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«Devo dire che sono davvero colpito da Jacob al momento», disse Edward.

«I lupi fanno la loro figura, vero?».

«Volevo dire un’altra cosa. Oggi non ha mai pensato al fatto che, secondo quello che dice Nahuel, Nessie avrà raggiunto la maturità completa solo fra sei anni e mezzo».

Ci riflettei per un attimo. «Lui non la vede così. Non ha nessuna fretta che cresca. Vuole solo che lei sia felice».

«Lo so. E la cosa mi colpisce, come ti dicevo. Sarà anche una cosa da non dirsi, ma poteva andarle molto peggio».

Mi accigliai. «Non intendo pensarci per i prossimi sei anni e mezzo».

Edward rise, poi sospirò. «Certo, a quanto pare avrà un concorrente di cui preoccuparsi, quando arriverà il momento».

Aggrottai ancora un poco le sopracciglia. «Me ne sono accorta. Sono grata a Nahuel per oggi ma tutto quel fissare era un po’ strano. Non m’importa niente che lei sia l’unica mezza vampira che non è sua parente».

«Ma non stava fissando lei: fissava te».

Era sembrato anche a me, però non aveva alcun senso. «E perché dovrebbe?».

«Perché tu sei viva», disse piano.

«Non ti seguo».

«Per tutta la vita — e ha cinquant’anni più di me...», cominciò a spiegare Edward.

«È decrepito, allora», lo interruppi.

Mi ignorò. «...si è sempre sentito una creatura del male, assassino per natura. Anche le sue sorellastre hanno ucciso le proprie madri, ma non ci avevano mai dato peso. Joham le ha educate nella certezza che gli umani fossero animali, mentre loro erano divinità. Nahuel invece è stato cresciuto da Huilen, che amava sua sorella più di ogni altra cosa. È stata lei a plasmare tutto il modo di pensare del ragazzo. E per certi versi lui si è detestato davvero».

«Che cosa triste», mormorai.

«Poi ha visto noi tre e ha capito per la prima volta che, se anche è mezzo immortale, non vuol dire che sia una creatura malvagia per natura. Mi guarda e vede... ciò che avrebbe dovuto essere suo padre».

«Ma tu sei una figura piuttosto ideale, da tutti i punti di vista», concordai.

Sbuffò, poi tornò serio. «Guarda te e vede la vita che avrebbe dovuto avere sua madre».

«Povero Nahuel», mormorai e poi mi sfuggì un sospiro, perché ero consapevole che non sarei più riuscita a pensar male di lui, per quanto mi mettesse a disagio avere il suo sguardo addosso.

«Non essere triste per lui. Ora è felice. Oggi ha cominciato finalmente a perdonarsi».

Sorrisi per la felicità di Nahuel e poi pensai che quella giornata doveva essere consacrata alla felicità. Anche se il sacrificio di Irina gettava un’ombra buia sopra la luce bianca e impediva a quel momento di essere perfetto, era impossibile negare la gioia. La vita per cui avevo combattuto era di nuovo al sicuro. La mia famiglia era riunita. Mia figlia aveva un bel futuro che si stendeva infinito davanti a lei. L’indomani sarei andata a trovare mio padre: avrebbe visto che la paura del mio sguardo si era trasformata in gioia, e sarebbe stato felice anche lui. Improvvisamente ebbi la certezza che non lo avrei trovato solo. Nelle ultime settimane non ero stata una buona osservatrice come di consueto, ma in quel momento era come se l’avessi sempre saputo. Da Charlie avrei incontrato Sue — la mamma dei licantropi con il papà della vampira — e lui non sarebbe più stato solo. Sorrisi felice di quella nuova intuizione.

Ma il fatto più significativo in quell’ondata di felicità era il più certo di tutti: ero insieme a Edward. Per sempre.

Non che avessi voglia di rivivere le ultime settimane, però dovevo ammettere che erano servite più che mai a farmi apprezzare ciò che avevo.

La nostra casetta era un luogo di pace e perfezione nel blu argentato della notte. Portammo Nessie nel suo lettino e le rimboccammo piano le coperte. Sorrideva nel sonno.

Presi il regalo di Aro che avevo al collo e lo gettai piano neh l’angolo della sua camera. Ci poteva giocare, se voleva: le piacevano gli oggetti luccicanti.

