«Lei ha affermato che nella sua visione qualcuno le aveva parlato dei suoi progetti per uccidermi.»
«Inquietante, a essere sinceri. Ma come le ho anche detto, io so poco più di questo.»
«Non ne dubito, signor Cheung. Ma se potessi individuare la persona con cui lei parlava nella sua visione, ovviamente quella persona ne saprebbe di più.»
«Ma, come le ho detto, io non so chi fosse.»
«Se potesse descrivermela.»
«Ma certo. Era un bianco. Carnagione chiara, come un europeo del nord, non olivastra come la sua. Nella mia visione non aveva più di cinquant’anni, il che significa che oggi ha più o meno la sua età. Abbiamo parlato in inglese, e il suo accento era americano.»
«Ci sono tanti accenti americani» osservò Theo.
«Sì, sì» disse Cheung. «Volevo dire che parlava come uno del New England… uno di Boston, forse.»
La visione di Lloyd, a quanto sembrava, collocava anche lui nel New England; naturalmente Cheung non poteva avere parlato con lui… in quel momento Lloyd era impegnato con la sua befana.
«Che altro può dirmi sulla parlata di quell’uomo? Sembrava una persona istruita?»
«Sì, adesso che me lo dice lei, immagino che fosse così. Usava la parola ‘apprensivo’… un termine non apertamente ricercato, ma comunque non suscettibile di essere pronunciato da un illetterato.»
«Che cosa ha detto con esattezza? Può riferirmi la conversazione?»
«Ci proverò. Eravamo in un luogo chiuso, chissà dove. Nord America. La cosa era evidente per le prese elettriche; mi danno sempre l’impressione di facce di bambini sorpresi. Comunque quest’uomo mi dice: ‘Ha ucciso Theo’.»
«L’uomo con cui lei stava parlando mi ha ucciso?»
«No, no. Lo stavo citando. Lui ha detto ‘ha ucciso’, cioè qualcun altro ha ucciso Theo.»
«È sicuro che abbia detto così?»
«Sì.»
Bene, era comunque qualcosa; in un colpo solo erano stati eliminati quattro miliardi di potenziali sospetti.
Cheung proseguì: «Ha detto ‘ha ucciso Theo’ e io ho detto ‘Theo chi?’. E l’uomo ha replicato lo sa, Theodosios Procopides’. E io ho detto ‘oh, già’. Questo è precisamente quello che ho detto: ‘oh, già’. Temo che il mio inglese spontaneo non abbia ancora raggiunto quel livello di informalità, ma a quanto sembra fra ventuno anni lo raggiungerà. In ogni caso era chiaro che nell’anno 2030 io la conoscevo… o almeno avevo sentito parlare di lei.»
«Vada avanti.»
«Be’, il mio interlocutore mi ha detto: ‘Ci ha battuti sul tempo’.»
«Mi… mi scusi?»
«Ha detto ‘ci ha battuti sul tempo’.» Cheung abbassò la testa. «Sì, lo so come le suona… le suona come se il mio interlocutore e io avessimo dei progetti sulla sua vita.» Il vecchio allargò le braccia. «Dottor Procopides, io sono un uomo ricco… per dirla tutta, un uomo molto ricco. Non le racconterò che la gente come me non arriva al mio livello senza essere spietata, perché sappiamo entrambi che non è vero. Nel corso degli anni ho avuto scontri molto duri con i miei rivali, e forse ho anche oltrepassato i confini della legge. Ma io non sono soltanto un uomo1 d’affari, sono anche un cristiano.» Alzò una mano. «La prego, non si allarmi; non mi metterò a fare conferenze… so che in certi circoli occidentali dichiarare apertamente la propria fede genera disagio, come se si tirasse fuori un argomento di discussione di cui è meglio non parlare fra gente educata. Glielo dico solo per stabilire un fatto importante: posso essere un uomo duro, ma sono anche timorato di Dio… e non prenderei mai in considerazione l’idea dell’omicidio. Lei può bene immaginare che alla mia età così avanzata le idee siano ormai salde; non posso credere che negli ultimi anni della mia vita io arriverò a infrangere un codice morale al quale mi sono attenuto fin dall’infanzia. So quello che sta pensando: l’interpretazione ovvia delle parole ‘ci ha battuti sul tempo’ è che qualcun altro l’ha uccisa prima che potessimo farlo io e il mio socio. Ma le ripeto che non sono un assassino. Inoltre lei è, a quanto mi risulta, un fisico, e io non mi interesso quasi per niente di quel settore… il mio principale campo di investimenti, a parte quello immobiliare, nel quale naturalmente chiunque può investire, è la ricerca biologica: prodotti farmaceutici, ingegneria genetica e via dicendo. Io stesso non sono uno scienziato, mi capisce, ma solo un capitalista. Però credo debba convenire con me che un fisico non potrebbe proprio costituire un ostacolo al genere di interessi che io perseguo, e poi, come le ho detto, non sono un assassino. Tuttavia ci sono quelle parole che le riferisco alla lettera: ci ha battuti sul tempo.»
