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Quanta gente era caduta dalle scale?

Naturalmente quasi tutti gli aerei erano in grado di proseguire il volo per un minuto o due senza l’intervento del pilota, a meno che non fossero in fase di decollo o di atterraggio. Su strade non trafficate le automobili potevano anche cavarsela sbandando e fermandosi senza grossi danni.

Eppure… eppure…

«La cosa sorprendente» disse Bernard Shaw alla TV «è che, per quanto ne sappiamo, la razza umana ha perso coscienza esattamente a mezzogiorno, ora della costa orientale. All’inizio sembrava che gli orari non coincidessero, ma noi abbiamo controllato gli orologi di coloro che ci hanno mandato i servizi con la nostra stessa ora, qui ad Atlanta, che naturalmente è regolata sul segnale dell’Istituto nazionale per le misure e la tecnologia di Boulder, Colorado. Tenendo conto che poteva esserci qualche orologio che non segnava proprio l’ora esatta, abbiamo scoperto che il fenomeno si è verificato alle dodici in punto, ora orientale, e…»

In punto, pensò Theo.

In punto.

Cristo!

Naturalmente il CERN usava un orologio atomico. E l’esperimento era programmato per le cinque esatte del pomeriggio, ora di Ginevra, il che equivaleva…

… alle dodici di Atlanta.

«Ormai da due ore abbiamo qui con noi l’astronomo Donald Poort del Georgia Tech» disse Shaw. «Doveva partecipare alla trasmissione Stamattina, sulla CNN, e siamo fortunati che sia già qui in studio. Il dottor Poort sembra un po’ pallido, vi prego di perdonarlo per questo. Lo abbiamo scaraventato in trasmissione prima ancora che avesse il tempo di sottoporsi a un minimo di trucco. Dottor Poort, grazie per avere accettato di unirsi a noi.»

Poort era un uomo che aveva da poco superato la cinquantina, con un viso magro e tirato. Aveva davvero un’aria pallida sotto i riflettori dello studio… come se non vedesse più il sole dai tempi dell’amministrazione Clinton. «Grazie, Bernie.»

«Ci racconti quello che è successo, dottor Poort.»

«Ecco, come lei ha fatto notare, il fenomeno si è verificato esattamente a mezzogiorno in punto. Naturalmente in ogni ora ci sono tremilaseicento secondi, perciò la probabilità che un evento casuale si verifichi precisamente all’ora spaccata — come dite voi giornalisti televisivi — è una su tremilaseicento. In altre parole, trascurabilmente piccola. Il che mi porta a sospettare che abbiamo a che fare con un evento causato dall’uomo, qualcosa che era programmato per accadere. Ma quanto a ciò che può averlo causato, non ho idea…»

Maledizione, pensò Theo. Stramaledizione. Doveva essere stato l’esperimento del grande collisore; non si poteva parlare di coincidenza quando la più grande collisione di particelle di energia nella storia del pianeta avveniva esattamente nello stesso momento dell’insorgere del fenomeno.

No. No, bisognava essere onesti. Non era un fenomeno, era un disastro… forse il più grave nella storia dell’umanità.

E in qualche modo era stato proprio lui, Theo Procopides, a provocarlo.

Gaston Béranger, direttore generale del CERN, comparve nella sala proprio in quel momento. «Ah, è qui!» disse, come se Theo mancasse da mesi.

Theo scambiò un’occhiata nervosa con Jake, poi si girò verso il direttore generale. «Salve, dottor Béranger.»

«Che diavolo ha combinato?» domandò Béranger in un francese rabbioso. «E dov’è Simcoe?»

«Lloyd ha accompagnato Michiko a prendere la figlia… è alla scuola Ducommun.»

«Che cosa è successo?» chiese di nuovo Béranger.

Theo allargò le braccia. «Non ne ho la minima idea. Non riesco a immaginare che cosa possa avere causato tutto questo.»

«Il… qualsiasi cosa sia successa esattamente all’ora programmata per l’inizio del vostro esperimento con l’LHC.»

Theo annuì, e indicò con il pollice il televisore. «Così sostiene Bernard Shaw.»

«E sulla CNN!» gemette il francese, come se tutto fosse ormai perduto. «Come hanno fatto a sapere del vostro esperimento?»

