Vedendo con la coda dell’occhio quella macchia bianca e nera, Nightshade deviò dalla sua rotta, puntando in un’altra direzione. Atta era lì davanti a lui, e il kender fu costretto a deviare ancora. Lei era di nuovo lì e ancora una volta lui dovette deviare.
Atta non lo aggredì. Quando lui rallentava, rallentava anche lei. Quando lui si fermava, lei si stendeva sul ventre, fissandolo tanto attentamente con gli occhi marroni che lui trovava difficile distogliere lo sguardo. Nel momento in cui lui si muoveva, lei era di nuovo in piedi. Nightshade provò in tutti i modi a scansarsi e a guizzare via, ma lei era sempre davanti a lui, piegando continuamente il proprio corpo flessuoso per tagliargli la strada. Il kender poteva muoversi liberamente solo in una direzione, quella da cui era arrivato.
Alla fine, ansimando, Nightshade si arrampicò su una lapide e rimase lì, tremante.
«Mandala via da me!» ululò.
«Basta così, Atta», ordinò Rhys, e la cagna si rilassò e andò da lui per farsi accarezzare la testa.
Rhys si avvicinò al kender appollaiato.
«Non sei nei guai, Nightshade. Tutt’altro. Io vado in missione e ho bisogno del tuo aiuto.»
Nightshade spalancò gli occhi. «Missione? Mio aiuto? Sei sicuro?»
«Sì, è per questo che la mia dea mi ha mandato a cercarti.»
Rhys raccontò al kender tutto quanto era successo, dall’arrivo di suo fratello al monastero fino al terribile delitto da lui commesso. Nightshade ascoltò, affascinato, anche se della missione gli piacque il lato sbagliato. Balzò giù dalla lapide e prese la mano di Rhys.
«Dobbiamo tornare lì subito!» esclamò, cercando di trascinare via Rhys. «Torniamo dove hai sepolto i tuoi amici!»
«No», disse Rhys, restando fermo. «Dobbiamo cercare mio fratello.»
«Ma tutti quegli spiriti inquieti hanno bisogno di me», disse Nightshade, supplichevole.
«Adesso sono col loro dio», gli spiegò Rhys.
«Ne sei certo?»
«Sì», rispose Rhys, e ne era certo. «Dobbiamo trovare mio fratello e bloccarlo prima che faccia del male a qualcun altro. Dobbiamo scoprire che cosa gli ha fatto Chemosh per trasformarlo da chierico di Kiri-Jolith a seguace del Signore della Morte. Tu sai comunicare con i morti, il che potrebbe rivelarsi utile, e puoi farlo senza destare sospetti. Io non posso pagarti», soggiunse, «poiché a noi monaci è proibito accettare ricompense tranne quanto ci serve per sopravvivere».
«Dell’altra carne come quella che abbiamo appena mangiato per me andrebbe bene. E sarà bello avere un amico», disse emozionato Nightshade. «Un vero amico vivo.»
Guardò con trepidazione Atta. «Immagino che tu debba portarti dietro il cane.»
«Atta è una brava guardiana oltre che una buona compagna. Non preoccuparti.» Rhys posò la mano sulla spalla del kender per rassicurarlo. «Ti si è affezionata. È per questo che ti ha rincorso. Non voleva che te ne andassi.»
«Davvero?» Nightshade parve compiaciuto. «Pensavo mi stesse inseguendo come fossi stato una pecora o qualcosa del genere. Se le piaccio, è diverso. Anche lei mi piace.»
Rhys lasciò che il buio gli nascondesse il sorriso. «Io sono alloggiato da un contadino che abita qui nei pressi. Passeremo la notte lì e partiremo presto domattina.»
«I contadini di solito non mi lasciano entrare in casa», fece notare Nightshade, mettendosi in cammino accanto a Rhys, e facendo due passi con le sue gambette a ogni passo di lui.
«Questo qui credo di sì», previde Rhys. «Quando gli spiegherò quanto ti sia affezionata Atta.»
Atta era tanto affezionata al kender che gli rimase distesa sulle gambe tutta la notte, senza perderlo mai di vista.
9
Rhys non ebbe difficoltà a scovare tracce del fratello. La gente ricordava piuttosto distintamente un chierico di Kiri-Jolith che passava le notti a fare baldoria nella taverna e i giorni ad amoreggiare con le loro figlie. Rhys, angosciato, si aspettava di sentire che suo fratello aveva commesso altri omicidi, perciò rimase sorpreso e sollevato nell’apprendere che aveva semplicemente abbandonato la città senza pagare il conto della taverna.
