«"Chiedo scusa" dice, "quest’uomo ha forse comperato qualcosa da voi?" "Certo che no" ribatte il vescovo. "Ditegli che non ho comperato niente." "Invece sì" dice il gioielliere. "Gli ho venduto una collana di perle e diamanti… l’ha pagata in contanti." "Avete ancora il denaro?" domanda il poliziotto.
«Il padrone del negozio prende i milleduecento dollari dalla cassa e li dà al poliziotto che li guarda controluce scuotendo meravigliato la testa. "Oh Soapy, Soapy" dice, "sono le più belle che tu abbia mai fatto! Sei veramente un artista!"
«Il vescovo sorride soddisfatto. "Non puoi dimostrare niente. E poi alla banca hanno detto che erano buone. Non sono false." "Certo che non se ne sono accorti" dice il poliziotto di ronda, "probabilmente non sanno che Soapy Sylvester è in città e non sono stati informati sulla qualità delle banconote false da cento dollari che ha spacciato a Denver e St Louis." E ciò detto infila una mano nella tasca del vescovo e prende la collana. "Milleduecento dollari di perle e diamanti in cambio di cinquanta centesimi di carta e inchiostro" dice il poliziotto che è evidentemente un filosofo. "E spacciarti per un uomo di Chiesa, poi! Vergogna." E così dicendo ammanetta il vescovo, che ovviamente vescovo non è, e lo porta via con sé, ma non prima d’aver dato al gioielliere una ricevuta per la collana e i milleduecento dollari falsi. Sono prove a carico, dopotutto.»
«Erano davvero falsi?» chiese Shadow.
«No, naturalmente! Si trattava di banconote nuove appena uscite dalla banca, con un’impronta più scura e una macchietta di inchiostro verde su un paio tanto per renderle più interessanti.»
Shadow sorseggiò il suo caffè. Era più cattivo di quello che facevano in prigione. «Quindi il poliziotto non è un poliziotto. E la collana?»
«Prova a carico» disse Wednesday. Svitò il tappo della saliera e versò un mucchietto di sale sul tavolo. «Comunque il gioielliere prende la ricevuta, garanzia del fatto che appena la causa sarà discussa in tribunale gli verrà restituita. Riceve anche le congratulazioni per essersi comportato da cittadino modello e rimane a guardare — già pensando tutto soddisfatto alla storia che racconterà l’indomani sera alla riunione dell’Oddfellows — il poliziotto che trascina il finto vescovo con sé, milleduecento dollari in una tasca e la collana in un’altra, verso un comando di polizia che di loro non vedrà nemmeno l’ombra.»
La cameriera era tornata a sparecchiare. «Dimmi, cara» la apostrofò Wednesday, «sei sposata?»
Lei scosse la testa.
«È incredibile che si siano lasciati sfuggire una giovane di così grande bellezza.» Wednesday muoveva in tondo un polpastrello nel mucchietto di sale tracciando segni tozzi che somigliavano a rune. La cameriera, in piedi accanto a lui, aveva un atteggiamento passivo; adesso più che una cerbiatta sembrava un coniglietta paralizzato dalle luci di un Tir, raggelato dalla paura.
Wednesday abbassò la voce al punto che Shadow, a pochi centimetri da lui, riuscì a sentirlo a stento. «A che ora finisci?»
«Alle nove» disse lei, e deglutì. «Nove e mezzo al massimo.»
«E qual è il motel migliore della zona?»
«C’è un Motel 6» rispose lei. «Non è niente di che.»
Wednesday le sfiorò il dorso della mano con la punta delle dita lasciandovi qualche granello di sale. Lei non cercò nemmeno di ripulirsi. «Per noi» disse lui, la sua voce un rombo così basso da risultare quasi impercettibile, «sarà il palazzo del piacere.»
La cameriera lo guardò. Si morse le labbra, e dopo un attimo di esitazione annuì e scappò in cucina.
«Ma dai, Wednesday» disse Shadow. «Non è neanche maggiorenne, è illegale.»
«La legalità non mi ha mai interessato molto. E ho bisogno di lei, non come fine in sé ma per svegliarmi un po’. Anche il re David sapeva qual è il modo più semplice per far scorrere di nuovo il sangue in un vecchio: datemi una vergine e lasciatemi in pace fino a domani.»
