e imprecò. — Il bastardo è già andato via! Ma dove, sulla Stazione, o su una nave? — Ripose lo storditore in tasca, e attraverso il casco, avvertì sia la Sicurezza della Stazione, sia la milizia quad di inseguire, fermare e perquisire qualunque cosa, nave, capsula o navetta, che avesse anche solo fatto una mossa.

Miles cominciò a elaborare i suoi pensieri. Che il ba fosse arrivato alla Stazione prima che Greenlaw dichiarasse la quarantena? Sì, forse. Il tempo lo avrebbe avuto, ma in quel caso, come aveva fatto la tuta a tornare all’esterno della Idris? Sarebbe stato più sensato ipotizzare che il ba fosse stato raccolto da una capsula personale, ce n’erano sempre tante che sfrecciavano lì attorno, e che avesse riportato la tuta lì dove l’avevano trovata con raggio trattore.

Ma la Idris, come le altre navi barrayarane e komarrane, era sotto la continua sorveglianza della milizia quad. D’altro canto, una persona, una persona alta, che si fosse seduta nella cabina del reparto macchine e avesse manipolato i comandi, avrebbe potuto far uscire la tuta dal portello, facendola girare attorno alla nave, mettendola fuori della vista della guardia abbastanza in fretta da non farsi notare. Poi quella persona alta si era alzata dalla sedia e…?

Le palme delle mani gli prudevano all’interno dei guanti; le strofinò tra loro nel futile tentativo di ottenere sollievo. Avrebbe dato sangue anche per grattarsi il naso.

— Roic, ricordi che cosa aveva in mano — spinse la tuta con la punta del piede — quando è uscita dal portello?

— Uhm… niente, Milord — rispose l’armiere rivolgendo a Miles uno sguardo perplesso.

— Come pensavo. — Esatto.

Se Miles era nel giusto, il ba aveva rinunciato alla sua possibilità di uccidere Gupta per cogliere al volo l’occasione di usare Bel per tornare a bordo della Idris e fare… cosa? con il suo carico. Distruggerlo? Non avrebbe di certo faticato a infettare i replicatori con un veleno. O… più semplicemente, se voleva uccidere il suo carico, gli sarebbe bastato spegnere il sistema di sostentamento, un’operazione che non gli avrebbe preso più di qualche minuto. Ma prelevare e classificare un campione di cellule per congelarle, quello sì che era un lavoro lungo. E se il ba aveva rischiato tanto per farlo, era pensabile che avesse lasciato la nave senza il suo congelatore portatile?

— Il ba ha avuto due ore per fuggire. Di certo non sarebbe rimasto… — mormorò Miles. Ma il tono della sua voce non era convinto. Roic colse subito quel fremito, e guardò Miles, accigliato.

Dovevano controllare se c’erano tutte le tute a pressione dell’Idris; verificare ogni portello per accertarsi che le telecamere non fossero state disattivate manualmente. No, troppo lento… sarebbe stato un compito da assegnare a chi avesse abbastanza personale per farlo. E in ogni caso, se si scopriva che mancava una tuta? Dare la caccia alle tute disperse era già quello che i quad stavano facendo attorno alla Stazione, per ordine di Venn. Ma se non mancava nessun’altra tuta…

Miles stesso aveva appena trasformato la Idris in una trappola.

— Stavo per dire che dovremmo controllare se tutte le tute della Idris sono al loro posto, ma mi è venuta un’idea migliore. Torniamo sul ponte di comando, e da lì separiamo tutte le sezioni della nave. Poi prendiamo tutte le armi a nostra disposizione, e iniziamo una ricerca sistematica.

Venn si girò sul suo flottante. — Perché, lei pensa che quel cetagandano sia ancora a bordo?

— Milord — disse Roic con apprensione — che cosa è successo ai suoi guanti?

Miles abbassò gli occhi e sentì un fremito corrergli lungo la schiena. La robusta stoffa dei guanti della tuta da contenimento biologico stava disfandosi, penzolando in fili isolati: sotto si poteva vedere le mani che erano diventate rosse. Il prurito sembrò raddoppiare. — Merda! — Imprecò.

Venn si avvicinò, sgranò gli occhi e indietreggiò in fretta.

Miles tenne le mani sollevate. — Venn. Vada ad avvertire Greenlaw e Leutwyn e prenda il controllo del ponte di comando. Mettetevi al sicuro in quel reparto e sigillatelo. Tu, Roic, precedimi in infermeria. Corri!

