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Per un assurdo momento il vecchio sembrò crederci, e sul suo volto si seguirono espressioni diverse: perplessità, stupore, e infine un afflusso di sangue quando capì, rabbiosamente, che ci si prendeva gioco di lui.

— Vuol vedere cos’ho comprato? — continuò Cordelia, vittima dell’adrenalina di cui l’uomo riusciva a riempirla. Spalancò la borsa e fece rotolare lungo tutto il tavolo la testa di Vordarian. Per fortuna aveva smesso di sanguinare da ore. Il macabro cimelio andò a fermarsi di fronte al Conte, le labbra esangui contratte sui denti e gli occhi aperti, opachi come pezzi di vetro.

La mandibola di Piotr ricadde scioccamente, Kanzian balzò in piedi, i membri dello staff imprecarono, e uno dei traditori di Vordarian quasi cadde dalla sedia. Vortala inarcò un sopracciglio e tolse via un fascicolo da sotto il collo mozzato, mentre Koudelka, come fiero di recitare un ruolo importante in un momento storico per la razza umana, deponeva la spada sul tavolo a rafforzare la cruda evidenza di quella realtà. Illyan cancellò dal suo volto l’espressione sbalordita e si grattò il mento con un sogghigno tranquillo.

La calma di Aral era stata ancor più teatrale di quella di Vortala. I suoi occhi s’erano dilatati di una frazione di millimetro. Si girò a mezzo verso il padre, con freddo sarcasmo: — Queste mogli non riescono a stare lontane dai negozi di lusso neanche in tempo di guerra. La mia va in giro a comprare teste, poi.

— L’ho pagata più di quel che valeva, purtroppo — confessò lei.

— Nessuno si aspetta che una Lady Vor sappia cos’è l’economia — annuì lui, divertito.

— La Principessa Kareen è morta. Uccisa durante lo scontro a fuoco. Non ho potuto salvarla.

Vorkosigan aprì le mani, come lasciando filtrare via fra le dita il suo buon’umore. — Capisco. — La scrutò con più attenzione, come per chiederle «Ti senti bene?» e parve sentire in risposta un «Non molto, no.»

— Signori — disse Aral, — se siete così gentili da scusarmi per qualche minuto, vorrei restare solo con Lady Vorkosigan.

Nel sottofondo di rumori degli uomini che scostavano le sedie e si avviavano alla porta, Cordelia captò dei borbottii ostili fra gli uomini che erano stati al servizio di Vordarian. Non avevano gradito soprattutto che fosse stata una donna a portare lì la sua testa. Questo le fece stringere i denti.

Richiamò con un gesto l’attenzione dei due ufficiali venuti a contrattare. — Signori. Quando riprenderete la conferenza suggerisco che vi affidiate senza condizioni all’autorità di Lord Vorkosigan. Limitare i danni e le perdite è l’obiettivo più saggio. — Io vi farei assaggiare un po’ di prigione, se potessi. - Sono stanca della vostra stupida guerra. Finiamola alla svelta.

Piotr le passò accanto con andatura rigida. Lei gli sorrise senza alcuna cordialità. Lui la guardò a disagio. — Sembra che io ti abbia sottovalutato… — mormorò.

— Lei non… deve tentare più nulla contro mio figlio. Non potrei tollerarlo.

Un’occhiata di Vorkosigan bloccò sul nascere l’indignazione che minacciava di tirarle fuori di bocca parole ancor più dure. Piotr e lei si scambiarono un cauto cenno del capo, riluttante come il saluto di due avversari politici.

— Kou — disse Vorkosigan, accennando alla testa mozza, — per favore, fai trasferire questa cosa nella camera mortuaria della Base. Non è un soprammobile molto decorativo per un tavolo da conferenze. Sarà sepolta insieme al resto del corpo, quando e se potrà essere recuperato.

— Non vuole lasciarla qui, per meglio ispirare la collaborazione degli ex ufficiali di Vordarian?

— No — disse fermamente Vorkosigan. — Ha già avuto un salutare effetto sui nostri amici.

Koudelka si fece dare la borsa da Cordelia, la aprì, e la usò per catturare la testa di Vordarian senza toccarla con le mani.

Vorkosigan prese atto con uno sguardo del lutto di Droushnakovi, e del tic nervoso che faceva contrarre gli occhi di Bothari. — Drou, sergente. Andate a mangiare e a riposarvi. Mi farete rapporto più tardi.

Droushnakovi annuì, Bothari salutò militarmente, e i due seguirono Koudelka fuori dalla stanza.

