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«Sono così felice che tutto si sia potuto risolvere senza violenza», disse dolcemente. «Carlisle, amico mio, quanto mi fa piacere poterti chiamare di nuovo amico! Spero non ci sia rancore. So che capisci il rigido fardello che il nostro dovere ci pone sulle spalle».

«Vai in pace, Aro», disse secco Carlisle. «Ricorda che qui dobbiamo ancora proteggere il nostro anonimato, quindi fa’ in modo che le tue guardie non si mettano a cacciare in questa regione».

«Ma certo, Carlisle», lo rassicurò Aro. «Mi dispiace che tu disapprovi, caro amico. Forse, col tempo, mi perdonerai».

«Forse, col tempo, se ci dimostrerai di nuovo la tua amicizia».

Aro chinò il capo, il rimorso fatto persona, e arretrò un poco prima di girarsi e andare via. Senza parlare, guardammo gli ultimi quattro Volturi che sparivano fra gli alberi.

Calò il silenzio, ma non mollai la presa sullo scudo.

«È davvero finita?», sussurrai a Edward.

Aveva un sorriso smagliante. «Sì. Si sono arresi. Come tutti i prepotenti, dietro la spavalderia sono dei vigliacchi». Ridacchiò.

Alice si unì alla risata. «Sul serio, gente. Non ritorneranno. Potete rilassarvi tutti, ora».

Ci fu un’altra pausa di silenzio.

«Fortuna sfacciata», borbottò Stefan.

E poi la gente capì.

Eruppero grida di giubilo. Ululati assordanti riempirono la radura. Maggie diede un pugno a Siobhan sulla schiena. Rosalie ed Emmett si baciarono di nuovo, stavolta più a lungo e con maggior passione. Benjamin e Tia erano serrati in un abbraccio, come Carmen ed Eleazar. Esme abbracciava forte Alice e Jasper. Carlisle stava ringraziando con affetto i nuovi arrivati dal Sudamerica che ci avevano salvati tutti. Kachiri era molto vicina a Zafrina e Senna, le dita intrecciate alle loro. Garrett sollevò da terra Kate e la fece girare in cerchio.

Stefan sputò sulla neve. Vladimir digrignò i denti con un’espressione stizzita.

Io quasi mi arrampicai sull’enorme lupo rossastro per strappargli mia figlia dalla schiena e poi stritolarla contro il mio petto. In quello stesso secondo Edward ci strinse in un abbraccio.

«Nessie, Nessie, Nessie», cantilenai.

Jacob rise nel suo modo fragoroso, simile a un latrato, e mi colpì la nuca con il naso.

«Sta’ zitto», gli borbottai.

«Posso restare con voi?», domandò Nessie.

«Per sempre», le promisi.

L’eternità era nostra. E Nessie sarebbe stata bene, sarebbe cresciuta sana e forte. Come il semi-umano Nahuel, a centocinquant’anni sarebbe stata ancora giovane. E noi saremmo rimasti tutti insieme.

Dentro di me la felicità si espandeva come un’esplosione: così estrema, così violenta che non ero sicura di riuscire a sopravvivere.

«Per sempre», mi ripeté Edward nell’orecchio.

Non riuscivo più a parlare. Alzai la testa e lo baciai con una passione che avrebbe potuto incendiare la foresta.

Ma io non me ne sarei accorta.

39

Felici e contenti

«E quindi alla fine ha agito una combinazione di fattori, ma se bisogna sintetizzare è stata... Bella», stava spiegando Edward. La nostra famiglia e gli unici due ospiti rimasti erano seduti nel salone dei Cullen, mentre la foresta imbruniva fuori dalla vetrata.

Vladimir e Stefan erano svaniti prima ancora che avessimo finito di festeggiare. Erano parecchio delusi dal modo in cui si erano risolte le cose, ma Edward disse che si erano goduti la vigliaccheria dei Volturi quasi quanto bastava a compensare la loro frustrazione.

Benjamin e Tia avevano seguito rapidamente le orme di Amun e Kebi, impazienti di metterli a parte dell’esito della contesa; ero sicura che avremmo rivisto gli egizi, quantomeno Benjamin e Tia. Nessuno dei nomadi si trattenne. Peter e Charlotte conversarono brevemente con Jasper, poi partirono anche loro.

