Выбрать главу

Una risata e poi: «Sì, ha un’aria sposata, credo. Voglio dire che se gli uomini sposati hanno un’aria particolare allora lui ce l’ha. Ma stavo pensando a Malinconico. Ha un’aria malinconica».

«E Misterioso?»

«Non particolarmente. Quando è arrivato sembrava un po’ imbranato, non sapeva neanche sigillare le finestre. Adesso sembra uno che non sa che cosa debba fare in questo posto. C’è per un po’, poi sparisce per lavoro. Ogni tanto lo vedo camminare nella zona.»

«Forse è un rapinatore di banche.»

«Già. Proprio quello che pensavo.»

«Non è vero. È stata un’idea mia. Senti, Mags, tu come stai? Te la cavi?»

«Sì.»

«Davvero?»

«No.»

Una lunga pausa, poi: «Vengo a trovarti».

«Sammy, non è necessario.»

«Prima che rimettano in funzione la caldaia e riapra l’università. Ci divertiremo. Puoi prepararmi il letto sul divano e invitare a cena il misterioso vicino.»

«Sam, vuoi combinare matrimoni?»

«Cosa dici? Dopo Claudine-la-puttana-venuta-dall’inferno forse sono di nuovo pronta per un uomo. Mentre facevo l’autostop fino a El Paso, a Natale, ho incontrato un ragazzo strano.»

«Oh. Senti, Sam, la devi smettere di fare l’autostop.»

«Secondo te come arrivo a Lakeside?»

«Alison McGovern faceva l’autostop. Non è sicuro nemmeno in una cittadina come questa. Prendi il Greyhound.»

«Me la cavo.»

«Sammy.»

«Va bene. Spediscimi i soldi, se la cosa ti farà dormire più tranquilla.»

«Certo che sì.»

«Va bene, sorellona prepotente. Abbraccia Leon da parte mia e digli che la zia viene a trovarlo ma questa volta non deve nasconderle i giocattoli nel letto.»

«Glielo dirò. Comunque non prometto che servirà a qualcosa. Quando pensi di arrivare?»

«Domani sera. Non venire a prendermi alla stazione, chiederò a Hinzelmann di darmi un passaggio con la sua Tessie.»

«Troppo tardi. Tessie è in naftalina per l’inverno. Comunque Hinzelmann ti accompagnerà lo stesso. Gli sei simpatica. Ascolti sempre le sue storie.»

«Magari potresti far scrivere a lui l’editoriale Vediamo "sulla riconversione dei terreni vicini al cimitero". Accadde che nell’inverno tal dei tali un giorno mio nonno sparò a un cervo vicino al cimitero. Finiti i proiettili usò i noccioli delle ciliege che gli aveva dato la nonna. I noccioli entrarono nel cranio del cervo senza ucciderlo. Due anni dopo, mentre si trovava da quelle parti, vide questo enorme maschio con un grande ciliegio ben ramificato tra le corna. Be’, gli sparò, e la nonna preparò tante di quelle torte di ciliege che ancora le mangiavano il quattro luglio dell’anno dopo…"»

E a quel punto le due sorelle risero insieme.

Interludio numero tre

Jacksonville, Florida, due di notte

«Sul cartello c’è scritto che avete bisogno di personale.»

«Ne abbiamo sempre bisogno.»

«Posso fare solo i turni di notte. Va bene, per lei?»

«Benone. Vado a prenderle il modulo da compilare. Ha mai lavorato a una pompa di benzina?»

«No, però non dovrebbe essere difficile.»

«Be’, di sicuro non è ingegneria spaziale. Sa signora, mi scusi se glielo dico ma non mi sembra molto in forma.»

«Lo so. E una malattia. Però sembra peggio di quello che è. Niente di pericoloso.»

«Okay. Mi lasci il modulo. Al momento per i turni di notte siamo a corto. Qui lo chiamano il turno degli zombie. Se se ne fanno troppi è così che ci si sente. Dunque com’è… Larna?»

«Laura.»

«Laura. Okay. Bene, spero che non le dispiaccia avere a che fare con i tipi strani. Perché di notte vengono tutti fuori.»

«Non ne dubito. Me la caverò.»

13

Ehi, vecchio amico.Come dici, vecchio amico?Tutto a posto, vecchio amico.Dai fiato a una vecchia amicizia.Perché così cupo?Andiamo avanti per sempre.Tu, io, luiCi sono troppe vite in gioco…
STEPHEN SONDHEIM, Old Friends

Sabato mattina. Shadow andò ad aprire la porta.