Cordelia fu fra le braccia di Aral prima che la porta si chiudesse, impedendogli di alzarsi per lei, e l’impeto con cui si gettò sulle sue ginocchia mise a dura prova l’equilibrio della sedia. Si abbracciarono così strettamente che per potersi baciare dovettero scostarsi.

— Non lasciarmi più così sulle spine — mormorò lui.

— E tu non permettere più che nostro figlio sia in pericolo.

— Affare fatto.

Aral le prese il volto fra le mani e la fissò, divorandola con gli occhi. — Avevo una tale paura per te che ho dimenticato di avere paura per i tuoi nemici. Avrei dovuto ricordare. Mia capitana.

— Da sola non avrei potuto far niente. Drou è stata i miei occhi. Bothari il mio braccio destro. Kou le nostre gambe. Devi perdonare la sua assenza ingiustificata. Lo abbiamo rapito.

— Così ho sentito raccontare.

— Ti ha detto di tuo cugino Padma?

— Sì. — Un sospiro mesto. Il suo sguardo si allontanò nel passato. — Padma e io fummo i soli a sopravvivere, quel giorno, quando Yuri il Folle cercò di sterminare i discendenti del Principe Xav. Io avevo undici anni, Padma appena un anno… un bambino. Da allora ho sempre pensato a lui come un bambino di cui aver cura. Oggi il sangue di Xav scorre nelle vene di mio figlio… un altro bambino da tutelare.

— La figlia di Bothari, Elena. Dev’essere salvata. Per me è più importante di tutti i Conti rinchiusi nella Residenza.

— Ci stiamo lavorando — le assicurò lui. — Priorità assoluta, ora che hai depennato Vidal il Pretendente dalla lista. — Inarcò un sopracciglio. — Temo che tu abbia sconvolto i miei barrayarani.

— Perché? Credono di avere il monopolio dell’inciviltà? Vordarian ne era convinto. Le ultime parole sono state: «Tu sei una betana. Non puoi.»

— Non puoi cosa?

— Fare questo. - Cordelia accennò verso il tavolo. — Credo che anche i suoi ex ufficiali l’abbiano pensato.

— Un trofeo pericoloso da portarsi dietro in monorotaia. E se qualcuno ti avesse ordinato di aprire la borsa?

— L’avrei spalancata.

— Sei sicura di sentirti bene, amore mio? — Lo sguardo di Aral era serio, dietro il sorriso.

— Vuoi dire se ho ancora tutti i venerdì? Non lo so. Domandamelo sabato. — Le mani di Cordelia tremavano ancora. Avevano continuato a tremare per tutta la notte. — Lì per lì mi sembrava… necessario portare la sua testa con me. Non per farla mettere su una parete di Casa Vorkosigan come i trofei di caccia di tuo padre, anche se potrebbe essere un’idea. Non credo che ne capissi davvero il motivo, finché non sono entrata in questa stanza. Se mi fossi presentata a mani vuote dicendo a quegli uomini che avevo ucciso Vordarian, e che la loro piccola guerra era finita, chi mi avrebbe creduto? A parte te, voglio dire.

— Illyan, forse. Ti ha già visto in azione. Gli altri… sì, credo che il tuo dubbio sia giustificato. — Aral fece un sospiro e cambiò argomento. — Dall’ingresso mi hanno informato che hai il simulatore. Funzionava ancora?

— Vaagen lo sta controllando. Miles è vivo. Non sappiamo ancora se e quali conseguenze soffrirà. Oh, Vordarian ha ammesso di aver fornito lui la bomba a Vorhalas. Non direttamente; attraverso i suoi agenti.

— Illyan lo sospettava. Sappiamo che Vorhalas è stato tolto di prigione e messo al comando di un reparto, alla capitale. — Il braccio con cui la circondava si strinse.

— Circa Bothari — disse lei. — Non è in buone condizioni. Ha avuto uno shock. Gli occorre un vero trattamento, psichiatrico, non politico. Il lavaggio cerebrale che gli hanno fatto è stato una cosa indegna, da macellai.

— A quell’epoca lo ha salvato dalla pazzia. È stato il frutto di un mio compromesso con Ezar. Allora io non avevo nessun potere. Ora posso fare di più.

— Sarà meglio. Mi vede come un cane vede il suo padrone. E io l’ho usato come fosse il mio cane. Gli devo… tutto. Ma ho anche paura di questa sua fissazione per me. Voglio dire perché me?