Persino le amazzoni, finalmente riunite, non vedevano l’ora di tornare a casa: facevano molta fatica a stare lontane dalla loro adorata foresta pluviale, per quanto fossero più riluttanti a lasciarci di molti altri.

«Devi portare la bambina a trovarmi», aveva insistito Zafrina. «Promettimelo, piccola».

Nessie mi aveva poggiato la mano sul collo, supplicandomi a sua volta.

«Ma certo, Zafrina», avevo confermato.

«Saremo grandi amiche, mia piccola Nessie», aveva dichiarato la donna selvaggia prima di partire con le sorelle.

Il clan degli irlandesi partecipava alla partenza in massa.

«Brava, Siobhan», si congratulò Carlisle mentre si congedavano.

«Ah, il potere delle illusioni», rispose lei sarcastica, alzando gli occhi al cielo. Poi di botto tornò seria. «Naturalmente non è finita. I Volturi non perdoneranno ciò che è successo qui».

Fu Edward a risponderle. «Sono rimasti gravemente scossi: la loro fiducia in se stessi è a pezzi. Però sono sicuro che prima o poi si riprenderanno dal colpo. E allora...». Socchiuse gli occhi. «Immagino che cercheranno di colpirci uno alla volta».

«Alice ci avvertirà quando decideranno di attaccare», disse Siobhan con voce ferma. «E noi ci raduneremo ancora. Forse verrà un momento in cui il nostro mondo sarà pronto a essere del tutto libero dai Volturi».

«Quel momento potrebbe arrivare», rispose Carlisle. «E se arriva, ci troverà uniti».

«Sì, amico mio», assentì Siobhan. «E com’è possibile fallire, quando io desidererò che accada l’opposto?». Scoppiò a ridere forte.

«Proprio così», disse Carlisle. Scambiò un abbraccio con Siobhan, poi strinse la mano a Liam. «Prova a rintracciare Alistair e a raccontargli cos’è successo. Non vorrei proprio che se ne stesse nascosto sotto una roccia per il prossimo decennio».

Siobhan rise di nuovo. Maggie abbracciò sia Nessie che me, infine il clan irlandese se ne andò.

I vampiri di Denali furono gli ultimi a lasciarci e Garrett partì con loro — ero piuttosto sicura che si trattasse di una scelta permanente. L’atmosfera di festeggiamento era eccessiva per Tanya e Kate. Avevano bisogno di tempo per piangere la sorella perduta.

Huilen e Nahuel invece erano rimasti, malgrado mi aspettassi di vederli partire con le amazzoni. Carlisle era immerso in un’intensa conversazione con Huilen; Nahuel le sedeva vicino e ascoltava mentre Edward raccontava a noi la storia della contesa come solo lui poteva saperla.

«Alice ha fornito ad Aro la scusa che gli serviva per uscire dallo scontro. Se non fosse stato tanto terrorizzato da Bella, probabilmente avrebbe portato avanti il piano originale».

«Terrorizzato?», chiesi scettica. «Da me?».

Mi sorrise con uno sguardo che non riconoscevo del tutto: era tenero, ma anche ammirato e persino spazientito. «Quando ti deciderai a vederti in modo chiaro?», disse, dolcemente. Poi parlò ad alta voce, rivolto agli altri oltre che a me. «In duemilacinquecento anni i Volturi non hanno mai combattuto ad armi pari. Men che meno in condizione di svantaggio. Specialmente da quando hanno acquisito Jane e Alec, si sono dedicati solo a massacri nei quali la resistenza del nemico era nulla.

Avresti dovuto vedere che impressione gli abbiamo fatto! Di solito Alec annienta i sensi e le emozioni delle vittime mentre loro fingono di riunirsi a consiglio. In quel modo, nessuno può scappare quando pronunciano il verdetto. Ma noi eravamo lì, pronti, in attesa, in numero superiore al loro, con doni speciali tutti nostri, mentre i loro talenti venivano neutralizzati da Bella. Aro sapeva che, con Zafrina dalla nostra parte, all’inizio sarebbero stati accecati. Sono sicuro che le nostre schiere sarebbero state decimate abbastanza gravemente, ma loro erano certi di subire almeno altrettante perdite. C’era persino una discreta possibilità che perdessero. Non gli è mai capitato di misurarsi con una possibilità simile. E oggi non vi si sono misurati con onore».

«Difficile sentirsi sicuri quando si è circondati da lupi grossi come cavalli», rise Emmett e diede un pizzicotto sul braccio a Jacob.