Town disse: «In ogni caso se ve ne andaste a casa a spararvi un colpo in testa risparmiereste tempo e fatica. Potreste fare a meno del mediatore».
«Vaffanculo» gli rispose Chernobog. «Vaffanculo tu e tua madre e il cavallo con cui sei arrivato. Tu non morirai nemmeno in battaglia. Nessun guerriero berrà il tuo sangue. Non sarà una creatura vivente a prendere la tua vita. Farai una fine miserabile. Creperai con un bacio sulla bocca e una menzogna nel cuore.»
«Piantala, vecchio» disse Town.
«La torbida corrente di sangue è scatenata, ovunque» intervenne il ragazzo grasso. «Credo che continui così.»
Il vento continuava a ululare.
«Prendetevelo» disse Loki. «È vostro. Abbiamo finito. Portate via il vecchio bastardo.»
Fece un gesto e Town, Media e il ragazzo grasso uscirono. Sorrise a Shadow: «Nessun uomo può dirsi felice, vero, ragazzo…?». Poi se ne andò anche lui.
«Adesso cosa succede?» chiese Shadow.
«Adesso lo prendiamo e ce lo portiamo via.».
Avvolsero il corpo in un lenzuolo del motel, lo avvolsero bene nel sudario improvvisato perché non si vedesse e per poterlo trasportare. I due uomini anziani si avvicinarono uno alla testa e uno ai piedi del cadavere, ma Shadow disse: «Lasciatemi provare». Si piegò sulle ginocchia, infilò le braccia sotto la sagoma e se la caricò sulle spalle. Si raddrizzò e trovò l’equilibrio. «Va bene» disse. «Ce l’ho. Mettiamolo dietro, nel pulmino.»
Chernobog sembrava sul punto di obiettare, invece tacque. Si sputò sul pollice e sull’indice e spense le candele. Shadow le sentì sibilare nella stanza sempre più buia.
Wednesday era pesante, ma camminando a un’andatura lenta e regolare Shadow riusciva a trasportarlo. Non aveva alternative. Le parole di Wednesday gli riecheggiavano in testa a ogni passo lungo il corridoio, e risentiva nella gola il sapore agrodolce dell’idromele. Mi proteggi. Mi trasporti da un posto all’altro. Fai le commissioni. In caso di emergenza, ma solo in caso di vera emergenza, fai del male a quelli a cui devi fare del male. Nell’improbabile ipotesi della mia morte farai la mia veglia funebre…
Il signor Nancy gli aprì le porte del motel, poi si affrettò a precederlo per aprire il portellone del pulmino. Gli altri quattro erano già in piedi accanto alla Humvee e li guardavano come se non vedessero l’ora di andarsene. Loki si era rimesso il berretto da autista. Il vento freddo strattonava Shadow e faceva sbattere il lenzuolo.
Lo adagiò il più delicatamente possibile.
Qualcuno gli batté un colpo sulla spalla. Si voltò. Era Town che tendeva una mano con qualcosa dentro.
«Tieni» disse. «Il signor World voleva che lo prendessi tu.»
Era un occhio di vetro attraversato da una crepa finissima e con una minuscola scheggia mancante.
«L’abbiamo trovato nella Masonic Hall quando abbiamo ripulito. Tienilo come portafortuna. Dio sa se non ne avrai bisogno.»
Shadow strinse l’occhio nella mano. Gli sarebbe piaciuto ribattere con una frase arguta ma Town era già tornato vicino alla Humvee e ci stava salendo e a lui non era venuto in mente niente di intelligente da dire.
Si diressero verso oriente e l’alba li sorprese a Princeton, nel Missouri. Shadow non aveva ancora dormito un minuto.
«Dove vuoi che ti lasciamo?» gli domandò Nancy. «Se fossi in te rimedierei un documento di identità e me ne andrei in Canada o in Messico.»
«Io rimango con voi» rispose Shadow. «È quello che avrebbe voluto lui.»
«Non lavori più per lui. È morto. Non appena avremo sistemato il suo corpo sarai libero di andartene.»
«E cosa dovrei fare?»
«Tieniti lontano dai guai, mentre la guerra è in corso» disse Nancy. Mise la freccia e svoltò a sinistra.
«Rimani nascosto per un po’» intervenne Chernobog. «Poi, quando la guerra sarà conclusa, vieni da me che portiamo a termine quella faccenda in sospeso.»
«Dove stiamo portando il corpo?»
«In Virginia. C’è un albero» disse Nancy.
«L’albero del mondo» disse Chernobog con cupa soddisfazione. «Ne avevamo uno anche dalle mie parti. Ma i nostri crescevano sottoterra, non sopra.»