Shadow si ritrovò a chiedersi se la ragazza del turno di notte all’albergo di Eagle Point fosse stata vergine. «Ma non ti preoccupi di prendere delle malattie? E se la mettessi incinta? Se avesse un fratello?»
«No» rispose Wednesday. «Delle malattie non mi preoccupo perché non le prendo. Sfortunatamente quelli come me — quasi sempre — sparano a salve, perciò non succede quasi mai che si producano incroci. Ai vecchi tempi succedeva. Adesso è possibile ma talmente improbabile da essere inimmaginabile. Quindi nessuna preoccupazione sotto questo aspetto. E poi molte ragazze hanno fratelli, e padri. È un problema che non mi riguarda. Novantanove volte su cento io sono già da un’altra parte.»
«Allora passiamo la notte qui?»
Wednesday si accarezzò il mento. «Io sarò al Motel 6» disse. Poi infilò una mano nella tasca della giacca e prese una chiave color bronzo con un’etichetta su cui era scritto un indirizzo: 502 Northridge Road, interno 3. «Tu, invece, hai un appartamento che ti aspetta in una città lontana.» Wednesday chiuse gli occhi per un momento. Poi li riaprì, occhi grigi e scintillanti e leggermente male assortiti, e disse: «Il Greyhound arriverà tra venti minuti. Si ferma davanti al benzinaio. Questo è il biglietto.» Tirò fuori un biglietto piegato e lo allungò sul tavolo. Shadow lo prese e lo guardò.
«Chi è Mike Ainsel?» chiese. Era il nome scritto sul biglietto.
«Sei tu. Buon Natale.»
«E Lakeside?»
«Sarà la tua felice dimora per i prossimi mesi. E adesso, siccome le buone notizie arrivano tre a tre…» Estrasse dalla tasca anche un pacchettino avvolto in una carta natalizia e lo spinse verso Shadow. Si fermò accanto alla bottiglia di ketchup con l’incrostazione di salsa secca e nera intorno al tappo. Shadow non si mosse.
«Dunque?»
Shadow lo prese con riluttanza e quando lo scartò vide che conteneva un portafogli di pelle chiara, lucida per l’uso. Era ovviamente di qualcun altro. Dentro c’era una patente con la sua fotografia intestata a Michael Ainsel, un indirizzo del Milwaukee, una MasterCard, sempre di M. Ainsel, e venti banconote nuove da cinquanta dollari. Shadow lo chiuse e lo infilò nella tasca interna.
«Grazie» disse.
«Consideralo una gratifica natalizia. Allora, lascia che ti accompagni alla fermata del Greyhound. Resterò a fare ciao con la manina mentre il vecchio levriero ti porta a settentrione.»
Uscirono dal ristorante. Era incredibile quanto fosse scesa la temperatura in quelle poche ore. Sembrava troppo freddo per nevicare. Un gelo aggressivo. Era proprio un inverno duro.
«Ehi, Wednesday. I due trucchi di cui mi hai parlato — quello del violino e l’altro, del vescovo con il poliziotto…». Esitò, cercando di dare una forma ai pensieri, di metterli a fuoco.
«Cosa vuoi sapere?»
Ecco, l’aveva capito. «Sono tutti e due trucchi per i quali servono due uomini. Avevi un socio?» Il respiro gli usciva dalla bocca a nuvolette. Si ripromise che appena arrivato a Lakeside avrebbe speso una parte della gratifica natalizia per comperare la giacca più calda e pesante esistente sul mercato.
«Sì» rispose Wednesday. «Avevo un socio. Un socio più giovane. Quei tempi sono passati, ahimè. Ecco la pompa di benzina ed ecco lì, se l’occhio non mi inganna, l’autobus.» Il Greyhound aveva già messo la freccia per svoltare. «L’indirizzo è attaccato alla chiave» disse Wednesday. «Se qualcuno dovesse farti delle domande io sono tuo zio e rispondo all’improbabile nome di Emerson Borson. Ti troverai bene a Lakeside, nipote Ainsel. Verrò da te entro una settimana e viaggeremo insieme. Andremo dalle persone che devo incontrare. Nel frattempo comportati bene e sta’ alla larga dai guai.»
«E la mia macchina…?»
«Me ne occuperò io. Buon soggiorno a Lakeside.» Wednesday tese la mano e Shadow gliela strinse. Era fredda come la mano di un cadavere.