«Shaw non ha fatto il minimo riferimento al CERN. Ha solo…»

«Grazie a Dio! Senta, lei non dirà nulla a nessuno di ciò che stavate facendo, è chiaro?»

«Ma…»

«Nemmeno una parola. Il danno è nell’ordine dei miliardi di miliardi, se non di più. La nostra assicurazione non ne coprirà che una minima parte.»

Theo non conosceva bene Béranger, ma gli amministratori scientifici erano fatti senza dubbio della stessa pasta in tutto il mondo. E sentirlo parlare di responsabilità fece drizzare subito le antenne al giovane greco. «Dannazione, non potevamo prevedere in nessun modo che sarebbe successo tutto questo. Non esiste nessun esperto in grado di affermare che si è trattato di una conseguenza prevedibile del nostro esperimento. Ma qualcosa è avvenuto, qualcosa che non si era mai verificato prima, e noi siamo gli unici che hanno una sia pur minima chiave per capire che cosa può averlo provocato. Dobbiamo fare delle indagini.»

«Naturalmente faremo delle indagini» disse Béranger. «Ho già spedito più di quaranta ingegneri nel tunnel. Ma dobbiamo essere prudenti, e non solo nell’interesse del CERN. Lei pensa che non ci saranno azioni legali avviate individualmente e collettivamente contro ogni singolo membro della vostra squadra? Per quanto imprevedibile possa essere stato questo sviluppo, qualcuno sosterrà che è stato il risultato di una grave negligenza criminale, e noi ne saremo ritenuti personalmente responsabili.»

«Azioni legali?»

«Proprio così.» Béranger alzò la voce. «Signori. Signori, richiedo la vostra attenzione, per favore.»

I volti si girarono verso di lui.

«Ecco come gestiremo tutta questa faccenda» disse al gruppo. «Non si farà alcuna menzione di un possibile coinvolgimento del CERN con chiunque non faccia parte del centro. Se qualcuno chiama per posta elettronica o per telefono chiedendo informazioni sull’esperimento del collisore che avrebbe dovuto avere luogo oggi, rispondete che era stato procrastinato alle 19.30 per un’anomalia del computer e che, in conseguenza di ciò che è successo, di qualunque cosa si tratti, per oggi l’esperimento non avrà luogo affatto. E chiaro? Inoltre, nessuna comunicazione con la stampa, nel modo più assoluto; passerà tutto attraverso l’ufficio informazioni, avete capito? E per l’amor di Dio, nessuno attivi di nuovo il collisore senza la mia autorizzazione scritta. È tutto chiaro?»

Ci furono cenni di assenso.

«Ci occuperemo del problema» aggiunse Béranger. «Ve lo prometto. Ma dovremo lavorare insieme.» Abbassò il tono della voce e si voltò verso Theo. «Voglio rapporti ogni ora su tutto ciò che lei verrà a sapere.» Si girò per andarsene.

«Un attimo» disse Theo. «Potrebbe incaricare una segretaria di seguire la CNN? Sarebbe il caso che qualcuno tenesse d’occhio le trasmissioni, nel caso venga fuori qualcosa d’importante.»

«Mi gratifichi di un minimo di credito» disse Béranger. «Darò disposizioni di seguire non solo la CNN, ma World Service della BBC, il notiziario francese, Newsworld della CBC e qualsiasi altra emittente riusciremo a prendere via satellite; registreremo tutto su nastro. Voglio una relazione precisa su ciò che viene riferito, nel momento in cui succede; non voglio che qualcuno in seguito protesti, gonfiando i danni.»

«Io sono più interessato a capire che cosa ha provocato il fenomeno» disse Theo.

«Naturalmente controlleremo anche quello» disse Béranger. «Si ricordi, mi aggiorni ogni ora, e sia puntuale.»

Annuì, e Béranger se ne andò. Theo si strofinò le tempie. Dannazione, avrebbe voluto che Lloyd fosse lì. «Bene,» disse alla fine rivolto a Jake «credo che inizieremo una diagnostica completa di tutti i sistemi che si trovano qui in sala di controllo; dobbiamo sapere se qualcosa ha funzionato male. E poi mettiamo insieme un po’ di persone e vediamo di capire qualcosa di queste allucinazioni.»