Выбрать главу

Il materiale astronomico su cui si basa il libro è chiaramente ispirato all’esperienza del tardo medioevo europeo e del rinascimento, con il giovane Asfan nella parte di Copernico, Keplero e Galileo.

La nota piú interessante del libro rimane il ritratto fatto da Sawyer di questa razza di dinosauri intelligenti, la cui psicologia è basata sulla caccia di gruppo e sul bisogno di spazio personale, e le cui buone maniere sono costituite dal riconoscere la supremazia dei piú forti e dal non mostrare mai i denti.

Il romanzo ebbe comunque un certo successo, tanto da spingere Sawyer a scriverne due seguiti, Fossil Hunter, del 1993, e Foreigner, del 1994, che raccontano le ulteriori avventure di Asfan e dei suoi Quintaglio alle prese con nuove scoperte scientifiche.

End of an Era, del 1994, abbandona infine i Quintaglio ma rimane nell’ambito dei dinosauri: il romanzo narra la storia di due paleontologi che utilizzano una macchina del tempo per tornare nel passato e scoprire la vera causa dell’estinzione dei grandi sauri. Qui Sawyer mostra di nuovo le sue doti migliori: è soprattutto la descrizione delle tormentate vicende dei protagonisti umani che avvince il lettore (il trauma del recente divorzio del narratore e della relazione della sua ex-moglie con il rivale si intreccia, in capitoli alternati, al diario delle sue gesta in una linea temporale parallela) e bisogna riconoscere (anche i suoi detrattori piú feroci sono concordi in questo) che Sawyer è un vero maestro dell’incastro narrativo. Certo, a volte gli sfugge qualche particolare o qualche filo rimane in sospeso, senza una vera spiegazione, o a volte ci sono coincidenze troppo forzate per risultare veramente credibili, ma in fondo si tratta di un piccolo difetto. E poi, da quando la credibilità è diventata un elemento chiave di un’opera di fantascienza?

Nel 1995 esce The Terminal Experiment, e con questo libro Sawyer entra veramente nell’Olimpo dei grandi scrittori della fantascienza moderna.

The Terminal Experiment, che vince il premio Nebula come miglior romanzo dell’anno, è un giallo ambientato nel vicino futuro. Peter Hobson è uno studente di medicina che si impegna nella ricerca dell’esatto confine tra la vita e la morte attraverso lo sviluppo di un elettrocardiogramma supersensibile che possa aiutare a determinare il vero momento della morte fisica e cerebrale di una persona. Durante queste ricerche Hobson e il suo amico Srakar Muhammed sviluppano una tecnica per creare una copia neuronica perfetta del cervello umano, e riescono così a duplicare tre volte la mente di Hobson all’interno dei computer del laboratorio dove Muhammed lavora. Lo scopo è quello di simulare la vita dopo la morte e la reazione della mente/anima umana all’esistenza priva del corpo. La prima simulazione di Hobson viene creata senza memoria dell’esperienza fisica (abbiamo così la simulazione della vita dopo la morte); la seconda non conosce l’invecchiamento e la morte (cosi da sentirsi immortale); la terza è immutata, a mo’ di ‘controllo’ della situazione.

In realtà, mentre avvengono queste vicende scientifiche, la vita personale di Hobson va in pezzi: la moglie inizia una relazione con un collega di Peter e un’indagine investigativa della polizia si concentra su Hobson come possibile omicida.

The Terminal Experiment è un perfetto esempio di ottima fantascienza moderna e mostra tutte le qualità di questo autore: avvincente trama ‘gialla’, personaggi umani problematici e ben caratterizzati, situazioni che suscitano grandi dilemmi morali e sociali.

Questo discorso vale in effetti anche per quasi tutte le opere di Sawyer, a eccezione del mediocre Starplex, del 1996, ed è il primo romanzo sulla (fanta)scienza che caratterizzerà in seguito tutti i successivi.

