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Lloyd aggrottò la fronte. «Forse qualcuno lo ha fatto. Davvero, si conosce solo una minima percentuale dei miliardi di visioni che devono essersi verificate. Se io avessi avuto intenzione di fornire a me stesso delle informazioni di borsa, e se non avessi saputo che il futuro è immutabile, la prima cosa che gli avrei detto sarebbe stata: ‘Non parlare con nessuno di tutto questo’. Magari quelli che hanno fatto ciò che tu proponi si limitano a starsene zitti.»

«Se le visioni le avessero avute una decina di persone,» obiettò Della Robbia «potrebbe essere possibile. Ma miliardi? Qualcuno avrebbe dovuto ammettere che si era comportato così. In realtà io sono convinto che quasi tutti tenterebbero di comunicare con il proprio io del passato.»

Lloyd guardò Theo, poi di nuovo Della Robbia. «Non se sapessero che è inutile; non se sapessero che niente di ciò che dicono può cambiare cose già scritte nella pietra.»

«0 magari se ne sono dimenticati tutti» intervenne Theo. «Forse, da qui al 2030, il ricordo delle visioni svanirà. Il ricordo dei sogni svanisce, dopotutto. Ne puoi ricordare uno al risveglio, ma qualche ora dopo è scomparso del tutto. Forse le visioni si cancelleranno nel corso dei prossimi ventuno anni.»

Della Robbia scosse enfaticamente la testa. «Anche se fosse così — e non c’è la minima ragione di crederlo — tutti i media che hanno riferito delle visioni sopravviveranno fino al 2030. Tutti i notiziari, tutti i servizi televisivi, tutte le cose che la gente ha scritto nei suoi diari o in lettere agli amici. La psicologia non è il mio campo, e non mi metterò a discutere sulla natura fallibile del ricordo. Ma la gente saprà quello che succederà il 23 ottobre 2030, e molti tenteranno di comunicare con il passato.»

«Aspettate un attimo» disse Theo. Aveva spalancato gli occhi. «Aspettate un minuto!» Lloyd e Della Robbia si girarono a guardarlo. «Ma non capite? È la legge di Niven.»

«Che cos’è?» chiese Lloyd.

«Chi è Niven?» domandò Della Robbia.

«Uno scrittore americano di fantascienza. Ha affermato che in ogni universo nel quale sia possibile viaggiare nel tempo non verrà mai inventata la macchina del tempo. Ne ha ricavato addirittura un racconto: uno scienziato sta costruendo una macchina del tempo e appena la completa guarda in alto e vede che il sole si sta trasformando in nova… l’universo preferisce eliminarlo piuttosto che consentire i paradossi connessi al viaggio nel tempo.»

«E con questo?» disse Lloyd.

«Con questo, comunicare con il se stesso del passato è una forma di viaggio nel tempo… significa trasferire delle informazioni nel passato. E per coloro che hanno tentato di farlo, l’universo potrebbe bloccare il tentativo… niente di così grandioso come fare esplodere il sole, ma semplicemente evitare che la comunicazione divenga operativa.» Spostò lo sguardo da Lloyd a Della Robbia, poi di nuovo a Lloyd. «Ma non capite? Dev’essere stato questo, che cercavo di fare nel 2030… tentavo di comunicare con il me stesso del passato e così, al contrario, ho finito per non avere nessuna visione.»

Lloyd si sforzò di dare alla sua voce il tono più gentile che gli riuscì. «Direi che ci sono fin troppe prove evidenti nelle visioni degli altri che tu sei davvero morto nel 2030.»

Theo aprì la bocca, come per protestare, poi la richiuse. Un attimo dopo parlò. «Hai ragione. Hai ragione, scusa.»

Lloyd annuì; fino a quel momento non si era reso conto di quanto tutto ciò dovesse essere duro da sopportare per Theo. Si voltò e guardò Della Robbia. «Insomma, Franco, se le visioni non si riferiscono al nostro futuro, allora a che cosa si riferiscono?»