Io ed Edward ci dirigemmo lentamente nella nostra stanza, dondolando le braccia.

«È una notte da festeggiamenti», mormorò e mi posò la mano sotto il mento per sollevarmi le labbra alla sua altezza.

«Aspetta», esitai, ritraendomi.

Mi guardò confuso. Non era da me reagire in quel modo. Anzi, quella era la prima volta che facevo un’eccezione.

«Voglio provare una cosa», lo informai, sorridendo un po’ della sua espressione perplessa.

Gli posai le mani su entrambi i lati del viso e chiusi gli occhi per concentrarmi.

Non ero stata bravissima in passato, quando Zafrina aveva cercato di insegnarmelo, ma ormai conoscevo meglio il mio scudo. Avevo riconosciuto la parte che lottava per non separarsi da me, l’istinto automatico di proteggere me stessa sopra ogni altra cosa.

Era ancora molto più difficile che non riparare sotto lo scudo altre persone insieme a me. Sentii l’elastico rimbalzare di nuovo mentre lo scudo lottava per proteggermi. Dovetti sforzarmi per togliermelo di dosso: ci volle tutta la mia capacità di concentrazione.

«Bella!», esclamò Edward, sconvolto.

In quel momento capii che stava funzionando e mi concentrai ancora di più, ripescando i ricordi specifici che avevo conservato per questo momento, lasciando che m’inondassero la mente, nella speranza che entrassero anche nella sua.

Alcuni ricordi non erano chiari, dei ricordi umani indistinti, visti con occhi deboli e sentiti con deboli orecchie: la prima volta che avevo visto il suo volto... come mi ero sentita quando mi aveva abbracciata nella radura... il suono della sua voce attraverso il buio dell’incoscienza quando mi aveva salvata da James... il suo viso mentre mi aspettava sotto un baldacchino fiorito per sposarmi... tutti i bei momenti passati sull’isola... le sue mani fredde che toccavano nostra figlia attraverso la mia pelle...

E i ricordi più nitidi, perfetti: il suo viso quando avevo aperto gli occhi nella mia nuova vita, davanti all’alba infinita dell’immortalità... quel primo bacio... quella prima notte...

Le sue labbra, improvvisamente bramose contro le mie, interruppero la concentrazione.

Annaspai e il peso ribelle che stavo allontanando da me mi sfuggi. Tornò al suo posto con uno schiocco, come un elastico, a proteggere i miei pensieri.

«Ops, l’ho perso!», sospirai.

«Ma io ti ho sentita», sussurrò. «Come ci sei riuscita?».

«È stata un’idea di Zafrina. Ci siamo allenate qualche volta».

Era sbalordito. Batté due volte le palpebre e scosse il capo.

«Ora lo sai», dissi spensierata, alzando le spalle. «Nessuno ha mai amato tanto qualcuno quanto io amo te».

«Hai quasi fatto centro». Sorrise e aveva ancora gli occhi un po’ più dilatati del solito. «Conosco solo un’eccezione».

«Bugiardo».

Ricominciò a baciarmi, ma si fermò all’improvviso.

«Puoi rifarlo?», mi chiese.

Feci una smorfia. «È molto difficile».

Aspettò, con espressione impaziente.

«Non posso reggerlo se mi distrai anche solo un pochino», lo avvertii.

«Faccio il bravo», promise.

Increspai le labbra, socchiudendo gli occhi. Poi sorrisi.

Premetti di nuovo le mani sul suo viso, sollevai lo scudo dalla mente e ricominciai dove avevo smesso: con il ricordo nitidissimo della prima notte dentro la mia nuova vita... indugiando sui particolari.

Senza fiato, una risatina mi sfuggì quando il suo bacio insistente interruppe di nuovo i miei sforzi.

«Accidenti», ruggì, baciandomi famelico lungo il profilo del mento.

«Abbiamo un sacco di tempo per allenarci», gli ricordai.

«Tutta l’eternità», mormorò.

«Mi sembra convincente».

E poi continuammo a occuparci beati di quella parte piccola, ma perfetta, della nostra eternità.

Elenco dei vampiri

In ordine alfabetico per clan

* il vampiro possiede un talento soprannaturale identificabile

— legame di coppia (il primo elencato è il più anziano)

cancellato defunto prima dell’inizio di questo romanzo