Oscar trovò che quello scandalo era uno sviluppo positivo. Significava che il conflitto tra le due popolazioni del Collaboratorio si era trasferito su un livello simbolico, psicosessuale, ma privo di significato dal punto di vista politico. Lo scontro pubblico riguardava risentimenti profondi e deprivazioni psichiche che non avrebbero mai potuto essere curati e che, di conseguenza, erano sostanzialmente irrilevanti. Ma tutto quel chiasso fu molto utile, poiché significò che adesso era possibile compiere silenziosi progressi su ogni altro fronte. Lo psicodramma pubblico assorbì l’attenzione di vasta parte dell’opinione pubblica, mentre i veri problemi del Collaboratorio erano diventati un semplice rumore di fondo. I veri problemi vennero lasciati nelle mani di persone a cui stavano abbastanza a cuore da intraprendere azioni costruttive.
Oscar colse l’opportunità di imparare a usare un computer portatile dei Moderatori. Gliene era stato donato uno, e lui riconobbe quel gesto, correttamente, come un alto onore tribale. Il computer dei Moderatori aveva una custodia verde flessibile di paglia plastificata. Pesava più o meno quanto un sacchetto di pop-corn. E la tastiera, invece della vecchia disposizione dei tasti secondo lo schema QWERTY, vantava una facile e ragionevole, per quanto leggermente minacciosa, disposizione DHIATENSOR.
A Oscar era stato assicurato numerose volte che la venerabile disposizione QWERTY della tastiera non sarebbe mai stata sostituita. In teoria, questo era dovuto a un fenomeno chiamato ‘blocco tecnologico’. Lo schema QWERTY era il modo peggiore di progettare una tastiera — in effetti, era stato adottato per rallentare deliberatamente la velocità di chi batteva a macchina — ma lo sforzo necessario per apprenderlo era così grande che le persone non vi avrebbero mai rinunciato. Era come lo spelling inglese, oppure le unità di misura americane, o la ridicola progettazione dei bagni; era pessima, ma ormai si trattava di un fatto sociale naturale. L’universalità dello schema QWERTY rendeva impossibile l’adozione di altre alternative.
O così a Oscar avevano sempre detto. Eppure lì, davanti a lui, c’era un’alternativa impossibile: DHIATENSOR. Era ragionevole, era efficiente. Funzionava molto meglio di QWERTY.
Pelicanos entrò nella stanza d’albergo. «Ancora sveglio?»
«Certo.»
«Su cosa stai lavorando?»
«Sui comunicati stampa di Greta. È presto dovrò parlare con Bambakias, sto trascurando troppo il senatore. Prendo appunti e, per la prima volta in vita mia, sto imparando come digitare nel modo più corretto.» Oscar fece una pausa. Era ansioso di informare Pelicanos sulle affascinanti differenze sociali che aveva scoperto tra i Regolatori e i Moderatori. A un occhio distratto, i sudici e truculenti nomadi non avrebbero potuto essere distinti neppure con l’aiuto di un microscopio elettronico — tutte le loro differenze erano inerenti all’architettura del loro software di rete.
Nei campi di battaglia invisibili delle reti, divampavano scontri di dimensioni epiche. Tribù e comunità virtuali avevano sperimentato letteralmente migliaia di configurazioni diverse, mettendole alla prova, usandole a fondo, osservandole morire…
«Oscar, dobbiamo parlare seriamente.»
«Magnifico.» Oscar spinse da parte il portatile. «Dimmi come stanno le cose.»
«Oscar, ti stai facendo coinvolgere troppo in questa faccenda. Tutti i negoziati con il comitato di emergenza, tutto il tempo che passi a trattare con quei tizi della sicurezza nazionale, che non sono disposti a concederti nulla… dobbiamo fare il punto della situazione.»
«Okay. Magnifico.»
«Di recente sei uscito dal laboratorio? Il cielo è pieno di ‘aerei per le consegne’ che non consegnano nulla a nessuno. Ci sono poliziotti e blocchi stradali in tutto il Texas orientale.»
«Sì, stiamo generando un mucchio di interesse all’esterno. Siamo un grande fenomeno popolare. I giornalisti amano la società ibrida che si è formata qui, la trovano estremamente stimolante.»
«Sono d’accordo con te che è molto interessante. Ma non ha nulla a che fare con il nostro programma. Questa situazione non è mai rientrata nei nostri piani. Noi avremmo dovuto aiutare Bambaleas con la commissione scientifica del Senato. In teoria, la krew è venuta qui in vacanza. Tu non avresti dovuto diventare un agente segreto, che lavora part-time per il presidente, mentre si impadronisce di strutture federali con l’aiuto di una banda di gangster.»
