Rivolse a Rhys un’occhiata di rimprovero. “Lo so che voi scapoli non sapete niente di come tirare su una bambina, ma potevi almeno fare in modo che si facesse un bagno! Vieni con me, Mina cara. Mangiamo qualcosa di buono e facciamo un bagno caldo e poi via a dormire. E vedrò di farti vestire come si deve. Ho da parte degli abiti vecchi di mia nipote Linsha. Credo che ti possano andare bene.”
“Mi spazzoli i capelli prima che io vada a dormire?” domandò Mina. “Mia mamma mi spazzolava i capelli ogni sera.”
“Tesoro”, disse Laura, sorridendo, “certamente, ti spazzolerò i capelli: e che bei capelli! Dov’è tua mamma, cara?” domandò, conducendo via Mina.
“Mi sta aspettando a Godshome”, rispose solennemente Mina.
Laura parve notevolmente sbalordita a questa affermazione, poi il volto le si intenerì. “Ah, bambina dolcissima”, disse gentile, “è uno splendido modo di ricordarla”.
Nightshade aveva già trovato un tavolo e stava discutendo con la cameriera sui piatti del giorno. Rhys si guardò attorno alla ricerca di Gerard, ma il suo solito tavolo era deserto. Nightshade beatamente si fece una scorpacciata di manzo sotto sale e cavoli. Rhys ne mangiò una piccola quantità, poi diede il resto ad Atta, che annusò sdegnosa il cavolo bollito, ma trangugiò avidamente il manzo.
Rhys insistette per pagare vitto e alloggio aiutando in cucina. Col trascorrere della serata, continuò a cercare Gerard, ma lo sceriffo non arrivò.
“Non c’è da meravigliarsene”, disse Laura quando ritornò a ispezionare la cucina e a effettuare i preparativi per la colazione dell’indomani. “Ultimamente ci sono stati tumulti nella Via dei Templi. Oh, niente di grave, intendiamoci. I chierici di Sargonnas e di Reorx si sono messi a urlare fra loro venendo quasi alle mani. Qualcuno ha scagliato uova marce contro il tempio di Gilean, e sulle pareti del tempio di Mishakal sono state scarabocchiate figure oscene e parolacce. Ci sono forti risentimenti. Lo sceriffo probabilmente è fuori a parlare con la gente, cercando di calmare le acque.”
Rhys ascoltò tutto questo con sgomento. Cercò di dirsi che la rivalità fra gli dei non poteva assolutamente avere a che fare con lui o i suoi compagni, ma sapeva che non era così. Pensò a Zeboim e a Chemosh, due divinità che cercavano di attirare Mina dalla loro parte. Qualunque schieramento avesse scelto (le tenebre o la luce), Mina avrebbe sconvolto l’equilibrio fra Bene e Male, avrebbe fatto pendere la bilancia da una parte o dall’altra.
“È una bambina bellissima”, disse Laura, chinandosi a baciarla sulla fronte quando Mina e Rhys passarono a salutarla prima di andare a riposare. “Dice delle cose strane, però. Ha una fantasia tanto vivida! Già, mi ha detto che ieri eravate a Flotsam!”
Rhys con un senso di gratitudine andò al suo letto, che Laura gli aveva preparato nella camera accanto a quella di Mina. Atta gli si stava sistemando ai piedi quando Rhys fu scosso da un urlo acuto. Accese la candela sul comodino e accorse nella camera di Mina.
Mina dava dei colpi qua e là sul letto, agitando le braccia. I suoi occhi d’ambra erano spalancati e fissi.
“…le vostre frecce, capitano!” stava urlando. “Ordinate ai vostri uomini di tirare!”
Si alzò a sedere, fissando qualche orrore che soltanto lei vedeva. “Così tanti morti. Tutti accatastati… Il Canalone di Beckart. Uccidere i nostri uomini. È l’unico modo, sciocco! Non capite?”
Emise un urlo feroce: “Per Mina!”.
Rhys la prese fra le braccia, cercando di calmarla. Mina lottò contro di lui, lo colpì coi pugni. “È l’unico modo! L’unico modo per vincere! Per Mina!”
Ricadde indietro all’improvviso, esausta. “Per Mina…” mormorò sprofondando nel cuscino.
Rhys rimase al suo fianco finché non fu certo che stesse di nuovo dormendo pacifica. Chiese la benedizione di Majere su di lei e poi tornò al suo letto.