Era Marguerite Olsen. Non entrò, rimase sulla soglia, al sole, con un’aria seria. «Signor Ainsel…»

«Mike, per favore.»

«D’accordo, Mike. Ti piacerebbe venire a cena da noi, questa sera? Intorno alle sei? Non cucino niente di straordinario, spaghetti e polpette.»

«Mi piacciono gli spaghetti con le polpette.»

«Se non hai altri impegni, ovviamente…»

«Non ne ho.»

«Alle sei.»

«Porto dei fiori?»

«Come vuoi. È un invito tra vicini. Non una cena romantica.»

Shadow si infilò sotto la doccia. Andò a fare quattro passi fino al ponte. Il sole era alto, una monetina opaca nel cielo, e quando rientrò era sudato, sotto la giacca pesante. Poi prese la 4-Runner per andare da Dave’s Finest Food a comperare una bottiglia di vino. Ne scelse una che costava venti dollari, sperando che il prezzo fosse garanzia di qualità. Siccome non sapeva niente di vini, decise per un cabernet californiano perché una volta, quand’era giovane e la gente usava ancora coprire le automobili di adesivi, ne aveva visto uno con la scritta LA VITA È UN CABERNET che l’aveva fatto molto ridere.

Acquistò anche una pianta. Solo foglie, senza fiori. Non aveva niente di romantico, nemmeno vagamente.

Comperò un litro di latte che non avrebbe mai bevuto e un po’ di frutta che non avrebbe mai mangiato.

Infine passò da Mabel’s a prendere la sua pasty di pranzo. Mabel si illuminò, quando lo vide. «Ti ha trovato, Hinzelmann?»

«Non sapevo che mi stesse cercando.»

«Invece sì. Vuole portarti a pescare nel ghiaccio. E Chad Mulligan mi ha chiesto se ti avevo visto. È arrivata sua cugina da fuori. E una seconda cugina, tanto carina, ti piacerà» disse mentre infilava la pasty nel sacchetto di carta marrone chiudendolo bene perché non si disperdesse il calore.

Shadow fece tutta la strada fino a casa mangiando e guidando con una mano sola, con le briciole che gli cadevano sui pantaloni e sul pavimento della macchina. Superò la biblioteca sul lato meridionale del lago. La città, coperta di ghiaccio e neve, era tutta in bianco e nero. L’arrivo della primavera sembrava lontano al di là di ogni immaginazione e la bagnarola aveva l’aria di potersene restare parcheggiata per sempre sul ghiaccio, circondata dalle baracche dei pescatori, dai pickup e dalle tracce dei gatti delle nevi.

Raggiunto l’edificio dove abitava, parcheggiò, percorse il vialetto e i gradini di legno e fu davanti alla sua porta. I cardellini e i picchiotti appollaiati sul beccatoio non lo degnarono di un’occhiata. Entrò in casa. Bagnò la pianta e si domandò se mettere il vino in frigorifero.

Mancava ancora un sacco di tempo alle sei.

Shadow si rammaricò di non poter più guardare la televisione. Voleva essere intrattenuto senza pensare, voleva stare seduto e lasciarsi invadere da suoni e luci. Ehi, ti va di vedere le tette di Lucy? sussurrò nel ricordo una voce simile a quella dell’attrice; scosse la testa per dire di no, anche se non c’era nessuno a vederlo.

Si rese conto di essere nervoso. Quell’invito era la prima vera occasione sociale — con persone normali, non carcerati o dèi o eroi prodotti da chissà quale cultura o quale sogno — dal giorno del suo arresto, più di tre anni prima. Avrebbe dovuto fare conversazione nei panni di Mike Ainsel.

Guardò l’ora. Le due e mezzo. Marguerite Olsen gli aveva detto di presentarsi alle sei. Intendeva proprio le sei in punto? Oppure qualche minuto prima? O dopo? Alla fine decise che avrebbe suonato alla porta alle sei e cinque.

Squillò il telefono.

«Cosa c’è?» disse.

«Ti pare il modo di rispondere al telefono?» grugnì Wednesday.

«Quando il telefono sarà allacciato risponderò come si deve. Hai bisogno?»

«Non so.» Seguì una pausa, poi Wednesday disse: «Organizzare gli dèi è come mettere in fila un branco di gatti. Non ci sono portato». C’erano nella sua voce una rassegnazione e un senso di sfinimento che Shadow percepiva per la prima volta.