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«Hai ripensato a quello di cui abbiamo parlato, tesoro?» domandò Lleu. «Riguardo a Chemosh?»

«Chemosh?» ripeté vagamente Lucy. «Non parliamo di religione adesso. Baciami!»

«Ma io voglio parlare di Chemosh», insistette Lleu, accarezzandole il seno con la mano.

«Quel vecchio dio ammuffito?» sospirò Lucy, arricciando le labbra. «Non capisco perché tu voglia parlare di dèi in un momento come questo.»

«Perché è importante per me», disse Lleu. La sua voce assunse un tono dolce. La baciò sulla guancia. «Per noi.» La baciò di nuovo. «Non posso fuggire con te se tu non giuri di adorare Chemosh, come me.»

«Non vedo che differenza faccia», commentò Lucy, fra un bacio e l’altro.

Lleu le sfiorò le labbra con le proprie. «Perché, dolcezza mia, io vivrò per sempre, così come sono adesso: giovane, vibrante, bello...»

Lei ridacchiò. «Sei così vanitoso!»

«Tu invece invecchierai. I capelli ti diventeranno grigi. La pelle ti si raggrinzirà e ti cadranno i denti.»

«Allora non mi amerai più», disse Lucy, esitante.

«Tu morirai, Lucy», mormorò Lleu, accarezzandole la guancia con la mano. «E io sarò vivo e in salute e avrò bisogno di qualcuno con cui dividere il letto...»

«E se io adoro Chemosh, lui mi manterrà giovane e bella?» domandò Lucy. «Per sempre?»

«Per sempre», disse Lleu. «E per tutto questo tempo io ti amerò.»

«Be’, allora», ridacchiò Lucy, «io offro la mia anima a Chemosh!»

«Non te ne pentirai, amore mio», disse Lleu.

Le tirò giù il corpetto, scoprendole il seno bianco sotto la luce lunare. Lucy sospirò e rabbrividì e gli pose la mano sulla testa, attirandolo a baciarle la carne morbida. Lui premette le labbra contro il seno sinistro, tenendola stretta fra le braccia.

«Lleu», disse Lucy, cambiando tono. «Lleu, mi fai male... ah!» Il grido si intensificò diventando un urlo di dolore. Il corpo di Lucy si contorceva e si agitava. Rhys balzò in piedi e corse verso la coppia, con Nightshade a sfrecciargli dietro.

«Sta morendo!» gridò il kender. «La sta uccidendo! La luce del suo spirito svanisce.»

La giovane donna rabbrividì, il corpo le si irrigidì, quindi si afflosciò.

Rhys afferrò Lleu, lo strappò via da lei e lo scagliò di lato. Inginocchiandosi a terra, prese fra le braccia il corpo della donna, sperando di percepire ancora qualche scintilla di vita.

«Troppo tardi», sentenziò freddamente Lleu. Si alzò in piedi, guardò la donna morta con aria spassionata, come osservando un lavoro ben fatto. «Adesso appartiene a Chemosh.»

La donna non respirava più. Aveva gli occhi vuoti e privi di conoscenza. Rhys le tastò il collo alla ricerca della pulsazione vitale, non la trovò. Sul seno, marchiata a fuoco nella carne, vi era l’impronta delle labbra di suo fratello.

«Majere», pregò Rhys. «Lei non sapeva che cosa stesse dicendo. Abbiate pietà di lei. Restituitele la vita!»

Rhys cambiò leggermente posizione. La testa della donna penzolò da un lato. Il braccio flaccido scivolò via dal ginocchio di lui e cadde floscio a terra. Rhys rimase in ascolto della voce del dio.

«Non punite questa donna innocente per causa mia, signore!» supplicò Rhys. «La sua morte è colpa mia! Io avrei potuto salvarla, come avrei potuto salvare i miei confratelli.»

Non giunse alcuna risposta. L’unico suono fu la risata di scherno di Lleu.

«Zeboim», gridò Rhys, con la voce aspra. «Concedete a questa povera donna la vita.»

Un’eco della risata di scherno di suo fratello gli giunse dalle ombre degli alberi.

Rhys depose delicatamente a terra il corpo della donna.

«Il suo spirito se n’è andato», disse Nightshade. «Mi dispiace, Rhys. Non si può fare niente. Temo che tuo fratello abbia ragione. Chemosh se l’è portata via.»

Alzandosi in piedi, Rhys si rivolse al fratello. «Non volevo farlo, Lleu, ma non mi lasci altra scelta. Sei mio prigioniero. Ti porto dalle autorità. Sarai accusato di omicidio. Voglio che tu venga con me senza opporre resistenza. Non voglio farti del male, ma te lo farò se sarà necessario.»

