Gerard sorrise mestamente. «Se accorressi qua e là per cercare di impedire ogni lotta a coltello che ha luogo a Solace, fratello, non farei mai altro. Io passo il mio tempo su questioni più importanti, come cercare di impedire che la città venga saccheggiata, razziata o rasa al suolo da un incendio. Gregor e Tak sono i bulli del quartiere. Se le cose fossero degenerate, sarei sceso a sistemare quei ragazzi. Voi avevate la situazione sotto controllo, o almeno così pareva da dove mi trovavo io. Pertanto, fratello, voi, il cane e il kender sarete miei ospiti per pranzo. È il minimo che io possa fare per voi, vedendo come avete svolto il lavoro per me oggi.»
Rhys ritenne di poter accettare questa offerta e così fece. «Basta così, Atta», gridò, e la cagna balzò su e ritornò al suo fianco.
Nightshade stava raggiungendo Rhys quando venne accostato da una donna grassoccia di mezza età, che portava uno scialle nero sul capo e che disse di volergli parlare. I due si sedettero e furono presto immersi in conversazione; il kender aveva un’aria di estrema commiserazione, la donna si asciugava gli occhi con l’orlo dello scialle.
«È rimasta vedova di recente», osservò Gerard, guardando accigliato il kender. «Non voglio che nessuno si approfitti del suo dolore, fratello.»
«Il kender è un cosiddetto "nightstalker", mio signore», spiegò Rhys. «Sa fare davvero ciò che dice di saper fare: parlare con i morti.»
Gerard era scettico. «Veramente? Ho già sentito parlare di questa gente. Non sapevo che esistesse davvero. Immaginavo che fosse una delle tante storie che raccontano le canaglie per scocciare gli altri.»
«Io posso garantire per Nightshade, mio signore sceriffo», la rassicurò Rhys sorridendo. «Non è un tipico kender manolesta. È capace di comunicare con i morti. Gliel’ho visto fare. A meno che, naturalmente, gli spiriti non se ne siano andati, nel qual caso lui può fornire questa informazione. Forse può essere di conforto alla vedova.»
Gerard scrutò il kender. «Una volta ho conosciuto un kender», ricordò tranquillamente, parlando più a se stesso che a Rhys. «Neanche lui era un tipico kender. Darò una possibilità a questo qui, fratello, specialmente se voi garantite per lui.»
Un attimo dopo, Nightshade arrivò in tutta fretta. «Io e la vedova andiamo al cimitero a parlare con suo marito. A lei manca terribilmente e vuole accertarsi che se la stia cavando bene senza di lei. Probabilmente starò fuori quasi tutto il pomeriggio. Dove ti trovo?»
«Puoi trovare il tuo amico qui», rispose Gerard, interrompendo Rhys. «Avrete un posto nella sala di ritrovo per dormire stanotte.»
«Basta dormire nelle scuderie! Meraviglioso. Mi sto stancando di sentire l’odore dei cavalli», si lamentò Nightshade, e prima che Rhys potesse contraddire lo sceriffo, il kender era già schizzato via.
Gerard scrutò Rhys. «Vi affido la responsabilità di svuotargli le tasche quando ritorna.»
«Non dovete preoccuparvi di questo, mio signore. Nightshade non è molto bravo a "prendere a prestito". Se ci prova, è così inetto che viene quasi sempre colto sui fatto. È molto più interessato a parlare con i morti.»
Gerard sbuffò e scrollò il capo. Sedendo dall’altra parte del tavolo rispetto a Rhys, lo sceriffo guardò con curiosità il monaco, più interessato a lui che al kender, perché di questi, gli dèi lo sapevano, Solace ne aveva in abbondanza.
La cameriera portò scodelle piene di uno stufato saporito, così denso di carne e verdure che Rhys a malapena riusciva ad affondarci il cucchiaio. La cameriera depose una ciotola d’acqua e un osso carnoso per Atta, che accettò la leccornia dopo un’occhiata a Rhys e dopo avere lasciato che la cameriera le accarezzasse la testa. Atta trascinò l’osso sotto il tavolo, si accasciò sopra i piedi di Rhys e prese a sgranocchiare soddisfatta.
«Avete detto che state cercando qualcuno?» domandò Gerard, appoggiandosi all’indietro sulla sedia e guardando Rhys con due occhi che avevano una stupefacente sfumatura di azzurro. «Io non ci penso neanche a provare a controllare tutti quelli che arrivano a Solace, ma vado parecchio in giro. Chi state cercando?»
