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«A chi?» domandò Gilean.

«A qualcuno che non è più tra noi.»

Gli dèi rimasero in silenzio.

«Presumo che tu intenda Paladine», affermò Gilean. «Ma ce n’è un’altra che non è più tra noi. Questo ha qualcosa a che vedere con lei?»

«Takhisis?» Majere parlò aspramente. La sua voce si indurì. «È lei responsabile di tutto questo.»

Parlò Chemosh: «Le sue ultime parole, prima che il Dio Supremo venisse a prenderla, sono state queste: "State commettendo un errore! Ciò che io ho fatto non può essere disfatto. La maledizione è su di voi.

Se distruggete me distruggete voi stessi"».

«Perché non ce l’hai detto?» ruggì Sargonnas.

«Lei lanciava sempre minacce.» Chemosh alzò le spalle. «Perché questa doveva essere diversa?»

Gli altri dèi non sapevano che rispondere. Rimasero in silenzio, in attesa.

«La colpa è mia», disse alla fine Majere. «Io ho agito per il meglio, o così credevo.»

Mina giaceva fredda e immobile. Chemosh voleva andare da lei, ma non poteva, non certo con tutti loro a osservarlo. Domandò a Majere: «È morta?».

«Non è morta, perché non può morire.» Majere guardò ognuno di loro, l’uno dopo l’altro. «Siete stati ciechi, ma adesso vedete la verità.»

«Vediamo, ma non capiamo.»

«Invece sì», disse Majere. Congiunse le mani e guardò verso il firmamento. «Non volete capire.»

Non vedeva le stelle. Vedeva la prima luce delle stelle.

«È cominciato all’inizio del tempo», disse, «ed è cominciato con gioia». Sospirò profondamente. «Adesso, poiché io non ho parlato, potrebbe finire con aspro dolore.»

«Spiegati, Majere!» ringhiò Sargonnas. «Non abbiamo tempo per le tue ciance!»

Majere spostò lo sguardo dall’inizio del tempo al presente. Guardò i suoi compagni.

«Non vi serve nessuna spiegazione. Potete vedere da soli. Mina è una dea. Una dea che non sa di essere una dea. È una dea ingannata da Takhisis, che l’ha convinta di essere una mortale.»

«Una dea delle tenebre!» disse Sargonnas, esultante.

Majere fece una pausa. Quando parlò, teneva la voce bassa per il dolore. «È stata ingannata da Takhisis che l’ha convinta a mettersi al servizio delle tenebre. Lei è – o era – una dea della luce».

Appendice

I Prediletti di Chemosh

La morte costituisce la più grande paura per le razze mortali di Krynn. Fanciulla e vecchiaccia, guerriero e mago, peccatore e chierico: soltanto quei pochi che hanno trovato la vera pace possono guardare al trapasso della propria anima e non rabbrividire al passaggio delle gelide dita della morte sulla carne calda e viva. Chemosh è il dio della morte ed è conosciuto da tutti, direttamente per nome o semplicemente come terrificante concetto astratto.

La paura della morte ha fatto guadagnare a Chemosh molte anime e adoratori nel corso delle epoche del mondo. I suoi chierici utilizzavano la magia nera, inducendo cadaveri da tempo morti a strapparsi via dalla terra. Anche dei maghi da una vita fedeli al Conclave e agli insegnamenti di Nuitari arrivavano a Chemosh, apprendendo i segreti dello stato cadaverico e diventando potenti agenti di morte. I predatori di tombe, timorosi di offendere il Signore delle Ossa, lasciavano offerte per i suoi sacerdoti.

Il furto del mondo da parte della dea Takhisis, poi decaduta e uccisa, ha cambiato per sempre i regni degli dèi e il loro rapporto con il mondo dei mortali. Alcuni dèi hanno lottato per colmare il vuoto di potere lasciato dai loro ex confratelli, acquisendo la determinazione a occupare i troni del potere. Altri sono stati costretti a riesaminare i propri obiettivi, progetti e metodi (rimasti fissi per eoni) e a valutare quale posto potesse esserci per gli dèi in un’Era dei Mortali. Il dio della morte è deciso a colmare il vuoto lasciato dalla Regina delle Tenebre e anche a modificare l’immagine stessa della morte nella mente dei vivi. Chemosh non ama più ricercare la devozione di negromanti e imbalsamatori. Preferirebbe avere seguaci vibranti, giovani e pieni di vita. Anziché godere della paura dei mortali, guadagnerebbe il loro amore.

