C’è un libro su di lei che si intitola Elise McKenna: una biografia intima, di Gladys Roberts. Lo terrò per ultimo perché, nonostante il senso d’anticipazione che provo adesso, so che quando avrò finito la biografia sarà tutto svanito, e voglio assaporare questa eccitazione il più a lungo possibile.
Scrivo ascoltando la Quarta: la sinfonia più semplice, mi pare, la meno impegnativa. Voglio concentrarmi su Elise.
Il primo volume è di John Drew. Si intitola I miei anni sul palcoscenico.
Drew scrive che la sua prima impressione di Elise McKenna è stata di avere di fronte una donna troppo fragile. A quei tempi, come ho capito dalle foto che ho visto, nel mondo del teatro andavano le donne forti, grosse. Eppure, anche lui ripete ciò che ho già letto: Elise non ha mai mancato una sola recita.
All’inizio, sua madre ha recitato con lei. È stata Madame Bergomat (la figlia era Susan Blondet) in Un ballo in maschera; la signora Ossian (Elise era Miriam) in Butterflies. Qui dice che hanno portato quest’ultimo allestimento in California. Probabilmente le compagnie teatrali si esibivano spesso sulla Costa Occidentale, il che spiegherebbe lo spettacolo qui all’hotel.
Anche se ho trascritto quasi tutto, ho ancora l’impressione di avere attraversato questo libro troppo in fretta, attirato dalla biografia: come un affamato che non trovi alcuna soddisfazione negli antipasti e non veda l’ora di arrivare al primo.
Mi costringerò a rallentare.
Il libro successivo è Attori e attrici celebri, pubblicato nel 1903. Il capitolo che mi interessa si apre così: “Elise McKenna vende legname, maiali e pollame” e continua dicendo che, a parte il palcoscenico, l’unica cosa che le interessi è la sua fattoria di Ronkonkoma, a Long Island. Se non fosse un’attrice, prosegue l’autore, sarebbe una contadina. Trascorre tutti i momenti liberi dal teatro chiusa nella sua fattoria di duecento acri. Il suo vagone ferroviario privato la porta lì appena ha un po’ di tempo. “Lì può sentirsi libera, lontana da occhi curiosi.”
Sempre quell’isolamento.
E c’è dell’altro. “Della sua vita privata si sa meno di quanto si sappia di tutte le altre celebrità del teatro. Per la maggioranza delle persone, ciò che possono sapere di lei si ferma dove finisce la luce dei riflettori. Per proteggere la propria privacy, ha affidato alle cure del suo impresario tutto ciò che concerne i rapporti con la stampa. Se un giornalista chiede un’intervista, lei lo rimanda al signor Robinson, il quale risponde subito di no, in parte per rispetto al desiderio di privacy di Elise McKenna, in parte per una precisa politica che ha adottato subito dopo essere diventato il suo impresario, circa dieci anni fa.”
Il che sembra confermare l’opinione che mi sono fatto di Robinson.
Qui c’è una contraddizione. Immagino ne emerga sempre qualcuna, in qualunque ricerca. “Non ha mai mancato una recita perché ammalata, non è mai venuta meno ai suoi impegni, salvo una volta, nel 1896, quando il treno su cui viaggiava con la sua compagnia per spostarsi da San Diego a Denver è stato bloccato da una tormenta.”
Ancora il 1896.
Qui c’è una fotografia deliziosa. Elise porta soprabito nero e guanti neri, e un cravattino nero. Ha i lunghi capelli raccolti da pettini, e le sue mani riposano su una colonna. È splendida. Mi sto innamorando un’altra volta di lei; provo la stessa sensazione della prima volta che ho visto la sua foto nel salone della Storia. Ti lasci prendere dalle ricerche e cominci a perdere il coinvolgimento emotivo. Adesso ho visto questa foto, e l’emozione è tornata. Folle o no, per quanto possa essere assurdo, sono innamorato di Elise McKenna.
