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Quanti altri sofisticati trucchi biologici nascondeva come assi nella manica? E sarebbe toccato a lui dimostrare qual era il prossimo?

Vivrò abbastanza a lungo da poter dire addio a Ekaterin? Un bacio d’addio era da escludere, a meno che non premessero le labbra sui lati opposti di una lastra di vetro. Aveva così tanto da dirle, che non avrebbe saputo da dove cominciare. E ancora più impossibile farlo solo a voce, su un canale aperto e pubblico. Prenditi cura dei bambini. Dagli il bacio della buonanotte per me ogni sera, e digli che li ho amati anche se non li ho mai visti. Non sarai sola… i miei genitori ti aiuteranno. Di’ ai miei genitori… raccomanda…

Che quella maledetta cosa stesse già cominciando a fare effetto, oppure il panico ardente e le lacrime che gli soffocavano la gola erano solo opera della sua suggestione?

Canale aperto oppure no, io adesso la chiamo…

Invece, gli giunse la voce di Venn. — Lord Vorkosigan, passi sul canale dodici. L’ammiraglio Vorpatril la vuole, urgentemente.

Miles sibilò fra i denti e cambiò la sintonia nel comunicatore del casco. — Qui parla Vorkosigan.

— Vorkosigan, idiota…! — Nell’ultima ora l’ammiraglio si era perso per strada qualche titolo onorifico. — Che diavolo sta succedendo lì? Perché non risponde al comunicatore da polso?

— È all’interno della mia tuta di contenimento biologico e in questo momento non è raggiungibile. L’avverto, signore, che questo è un canale aperto e pubblicamente accessibile. — Dannazione, e da dove veniva quel signore? Abitudine, vecchia e cattiva abitudine. — Può chiedere al capitano Clogston di aggiornarla attraverso il collegamento a fascia stretta della sua tuta militare, ma che sia un aggiornamento breve. Il capitano è molto occupato in questo momento e non voglio che venga distratto.

Vorpatril imprecò, forse in direzione dell’Ispettore Imperiale o forse genericamente, la cosa era ambigua, e chiuse la comunicazione.

Nella nave si propagò finalmente il suono che Miles aspettava: il tonfo e il sibilo delle porte stagne che si chiudevano, dividendo l’intero scafo in compartimenti. Bene! I quad erano arrivati al ponte di comando. Ma Roic non era ancora tornato. L’armiere avrebbe dovuto mettersi in contatto con Venn e Greenlaw per farsi aprire il passaggio fino a…

— Vorkosigan — chiamò Venn con voce tesa. — È stato lei?

— Sono stato io cosa?

— A chiudere i compartimenti.

— Non siete… — Miles cercò, senza successo, di abbassare la sua voce fino a un timbro più ragionevole. — Non siete ancora arrivati sul ponte di comando?

— No, siamo tornati alla zona Due per prendere il nostro equipaggiamento. Stavamo proprio per andarcene.

Con il cuore che batteva, Miles sentì spuntare un’ultima speranza. — Roic — chiese urgentemente. — Dove sei?

— Non sul ponte di comando, Milord — rispose Roic.

— Ma se noi siamo qui, e lui è lì, chi sta facendo questo? - disse la voce infelice di Leutwyn.

— Chi pensi che sia? — ringhiò Greenlaw. E con un sospiro di angoscia: — Siamo in cinque, e non uno che abbia pensato a chiudersi la porta alle spalle quando siamo usciti… maledizione!

Un lieve grugnito desolato, come di un uomo colpito da una freccia, suonò all’orecchio di Miles: Roic.

Miles ordinò: — Chiunque controlli il ponte di comando, ha accesso anche a questi canali, o lo avrà fra poco. Chiudiamo subito le comunicazioni.

I quad avevano tra loro un collegamento indipendente; e così Vorpatril, attraverso le loro tute, con i medici. Miles e Roic sarebbero stati gli unici a rimanere isolati.

Poi, all’improvviso, ogni suono nel suo casco cessò. Dunque il ba aveva trovato i controlli delle comunicazioni!

