Выбрать главу

Bothari, vide, era in qualche modo salito in groppa; data la sua corporatura, non appariva così surclassato da quella dell’animale. Nato in città, il sergente non era un cavaliere e sembrava tutto gomiti e ginocchi, malgrado l’addestramento che senza dubbio Piotr gli aveva inflitto in quegli ultimi mesi di servizio. Ma, per quanto goffo e sgraziato, era evidentemente capace di controllare il suo quadrupede.

— Tu sarai la nostra avanguardia, sergente — gli disse Piotr. — Ci terremo distanziati, al limite della visibilità reciproca. Niente gruppi. Prendi per il sentiero che conduce alla roccia piatta… sai di quale posto parlo. E aspettaci là.

Bothari tirò di lato la testa del cavallo, gli diede un calcio coi talloni e quello partì su per il pendio boscoso con l’andatura che chiamavano «trotto».

Piotr, incredibilmente agile per la sua artrosi, salì in sella con un solo movimento fluido; Esterhazy gli consegnò Gregor e il vecchio lo sistemò in arcioni davanti a sé. Il morale del bambino s’era molto rinfrancato alla vista dei cavalli, per un motivo che Cordelia non riusciva a capire. Piotr non fece nulla, o almeno così le parve, ma la sua cavalcatura si girò verso il sentiero. Telepatia, decise lei, confusa. Hanno ottenuto un ceppo di animali telepatici, qui, e non me l’hanno mai detto…

— Avanti, donna, tocca a te — sbottò Piotr, impaziente.

Disperatamente Cordelia infilò la punta di una scarpa nel poggiapiedi o qualunque fosse il suo nome, afferrò quello che poteva afferrare e si tirò su. Per un attimo le sembrò d’essere a posto. Ma subito la sella cominciò a scivolare di lato lungo il fianco dell’animale, e insieme ad essa scivolò giù anche lei, con un grido, finché non si trovò capovolta fra una foresta di zampe pelose. Cadde pesantemente al suolo e si trascinò via carponi, ansimando. Il cavallo girò la testa e la osservò, molto meno sbigottito e sconvolto di lei; poi abbassò la bocca sull’erba e ne mordicchiò qualche ciuffo coi grossi denti piatti.

— Oh, Dio! — brontolò Piotr, esasperato.

Esterhazy smontò di nuovo, la prese per un gomito e la aiutò a rialzarsi. — Tutto bene, milady? Mi spiace, è stata colpa mia. Avrei dovuto controllare le selle dopo che lo stalliere… uh, ma lei non ha mai cavalcato prima?

— Mai — confessò Cordelia. In fretta l’uomo rimise la sella al suo posto, strinse le cinghie e si assicurò che le fibbie tenessero. — Forse posso venirvi dietro a piedi — azzardò lei. O tagliarmi i polsi. Aral, perché mi hai mandato con questi pazzoidi?

— Non è troppo difficile, milady — le garantì Esterhazy. — La sua cavalla seguirà gli altri. Rose è la giumenta più tranquilla della scuderia. Non le sembra che abbia un’espressione mite?

I malevoli occhi bruni dai riflessi purpurei ignorarono lo sguardo speranzoso di Cordelia. — Non ce la faccio — si lamentò, incapace di trattenere un mezzo singhiozzo, il primo di quella sua giornata così ingloriosa.

Piotr scrutò il cielo, poi si voltò a guardarla. — Dannati betani ignoranti — la rimbrottò. — Possibile che tu non abbia mai cavalcato? Mio figlio non ti ha insegnato niente, allora.

— Qui, mi dia il suo ginocchio sinistro — disse Esterhazy, a disagio per le parole del Conte, unendo le mani a coppa.

Prenditi pure tutta la dannata gamba. Cordelia stava tremando di rabbia e di paura. Gettò un’occhiata a Piotr e afferrò di nuovo la sella. In qualche modo Esterhazy riuscì a farla salire a bordo. Lei si aggrappò al pomo con tutta la sua forza, e giurò a se stessa (dopo un primo tentativo) che non avrebbe più guardato in basso.

Esterhazy consegnò le redini a Piotr, che allungò una mano a impadronirsene e fece partire il suo animale, tirandosi dietro la cavalla di Cordelia. Il sentiero divenne un caleidoscopio di alberi, rocce, buche piene di fango, rami che cercavano di cavarle gli occhi e fogliame da cui le grondavano addosso litri d’acqua. L’addome cominciò a farle male; la ferita non ancora rimarginata stava pagando quello sforzo. Se dovesse ricominciare l’emorragia interna… Andarono avanti lungo un percorso in salita, quindi giù per un interminabile pendio, a balzelloni, poi svoltarono in una zona dirupata fra le rocce.