Roic, con il respiro affannato che si udiva attraverso la radio, stava già muovendosi.

Corse attraverso la nave semibuia seguendo i lunghi passi di Roic, senza toccare nulla, aspettandosi da un momento all’altro di scoppiare. Dove si era contaminato in quel modo? Chi altro ne era affetto? Tutti?

Forse no. Era senz’altro successo mentre manovrava per far rientrare la tuta da riparazioni. Ricordò che le sue mani guantate scivolavano sulla consolle, come se fosse unta. Era caduto nella trappola: il ba aveva fatto uscire dal portello una tuta vuota, e poi preparato una trappola per chiunque se ne fosse accorto troppo in fretta.

Irruppe attraverso la porta dell’infermeria, oltrepassando Roic che si fece da parte, e direttamente attraverso la porta illuminata di azzurro del locale biosigillato. Un medico in tuta fece uno scarto per la sorpresa.

Miles aprì il canale tredici e cominciò a dire concitatamente: — Qualcuno per favore… — ma poi si fermò. Avrebbe voluto gridare: Qualcuno mi apra l’acqua! E tenere le mani sotto il getto di un lavandino, ma poi l’acqua dove sarebbe andata? — Aiutatemi — chiese a voce più bassa.

— Che succede, Milord Ispet… — chiese il medico capo, uscendo dal bagno; poi vide le mani che Miles teneva alte. — Cosa è successo?

— Credo di essere caduto in una trappola. Se ha un medico libero, lo mandi con l’armiere Roic giù al reparto macchine a raccogliere un campione sulla consolle del telecomando della tuta da riparazioni. Sembra che sia stata cosparsa di una sostanza corrosiva o un enzima e… e non so che altro.

— Pulitore sonico — ordinò il capitano Clogston al tecnico che si occupava del laboratorio.

L’uomo si affrettò a frugare fra la strumentazione e si volse mentre accendeva lo strumento. Miles porse le mani che bruciavano. La macchina cominciò a ruggire e il tecnico diresse il fascio di vibrazione sulle zone colpite, mentre il potente aspiratore risucchiava i detriti sia macroscopici che microscopici nella borsa sigillata. Il medico, con un bisturi e delle pinze, tagliò e strappò quel che restava dei guanti, che vennero anch’essi risucchiati nel contenitore.

Il pulitore sembrò avere effetto: le mani di Miles smisero di peggiorare, anche se continuavano a pulsare. Per vederle, se le portò davanti al casco, ostacolando il medico che protestò garbatamente. Goccioline di sangue stavano venendo in superficie fra i solchi della carne gonfia. Merda! Merda!

Clogston si raddrizzò e si guardò attorno, con una smorfia. — La sua tuta è completamente compromessa, Milord.

— Posso indossare un’altra tuta?

— Non ancora. — Clogston si affrettò a spalmare le mani di Miles con una misteriosa sostanza untuosa, poi gli infilò dei guanti di contenimento biologico, sigillandoli ai polsi. Poco dopo il bruciore e il dolore diminuirono.

Dall’altra parte, il tecnico stava inserendo i campioni contaminati in un analizzatore. Il terzo medico era di là con Bel? Era ancora vivo il betano?

Miles respirò profondamente per calmarsi. — Avete già fatto una diagnosi al portomastro Thorne?

— Oh sì, l’abbiamo ottenuta subito — rispose Clogston distrattamente, ancora impegnato a sigillare il secondo polso di Miles. — Nell’istante stesso che abbiamo fatto passare il primo campione di sangue. Cosa diavolo possiamo fare non è ancora chiaro, ma ho alcune idee. — Si raddrizzò, guardando accigliato le mani di Miles. — Il sangue e i tessuti dell’erm brulicano di parassiti artificiali, voglio dire, biologicamente modificati. — Alzò gli occhi. — Sembra che abbiamo una fase iniziale di latenza asintomatica, durante la quale si moltiplicano rapidamente nel corpo. Poi, a un certo punto, forse determinato dalla loro stessa concentrazione, iniziano a produrre due sostanze chimiche in due differenti vesciche contenute nella loro membrana cellulare. Le vesciche si gonfiano e un aumento della temperatura del corpo della vittima provoca la loro rottura, e le due sostanze chimiche producono una reazione violentemente esotermica fra di loro, uccidendo il parassita, danneggiando però i tessuti dell’ospite, e stimolando lo stesso ciclo nei parassiti circostanti. Sono come minuscole bombe che esplodono in tutto il corpo. È…