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Nessuna risposta.

«Noi non la tortureremo, signore. Qui si trova tra persone civili. Vogliamo soltanto che ci dica perché stava esplorando il nostro vicinato con tutti questi dispositivi incendiari e di sorveglianza. Se ci dirà cosa stava facendo e chi glielo ha ordinato, la lasceremo andare a casa.»

Nessuna risposta.

«Signore, riconosco che lei è fedele alla sua causa, qualsiasi essa sia, ma adesso è nostro prigioniero, lo sa. Non deve rimanere assolutamente muto in circostanze del genere. È considerato assolutamente etico fornire il suo nome, il suo numero di matricola e il suo indirizzo di rete. Se lo facesse, noi potremmo avvertire i suoi amici — sua moglie, i suoi figli — che lei è sano e salvo.»

Nessuna risposta. Oscar sospirò in tono paziente. «Okay, lei non vuole parlare. Vedo che la sto stancando. E così, se soltanto volesse indicarmi che non è sordo…»

Le folte sopracciglia del Regolatore vibrarono leggermente. Squadrò Oscar come se stesse calcolando in che parte del corpo piantargli una freccia. Alla fine, parlò: «Un bell’orologio. Davvero bello.»

«Okay» mormorò Oscar. «Suggerisco di prendere il nostro amico e di scaricarlo nell’edificio Ricadute industriali, insieme agli altri uomini di Huey. Sono sicuro che ha un sacco di notizie da comunicargli.»

Gazzaniga rimase scandalizzato. «Cosa? Non possiamo mettere questo tizio insieme a quelle persone! È molto pericoloso! È un selvaggio nomade criminale!»

Oscar sorrise. «E allora? Noi abbiamo centinaia di selvaggi nomadi criminali. E inutile parlare con questo tizio. Non abbiamo bisogno di lui. Dobbiamo parlare seriamente con i nostri nomadi. Loro sanno tutto quello che sa lui, e anche di più. Inoltre, i nostri amici sono disposti a difenderci. Dunque, adesso possiamo iniziare a fare sul serio? Ragazzi, portate via il prigioniero.»

Dopo quel confronto, i negoziati di emergenza raggiunsero un terreno più solido: equipaggiamento e strumentazione. In questo campo i nomadi e gli scienziati scoprirono di avere pressanti interessi comuni. Il loro mutuo bisogno di mangiare era particolarmente pressante. Burningboy presentò tre dei suoi esperti tecnici. Greta requisì il tempo dei suoi biotecnici migliori. I colloqui proseguirono fino al tramonto.

Oscar lasciò l’edificio, si cambiò d’abito per evitare qualsiasi microspia, poi andò in uno dei giardini per fare una tranquilla chiacchierata con il capitano Burningboy.

«Diamine, lei è un vero diavolo astuto!» borbottò Burningboy, masticando una manciata di lunghi spaghetti azzurri. «Il tono di quella riunione è cambiato in maniera radicale quando ha fatto portare dentro quel tizio. Mi chiedo come avrebbero reagito, se avessi detto loro che lo avevamo catturato già due giorni fa.»

«Oh, sapevamo entrambi che il Regolatore non avrebbe parlato» replicò Oscar. «Lo stavo conservando per il momento politico adatto. Non c’è nulla di disonesto nel rivelare i fatti nel loro contesto appropriato. Dopo tutto, siete stati voi a catturarlo e lui era un commando.» Abbassarono la voce e aggirarono in punta di piedi una lince addormentata. «Vede, è inutile fare entrare un po’ di buon senso nella testa degli scienziati. Gli scienziati disprezzano il buon senso, pensano che sia irrazionale. Per smuoverli, c’è bisogno di esercitare una forte pressione morale, di qualcosa che vada al di là delle loro aspettative. Vivono circondati da alte pareti intellettuali — il giudizio dei loro colleghi, la costruzione passiva, l’uso costante della terza persona plurale…»

«Glielo concedo, Oscar. Il trucco ha funzionato alla grande. Ma ancora non capisco perché.»