«Hmmm. Su questo hai assolutamente ragione, Yosh. Non era prevedibile. Ma era fattibile.»
Pelicanos si sedette e serrò le mani. «Sai qual è il tuo problema? Ogni volta che perdi di vista il tuo obiettivo, raddoppi i tuoi sforzi.»
«Non ho mai perso di vista il mio obiettivo! Il mio obiettivo è di quello di riformare l’intera ricerca scientifica americana.»
«Oscar, ho riflettuto molto su questa faccenda. Io odio davvero questa situazione. Tanto per dirne una, non mi piace molto il presidente. Io sono un democratico federale. Non stavo scherzando quando facevamo tutto quel lavoro per Bambakias e il Blocco riformista. Non voglio lavorare per questo presidente. Non sono d’accordo con la sua linea politica. È un comunista, per amor del cielo!»
«Il presidente non è un comunista. È un miliardario magnate del legname con un passato nel business dei casinò nelle riserve indiane.»
«Be’, i comunisti fanno parte del Blocco tradizionale di sinistra. Non mi fido di lui, non mi piacciono i suoi discorsi. Non mi piace il fatto che litighi con gli olandesi, quando dovremmo impegnarci a mettere ordine nei nostri affari domestici. Non è il nostro tipo di politico. È crudele, è scaltro, aggressivo.»
Oscar sorrise. «Almeno non dorme sul lavoro, come faceva quello vecchio.»
«Meglio vivere sotto Re Travicello che sotto Re Cicogna, amico.»
«Yosh, so che non sei di sinistra, ma devi ammettere che il Blocco tradizionale di sinistra è molto meglio di quei pazzi furiosi dei progressisti di sinistra.»
«Questo non migliora la situazione! Bambakias si sarebbe fidato di te a occhi chiusi — il presidente non ti darà neppure un vero incarico. Non ci ha mai dato nulla, tranne vuote promesse. Ti ha lasciato in brache di tela. E così, nel frattempo, dobbiamo appoggiarci su quei Moderatori. E per noi non ci sarà futuro, se ci facciamo proteggere da dei gangster.»
«Ma certo che ci sarà.»
«No, non è così. I prolet sono perfino peggiori dei progressisti di sinistra. Hanno uno slang buffo, e vestiti buffi, e computer portatili, e biotecnologia, sono pittoreschi, ma rimangono pur sempre una mafia. Quel bravo vecchio ragazzo, il generale Burningboy… adesso ti tratta con i guanti, ma non è quello che tu credi. Tu pensi che sia un vecchietto affascinante, un diamante grezzo, il tipo di uomo che ti piacerebbe avere nella tua krew. Non è così. È un ultraradicale settario e senza dubbio ha i suoi piani.»
Oscar annuì. «Questo lo so.»
«E poi c’è Kevin. Tu non hai fatto abbastanza attenzione a Kevin. Hai messo un bandito a capo della polizia. Adesso quel tizio è diventato una specie di Mussolini in miniatura. Ha messo sotto controllo i telefoni, i computer, i video di sicurezza, questo posto è pieno di sue microspie. Adesso si è formato un branco di informatori, una banda di strambe vecchiette nomadi in rete in un parcheggio di case mobili, da qualche parte in quel che rimane dello Wyoming… Quel ragazzo è fuori di testa. Tutto questo è una follia.»
«Ma Kevin viene da Boston, come noi» ribatté Oscar. «Una sorveglianza molto stretta produce bassi tassi di violenza. Kevin fa il lavoro al posto nostro e non esita mai quando aggiriamo le regole. È stata davvero un’ottima scelta.»
«Oscar, tu sei ossessionato. Lascia stare gli esperimenti sociali utopistici e tutte le chiacchiere sul quadro generale. Scendi quaggiù, torna alla realtà. Kevin lavora qui perché tu gli paghi lo stipendio. Sei tu che paghi gli stipendi di tutta la tua krew, e sono i membri della tua krew che mandano avanti questo posto. Nessun altro percepisce uno stipendio — tutto quello che fanno è mangiare il cibo dei prolet e lavorare nei loro laboratori. Io sono il tuo contabile e, lascia che te lo dica, non puoi permetterti tutto questo ancora per molto. Non puoi pagare un numero di persone sufficienti per dare il via a una rivoluzione.»