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“Stanno bene tutti e due. Sono alla taverna. Io vengo proprio da lì. Stavo andando al tempio di Majere a rendere omaggio, ma ho visto il trambusto e vi ho trovato qui. Dite che ci sono stati dei guai. Che è successo?”

“Solo una piccola sommossa”, disse asciutto Gerard. “È un po‘“di tempo ormai che c’è discordia nell’aria. I chierici e i sacerdoti di tutti gli dei hanno cominciato a ringhiare e a mordersi reciprocamente come cani attorno a un osso. Stamattina un chierico di Chemosh si è messo ad azzuffarsi con un sacerdote di Zeboim. Sono accorsi in aiuto sostenitori di entrambe le parti, e in breve ne è venuta fuori una battaglia campale. A peggiorare le cose, tre paladini di Kiri-Jolith sono intervenuti per cercare di sedare la rissa. Alla vista dei paladini, i sacerdoti di Zeboim e Chemosh hanno smesso di lottare fra loro e si sono scagliati contro i paladini. Così sono arrivati in loro aiuto i chierici di Mishakal. E poiché agli adoratori di Reorx niente piace più di una bella zuffa, ci si sono buttati, picchiando chiunque beccassero. Alla fine la cosa si è fatta noiosa, a quanto pare, e qualcuno ha suggerito che fosse tutta colpa di Gilean e che bisognava allora incendiargli il tempio. Puntavano in quella direzione con le fiaccole ardenti quando sono arrivato io con le mie guardie. Abbiamo spaccato qualche testa e arrestato gli altri, e così è finito l’alterco. Farò sì che i santi padri si rinfreschino le idee in prigione, poi li libererò con una multa per disturbo della quiete pubblica e distruzione di proprietà.”

“Come è cominciata la zuffa?” domandò Rhys. “Sapete che cosa riguardasse la lite?”

“I chierici di Chemosh si sono rifiutati di dirlo. Bastardi orripilanti. Credo che sia stato un errore consentire loro di costruire qui un tempio, ma Palin Majere ha insistito nel dire che non sta a noi decretare quali dei la popolazione voglia adorare. Ha detto che fintanto che i chierici di Chemosh e i loro seguaci non violano la legge possono avere il loro tempio. Finora si sono comportati bene. I chierici di Chemosh non hanno resuscitato i morti né saccheggiato i cimiteri… perlomeno che io sappia. Quanto a Zeboim, i suoi sacerdoti erano invece ansiosi di parlare. Stanno dicendo a tutti che Chemosh cerca di insediarsi come signore degli Dei del Male. Quello che mi lascia perplesso è che tutti i chierici, perfino quelli di Kiri-Jolith, covano risentimento nei confronti di Gilean. Non ho idea del perché. I suoi Esteti non sollevano mai il naso dai loro libri.”

Gerard scrutò Rhys. “Per mesi questi sacerdoti e chierici si sono occupati abbastanza pacificamente dei loro affari e poi nel giro di una quindicina di giorni ecco che si prendono per il collo. E adesso vi fate vivo voi. Voi conoscete personalmente Zeboim. In cielo c’è qualcosa che non va. Che cos’è, un’altra Guerra delle Anime?”

Rhys rimase in silenzio.

“Ah-ah, lo sapevo.” Gerard sospirò e si passò la mano fra i capelli. “Ditemi che cosa sta succedendo.”

“Vorrei farlo, amico mio, e lo farei volentieri, ma è una cosa assai complicata…”

“Più complicata di quando la dea vi ha trascinato a combattere contro un cavaliere della morte?” domandò Gerard, tra il serio e il faceto.

“Temo di sì”, disse Rhys. “In effetti sto andando a discutere della situazione con l’abate del mio ordine per chiedere consigli e suggerimenti. Se volete accompagnarmi…”

Gerard scrollò il capo vigorosamente. “No, grazie, fratello. Per oggi ne ho abbastanza di sacerdoti. Voi andate a pregare, io vado a mangiare. Atta starà tenendo d’occhio quel vostro kender? Non voglio che scoppi una sommossa alla taverna.”

“Atta è con lui, e io ho detto a Nightshade di raggiungermi al tempio.” Rhys rivolse un’occhiata incerta alle guardie che pattugliavano il quartiere dei templi. “I vostri uomini lo lasceranno passare?”

