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Finora l’equilibrio non era stato turbato. Kiri-Jolith, il Dio della Guerra Giusta, si dimostrava un eccellente contrappeso rispetto a Sargonnas. I guerrieri minotauri, che tenevano in gran conto l’onore, pregavano Kiri-Jolith oltre che Sargonnas, e in questo non vedevano alcun conflitto. I sacerdoti di Mishakal, operando con i mistici della Cittadella della Luce, diffondevano la credenza secondo cui amore e compassione, i valori del cuore, potevano contribuire ad alleviare i problemi del mondo. Gli Esteti di Gilean sostenevano e promuovevano l’istruzione, affermando che ignoranza e superstizione fossero strumenti del male.

Per non essere da meno dei suoi colleghi dei, Chemosh aveva ordinato di edificare un tempio a Solace, costruendolo in marmo nero. Il tempio era piccolo, specialmente in confronto a quello di Sargonnas, ma era molto più elegante. Certo, non molte persone osavano avventurarsi all’interno e quelle che lo facevano se ne andavano rapidamente. L’interno del tempio era cupo, buio e odorava fortemente di incenso, che non riusciva a mascherare del tutto l’odore nauseabondo della putrefazione. I sacerdoti erano un gruppo strano, più a proprio agio fra i morti che fra i vivi. Comunque il tempio di Chemosh a Solace era un inizio e, poiché tutti gli uomini prima o poi devono presentarsi davanti al Signore della Morte, molti ritenevano saggio rendergli almeno una visita di cortesia e lasciare una piccola offerta.

Per via di questa nuova immagine, Chemosh non poteva consentire a Krell e ai suoi Guerrieri delle Ossa di essere visti percorrere le strade di Solace e rapire bambine. Un’altra sommossa, più vasta della prima, sarebbe servita da diversivo e avrebbe fatto da copertura per l’attacco di Krell. Krell doveva agire rapidamente, poiché né lui né Chemosh sapevano quando Mina avrebbe deciso di partire. Una loro spia riferì che Mina era alloggiata alla taverna assieme al monaco. La spia aveva udito Rhys e Nightshade parlare e confermò che Rhys aveva in programma una visita al tempio di Majere, e che il kender e la bambina l’avrebbero raggiunto lì.

Krell stava pensando di dover organizzare un attacco alla taverna (nel qual caso un’altra sommossa nella Via dei Templi avrebbe attirato lì Gerard e le sue truppe) e si compiacque nell’udire queste notizie. Avrebbe potuto rapire Mina e uccidere Rhys Mason contemporaneamente. Krell non aveva timore dei sacerdoti amanti della pace di Majere, i quali facevano l’impossibile per evitare una zuffa, al punto di rifiutarsi di portare armi.

Krell era soddisfatto dei suoi nuovi Guerrieri delle Ossa. Non li aveva ancora visti in azione, ma parevano nemici temibili. Tutti e tre erano morti, il che conferiva loro un netto vantaggio sui vivi. Erano stati selezionati da Chemosh, che li aveva scelti fra le anime che gli si presentavano davanti, e tutti erano combattenti addestrati. Uno era un guerriero elfo che era morto in battaglia contro i minotauri e il cui odio implacabile per quella razza gli teneva legata l’anima a questo mondo. Un altro era un assassino umano di Sanction la cui anima era imbevuta di sangue, mentre il terzo era un capotribù hobgoblin che era stato ucciso dalla sua stessa tribù e che adesso era assetato di vendetta.

Chemosh aveva animato i corpi dei tre, preservandone la carne e le ossa, poi rivoltandoli, in modo che lo scheletro, come una spettrale parvenza di armatura, proteggesse la carne in putrefazione. Protuberanze e aguzzi spuntoni ossei che fuoriuscivano dallo scheletro potevano essere usati come armi.

Avendo imparato la lezione con i Prediletti, Chemosh si accertò che i Guerrieri delle Ossa fossero legati a lui e obbedissero ai suoi comandi, o ai comandi di Krell, o di chiunque fosse stato scelto come loro comandante. Chemosh voleva che i suoi Guerrieri delle Ossa fossero temibili, ma non li voleva indistruttibili. Potevano essere uccisi, ma a questo scopo sarebbero stati necessari poteri magici o armi benedette.