Miles balzò verso il pannello del controllo ambientale dell’infermeria, lo aprì e azionò freneticamente ogni controllo manuale. Con la porta esterna chiusa, avrebbero potuto mantenere la pressione atmosferica, anche se la circolazione era bloccata. I medici nelle loro tute non avrebbero avuto problemi. Guardò con riluttanza il compartimento dei baccelli. Il dormitorio biosigillato già funzionava su una circolazione interna, grazie a Dio, e avrebbe continuato a funzionare così… fintanto che la nave era alimentata. Ma come potevano mantenere al freddo Bel, se dovevano rinchiuderlo in un baccello?

Si avvicinò alla porta del bagno, e urlò attraverso il lunotto: — Abbiamo perso le comunicazioni con la nave. Comunicate solo attraverso i canali militari a fascia stretta.

— Ho sentito — urlò Clogston in risposta.

— Come va con il sistema di filtraggio-raffreddamento?

— La parte del raffreddamento è fatta. Stiamo ancora lavorando sul filtro. Vorrei avere portato più braccia, anche se devo dire che non c’è posto per altri, qui dentro.

— Ci sono quasi, penso — sentì gridare il tecnico. — Controlli quello, signore. — Fece un gesto in direzione di uno degli analizzatori, sul quale si era accesa una serie di luci intermittenti.

Clogston si chinò sulla macchina. Dopo un attimo mormorò: — Oh, questo sì che è ingegnoso.

Miles, che era vicino alla porta, abbastanza da poter sentire quello che dicevano, non lo trovò particolarmente rassicurante. — Cosa è ingegnoso?

Clogston indicò il pannello dell’analizzatore, che mostrava una serie incomprensibile di lettere e numeri colorati vivacemente. — Non capivo come i parassiti potessero sopravvivere in una matrice di quell’enzima che ha corroso i guanti della sua tuta. Ma erano microincapsulati.

— Cosa?

— È il metodo standard per somministrare un farmaco attraverso un ambiente ostile, come lo stomaco, o magari il flusso sanguigno, fino all’organo bersaglio. Solo che in questo caso è stato usato per somministrare una malattia. Quando la sostanza microincapsulata esce dalla zona ostile per entrare, chimicamente parlando, in quella amica, si apre, e rilascia il suo contenuto. Niente perdite, niente sprechi.

— Oh! Fantastico. Sta dicendo che ho nel sangue la stessa sostanza di Bel?

— Ehm. — Clogston diede un’occhiata al crono sulla parete. — Quanto tempo è passato dal momento in cui ha toccato quella consolle, Milord?

Miles seguì il suo sguardo. — Più o meno mezz’ora?

— Potrebbero già essere rilevabili nel sangue.

— Controlliamo.

— Deve aprire la tuta per un prelievo in vena.

— Va bene, ma controlliamo subito. E in fretta.

Miles slacciò la fasciatura del polso sinistro, e osservò il medico che effettuava il prelievo di sangue. Dovette ammettere che aveva una buona manualità, nonostante indossasse i guanti anticontaminazione.

Subito dopo Clogston infilò l’ago nell’analizzatore e trasferì il sangue prelevato nella macchina.

— Quanto ci vorrà?

— Ora che abbiamo il modello, avremo il risultato praticamente subito. Se è positivo, cioè. Se questo primo campione fosse negativo, sarà opportuno ripetere il controllo ogni trenta minuti, per sicurezza. — Il medico tacque, mentre esaminava il risultato dell’analisi. — Be’, credo che non sarà necessario ripetere il controllo.

— D’accordo — ringhiò Miles. Aprì violentemente la tuta ed estrasse il braccio con il comunicatore da polso, quindi abbaiò: — Vorpatril!

— Sì! — La voce di Vorpatril lo raggiunse immediatamente. Era evidentemente impegnato a sorvegliare tutti i canali di comunicazione e in particolare quelli della Prince Xav. — Un momento, che cosa ci fa su questo canale? Mi aveva detto di non poterlo utilizzare!

— La situazione è cambiata. Per ora non faccia domande. Che cosa sta succedendo là fuori?

— Mi dica lei, Milord, cosa sta succedendo lì dentro?

— La squadra medica, il portomastro Thorne e io siamo nell’infermeria, bloccati. Per il momento controlliamo ancora il nostro ambiente. Credo che Venn, Greenlaw e Leutwyn siano intrappolati nella sezione di carico numero Due. Roic dovrebbe essere da qualche parte in quella delle macchine. E per quanto riguarda il ba, credo che sia sul ponte di comando. Può confermarmelo?