Rhys spiegò che stava cercando suo fratello. Descrisse Lleu come uno che indossava la veste di chierico di Kiri-Jolith e passava il tempo in taverne e birrerie.
«Da dove venite?»
«Staughton», rispose Rhys.
Lo sceriffo inarcò le sopracciglia. «Avete viaggiato a lungo alla ricerca di questo giovanotto, fratello; vi siete preso un grosso fastidio. Mi sembra che debba esserci qualcosa di più che una famiglia in ansia per un giovane vagabondo.»
Rhys aveva deciso di tenere per sé la verità riguardo a Lleu, sapendo che se avesse detto a qualcuno che suo fratello era colpevole di omicidio, Lleu sarebbe stato inseguito e massacrato come una bestia feroce. Rhys scoprì che quell’uomo, Gerard, gli piaceva, il suo comportamento tranquillo si accordava bene con quello dello stesso Rhys. Se Rhys avesse trovato Lleu, sarebbe stato obbligato a consegnarlo alle autorità locali in attesa di essere assicurato alla giustizia da parte del Profeta di Majere. Sarebbe stato il Profeta a stabilire il destino di Lleu, poiché il suo delitto era stato commesso in un monastero. Rhys decise di raccontare allo sceriffo almeno una parte della sua storia.
«Mi rincresce dire che mio fratello ultimamente è diventato un seguace di Chemosh, Dio dei Morti», spiegò a Gerard. «Temo che sia vittima di qualche maleficio operato da un discepolo di Chemosh. Io devo trovare Lleu per fare spezzare l’incantesimo, se è possibile.»
«Prima Takhisis, adesso Chemosh», ringhiò Gerard, passandosi la mano fra i capelli e facendoseli stare dritti. «Talvolta mi domando se il ritorno degli dèi sia stata una benedizione. Ce la cavavamo benissimo da soli, se non teniamo conto dei draghi dominatori, naturalmente. Adesso abbiamo già abbastanza guai, vuoi con gli elfi profughi, voci di un concentramento di truppe di goblin nel Qualinesti meridionale, e il nostro signorotto che depreda i viandanti, il capitano Samuval. Non ci servono dèi come Chemosh che vengano a complicare le cose. Ma d’altronde immagino che voi ve ne siate accorto da solo, Rhys, dato che non siete più un monaco di Majere, eh? Portate però un abbigliamento da monaco, per cui dovete essere un monaco di qualche genere.»
«Capisco perché siate stato assunto come sceriffo, mio signore», osservò Rhys, incrociando e sostenendo lo sguardo di quegli occhi azzurri. «Avete la capacità di interrogare un uomo senza dargli l’impressione di essere interrogato.»
Gerard alzò le spalle. «Nessuna offesa, fratello. Io sono un bravo sceriffo perché mi piace la gente, perfino i furfanti. Questo lavoro non è mai noioso, posso dirvi questo.»
Appoggiò i gomiti sul tavolo e studiò attentamente Rhys. «Eccovi qui, un monaco che conduce una vita da monaco di Majere e segue le abitudini di un monaco di Majere, eppure afferma di non essere un monaco di Majere. Non lo trovereste interessante?»
«Io trovo interessante tutto ciò che riguarda l’umanità, mio signore sceriffo», rispose Rhys.
Gerard fu sul punto di rispondere, quando la loro conversazione fu interrotta. Uno dei suoi uomini entrò nella taverna e lo raggiunse in fretta. I due conferirono tra loro a bassa voce, e Gerard si alzò in piedi.
«Il dovere mi chiama, purtroppo. Io non ho visto questo vostro fratello, ma darò un’occhiata in giro. Vi posso trovare qui, immagino.»
«Solo se posso svolgere qualche lavoretto per guadagnarmi il soggiorno», disse fermamente Rhys.
«Vedete? Che vi ho detto! Monaco una volta, monaco per sempre.» Gerard sorrise, strinse la mano di nuovo a Rhys e se ne andò. Aveva fatto appena qualche passo che si voltò: «Quasi mi dimenticavo. C’è un tempio abbandonato a qualche isolato dalla piazza del municipio, in quella che noi del posto chiamiamo "Via degli Dèi". Sembra che questo tempio una volta fosse dedicato a Chemosh. È vuoto da sempre, per quanto se ne sappia qui, ma chissà? Forse è ritornato. Oh, c’è una taverna fuori dalle strade più battute, si chiama Mangiatoia. È frequentata dai giovani buoni a nulla. Potreste cercare lì vostro fratello.»