Starplex è un’avventura spaziale vecchio stile popolata di personaggi umani e alieni decisamente poco credibili. Ciò di per sé potrebbe non essere un difetto così grande da rendere il romanzo un completo fallimento: in effetti, mentre il protagonista umano, Keith Lansingam, rimane una figura schematica e poco delineata, gli alieni Ib, i Waldahudin e i Darmats con tutte le loro balorde e curiose caratteristiche, danno al romanzo un tono un po’ démodé e bizzarro che non guasta del tutto, e riporta alla mente i vecchi classici della space opera di Pohl è Williamson.

Mutazione pericolosa (Frameshift), del 1997, segna il ritorno di Sawyer agli ambienti che gli sono piú congeniali: quelli ‘universitari’ del vicino futuro, dove si aggirano simpatici studenti o professori di discipline scientifiche alle prese con scoperte portentose che possono mutare il destino della nostra razza.

Qui Sawyer cerca di mescolare assieme (e in buona parte ci riesce) una serie incredibile di sottotrame che vanno a comporre un eccellente mystery. Pierre Tardival è uno studioso canadese che si occupa dei geni dell’uomo, e in particolare di quel tipo di gene che viene definito junk (scarto). Pierre ha inoltre una terribile malattia ereditaria del sistema nervoso: il morbo di Huntington, che porta di norma conseguenze catastrofiche (l’impossibilità di controllare gli arti) e poi alla morte. Accanto a lui troviamo Molly, la sua fedele compagna, una psicologa che ha un dono particolare, la capacità di leggere le menti di chi le sta vicino, e che riesce così a salvarlo da un tentativo di assassinio. Aggiungiamo a tutto uno scienziato premio Nobel che sta per scoprire il segreto del DNA umano e che forse nasconde un passato da torturatore nazista e una società di assicurazioni interessata ai clienti con difetti genetici, e otterremo uno dei piú insoliti e complicati thriller fantascientifici degli ultimi anni. Sawyer non riesce a mettere al posto giusto tutti i fili di questa intricatissima vicenda, ma non si può certo negare che Mutazione pericolosa sia un romanzo estremamente avvincente e, nell’insieme, anche molto toccante dal punto di vista umano.

Illegal Alien, uscito nel dicembre del 1997, è un altro cambio di registro e un’ulteriore prova di grande capacità, anche se rimangono immutate certe caratteristiche basilari, come l’ambientazione nel vicino futuro e personaggi molto ben congegnati.

Il romanzo rientra nella categoria, sempre molto apprezzata, dei gialli con processo legale, i cosiddetti legal thriller, stavolta però l’imputato di fronte alla corte e a rischio di condanna a morte per omicidio è un alieno, Hask, della razza dei Tosok. Gli alieni, con quattro occhi a palla e una massa di sottili filamenti sulla testa, sembrano in effetti pacifici. La loro astronave compare in orbita intorno alla Terra per chiedere l’aiuto degli umani e riparare una serie di danni causati dall’ingresso nell’atmosfera. Nel corso del contatto tra umani e alieni tutto sembra procedere per il meglio, finché un membro del gruppo umano non viene trovato morto all’interno della nave dei Tosok.

Giungiamo così al recente I transumani (Factoring Humanity), forse la sua opera piú compiuta assieme a questo Avanti nel tempo.

Con I transumani (1998) Sawyer ritorna alle ambientazioni a lui piú care, i college universitari canadesi dove si aggirano coppie di professori alle prese con gravose problematiche personali e con eclatanti scoperte scientifiche.

Stavolta è il turno della psicologa Heather Davis, che sta cercando di risolvere, apparentemente senza troppo successo, il dilemma di un messaggio cifrato ricevuto da alcuni astronomi e proveniente dalla vicina stella di Alpha Centauri. Suo marito, Kyle Graves, si occupa invece di intelligenza artificiale e lavora su un computer quantico che basa la sua potenza sul fatto di assemblare calcoli e formulazioni elaborate in universi contemporanei ma alternati. Naturalmente sia Heather che Kyle sono alle prese con una situazione personale altamente traumatica, come è nello stile dell’autore. La loro vita personale, già stravolta dal suicidio della figlia maggiore, diventa ancora piú tormentata quando la figlia piú piccola accusa Kyle di molestie sessuali ai suoi danni e nei confronti della sorella scomparsa.