«Ah-ah» disse Lloyd.
«Bene,» proseguì Wendy «nel 1993 Hans Bethe e Gerry Brown se ne uscirono con una teoria riguardante i condensati del caos in base alla quale anche una stella di massa più piccola sarebbe in grado di collassare in un buco nero; i kaoni non obbediscono al principio di esclusione di Pauli.» Il principio di esclusione affermava che due particelle di un dato tipo non possono simultaneamente occupare lo stesso stato di energia.
«Perché una stella collassi in una stella di neutroni,» continuò Wendy «è necessario che tutti gli elettroni si combinino con i protoni per formare i neutroni, ma dal momento che gli elettroni aderiscono al principio di esclusione, come provi a spingerli insieme quelli invece continuano a occupare livelli sempre più alti di energia, opponendo resistenza al collasso in atto… e questo è uno dei motivi per cui per creare un buco nero bisogna partire da una stella con massa sufficiente. Ma se gli elettroni venissero convertiti in kaoni, potrebbero occupare il livello più basso di energia, opponendo una resistenza molto minore e rendendo teoricamente possibile il collasso di una stella più piccola in un buco nero. Bene, Gerry e Hans hanno affermato: ecco, questo potrebbe essere successo a Sanduleak… i suoi elettroni potrebbero essersi trasformati in kaoni. Allora sarebbe stato possibile che la stella diventasse un buco nero. E quanto tempo ci vorrebbe per la conversione degli elettroni in. kaoni? L’hanno calcolato in dieci secondi… il che vuol dire che i neutrini potrebbero sfuggire solo per i primi dieci secondi dell’evento della supernova, dopo di che sarebbero ingoiati dal buco nero appena formato. E, naturalmente, dieci secondi è proprio la durata della fuoriuscita di neutrini del 1987.»
«Affascinante» disse Lloyd. «Ma tutto questo che cosa ha a che fare con l’evento critico che si è verificato in occasione del nostro primo esperimento?»
«Be’, l’oggetto che si forma da un condensato di kaoni non è esattamente un buco nero» spiegò la voce di Wendy. «È piuttosto una parasingolarità intrinsecamente instabile. Adesso li chiamiamo buchi marroni, da Gerry Brown. In effetti a un certo momento si dovrebbe verificare un riassestamento, con i kaoni che si riconvertono spontaneamente in elettroni. Quando questo avviene dovrebbe intervenire di nuovo il principio di esclusione di Pauli, provocando una forte pressione che si oppone alla degenerazione, e costringendo quasi subito l’intero oggetto a espandersi di nuovo. A quel punto i neutrini dovrebbero essere nuovamente in grado di sfuggire, almeno fino all’inversione del processo, e gli elettroni tornano a trasformarsi in kaoni. A Sanduleak prima o poi doveva succedere proprio questo tipo di evento e infatti, cinquántatré secondi prima del vostro esperimento, il nostro rilevatore di neutrini ha registrato una fuoriuscita proveniente da Sanduleak; naturalmente il rilevatore — o il suo sistema di rilevazione — ha smesso di funzionare non appena si è verificata la dislocazione temporale, quindi non so quanto tempo sia durata la seconda fuoriuscita, ma in teoria non può essere durata più della prima… forse qualcosa come due o tre minuti.» La sua voce divenne meditabonda. «In realtà all’inizio ho creduto che la dislocazione temporale fosse stata causata in primo luogo dal riassestamento di Sanduleak. Ero già pronta a prenotare un biglietto per Stoccolma, quando siete venuti fuori voialtri ad affermare che era stato il vostro collisore a provocarla.»
«Be’, forse è stato proprio il riassestamento» disse Lloyd. «Forse è per questo che non siamo riusciti a replicare l’effetto.»
«No, no,» disse Wendy «non è stato il contraccolpo dovuto al riassestamento, almeno non da solo: ricorda che è cominciato cinquántatré secondi prima della dislocazione, e che la dislocazione è coincisa esattamente con l’inizio delle vostre collisioni. Però può darsi che la coincidenza della raffica che continuava a colpire la Terra nello stesso momento in cui voi davate il via al vostro esperimento abbia provocato quelle strane condizioni che hanno creato il fenomeno dislocativo. E senza quel contraccolpo, quando avete tentato di riprodurre l’esperimento non è successo niente.»
«Quindi» disse Lloyd «fondamentalmente noi abbiamo creato qui sulla terra condizioni che non esistevano fino a una frazione di secondo prima del Big bang e, contemporaneamente, siamo stati colpiti da una raffica di neutrini che provenivano da un buco marrone in fase di riassestamento.»
«Più o meno è così» disse Wendy. «Come puoi immaginare, le possibilità che avvenga una cosa del genere sono incredibilmente esigue… il che è probabilmente anche normale.»
«Sanduleak tornerà a riassestarsi?» chiese Lloyd. «Possiamo aspettarci un’altra fuoriuscita di neutrini?»
«Probabilmente sì» rispose Wendy. «In teoria il fenomeno si verificherà più volte, in una sorta di oscillazione fra lo stato di buco marrone e quello di stella di neutroni, finché Sanduleak non raggiungerà la stabilità e diventerà una stella di neutroni permanente, ma senza rotazione.»
«E quando avverrà la prossima espansione?»
«Non ne ho idea.»
«Ma se aspettiamo il prossimo riassestamento,» disse Lloyd «e poi effettuiamo di nuovo il nostro esperimento in quel preciso istante, forse potremmo replicare l’effetto di dislocazione temporale.»
«Non succederà mai» disse la voce di Wendy.
«Perché no?» chiese Theo.
«Pensateci, ragazzi. Avete avuto bisogno di settimane per preparare questo tentativo di replica dell’esperimento; in fondo bisogna che tutti siano al sicuro prima che cominci. Ma i neutrini sono quasi privi di massa. Viaggiano attraverso lo spazio virtualmente alla velocità della luce. Non c’è modo di sapere in anticipo quando stanno per arrivare, e visto che la prima raffica è durata non più di tre minuti — era già finita quando il mio registratore ha ricominciato a funzionare — è impossibile che possiate avere il preavviso di una nuova raffica; una volta iniziata, poi, avreste appena tre minuti per avviare il vostro acceleratore.»
«Dannazione» disse Lloyd. «Dannazione.»
«Mi dispiace di non avere notizie migliori» disse Wendy. «Sentite, ho una riunione fra cinque minuti… devo andare.»
«Va bene» disse Lloyd. «Ciao.»
«Ciao.»
Theo premette il tasto viva voce e guardò Lloyd. «Irriproducibile» disse. «Al mondo non piacerà.» Si diresse verso una sedia e vi si accomodò.
«Dannazione» ripeté Lloyd.
«Lo dici a me» replicò Theo. «Lo sai, adesso che sappiamo che il futuro non è prefissato, io non sono così preoccupato, o almeno credo, sul mio omicidio, ma mi sarebbe piaciuto ugualmente vedere qualcosa, capisci. Qualsiasi cosa. Mi sento… Cristo, mi sento abbandonato, lo sai? Come se tutti sul pianeta avessero visto un extraterrestre, mentre io stavo da un’altra parte a pisciare.»
27
L’LHC effettuava adesso collisioni quotidiane di nuclei del piombo a 1150-TeV. Alcuni erano esperimenti programmati da tempo, e finalmente messi in opera, altri erano parte dei tentativi in atto di trovare una corretta base teorica alla dislocazione temporale. Theo approfittò di una pausa nell’esame dei dati al computer che provenivano da ALICE e dal CMS per controllare la sua posta. «Annunciati altri vincitori del premio Nobel» diceva il subject del primo messaggio.