Rimase lì disteso a lungo, cercando di rammentare quando avesse udito il nome “Canalone di Beckart” e perché gli provocasse un brivido al cuore.
“Dove vai stamattina?” domandò Nightshade a Rhys fra un boccone e l’altro di uova strapazzate e patate aromatizzate.
“Al tempio di Majere”, rispose Rhys.
“E Mina?”
“È in cucina con Laura, sta imparando a fare il pane. Tienila d’occhio. Dammi un’oretta e poi portala da me al tempio.”
“I monaci ci faranno entrare?” domandò dubbioso Nightshade.
“Tutti sono i benvenuti nel tempio di Majere. Inoltre”, disse Rhys allungando la mano per picchiettare leggermente la cavalletta d’oro che il kender portava infilata sulla camicia, “il dio ti ha dato il suo talismano. Sarai un ospite riverito”.
“Davvero?” Nightshade era imbarazzato. “E davvero bello da parte di Majere. Ti raccomando di ringraziarlo a nome mio. Che dirai al tuo abate riguardo a Mina?” domandò curioso.
“La verità”, rispose Rhys.
Nightshade scrollò il capo malinconicamente. “Buona fortuna in proposito. Spero che i monaci di Majere non siano troppo arrabbiati con te perché per un po‘“sei stato monaco di Zeboim.”
Rhys avrebbe potuto dirgli che i monaci, per quanto tristi e delusi a causa delle sue manchevolezze, non si sarebbero mai arrabbiati. Si rese conto che questo concetto poteva essere difficile da capire per il suo amico e non aveva il tempo di spiegarglielo. Aveva fretta di andare al tempio, a implorare perdono per i suoi peccati e a chiedere aiuto a chi era più saggio di lui. Non vedeva l’ora di potere riposare e trovare pace in quel silenzio benedetto e adatto alla contemplazione.
Rhys non aveva però dimenticato Gerard, e mentre percorreva la strada principale della città, fresca sotto le ombre variegate delle foglie di vallen, si fermò a parlare con una delle guardie cittadine.
Rhys domandò dove potesse trovare lo sceriffo e gli fu detto che Gerard molto probabilmente era nella Via dei Templi.
“Lì è scoppiato qualche tafferuglio stamattina, almeno così ho sentito dire”, soggiunse la guardia.
Rhys ringraziò la guardia per l’informazione e proseguì. Svoltando un angolo, vide torme di persone (molte delle quali coperte di lividi e insanguinate) che venivano scortate fuori dalla Via dei Templi dalle guardie cittadine, le quali incalzavano e spintonavano chi restava indietro e urlavano ai curiosi di “circolare”. Rhys attese finché la folla si disperse, poi avanzò verso l’inizio della Via dei Templi. Diverse guardie lo osservarono sospettose ma, notando la sua veste arancione, gli permisero di passare.
Trovò Gerard che dislocava le guardie, impartendo ordini. Rhys attese con calma che Gerard finisse e facesse per andarsene, prima di rivolgersi a lui.
“Sceriffo…” esordì Rhys.
“Non adesso!” sbottò bruscamente Gerard continuando a camminare.
“Gerard”, disse Rhys. Questa volta Gerard riconobbe la sua voce e, fermandosi, si girò verso di lui.
Lo sceriffo era rosso in viso; i capelli color del grano gli stavano tutti ritti, poiché aveva l’abitudine di passarsi le mani in testa quando era sotto pressione. Stringeva gli intensi occhi azzurri, con espressione arcigna. Tale espressione non mutò quando vide Rhys. Anzi si intensificò.
“Voi”, ringhiò Gerard. “Mi pareva.”
“Anche per me è bello rivedervi, amico mio”, disse Rhys.
Gerard aprì la bocca, poi la richiuse. Il viso gli si fece ancora più rosso. Parve vergognarsi e allungò la mano per afferrare quella di Rhys impartendogli una stretta piena di rimorso.
“Perdonatemi. Davvero è bello rivedervi, fratello.” Gerard rivolse a Rhys un sorriso mesto. “Però ogni volta che ci sono dei guai in relazione con gli dei sembra che spuntiate fuori sempre anche voi.”
Rhys cercò di pensare a come rispondere, ma Gerard non attese replica.
“Avete già fatto colazione?” Lo sceriffo aveva la voce e l’aria stanche. “Io sto andando alla taverna. Potete venire con me.” Si guardò attorno. “Dov’è il vostro amico Nightshade? E Atta? Non è successo niente a loro, vero?”