Lleu alzò le spalle. «Verrò con te spontaneamente, fratello. Ma credo che tu troverai difficile far valere quell’accusa di omicidio.»

«Perché?» domandò arcignamente Rhys.

«Perché non c’è stato nessun omicidio», disse una voce alle sue spalle, con una risatina.

Lucy balzò in piedi e corse a mettersi accanto a Lleu. Lo strinse fra le braccia, gli si premette contro. Aveva i capelli scarmigliati, il corpetto slacciato. Rhys vedeva ancora il segno rosso e infuocato delle labbra di Lleu sul petto, che si alzava e si abbassava con l’alito di vita. Lucy guardò Rhys con una risata di scherno negli occhi.

«Io sono viva, monaco. Più viva che mai.»

«Tu eri morta», disse Rhys, con la gola che gli si strozzava. «Sei morta fra le mie braccia.»

«Forse», rispose maliziosamente Lucy, «ma chi ti crederà? Nessuno. Nessuno in tutto il mondo.»

«Vuoi che venga con te dallo sceriffo, fratello?» domandò Lleu. «Posso presentargli un paio di altre donzelle che ho conosciuto durante la mia permanenza a Solace. Donne che adesso capiscono e abbracciano la via di Chemosh.»

Rhys incominciava a capire, anche se ciò che capiva era tanto orrendo che lui trovava difficile accettarlo.

«Tu sei morto», disse.

«No, fratello, io sono uno dei Prediletti di Chemosh», lo corresse Lleu.

Lui e Lucy risero.

«Ho cercato di spiegarti tutto una volta, Rhys, ma non volevi ascoltarmi. Adesso lo vedi di persona. Guarda Lucy. È bellissima, splendente, radiosa. Ti sembra morta? Fagli vedere, Lucy.»

La giovane donna avanzò verso Rhys, con i fianchi ondeggianti, gli occhi socchiusi, le labbra dischiuse in maniera provocante. «Tuo fratello è invidioso, Lleu. Mi vuole per sé.»

«È tutto tuo, colombina mia», disse Lleu. «Divertiti...»

Lucy continuò ad avanzare, con la testa gettata all’indietro, le ciglia socchiuse, le labbra dischiuse.

«Uccidila!» urlò all’improvviso Nightshade.

Rhys indietreggiò di un passo. Non riusciva a distogliere lo sguardo da lei, da quella donna che gli era morta fra le braccia e che adesso lo blandiva con un sorriso civettuolo.

«Uccidila e uccidi anche lui», ripeté Nightshade con insistenza.

«Secondo Lleu, loro non possono essere uccisi», disse Rhys. «Inoltre, ci sono già stati troppi morti.»

Lucy prese il colletto della veste di Rhys, infilò le mani al di sotto.

«Non sei mai stato con una donna, vero, monaco? Non vorresti scoprire che cosa ti sei perso in tutti questi anni?»

Rhys gettò di lato le mani di lei che lo stringevano, la spinse via.

«Devi cercare di ucciderli», continuò Nightshade implacabile, «altrimenti commetteranno molti altri omicidi.»

«Un monaco di Majere non uccide...» mormorò Rhys.

«Tu non sei un monaco», ribatté brutalmente Nightshade, «e anche se lo fossi, non ha importanza. Loro sono già morti!»

«Io non posso esserne certo.» Rhys scrollò il capo.

«Invece sì! Guardala negli occhi, Rhys! Guardala negli occhi!»

Rhys guardò negli occhi la ragazza. Non vide un vuoto, come aveva visto negli occhi di suo fratello, ma qualcosa di più terribile. Aveva già visto in precedenza uno sguardo simile e cercò di rammentare dove. Poi gli venne in mente: gli occhi di un lupo che stava morendo di fame. Spinto dalla fame, cercando disperatamente di che nutrirsi, l’animale, in preda a quella necessità, aveva vinto ogni altro istinto, compresa la paura. Rhys si era armato con due fiaccole accese. Atta con i denti aveva lacerato il fianco del lupo. Il lupo si era scagliato direttamente alla gola di Rhys...

Vide negli occhi di Lucy che le parole del kender erano vere. Lei avrebbe ucciso ancora per soddisfare quella necessità disperata. Ripetutamente...

Rhys sollevò l’emmide e lo spinse dritto in fronte alla ragazza. La testa di lei scattò all’indietro e Rhys udì chiaramente spezzarsi l’osso del collo. La donna si accasciò a terra, con la testa contorta a un’angolazione strana. Rhys girò su se stesso per affrontare suo fratello.