Soltanto lì, finalmente, le bestie furono costrette a rallentare dal trotto al passo. Cordelia sbatté le palpebre, rossa in faccia e stordita. Il posto in cui si trovavano era una salita meno ingombra di vegetazione, sulla dorsale di una collinetta di fronte al lago; avevano compiuto un vasto semicerchio sulla sinistra della tenuta Vorkosigan. Quando la vista le si schiarì vide che più avanti il terreno erboso scendeva, fra la sterpaglia verde e bruna, fino a una grossa roccia piatta. Al di là del lago c’era il paese.

Bothari li stava aspettando seminascosto fra i cespugli, col cavallo legato a un albero. Mentre scendevano di sella s’incamminò verso di loro, scrutando Cordelia con aria preoccupata. Lei si lasciò scivolare fra le sue braccia, sfinita.

— Siete andati troppo in fretta per lei, mio Lord. Non è ancora guarita.

Piotr sbuffò. — Starebbe peggio se le truppe di Vordarian ci catturassero.

— Ce la farò — ansimò lei, piegata in due. — Fra un minuto… sarò pronta. Datemi… un minuto. — Il sole si stava abbassando, e il vento che spirava dai monti era gelido sulla sua pelle calda. Coperto da uno strato uniforme di nuvole il cielo aveva assunto un aspetto lattescente. Pian piano, mentre il dolore all’addome diminuiva, Cordelia riuscì a raddrizzarsi. Esterhazy arrivò nella radura, raggiungendoli a un’andatura più tranquilla.

Bothari indicò il prato anteriore della tenuta. — Eccoli là.

Piotr socchiuse le palpebre. Cordelia si girò a guardare. Due furgoni antigravità stavano atterrando davanti alla casa. Non erano velivoli di Aral. Molti uomini in tuta militare nera, fra cui si vedevano alcune uniformi verdi da ufficiale, ne sciamarono fuori come formiche. Grande. I nostri amici e i nostri nemici indossano la stessa uniforme. Cosa dovremmo fare? Sparare a tutti quanti e lasciare a Dio il compito di salvare i buoni?

Anche Piotr aveva l’aria cupa. Stavano facendo irruzione in casa sua, laggiù. Forse avrebbero sfondato porte e muri per accertarsi che nessuno si fosse nascosto da qualche parte.

— Quando conteranno i cavalli rimasti nella scuderia — domandò Cordelia, — non capiranno che siamo fuggiti, e in che direzione?

— Io li ho fatti uscire tutti, milady — disse Esterhazy. — Almeno avranno una possibilità di cavarsela. Quella gente userà le armi su tutto quello che vede muoversi.

— Temo che per la maggior parte resteranno a pascolare nei dintorni — disse Piotr, — sul terreno che conoscono. Vorrei che avessero il buonsenso di disperdersi. Dio sa a quali vandalismi si lasceranno andare quei bastardi, appena vedranno che la preda è fuggita.

Altri tre aerei stavano atterrando alla periferia del paese. Ne scesero molti uomini armati, che subito corsero fra le case.

— Spero che Zai li abbia avvertiti in tempo — mormorò Esterhazy.

— Perché dovrebbero prendersela con quella povera gente? — chiese Cordelia. — Cos’hanno intenzione di fare, laggiù?

— Vogliono noi, milady — disse a denti stretti Esterhazy. — Noi armieri. Le nostre famiglie. Quella che vede là è una caccia agli ostaggi.

Esterhazy, ricordò Cordelia, aveva una moglie e due bambini alla capitale. Chissà cosa stavano facendo. Qualcuno aveva pensato di dar loro una parola d’avvertimento? L’armiere sembrava tormentato dallo stesso interrogativo.

— Non c’è dubbio che Vordarian stia giocando al gioco degli ostaggi — annuì Piotr. — È questo che ha ordinato di fare, qui e altrove. Deve vincere o morire.

Gli occhi di Bothari, fissi nella foschia che velava le case, erano due fessure illeggibili. Aveva fatto in tempo a fuggire, la signora Hysopi? E dove?

— Fra poco cominceranno la ricerca dall’aria — disse Piotr. — È l’ora di metterci al coperto. Vado avanti io. Sergente, si occupi di lei.