— Continua.
— Molto bene. — Ha alzato il mento e mi ha fissato con aria austera. “Lady Barbara?” mi sono chiesto. “O magari Lady Macbeth?”
— Mi interessa molto anche il ruolo femminile nella nostra società.
— Ma non dirmelo.
Un altro pizzicotto al braccio. — Stai a sentire — ha ordinato.
— Sissignora.
— Per continuare… Non ritengo che il ruolo sociale delle donne debba essere così limitato.
— Nemmeno io.
Mi ha studiato con maggiore attenzione. — Mi prendi in giro? — Era realmente confusa.
— No.
— Stai sorridendo.
— Perché ti adoro, non perché non sono d’accordo con te.
— Davvero… — Si è interrotta.
— Cosa?
— Credi davvero che le donne dovrebbero…?
— Esigere la liberazione? Sì. Anzi, so che finiranno con ottenerla. — Finalmente, una certezza acquisita in “quell’altro tempo” aveva un certo valore.
— Oh, perbacco — ha commentato Elise.
Ho aspettato. Lei ha socchiuso gli occhi, e sul suo viso si è dipinta un’espressione di divino sospetto. Ho dovuto fare un grosso sforzo per non scoppiare a ridere. — Ma l’unico ruolo della donna è trovare un marito e obbedirgli — ha detto. Non era un’affermazione; mi stava mettendo alla prova. — L’unico ruolo della donna è riprodurre la specie. — Ha atteso. — Non è così?
— No.
Mi ha guardato in diffidente silenzio. Alla fine ha sospirato, sconfitta. — Tu sei senz’altro diverso, Richard.
— Accetto la differenza, se serve a farmi amare ancora di più da te.
La sua espressione non è cambiata. — Io “devo” amarti. — Era perplessa. — Potrei parlare con tanta franchezza solo all’uomo che amo. So che è vero.
— Bene. — Ho annuito.
— Nessuno mi ha mai realmente conosciuta — ha ripreso lei. — Nemmeno mia madre. Eppure, tu hai già letto in me in maniera tanto profonda che… — Ha scosso la testa. — Non posso crederci.
— Io ti capisco, Elise.
— Questo lo credo. — Il suo tono era esile, incredulo.
Abbiamo proseguito per un po’ in silenzio, poi ci siamo fermati a scrutare, in direzione di Punta Loma, il lampeggiare periodico del faro. Dopo qualche minuto, ho alzato la testa a guardare il cerchio argenteo della luna e la manciata di diamanti che erano le stelle. “Nulla può essere più delizioso di questo luogo”, ho pensato. “Il paradiso non ha niente di più da offrire”.
È stato come se lei mi leggesse nella mente. Si è girata, mi ha abbracciato, stringendosi a me. — Tanta felicità mi fa quasi paura — ha mormorato.
Le ho appoggiato le mani alle tempie, ho inclinato all’indietro la sua testa. C’erano lacrime nei suoi occhi. — Non devi mai più avere paura — le ho detto. Chinandomi, le ho baciato gli occhi, ho sentito le sue lacrime calde sulle labbra, le ho assaporate. — Ti amerò sempre.
Con un sospiro tremulo, si è aggrappata a me. — Dimentica quello che ti ho detto sulle donne — ha sussurrato. — No, non voglio che lo dimentichi. Ma ricorda che è solo una parte di ciò che sento e desidero. L’altra parte è quello che sento adesso, la parte che non si è mai realizzata per tanto, tanto tempo. Ho finto di non sapere cosa fosse, ma l’ho sempre saputo. — Le sue braccia si sono serrate sulla mia schiena. — Era la mia natura femminile, e non la nutrivo. Aveva “fame”, Richard.
— Adesso non più.
Girandoci, ci siamo incamminati verso l’hotel, e io ho avuto l’impressione che tutti e due sapessimo perché tornavamo. Non c’erano più parole. Passeggiavamo in silenzio, tenendoci stretti. Anche a lei batteva forte il cuore come a me? Non ne avevo idea. Sapevo solo, ed ero certo lo sapesse anche lei, che non importava più quale mistero ci avesse uniti, non importava che io fossi una sua fantasia concretizzata in carne e ossa, o che lo fosse lei per me. Come aveva detto Elise, era sufficiente essere assieme, dividere quei momenti. Perché, per quanto la mente possa parlare, arriva sempre l’istante in cui il cuore parla più forte. Adesso i nostri cuori stavano parlando, e non si poteva sfuggire ai loro ordini.