Oscar fece una pausa di riflessione. Gli piacevano quelle conversazioni private con Burningboy, che stava dimostrando di essere un pubblico molto ricettivo. Il Moderatore texano era un fuorilegge male in arnese, sulle soglie della vecchiaia e con una fedina penale lunga un miglio, ma era anche un vero politico, un protagonista regionale dotato di una spiccata intuizione. Oscar provò un forte bisogno di spiegare tutto a quell’uomo.

«Ha funzionato perché… be’, mi permetta di farle il quadro generale della situazione. Si è mai chiesto perché non ho fatto alcuna mossa contro gli uomini di Huey nel laboratorio? Perché sono ancora asserragliati lì dentro, perché hanno ancora il controllo di un intero edificio? Perché siamo coinvolti in una guerra di rete. Siamo come un gruppo di pietre per il go. Per sopravvivere a una guerra di rete, un gruppo circondato ha bisogno di occhi. È una questione di collegamenti, di percezione e di spazio di manovra. Noi siamo circondati all’interno di questa cupola, ma non completamente, perché all’interno di essa c’è una piccola cupola di nemici. Io ho mandato deliberatamente quel Regolatore tra loro, in modo che adesso anche quel sottogruppo avrà il suo contingente nomade, come noi. Capisce, le persone intuiscono istintivamente questo tipo di simmetria. Agisce su di loro a livello inconscio. Per loro acquista un significato, modifica la percezione che hanno del mondo. Avere dei nemici all’interno della cupola sembrerebbe danneggiarci, ma il fatto che possiamo tollerare il nostro nucleo di dissenso — in effetti è questo che ci rafforza. Perché noi non siamo totalitari. Non siamo monolitici. Non siamo fragili, siamo cedevoli. Al nostro interno abbiamo molto spazio.»

«Davvero?» replicò Burningboy in tono scettico.

«Lì c’è una frattalità vitale. Sostanzialmente si tratta di valutare correttamente i problemi. Noi siamo qui, all’interno di questa cupola. All’esterno delle nostre mura, è in agguato Green Huey, animato da un sinistro intento. Ma il presidente sta tenendo d’occhio Huey — e il nostro nuovo presidente è, nel suo modo peculiare, una persona molto più sinistra del governatore della Louisiana. Il presidente governa gli USA, una nazione che adesso è ferita e rivolta verso l’interno, un piccolo mondo, circondato da un mondo più grande pieno di gente che si è stufata di noi. Non pagano più l’America per sentirsi dire che noi siamo il loro futuro. E poi, oltre quel mondo… be’, immagino che ci sia il mondo di Greta. Un cosmo razionale, einsteniano-newtoniano. Il cosmo dei fatti oggettivi, osservabili. E oltre la comprensione scientifica… tutti quegli oscuri fenomeni. La metafisica, la volontà, le idee. La storia, forse.»

«E lei crede davvero in tutte queste sciocchezze?»

«No, non ci credo nello stesso modo in cui credo che due più due fa quattro, però si tratta di una metafora funzionale, accettabile. Ma cosa possono davvero ‘sapere’ i politici su qualsiasi cosa? La storia non è un laboratorio. Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. Però alcune persone hanno un’ottima intuizione politica, altre no.»

Burningboy annuì lentamente. «Lei ci osserva da lontano, da molto lontano, vero, Oscar?»

«Be’, non sono mai stato un nomade — almeno non ancora. E non diventerò mai neppure uno scienziato. Posso riconoscere la mia ignoranza, ma non posso permettere che mi paralizzi — sono al potere, devo agire. La conoscenza è soltanto conoscenza. Ma il controllo della conoscenza — ecco cos’è la politica.»

«Questo non era il tipo di estraneità che avevo in mente.»

«Oh.» Oscar si rese conto della verità. «Lei si riferisce al mio problema personale.»

«Certo.»

«Lei vuole dire che io sono avvantaggiato perché non faccio parte della razza umana.»

Burningboy annuì. «Non ho potuto fare a meno di notarlo. Per lei è sempre stato così?»

«Sì, quasi sempre.»

«E lei è il futuro?»

«No, non ci conterei troppo. Mi mancano troppi pezzi.»

Oscar capì che la situazione si era stabilizzata quando scoppiò un clamoroso scandalo a sfondo sessuale. Una delle soldatesse adolescenti dei nomadi accusò uno scienziato di mezza età di averla palpata in maniera indecente. Questo incidente causò un vero e proprio scompiglio.