Theo guardò l’uomo, riflettendo. «Se le cose stanno così,» disse alla fine, misurando attentamente le parole «perché mi racconta tutto questo?»
Cheung annuì, come se si fosse aspettato la domanda. «Naturalmente, di solito uno non discute i propri progetti omicidi con la vittima prescelta. Ma, come le ho già detto, dottor Procopides, io sono un cristiano; di conseguenza credo che non solo sia in gioco la sua vita, ma anche la mia anima. Non ho nessun interesse a essere coinvolto, anche in modo marginale, in una faccenda peccaminosa come l’omicidio. E dal momento che il futuro può essere cambiato, io vorrei che cambiasse. Lei è sulle tracce di colui che la ucciderà, chiunque sia; se riesce a prevenire la sua morte per mano di quella persona, quale che possa essere, be’, allora i miei soci non saranno battuti sul tempo. Io le sto dando fiducia nella speranza che lei non solo farà in modo di non farsi sparare — la sua morte dovrebbe essere provocata da un colpo di arma da fuoco, no? — da questa persona, ma da chiunque altro abbia a che fare con me. Io non voglio che il suo sangue, o quello di chiunque altro, ricada su di me.»
Theo espirò rumorosamente. Era già abbastanza sconcertante pensare che un giorno qualcuno lo avrebbe voluto morto… ma sentire adesso che a perseguire quell’intento fosse più di una fazione era davvero troppo.
Forse il vecchio era pazzo… anche se non dava proprio quell’impressione. Eppure fra ventuno anni avrebbe… avrebbe… be’, ma quanti anni aveva, di preciso? «Perdoni la mia impertinenza,» gli domandò Theo «ma posso chiederle quando è nato?»
«Ma certo: il 29 febbraio 1932. Il che fa di me un diciannovenne.»
Theo si rese conto di sgranare tanto d’occhi. Il suo interlocutore era uscito di senno…
Ma Cheung sorrise. «Perché sono nato il 29 febbraio, capisce… che capita solo una volta ogni quattro anni. Sul serio, ho settantasette anni.»
Dunque era molto più anziano di quanto Theo avesse giudicato; e per di più — santo Dio! — nel 2030 avrebbe avuto novantotto anni!
Un pensiero colpì improvvisamente Theo: aveva parlato con un buon numero di persone che nel 2030 stavano sognando; di solito non era difficile distinguere un sogno dalla realtà. Ma se in quel futuro Cheung aveva novantotto anni, forse poteva avere il morbo di Alzheimer? E quali sarebbero stati i pensieri di un cervello in quelle condizioni?
«Le risparmio la domanda» disse Cheung. «Non ho il gene del morbo di Alzheimer. Sono sorpreso quanto lei di pensare che fra ventuno anni sarò ancora vivo, e altrettanto sconvolto dal fatto che, dopo una vita lunga e piena, probabilmente sopravviverò a un giovanotto come lei.»