Davanti a noi, la sagoma imponente dell’hotel si stagliava contro il cielo scuro. Incredibilmente, sopra la costruzione erano sospese due nuvole bianche. Dico incredibilmente perché sembravano due teste di profilo. — Quella a sinistra sei tu — ho detto, certissimo che anche lei avesse visto le nubi, che avrebbe capito.
— Sì, sono io. Ho stelle nei capelli. — Mi ha appoggiato la testa al petto. — E quella a destra sei tu, senza dubbio.
Per tutto il resto del percorso abbiamo continuato a guardare le due gigantesche, eteree teste sopra il tetto dell’hoteclass="underline" la testa di Elise, e la mia.
Raggiunta la sua stanza, senza una parola, lei ha estratto la chiave dalla borsetta e me l’ha porta. Il suo era un sorriso di pace sognante. Ho aperto, siamo entrati. Ho richiuso la porta a chiave e mi sono voltato verso di lei. Elise ha lasciato cadere a terra lo scialle e si è stretta a me. Siamo rimasti immobili, abbracciati. — Strano — ha sussurrato lei.
— Cosa, amore?
— Strano che nel consegnarti la chiave non abbia temuto di sorprenderti. Non ci ho nemmeno pensato.
— Non c’è bisogno di pensare proprio a niente. Sai che stanotte non potrei mai lasciarti sola.
— Sì — ha mormorato. — Lo so. Non sarei sopravvissuta a questa notte da sola.
Ha lasciato correre le braccia sul mio petto, le ha incrociate sulla mia nuca. L’ho attirata a me. Il nostro è stato il bacio di due persone che si accettano in maniera completa, mente e corpo.
Elise mi è rimasta contro, sussurrando parole che le uscivano dalle labbra in un torrente colmo di calore. — Ieri, quando mi sei apparso sulla spiaggia, ho creduto di morire, di morire davvero. Non potevo parlare. Non potevo pensare. I battiti del cuore mi toglievano il respiro. Ero in preda al tormento da che avevo visto la spiaggia e avevo cominciato a pensare alla possibilità del tuo arrivo. Ero irrequieta, nervosa, irritabile. Mi mettevo a piangere e smettevo subito. In questa settimana ho versato più lacrime che in tutta la mia vita. Mi sono tuffata in un lavoro estenuante, cercando di dimenticare. Ho ucciso di lavoro la mia compagnia. Devono avere creduto che fossi impazzita. Sono sempre stata così controllata, così sicura, serena. Non questa settimana. Oh, Richard, ero diventata pazza. “Pazza”.
Le sue labbra bruciavano sotto le mie. Mi ha stretto la testa, serrando le dita sui capelli.
Poi si è staccata, ansimante. Il suo viso esprimeva paura. — È tutto chiuso dentro me. Ho il terrore di lasciarlo uscire.
— Non avere paura — le ho detto.
— Ma “ho” paura. — Si è stretta a me, disperata. — Amore, mio dolcissimo amore… “Ho” paura. Temo che possa consumarti. È così spregevole…
— Non è spregevole. È naturale. Bello e naturale. Non devi frenarti. Lascia esprimere i desideri del tuo cuore. — Le ho baciato il collo. — E del tuo corpo.
Il suo respiro ardeva sulla mia guancia. — “Dio!” — Un gemito. Era letteralmente terrorizzata. Dentro lei, qualcosa di vulcanico minacciava di eruttare, ed Elise temeva di lasciarlo uscire. Lo considerava distruttivo. — Non voglio scioccarti, Richard. E se ti ingoiasse? È così forte, così “forte”. Non ho mai permesso che qualcuno ne vedesse un solo segno. È come una fame terribile che io non ho mai soddisfatto per l’intera vita. — Mi ha carezzato le guance con mani tremanti. — Non voglio che ti inghiotta. Non voglio sembrarti repellente o…