L’amore per il dio della morte si è diffuso in Ansalon come un’epidemia.

Seduzione

Quando uno dei Prediletti di Chemosh arriva in una comunità, spesso viene ricordato per la voglia di vivere, non per una connessione con la morte. Di solito attraenti e sempre sicuri di sé e affascinanti, i Prediletti sono l’anima della festa. Bramano cibi saporiti e bevande forti, ricercano giochi e conversazioni accese. Coloro che tornano a casa barcollanti dopo una serata trascorsa con gli eletti di Chemosh, con lo stomaco pieno e la testa che ronza, potrebbero immaginare più facilmente di avere trascorso del tempo con un nano di fosso amante del divertimento che non con un servo eletto del Signore delle Ossa.

Coloro che tornano a casa dopo una serata del genere sono i più fortunati, però. Un Prediletto inevitabilmente si sceglierà un compagno speciale a cui rivolgere un’attenzione particolare. Pur potendo trattarsi di un uomo o una donna di qualunque età e mestiere, spesso è una persona giovane e attraente, ansiosa di avere un rapporto amoroso col Prediletto.

L’incontro procede in gran parte secondo le intenzioni iniziali della vittima. I Prediletti sono appassionati, in compagnia intima. Quando il desiderio si è intensificato e la vittima è in condizioni di accettare qualsiasi cosa, il Prediletto presenta una richiesta.

La vittima deve vincolare con giuramento la propria anima a Chemosh.

Molte volte questa richiesta viene presentata con leggerezza, come se un simile giuramento non comportasse conseguenze. Altre volte le richieste sono solenni e serie, e viene affermato che Chemosh non è veramente il dio della morte ma in realtà il dio della vita eterna. Se il Prediletto non consegue subito il suo scopo, può pregare, supplicare, perfino minacciare per garantirsi il giuramento da parte della vittima.

Quando vengono pronunciate le parole «io offro la mia anima a Chemosh», il Prediletto assesta un bacio alla vittima subito sopra il cuore.

Allora la morte reclama la vittima, in senso letterale e spirituale. Inizialmente la vittima prova panico e dolore mentre la sua vita prende a defluire, ma poi il corpo si immobilizza quando lo spirito viene strappato via dalla carne ancora calda. Quando la vittima riapre gli occhi, nasce un nuovo Prediletto di Chemosh, pronto a condurre nuove anime al Signore della Morte.

Rivelazione

Inizialmente il nuovo Prediletto crede che tutte le promesse di vita e giovinezza eterne si siano avverate. Sembra un sogno bellissimo e impossibile, ed è proprio così (un sogno impossibile) perché invece della vita eterna il Prediletto trova una morte infinita.

Le passioni e i desideri che hanno condotto il Prediletto lungo il cammino della dannazione e della schiavitù continuano a tormentarlo nella condizione di morto vivente. Ma vino e alcolici non placano la sete né conducono a un’ebbrezza piacevole e stordente; neanche un’enorme quantità di cibo può guarire la fame infinita del Prediletto, il quale, ancorché consumato dal desiderio, non si sente mai sazio.

I ricordi del Prediletto, sia riguardo alla sua vita precedente sia alle sue attività dopo la morte, prima o poi svaniscono come un sogno al risveglio. Amici, familiari ed ex amanti sono tutti dimenticati. Rimangono soltanto le brame infinite e i comandamenti di Chemosh.

Alla fine però i Prediletti di Chemosh scoprono un dolore terribile nella loro esistenza. Mentre gli altri sensi si ottundono, i Prediletti incominciano a provare una pressione pulsante. Soltanto l’uccisione allevia il dolore. Veleni, spade, soffocamento: non fa differenza. Tutte le anime si presentano davanti a Chemosh, e la sofferenza dei Prediletti per un certo tempo si allevia.

L’unico argomento che sia noto per distrarre un Prediletto dal suo scopo è la menzione di un nome: Mina. Tutti gli altri interessi e attività si interrompono al suono di quel nome. Tutti sperano di incontrare Mina. Anche se i più non l’hanno mai vista, tutti conoscono il suo nome e la percepiscono con la mente ogni volta che chiudono gli occhi. Sentono la sua voce riecheggiare negli orecchi e portare con sé i comandamenti del Signore della Morte.