Tornò a guardare i suoi due maghi, che si facevano piccoli per la paura davanti a lui. «Mettetevi a ripulire questo disastro.» Diede un’occhiata alle bare. «Non buttate via queste. Potrebbero tornare utili in futuro se voi oserete disobbedirmi di nuovo.»
«No, padrone», mormorò Basalt.
«Sì, padrone», disse Caele deglutendo.
Soddisfatto, Nuitari si avviò a recuperare il cadavere di Mina.
Nuitari si aspettava di trovare il globo marino in scompiglio: sangue nell’acqua, il drago dall’aria sazia, gli squali intenti a combattere per i rimasugli. Invece le meduse ondeggiavano qua e là nel globo con una calma irritante e il drago era addormentato sul fondo sabbioso.
A quanto pareva si era preoccupato per nulla. Mina dopo tutto non era venuta qui. Nuitari inviò ai suoi maghi il messaggio urgente di perlustrare la Torre alla ricerca di Mina e se ne stava andando per aiutarli quando il drago parlò.
«Se stai cercando l’essere umano, è dentro il tuo castello di sabbia.»
Nuitari per un attimo rimase sbalordito, quindi si lanciò attraverso la parete di cristallo per affrontare il drago.
Midori lo osservò dalle profondità buie del suo guscio.
«Le hai permesso di entrare?» si infuriò Nuitari. «Che razza di guardiano sei?»
«Mi ha detto che la mandavi tu», rispose il drago. Il guscio si spostò leggermente. «Ha detto che tu volevi farle verificare che gli oggetti sacri non fossero stati danneggiati dalle scosse.»
«E tu hai creduto alle sue menzogne?» Nuitari era atterrito.
«No», rispose Midori, con gli occhi verde-oro che luccicavano. «Non più di quanto io creda alle tue menzogne.»
«Alle mie menzogne?» Nuitari non riusciva a trarre un senso da tutto questo. Non aveva mai mentito al drago, non certo riguardo a qualcosa di importante. «Che... Lascia perdere! Perché l’hai lasciata passare?»
«La prossima volta, fai tu il lavoro sporco», ringhiò Midori, ritraendo la testa dentro il guscio. Chiuse gli occhi e finse di dormire.
Nuitari non aveva tempo per decifrare che cosa infastidisse il drago. Doveva impedire a Mina di andarsene con i suoi oggetti sacri. Senza essere né visto né udito, il dio si materializzò all’interno del Solio Febalas.
Mina era lì. Non stava saccheggiando quel luogo, come lui si aspettava. Era in ginocchio, con la testa china e le mani giunte.
«Dèi delle tenebre e dèi della luce e voi dèi che amate il crepuscolo intermedio, perdonate la mia profanazione di questo luogo sacro», pregava sottovoce Mina. «Perdonate l’ignoranza dei mortali, perdonate l’arroganza e la paura che hanno indotto loro a commettere questo crimine contro di voi. Anche se le anime di coloro che rubarono questi oggetti sacri se ne sono andate da tempo, la debolezza negli uomini rimane. Pochi si inchinano davanti a voi. Pochi vi onorano. Molti negano la vostra esistenza o affermano che l’uomo è cresciuto e non abbia ormai più bisogno di voi. Se potessero soltanto vedere questo spettacolo benedetto come lo vedo io e percepire la vostra presenza come la percepisco io, l’intera umanità cadrebbe ai vostri piedi per adorarvi.»
Nuitari intendeva afferrarla per la collottola e contorcerle il corpo a mani nude fino a spezzarle le ossa e a farle sprizzare sangue. Al pari dei suoi maghi, non credeva nell’uso della magia per scopi frivoli.
Invece non la uccise. Guardandosi attorno nella sala, vide quello che vedeva lei: non oggetti da barattare come maiali nel giorno di mercato. Vide gli altari sacri. Vide la luce divina. Vide la potenza terribile degli dèi. Percepì ciò che percepiva lei: una presenza sacra. Nuitari ritrasse la mano.
«Sei l’essere umano più irritante», disse esasperato. «Io non ti capisco!»
Mina sollevò la testa e si girò per guardarlo. Aveva il viso rigato di lacrime. A Nuitari rammentava una bambina smarrita.
«Io non capisco me stessa, mio signore», disse Mina. Chinò il capo. «Toglietemi la vita come punizione per la mia trasgressione in questo luogo sacro. Merito di morire.»
