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“Sì, signora”, rispose Nightshade. “Anzi, no, signora. Cioè, potrei, ma non posso. Non ne ho il tempo. Dovete andare a salvare Rhys, Vostra Signoria! È nel tempio, legato con lamine d’oro magiche e c’è un cavaliere della morte che ha giurato di ucciderlo. Io lo aiuterei, ma Rhys mi ha detto che devo trovare Mina. È una dea, sa, e non possiamo lasciarla correre qua e là da sola. Grazie tante! Mi dispiace di non poter parlare. Devo scappare, adesso. Arrivederci!”

“Aspetta!” gridò Jenna, afferrando Nightshade per il colletto mentre questi si preparava a schizzare via. “Che hai detto? Rhys e legami magici e un che?”

Nightshade aveva consumato tutto il fiato per raccontare una volta la sua storia. Non aveva abbastanza fiato per ripeterla e proprio in quel momento intravide quello che pareva l’abito di Mina scomparire in un turbine di fumo.

“Rhys… tempio… da solo… cavaliere della morte!” ansimò. “Andate a salvarlo, Vostra Signoria! Correte!”

“Alla mia età, non corro da nessuna parte”, disse severamente Jenna.

“Allora camminate svelta. Per favore, affrettatevi!” gridò Nightshade. Contorcendosi e divincolandosi si sottrasse alla presa di Jenna e corse a rotta di collo lungo la strada, con Atta a inseguirlo.

“Hai detto un cavaliere della morte” gli gridò dietro Jenna.

“Ex cavaliere della morte!” urlò Nightshade voltandosi, e tutto soddisfatto di sé proseguì, ormai completamente libero di cercare Mina.

“Ex cavaliere della morte. Bè, è proprio un sollievo”, mormorò Jenna.

Assai perplessa, rimase lì a domandarsi che cosa pensare di tutta la vicenda. Avrebbe potuto liquidare il racconto di Nightshade in quanto storiella da kender (una dea che corre qua e là da sola?), ma lo conosceva, e Nightshade non era un kender qualunque. Aveva conosciuto Nightshade l’ultima volta che si era recata a Solace: in quell’infausta occasione quando lei, Gerard, Rhys e un paladino di Kiri-Jolith avevano cercato invano di catturare uno dei Prediletti.

Jenna era giunta a rispettare e ammirare quel monaco affabile e gentile, Rhys Mason, e sapeva bene che Rhys stesso nutriva grande considerazione per il kender, il che era un punto a favore di Nightshade. E dovette ammettere che Nightshade si era comportato bene durante quell’ultima crisi, agendo in maniera sensata e razionale, cosa che non poteva dirsi della maggior parte dei kender, a prescindere dalle circostanze.

Jenna dedusse pertanto che Rhys poteva certo essere in pericolo come affermato da Nightshade (sebbene ammettesse di avere dubbi sull’esistenza di un cavaliere della morte, ex o no). Riconoscendo la necessità di affrettarsi, si tirò il cappuccio sopra la testa, pronunciò una parola magica e si lasciò trasportare rapidamente ma con calma e compostezza attraverso il tempo e lo spazio.

Come Jenna aveva detto al kender, alla sua età non correva da nessuna parte.

8

Legato dalle lamine d’oro magiche, Rhys era steso inerme sul pavimento del tempio, incapace di fare alcunché tranne osservare il fumo dell’incendio passare accanto alle colonne. Il dolore alla testa era svanito, la ferita era stata guarita dal bacio di Mina. Pensò all’ironia della sorte, strana e terribile: il bacio che aveva ucciso suo fratello aveva guarito lui.

Lì vicino Krell gemeva, cominciando a riprendere conoscenza.

La tentazione di lottare contro i legami magici era forte, ma la lotta sarebbe stata vana e gli avrebbe fatto sprecare energie. Pregò Majere, invocando la benedizione del dio, chiedendogli di concedergli coraggio e saggezza per combattere il suo nemico e la forza di accettare la morte quando sarebbe sopraggiunta, poiché era ben consapevole del fatto che, per quanto fosse deciso a combattere, non potesse vincere.

Conclusa la preghiera, Rhys spostò in posizione d’attesa il corpo prono e poi non vi fu più nulla da fare tranne aspettare.

Krell grugnì e sollevò la testa dolorante. Cercò di alzarsi in piedi, ma si accasciò e gemette di dolore. Mormorando che l’elmo gli stava troppo stretto, armeggiò con quest’ultimo e riuscì a toglierselo con qualche difficoltà. Scagliandolo a terra, gemette di nuovo e si mise la mano sulla fronte. Aveva un grosso bernoccolo sopra l’occhio sinistro, e la guancia sinistra gonfia. Non presentava ferite sulla pelle, ma doveva soffrire di un mal di testa lancinante. Krell si toccò con cautela i punti ricoperti di lividi e imprecò ferocemente.

