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La donna lo spinse via, scalciò il suo bastone.

«Lleu ha un marchio sul petto», proseguì Rhys. «Il marchio delle labbra di una donna impresso a fuoco nella carne. Cercherà di indurvi a offrire la vostra anima a Chemosh. Non fatelo, signora! Se lo fate, siete perduta! Guardatelo negli occhi!» supplicò. «Guardatelo negli occhi!»

La porta si chiuse sbattendo. Rhys rimase fuori sulla strada, ascoltando le urla del neonato e la voce della madre che cercava di calmarlo. Si domandò che fare. Se questa giovane donna fosse caduta vittima di Lleu, avrebbe abbandonato i propri figli per accompagnarsi al Signore della Morte.

Quindi Rhys si rammentò della missiva affissa al muro del tempio, e il cuore gli si tranquillizzò. Non era solo nella sua battaglia contro i Prediletti. Non più. Poteva cercare aiuto.

Rhys ritornò dai chierici di Mishakal e nel loro umile tempio trovò Nightshade che allegramente imbiancava le pareti, e Atta distesa sotto un tavolo che contenta si sgranocchiava un osso. La cagna scodinzolò quando vide Rhys ma non avrebbe abbandonato l’osso per andare a salutarlo.

«Guarda, Rhys, sto lavorando!» gridò con orgoglio Nightshade, agitando il pennello e spruzzando pittura bianca su se stesso e sul pavimento. «Ho già pagato la cena.»

«Gli ho detto che noi diamo da mangiare a tutti quelli che ne hanno bisogno», disse Patrick. «Ma lui ha insistito. È un kender particolarmente insolito.»

«Sì, davvero», disse Rhys. Fece una pausa e poi disse a bassa voce: «Riverito Figlio, devo parlarvi di una questione importante».

«Pensavo proprio di sì», rispose Patrick. «Il vostro amico ci ha raccontato delle storie molto interessanti. Prego, fratello, sedetevi.»

Galena portò a Rhys una scodella di stufato. Patrick gli rimase seduto accanto mentre lui mangiava, tenendogli compagnia. Si rifiutò di lasciare parlare Rhys di cose serie finché non ebbe finito di mangiare, spiegando che faceva male alla digestione.

Pensando a ciò che doveva dire, Rhys concordò. Invece sollecitò Patrick a raccontare la sua storia.

«Io e mia moglie eravamo entrambi mistici nella Cittadella della Luce. Quando sono ritornati gli dèi, i capi della Cittadella hanno deciso che a tutti i mistici sarebbe stata presentata una scelta: potevamo servire gli dèi oppure potevamo rimanere mistici. La nostra fondatrice, Goldmoon, faceva entrambe le cose, e i capi ritenevano che lei avrebbe voluto così. Io e mia moglie abbiamo pregato per avere indicazioni e la Signora Bianca è giunta in sogno a ciascuno di noi, chiedendoci di seguirla, e così abbiamo fatto. Noi siamo originari di New Port. Sapevamo che qui c’era grande bisogno e abbiamo deciso di ritornare per fare quello che potevamo per essere d’aiuto. Stiamo cominciando con la scuola per bambini e con una casa di guarigione. Un inizio umile, ma per lo meno è un inizio. Nessuno degli altri dèi ha una presenza in questa città; a parte Zeboim, naturalmente», soggiunse Patrick con un sospiro e un’occhiata di traverso a Rhys.

Lui non disse niente, ma continuò a mangiare.

«Il tempio di Zeboim fu l’ultimo che la gente abbandonò dopo la scomparsa degli dèi, e il primo a cui ritornò. In effetti alcuni non l’hanno mai abbandonato. Continuavano a portare doni, anno dopo anno. "Con la Strega del Mare non si sa mai", dicono da queste parti. "Forse sta praticando uno dei suoi giochini. Noi non osiamo rischiare".»

Rhys guardò Nightshade, che spruzzava allegramente pittura dappertutto. Un bel po’ arrivava effettivamente alla parete. Rhys abbassò la mano e accarezzò la testa di Atta.

«Perdonatemi se ve lo domando, fratello», disse Patrick dopo un momento, «voi siete evidentemente un monaco, ma non conosco il vostro ordine...».

«Io ero monaco di Majere», rispose Rhys. «Non lo sono più. Era ottimo», disse a Galena, che gli portava via la scodella. «Grazie.»

Patrick pareva sul punto di dire qualcos’altro, poi cambiò idea. Galena portò i piatti in cucina prima di tornare a sedersi accanto al marito.

«Di che cosa volete parlare con noi, fratello?» domandò Patrick.