«A una linea temporale alternativa, naturalmente. La cosa è del tutto ragionevole, data la IMM.» L’interpretazione dei molti mondi della fisica dei quanti sostiene che, quando un evento può andare in due direzioni, queste, invece di restare in alternativa l’una all’altra si verificano entrambe, ciascuna in un universo separato. «Nello specifico. le visioni ritraggono l’universo che si è scisso da questo universo nell’istante del tuo esperimento con l’LHC; esse mostrano il futuro com’è in un universo nel quale il dislocamento spaziotemporale non si è verificato.»

Lloyd scosse la testa. «Non crederai ancora all’lMM, no? La IT la demolisce.»

Un argomento standard a favore dell’interpretazione dei molti mondi è l’ipotetico esperimento del gatto di Schròdinger: metti un gatto in una scatola sigillata con una fiala di veleno che ha cinquanta probabilità su cento di essere aperta in un periodo di un’ora. Al termine dell’ora apri la scatola e guardi se il gatto è ancora vivo. Secondo l’interpretazione di Copenaghen — la versione standard della meccanica quantistica — finché qualcuno non guarda dentro, ipoteticamente il gatto non è né vivo né morto, ma piuttosto in una sovrapposizione dei due possibili stati; l’atto di guardare — di osservare — fa collassare la funzione d’onda, costringendo il gatto a trasformarsi in una delle due possibili alternative. A parte questo, visto che l’osservazione può risolversi in due modi, ciò che i sostenitori dell’lMM sostengono avvenire veramente è che l’universo si scinde nel punto in cui viene fatta l’osservazione. Un universo continua con un gatto morto, l’altro con un gatto vivo.

John G. Cramer, un fisico che aveva lavorato spesso al CERN, ma che normalmente operava a Seattle, presso l’università dello stato di Washington, aveva contestato l’enfasi posta dall’interpretazione di Copenaghen sull’osservatore. Negli anni ottanta propose una spiegazione alternativa: l’IT, l’interpretazione transazionale. Nel corso degli anni novanta e successivi l’IT è diventata sempre più popolare tra i fisici.

Prendiamo in considerazione lo sfortunato gatto di Schròdinger nel momento in cui viene rinchiuso nella scatola, e l’occhio dell’osservatore nel momento in cui, un’ora dopo, osserva il gatto. Nell’IT il gatto emette una vera, tangibile onda di ‘offerta’, che viaggia avanti nel futuro e poi torna indietro nel passato. Quando l’onda di offerta raggiunge l’occhio, l’occhio emette un’onda di ‘conferma’, che viaggia indietro nel passato e avanti nel futuro. L’onda di offerta e quella di conferma si cancellano reciprocamente in ogni parte dell’universo, con esclusione della linea diretta fra il gatto e l’occhio, laddove si rinforzano l’un l’altra, producendo una transazione. Poiché il gatto e l’occhio hanno comunicato attraverso il tempo, non c’è ambiguità, e nessun bisogno di far collassare i fronti d’onda: il gatto esiste all’interno della scatola esattamente come verrà alla fine osservato. E non c’è nemmeno alcuna scissione dell’universo in due; poiché la transazione copre l’intero periodo di rilevanza, non c’è nessuna necessità di ramificazione: l’occhio vede il gatto in entrambi i modi, sia vivo che morto.

«A te può piacere l’IT» osservò Della Robbia. «Demolisce il libero arbitrio. Ogni fotone emesso sa ciò che alla fine lo assorbirà.»

«Certo,» disse Lloyd «ammetto che l’IT rinforza il concetto dell’universo come blocco… ma è la tua interpretazione dei molti mondi che demolisce sul serio il libero arbitrio.»

«Ma coma fai a dire una cosa del genere?» ribatté Della Robbia, con un’espressiva esasperazione tutta italiana…

«Non esiste gerarchia fra i molti mondi» rispose Lloyd. «Diciamo che sto camminando e arrivo a una biforcazione della strada. Posso andare a sinistra o a destra. Quale via scelgo?»

«Quella che ti pare!» replicò esultante Della Robbia. «Libero arbitrio!»