Quando Rhys chiedeva se suo fratello avesse parlato di Chemosh, tutti parevano divertiti e scrollavano il capo. Lui non aveva parlato di nessun dio, e specialmente non di un dio tanto tenebroso come Chemosh. Lleu era un giovanotto bello e piacevole che cercava divertimento, e se era un po’ sconsiderato e sbadato non c’era niente di male in questo. Quasi tutti lo ritenevano un buon uomo e gli auguravano ogni bene.
Rhys trovava tutto questo molto strano. Non riusciva a far coincidere il quadro che questa gente gli tracciava di un birbante spensierato con l’assassino a sangue freddo che tanto spietatamente aveva ucciso diciannove persone. Rhys avrebbe potuto dubitare di essere davvero sulle tracce del fratello, ma tutti riconoscevano Lleu dalla descrizione fisica e dal fatto che indossava le vesti di Kiri-Jolith. I chierici di quel dio non erano numerosi in Abanasinia, dove il suo culto incominciava appena a diffondersi.
Rhys trovò un solo uomo che avesse qualcosa di brutto da dire riguardo a Lleu Mason, ed era un mugnaio che aveva offerto a Lleu vitto e alloggio in cambio di qualche giorno di lavoro al mulino.
«Da allora mia figlia non è più la stessa», raccontò il mugnaio. «Io maledico il giorno in cui è arrivato e maledico me stesso per averci avuto a che fare. Era una ragazza ubbidiente, la mia Besty, prima che lui la notasse. Lavorava sodo. Doveva sposarsi il mese prossimo col figlio di uno dei bottegai più prosperi della città. Era un bel matrimonio, ma adesso è saltato tutto, a causa di vostro fratello.»
Scrollò arcigno il capo.
«Dov’è vostra figlia?» domandò Rhys, guardandosi attorno. «Se potessi parlarle...»
«Andata», disse concisamente il mugnaio. «L’ho sorpresa che rincasava di nascosto a tarda ora dopo un appuntamento con lui. Le ho dato le nerbate che si meritava e l’ho chiusa nella sua stanza.» Alzò le spalle. «Dopo alcuni giorni è riuscita in qualche modo a venirne fuori e da allora non ne ho più visto neanche l’ombra. Una liberazione, direi, da un sudiciume.»
«È scappata con Lleu?» chiese Rhys.
Il mugnaio non lo sapeva. Pensava di no, poiché Lleu era partito prima della fuga della figlia. Era possibile, ammise, che fosse scappata per stare con lui, anche se in verità non sembrava tanto innamorata di lui. Il mugnaio non lo sapeva ed evidentemente non gli importava granché se non di avere perduto una brava lavoratrice e un’occasione di matrimonio da cui si aspettava un profitto.
Rhys ammise la possibilità che suo fratello avesse sedotto la ragazza e l’avesse persuasa a scappare con lui, ma in tal caso perché non erano fuggiti insieme? Riteneva più probabile che la ragazza fosse semplicemente fuggita da una casa priva di affetto e dalla prospettiva di un matrimonio senza amore. Niente di sinistro in questo.
Comunque la questione lo turbava. Si fece dare una descrizione della ragazza e lungo la strada chiese notizie di lei, oltre che di Lleu. Alcuni avevano visto lei, altri lui, ma nessuno li aveva visti insieme. L’ultima notizia che ebbe della figlia del mugnaio diceva che si era unita a una carovana diretta verso il mare. Suo fratello, a quanto pareva, aveva parlato vagamente di dirigersi verso Haven.
Mentre Rhys parlava con i vivi, Nightshade comunicava con i morti. Mentre Rhys visitava locande e taverne, Nightshade visitava cripte e cimiteri. Nightshade proibì a Rhys di accompagnarlo, poiché, affermò il kender, i morti hanno la tendenza a essere timidi in presenza dei vivi.
«Quasi tutti i morti, vale a dire», soggiunse il kender. «Ce ne sono alcuni a cui piace andare in giro a fare crepitare le ossa e sferragliare le catene e scagliare sedie fuori dalle finestre. Ne ho conosciuti alcuni che si divertono ad allungare una mano fuori dalla tomba afferrando la gente per le caviglie. Costituiscono l’eccezione, però.»
«Grazie agli dèi», disse sarcastico Rhys.
«Immagino di sì.» Nightshade non era convinto. «I morti di quel genere sono quelli interessanti. Tendono a restarsene in giro, non scappano verso qualche piano di esistenza più elevato lasciando la gente senza nessuno con cui parlare.»