«Dei Prediletti», disse Rhys.

L’espressione di Patrick si rabbuiò. «Nightshade ci ha detto che voi siete sulle tracce di uno di loro e che questi è qui, nella nostra città. È una brutta notizia, fratello.»

«C’è di peggio. Il Prediletto si è messo con una giovane donna. Temo che voglia farle del male. Ho cercato di avvertirla, ma è una vedova con due bambini ed è disperatamente bisognosa. Pensa che lui voglia sposarla e si è rifiutata di ascoltare i miei avvertimenti. Lui andrà a trovarla stasera. Dobbiamo fermarlo.»

«A giudicare dalle informazioni sui Prediletti che abbiamo ricevuto dalla Cittadella, fermarlo non sarà facile», disse Galena, turbata.

«Eppure dobbiamo fare qualcosa», disse Patrick. «Avete qualche idea, fratello?»

«Potremmo cercare di arrestarlo. Rinchiuderlo in una cella di prigione. Indubbiamente scapperà di prigione», ammise Rhys. «Serrature e sbarre di ferro non saranno un grosso ostacolo per lui, ma per lo meno questa giovane donna e i suoi figli saranno salvi. Voi potete prenderli in custodia, tenerla lontano da lui finché Lleu non avrà lasciato la città.»

«Quando se ne andrà?»

«Lleu ha prenotato un posto su una nave che salpa da New Port. Intende partire domani.»

«Allora attaccherà qualcun altro.» Patrick si accigliò. «Non mi piace lasciarlo andare.»

«Io sto cercando di procurarmi un posto sulla stessa nave. Continuerò a fare quello che posso per impedire a Lleu di fare del male a qualcuno.»

«Ugualmente non mi piace», disse Patrick.

Galena gli posò la mano sul braccio. «Lo so come ti senti, però, marito mio, pensa a questa povera giovane madre! Dobbiamo salvare lei e i suoi figli.»

«Certamente», disse subito Patrick. «La nostra prima preoccupazione deve essere per lei. Poi decideremo che cosa fare col Prediletto. Dov’è adesso?»

«L’ho lasciato in un’osteria. Passerà lì la giornata, uscirà di notte.»

«Non sarebbe meglio per noi arrestarlo lì?»

«Ci ho pensato», disse Rhys. «Ma questa giovane donna è quel tipo di persona vulnerabile che Chemosh va a cercare. Noi possiamo fermare questo Prediletto, ma che faremo col prossimo che la troverà? Bisogna che lei veda da sola il pericolo.»

«Davvero ci sono in giro tanti di questi mostri?» domandò Galena, sconvolta.

«Non abbiamo modo di saperlo», disse Rhys. «Ma è certo che il loro numero aumenta ogni giorno.»

Nightshade arrivò per unirsi a loro, lasciando sul pavimento una scia di schizzi di pittura.

«Io ne ho visti dieci ieri», riferì. «Giù al porto e su in città.»

«Dieci!» Galena era inorridita. «È terribile.»

«Lleu deve incontrarsi con questa donna stasera a casa sua. Possiamo catturarlo quando arriva.»

«Siete certo che sia uno dei Prediletti?» domandò Patrick, guardando intensamente Rhys. «Perdonatemi se ve lo domando, fratello, ma il nostro timore è che gli innocenti soffrano accanto ai colpevoli.»

«Lleu è, o era, mio fratello», rispose Rhys. «Ha assassinato i nostri genitori e i confratelli del mio Ordine. Ha cercato di assassinare me.»

L’espressione di Patrick si addolcì. Guardò Rhys come se adesso molte cose avessero acquistato un senso. «Mi dispiace veramente, fratello. Dove abita questa donna?»

«Non lontano», disse Rhys. Scrollò il capo. «Non so descrivervi l’ubicazione esatta. La sua abitazione è una fra tante sulla strada, e sembrano tutte uguali. Sarà più facile per me condurvi lì. Dovreste chiamare la guardia civica.»

«Saremo pronti, fratello.»

«Io ritornerò all’imbrunire», disse Rhys. Prendendo il bastone, si alzò in piedi. «Grazie per il pranzo.»

«Non c’è bisogno che ve ne andiate, fratello. Dovreste restare qui e riposare. Sembrate sfinito.»

«Magari potessi», rispose Rhys, e diceva sul serio. La pace di questo luogo tranquillo era un balsamo calmante per la sua anima tormentata. «Ma devo incontrarmi di nuovo col capitano della nave, cercare ancora una volta di persuaderlo a prenderci come passeggeri.»