I Guerrieri delle Ossa avevano un difetto a cui Chemosh non era stato capace di porre rimedio. Nutrivano un tale odio per i vivi che se il loro comandante avesse perso il controllo su di loro i guerrieri sarebbero diventati delle furie scatenate, sfogando la loro collera su ogni essere vivente che fosse caduto nelle loro grinfie, amico o nemico. I chierici di Chemosh si sarebbero potuti trovare a combattere contro questa empia creazione del loro dio. Un prezzo modesto da pagare, tuttavia.

“Il monaco, Rhys Mason, è entrato nel tempio di Majere”, riferì Krell al suo gruppo.

Lui e i suoi Guerrieri delle Ossa avevano trovato rifugio sicuro in una sala sotterranea segreta ubicata sotto il tempio. Qui i chierici di Chemosh celebravano i riti meno edificanti, quelli a cui era previsto partecipassero soltanto i seguaci più fedeli e devoti. La sala era buia, a parte la luce di un’unica candela rosso sangue collocata sull’altare. Al momento non vi erano cadaveri trafugati, anche se in un angolo erano accatastati un sudario smesso e un lenzuolo funebre.

Era presente la sacerdotessa di Chemosh, con grande irritazione di Krell. Lui era convinto che Chemosh l’avesse piazzata lì per spiarlo, e aveva ragione. Chemosh di questi tempi non si fidava di nessuno. Krell aveva cercato più volte di sbarazzarsi della donna, ma lei insisteva a rimanere e per giunta si sentiva libera di esprimere le sue opinioni.

“Adesso non ci resta che aspettare l’arrivo di Mina”, proseguì Krell. “Quando io do l’ordine, attacchiamo il tempio di Sargonnas, ma faremo sembrare che siano stati i suoi sacerdoti ad attaccare noi.”

Krell puntò il dito verso i tre Guerrieri delle Ossa. “Il vostro compito sarà di tenere occupati gli uomini dello sceriffo, e chiunque altro cerchi di intervenire, per esempio gli schifosi paladini di Kiri-Jolith. Io rapisco Mina e uccido il monaco.”

I Guerrieri delle Ossa alzarono le spalle dall’armatura ossea. A loro non interessava contro chi o che cosa dovessero combattere. Tutto ciò che cercavano era una possibilità di sfogare sui vivi la loro furia immortale.

Avendo detto tutto quanto fosse necessario, Krell stava per alzarsi quando parlò la sacerdotessa.

“Stai commettendo un errore nel consentire a Mina di entrare nel tempio di Majere. Dovresti catturarla prima che metta piede nel giardino. Altrimenti i sacerdoti di Majere la difenderanno.”

Krell mostrò i denti. “E da quando in qua dovrei temere una masnada di monaci? Che cosa mi faranno? Mi prenderanno a calci coi loro piedi nudi? Forse mi colpiranno con un bastone?” Ridacchiò e si picchiò la pesante armatura ossea che gli ricopriva il corpo.

“Non sottovalutare Majere, Krell”, lo avvertì la sacerdotessa. “I suoi sacerdoti sono più potenti di quanto pensi.”

Krell sbuffò.

“Almeno portami con te”, lo sollecitò la sacerdotessa. “Posso affrontare il monaco mentre tu rapisci la bambina…”

“Vado da solo!” affermò stizzito Krell. “Questi sono i miei ordini. Inoltre, la mia battaglia contro il monaco è personale.”

Rhys Mason aveva causato a Krell un’infinità di guai, a partire dal giorno in cui Zeboim aveva lasciato il monaco sul Bastione della Tempesta. Il monaco gli aveva fatto fare brutta figura davanti al suo padrone, e Krell da tempo sognava il momento in cui lo avrebbe avuto alla propria mercé. Comunque, Krell sarebbe stato altrettanto contento di uccidere Rhys nel bel mezzo di una piazza di mercato affollata quanto un tempio, ma c’era un’altra considerazione.