«Lo mettiamo ai piedi dell’albero» continuò Nancy «e ce lo lasciamo. Tu sei libero e noi andiamo a sud. C’è una battaglia. Scorrerà il sangue. Molti moriranno. Il mondo cambierà, un pochino.»
«Non mi volete a combattere al vostro fianco? Sono forte. Mi difendo bene.»
Nancy si voltò verso di lui e sorrise, il primo vero sorriso che Shadow vedeva sulla sua faccia da quando era stato tirato fuori dalla Lumber County Jail. «Questa battaglia verrà combattuta quasi sempre in luoghi dove tu non puoi andare, che non puoi nemmeno sfiorare.»
«Nel cuore e nella mente della gente» spiegò Chernobog. «Come al grande carosello.»
«Dove?»
«La giostra» disse il signor Nancy.
«Oh. Capisco. Dietro le quinte. Come il deserto con le ossa.»
Il signor Nancy alzò la testa. «Ogni volta che decido che non hai il cervello neanche per fare due più due, riesci sempre a sorprendermi. Sì, infatti, è lì che si combatte la vera battaglia. Il resto saranno soltanto fulmini e saette.»
«Ditemi della veglia» insistette Shadow.
«Qualcuno deve rimanere con il corpo. È la tradizione. Troveremo qualcuno.»
«Lui voleva che lo facessi io.»
«No» disse Chernobog. «Ti ucciderebbe. Pessima, pessima idea.»
«Ah sì? In che modo mi ucciderebbe? Il fatto di restare con il cadavere?»
«Non è una cosa che vorrei per il mio funerale» disse il signor Nancy. «Quando muoio, vorrei essere lasciato in un posto caldo. E poi, quando qualche bella ragazza passerà vicino alla mia tomba, io l’afferrerò per le caviglie, come in quel film.»
«Non l’ho visto» disse Chernobog.
«Certo che l’hai visto. È alla fine. Il film con i liceali che vanno al ballo di fine anno.»
Chernobog scosse la testa.
Shadow disse: «Il film si intitola Carrie-Lo sguardo di Satana, signor Chernobog. Va bene, allora uno di voi mi parli della veglia».
«Spiegaglielo tu» disse Nancy, «io sto guidando.»
«Non ho mai sentito parlare di nessun film con un titolo simile. Diglielo tu.»
Nancy cominciò: «La persona che fa la veglia viene legata all’albero. Proprio come era stato legato Wednesday. E lì deve rimanere per nove giorni e nove notti. Senza cibo, senz’acqua. Completamente solo. Alla fine lo tirano giù, e se è sopravvissuto… be’, può capitare. Insomma così Wednesday avrà avuto la sua veglia».
Chernobog disse: «Magari Alviss ci potrebbe mandare uno dei suoi. Un nano è capace di farcela».
«Lo farò io» disse Shadow.
«No» rispose il signor Nancy.
«Sì.»
I due vecchi rimasero in silenzio. Poi Nancy domandò: «Perché?».
«Perché è il genere di cosa che farebbe una persona viva» rispose Shadow.
«Tu sei matto» disse Chernobog.
«Può darsi. Comunque la veglia di Wednesday è compito mio.»
Quando si fermarono a fare benzina Chernobog annunciò che si sentiva poco bene e voleva viaggiare davanti. A Shadow non dispiaceva spostarsi dietro, anzi, così poteva allungare meglio le gambe e magari dormire.
Proseguirono in silenzio. Shadow aveva preso una decisione, ed era una sensazione forte, strana.
«Ehi, Chernobog» disse il signor Nancy dopo un po’, «hai notato il ragazzo tecnologico, al motel? Non stava tanto bene. Deve aver giocato con qualcosa che gli si è ritorto contro. Questo è il problema più grosso con i nuovi ragazzi, credono di sapere tutto e poi si ritrovano con un guaio più forte di loro.»
«Bene» disse Chernobog.
Shadow si era completamente sdraiato sul sedile. Aveva l’impressione di essere diventato due persone, se non di più. C’era una parte di lui che si sentiva leggermente esilarata: aveva fatto qualcosa. Si era mosso. La cosa non avrebbe avuto valore, se lui non avesse avuto voglia di vivere, invece lui voleva vivere, e questo faceva una grande differenza. Sperava di sopravvivere all’esperienza, ma era disposto a morire, se necessario, per essere vivo. Per un momento pensò che era tutto molto buffo, anzi, che era la cosa più buffa del mondo e si chiese se Laura avrebbe apprezzato l’ironia della situazione.