Krell raccolse l’elmo e se lo ficcò sulla testa, quindi si alzò pesantemente in piedi. Vide Rhys, ancora steso a terra legato, e le lamine d’oro vuote che in precedenza avevano stretto Mina.

Staccò un altro spuntone d’osso dalla spalla e tornò indietro a passi pesanti per affrontare Rhys.

“Dov’è andata?” Krell era proprio infuriato. “Dimmelo, dannazione a te!”

Cercò di pugnalare il monaco, ma Rhys spostò il proprio corpo e, rotolando sul pavimento, urtò Krell, spingendo la spalla contro gli stinchi coperti d’osso dell’uomo. Krell si rovesciò a testa in giù sopra Rhys e atterrò sul pavimento di pietra con un tonfo che scosse le colonne.

Krell gorgogliò per un attimo, poi con fracasso si tirò su a quattro zampe e, con l’aiuto della panca di pietra, si rimise in piedi. Raccolse l’asta d’osso e lentamente si mosse zoppicando per affrontare Rhys, che giaceva a terra respirando con difficoltà.

“Pensi di essere in gamba, vero, monaco?”. Krell sollevò l’asta d’osso. “Vedi se sai schivare questa!”

Stava per scagliare l’arma quando una donna abbigliata con una veste rossa si materializzò nell’aria pervasa di fumo proprio davanti a lui. Quell’apparizione improvvisa e inaspettata disorientò Krell, che fece scattare la mano; il gesto gli fece sbagliare mira. L’asta mancò il bersaglio e cadde sbattendo a terra.

Sua Signoria Jenna rivolse un cenno del capo incappucciato a Rhys, che la fissava altrettanto stupito quanto Krell.

“Per essere un monaco, conducete una vita particolarmente interessante, fratello”, disse freddamente Jenna. “Per favore, permettetemi di aiutarvi.”

Pronunciando una formula magica, agitò la mano con un gesto sdegnoso e le lamine d’oro che legavano Rhys si staccarono, liberandolo. Un gesto da parte di Jenna fece rimbalzare le lamine e la sfera di ferro dentro la fontana. Liberato dai suoi legami, Rhys afferrò l’emmide e si girò per affrontare Krell.

L’ex cavaliere della morte si era considerato più che all’altezza del compito di combattere contro un monaco disarmato, un kender e una bambina. Nessuno però gli aveva detto nulla riguardo a una maga. Vedendosi circondato, Krell chiamò aiuto. Udendo il richiamo pressante del suo padrone, un Guerriero delle Ossa abbandonò la battaglia contro i chierici di Mishakal e si lanciò in soccorso di Krell.

Rhys colse un movimento con la coda dell’occhio e gridò un avvertimento.

Jenna si girò e vide un minotauro guerriero arrivare muggendo dal giardino. A una prima occhiata sbalordita pareva che il minotauro fosse stato rivoltato. Portava lo scheletro sopra la carne e la pelliccia opaca. Colava sangue incessantemente dalle orribili ferite aperte. Le viscere gli fuoriuscivano. Il guerriero aveva la gola tagliata, e un occhio gli pendeva orribilmente dall’orbita del cranio di minotauro che gli faceva da elmo. Portava in mano una spada insanguinata e, strillando di furia e di tormento, accorse dritto verso Jenna.

La maga lasciò perdere l’incantesimo che stava per creare, poiché non avrebbe funzionato contro questo mostro morto vivente.

“Un Guerriero delle Ossa”, osservò fra sé. “Chemosh deve essere sull’orlo della disperazione.”

Osservazione interessante, ma di scarso aiuto. Jenna non aveva mai combattuto prima d’ora contro un Guerriero delle Ossa e aveva soltanto pochi istanti per escogitare come distruggerlo prima che fosse lui a farlo.

Sicuro che la fastidiosa maga non avrebbe più costituito una preoccupazione, Krell si preparò a farla finita col monaco. Riprese in mano l’asta e rimase sconcertato nel vedere Rhys raccogliere il suo bastone. Krell rammentava quel bastone, lo rammentava vividamente. Quando il monaco era stato “ospite” di Krell al Bastione della Tempesta, l’emmide si era trasformato in una mantide religiosa. L’insetto era volato contro Krell, gli aveva cinto il corpo con quelle zampe orribili e gli aveva succhiato il cervello. Krell all’epoca era un cavaliere della morte, e il bastone non aveva arrecato veri e propri danni, ma Krell aborriva gli insetti e l’esperienza era stata terrificante. Soffriva ancora di incubi al riguardo.