E non credo che mi passerà.
Un’ultima citazione, molto pregnante.
“C’era un uomo follemente invaghito della signorina McKenna, nel 1898. Le riservava grandi attenzioni. Accompagnava lei e la madre a teatro ogni sera, e poi le scortava a casa. Dopo un certo periodo di tempo, la signora McKenna gli disse: ‘Ritengo giusto avvertirla che lei sta sprecando il suo tempo. Elise non si sposerà mai. È troppo dedita alla sua arte per poter prendere in considerazione un’idea simile.’ ”
Perché non dovrei crederci? Eppure, non ci credo. Per reazione, mi viene da pensare alle parole di Nat Goodwin.
Esiste una soluzione al mistero di Elise McKenna?
Ho di nuovo i brividi. Sono arrivato così in fretta all’ultimo libro. Un ultimo pasto mentale, e poi la fame assoluta.
Niente Mahler. Voglio concentrarmi esclusivamente su questo volume, la sua biografia.
Nel frontespizio, una fotografia del 1909. Pare la foto scattata a una seduta medianica: una giovane donna che guarda l’obiettivo della macchina da un altro mondo. A un primo sguardo, sembra che sorrida. Poi ci si accorge che la sua potrebbe anche essere un’espressione di dolore.
Ancora una volta mi torna alla mente l’osservazione di Nat Goodwin.
“Mai” scrive l’autrice nella prima riga del libro “è esistita un’attrice con una personalità più sfuggente di quella di Elise McKenna.”
Siamo d’accordo.
Ecco la prima descrizione dettagliata di lei: “Una figura aggraziata con capelli oro-castano, occhi di un verde che tende al grigio, e zigomi alti, delicati.”
Una citazione dalla prima recensione di una certa importanza, nel 1890. “Elise McKenna è una soubrette graziosa come tante ragazze che si possono incontrare in una passeggiata pomeridiana, un dolce e tenero bocciolo sull’albero del teatro.”
Non saltare troppo! Detta tutti i fatti importanti. Questo è l’ultimo libro, Collier!
Dio. Le persone della stanza vicina si sono zittite di nuovo.
Recensioni di sue interpretazioni. Le leggerò dopo.
Un dato interessante. No, affascinante.
Nel 1924, ha bruciato tutti i suoi appunti, i diari, la corrispondenza; tutto ciò che aveva scritto. Ha fatto scavare un profondo pozzo nella sua fattoria di Ronkonkoma, ha buttato dentro tutto, ha versato sopra il cherosene, e ha appiccato il fuoco.
È rimasto solo un frammento di pagina trascinato via dal vento. Lo ha trovato un uomo di fatica, lo ha conservato, e più tardi lo ha dato a Gladys Roberts, che lo trascrive nel libro.
(M)io amore, dove sei adesso?
(D)a quale luogo sei venuto a [me]?
(A) quale luogo torni?
Era una poesia che Elise amava? Una poesia scritta da lei? Nel primo caso, perché le piaceva? Nel secondo, perché l’ha scritta? In un modo o nell’altro, questi versi sembrerebbero sconfessare ciò che sua madre disse a quell’uomo.
Il mistero diventa sempre più fitto. Ogni strato che rimuovo svela sotto un altro strato.
Dove sta il nucleo centrale?
Una recensione della sua Giulietta, nel 1893.
“La signorina McKenna non dovrebbe restare né sorpresa né ferita nel constatare, grazie a questa esperienza, che la natura non ha mai voluto farla interprete delle eroine tragiche di Shakespeare.”
Quanto deve averle fatto male. Come mi sarebbe piaciuto poter tirare un pugno sul naso a quel maledetto critico.
Una citazione interessante sul suo viaggio in Egitto con Gladys Roberts, nel 1904. Al tramonto, in mezzo al deserto, Elise ha detto: “Qui sembra che ci sia soltanto il tempo”.