«Effettivamente meriti di morire», le disse arcigno Nuitari. «Ma oggi sei fortunata. Ti ho promessa a mia sorella, che a sua volta ti ha promessa a Chemosh.»
Avrebbe anche potuto parlare di qualcun altro. Mina rimase dov’era, accovacciata per terra, schiacciata, atterrata dal peso del cielo.
«Non mi hai sentito? Sei libera di andartene», disse Nuitari. «Anche se devo avvertirti che se per disgrazia ti sei infilata dentro la manica un anello benedetto o una fiala di pozione vivificante, devi privartene prima di partire. Altrimenti scoprirai che la tua fortuna si è esaurita.»
«Non ho toccato niente, mio signore», rispose Mina.
Alzandosi in piedi, si incamminò verso la porta. Si muoveva lentamente, come riluttante ad andarsene. I suoi occhi si soffermarono sulle reliquie sacre agli dèi.
«Non ritengo mi serva granché domandarti come tu sia riuscita ad aggirare le mie protezioni magiche», disse Nuitari. «Come tu abbia fatto a superare una porta che aveva un sigillo magico e una trappola, e poi ad attraversare le pareti di cristallo incrostate di rune, e a respirare acqua di mare facilmente quanto l’aria. Immagino che Chemosh ti abbia aiutata in tutto questo.»
«Ho pregato il mio dio, sì», rispose distrattamente Mina.
Nuitari attese i dettagli, ma lei non diede ulteriori spiegazioni.
«Mi piacerebbe sapere, tuttavia», proseguì Nuitari, «come tu sia riuscita a superare il drago. Mi ha detto che tu le hai raccontato qualche storia inverosimile dicendo che ti avevo mandata io. Io penso, in verità, che Midori debba essere stata addormentata e abbia paura di ammetterlo davanti a me».
Mina rispose con un mezzo sorriso. «Credo di avere effettivamente detto qualcosa del genere, mio signore. Il drago era sveglissimo. Mi ha vista, mi ha parlato e mi ha posto degli indovinelli da risolvere. Dopo di che il drago mi ha permesso di entrare nel globo.»
«Indovinelli?» Nuitari era scettico. «Quali indovinelli?»
Mina ci pensò su. «Ce n’erano due: "Da dove vieni?" mi ha domandato il drago, e "dove sei stata?"»
«Non granché come indovinelli», affermò asciutto Nuitari.
Mina annuì. «Sono d’accordo, mio signore. Tuttavia il drago si è arrabbiato quando ha pensato che io dessi risposte evasive. È questo che mi ha fatto pensare che fossero indovinelli intesi a ingannarmi.»
Il fondo marino si sollevò e sobbalzò. La Torre si scosse dalle fondamenta, e una voce gridò per avvertimento: «Sbrigati, fratello! Mi sto stancando di aspettare!».
Nuitari tolse il sigillo alla porta e fece un gesto a Mina.
«Questa volta ti risparmio la vita», disse. «La prossima volta non sarò tanto generoso, per cui fai in modo che non ci sia una prossima volta.»
La accompagnò alla porta, che era l’ultima trappola. Non sarebbe stata fatta scattare da un ladro, ma dall’oggetto sacro che il ladro cercasse di portare fuori della Sala. Mina aveva detto di non avere niente in proprio possesso e Nuitari le credeva. Non rimase sorpreso nel vederla attraversare la porta senza danni. Chiuse rapidamente la porta, prendendosi un appunto mentale di rafforzare gli incantesimi che vi aveva applicato. Non aveva idea che Chemosh (perfino da lontano) potesse rivelarsi tanto abile nello sfondare barriere magiche.
Un movimento rapido e leggero della sua mano e Mina sparì, trasportata attraverso acqua, globo di cristallo e pareti della Torre fino al mare al di là, dove la aspettava Zeboim.
Non esattamente disposto a fidarsi di sua sorella, Nuitari la tenne d’occhio, volendo accertarsi che Zeboim mantenesse la parola e terminasse gli attacchi alla Torre. Nel momento in cui ebbe Mina, Zeboim strinse la giovane donna in un abbraccio affettuoso e le due scomparvero.
Nuitari ritornò al globo per interrogare il drago, ma scoprì che Midori non c’era più.