“Le guardie sono qui per tenere d’occhio la situazione, non per proibire a qualcuno di andare ai templi. Però se questa violenza torna a scoppiare…” Gerard scrollò il capo. “Vediamoci a casa mia stasera, allora, fratello. Io preparo il mio famoso stufato di pollo, e voi potete raccontarmi che cosa dice il vostro abate.”

“Molto volentieri”, disse Rhys. “Grazie. Un’altra cosa”, soggiunse, mentre Gerard stava per allontanarsi. “Che cosa sapete del nome “Canalone di Beckart?”

Il volto di Gerard si incupì. “Non rammentate le vostre lezioni di storia, fratello?”

“Non molto bene, temo”, rispose Rhys.

“Il Canalone di Beckart fu una giornata buia negli annali di Krynn”, disse Gerard. “Le truppe dei Cavalieri delle Tenebre di Neraka stavano per soccombere nell’assedio di Sanction. Erano in piena ritirata, diretti verso uno stretto valico di montagna chiamato Canalone di Beckart. Il comandante dei Cavalieri delle Tenebre diede ordine agli arcieri di tirare sui loro stessi uomini. I soldati obbedirono al comando, scagliando centinaia di frecce a brevissima distanza contro i loro compagni. I corpi dei caduti si ammassarono come cataste di legna, così dicono, bloccando il valico. I Cavalieri di Solamnia furono costretti a ritirarsi e quello fu per noi l’inizio della fine.”

“Chi era il comandante dei Cavalieri delle Tenebre?” domandò Rhys, anche se conosceva la risposta.

“Quella diavolessa, Mina”, replicò arcigno Gerard. “Ci vediamo stasera, fratello.”

Gerard andò per la sua strada, tornando indietro verso la Taverna dell’Ultima Dimora.

Rhys lo guardò allontanarsi. Si domandò se lo sceriffo si sarebbe imbattuto in Mina e, in tal caso, se l’avrebbe riconosciuta e che cosa sarebbe successo in questa eventualità.

Sono stato uno sciocco a menzionare il Canalone di Beckart, si rimproverò Rhys. Adesso starà pensando a Mina. Forse dovrei tornare indietro…

Rhys osservò il giardino verde e ombreggiato da alberi del tempio di Majere e si sentì fortemente spinto ad andare lì, come se la mano di Majere lo avesse preso per la manica e lo stesse tirando in quella direzione. Ciò nonostante Rhys era indeciso. Temeva che a guidarlo fosse il proprio cuore, non la mano del dio.

Rhys bramava la solitudine pacifica, la serenità tranquilla. Alla fine si arrese, o al comando del dio o ai desideri della propria anima. Aveva bisogno dei consigli dell’abate. Se Gerard avesse davvero riconosciuto Mina e fosse venuto da Rhys, esigendo di sapere che cosa in nome del cielo stesse succedendo, Rhys confidava nel fatto che l’abate fosse capace di spiegarglielo.

Il tempio di Majere era una struttura semplice fatta di blocchi di granito rosso-arancione lucidato. Diversamente dal grandioso tempio di Kiri-Jolith, non vi erano colonne di marmo né decorazioni ricercate. La porta del tempio di Majere era di quercia e non aveva serratura, contrariamente al tempio di Hiddukel, il quale, essendo patrono dei ladri, aveva sempre timore che qualcuno gli rubasse qualcosa. Non vi erano vetrate policrome, come invece ve n’erano nel bellissimo tempio di Mishakal. Le finestre del tempio di Majere non avevano nemmeno il vetro. Il tempio era esposto all’aria, al sole, al canto melodioso degli uccelli, al vento, alla pioggia e al freddo.

Quando Rhys mise piede sul sentiero assai battuto che attraversava i giardini del tempio, dove i sacerdoti coltivavano i propri ortaggi, fino alla semplice porta di legno, la forza che l’aveva fatto andare avanti per tanto tempo gli venne meno all’improvviso. Gli sgorgarono lacrime dagli occhi, mentre amore e gratitudine gli si riversavano fuori dal cuore verso il dio che non aveva mai perduto la fede in lui, nemmeno quando lui aveva perduto la fede nel suo dio.

Quando Rhys entrò nel tempio, le ombre fresche lo inondarono, acquietandolo e benedicendolo. Domandò a un sacerdote se potesse chiedere udienza all’abate. Il sacerdote andò a trasmettere la richiesta all’abate, il quale immediatamente abbandonò la sua meditazione e venne a invitare Rhys nel suo studio.